Ciao a tutti,
mi sono letto con interesse tutte le 26 (!) pagine del thread e vorrei dire la mia.
Ci sono due correnti di pensiero: chi crede al 'croato' (e a chi fa foto di quel tipo) e chi no.
Quello che emerge dalla discussione è che gli argomenti degli scettici si riducono in ultima analisi a sensazioni, opinioni, impressioni, giustificate magari dal fatto di aver scattato un milione di fotografie ma che non tengono in alcuna considerazione dati oggettivi. Insomma un arrampicarsi sugli specchi per giustificare delle idee personali, sicuramente rispettabili ma non aderenti alla realtà dei fatti.
Cerchiamo di analizzare il problema.
1) La terminologia.
Cosa si intende per foto 'reale'? Questo è un primo punto da prendere in considerazione. Se non ci troviamo d'accordo su questo è perfettamente inutile proseguire la discussione.
Una foto è reale se non contiene elementi aggiunti in postproduzione ricavati da scene diverse da quella iniziale. Quelli si chiamano fotomontaggi. E sono un'altra cosa.
Se invece la foto(o meglio *l'informazione* presente nella foto) viene elaborata matematicamente con filtri opportuni per esaltare alcune caratteristiche inizialmente non evidenti non possiamo dire che la foto è un falso. Perché diremmo una baggianata.
Esempio pratico. Sappiamo tutti che i file RAW sono 'gigantesch'i rispetto ai corripondenti JPEG perché all'informazione contenuta nel file RAW viene applicato un algoritmo che comprime i dati iniziali in modo da non perdere (sperabilmente) quelle caratteristiche che l'occhio umano non vede, secondo un modello fisiologico determinato in precedenza. Lo scopo è quello di risparmiare byte: perdo informazione ma perdo quella che tutto sommato mi interessa (o vedo) meno.
Con il ragionamento precedente dovremmo dire che un JPEG è falso. E invece la verità è che è un file immagine elaborato a partire dall'immagine iniziale che approssima in modo ottimale (per la media degli esseri umani) la scena iniziale nella sua integralità (il RAW). Non si è aggiunto nulla, semmai si è tolto qualcosa. Ma è un falso nella misura in cui è stato sottoposto a filtraggio per ragioni opportune, in questo caso la riduzione di dimensione.
Le foto del croato evidentemente sono filtrate. E su questo non ci piove. Ovvero il croato prende un file RAW e ci tira fuori tutto quello che può tirarci fuori a forza di filtri in modo da evidenziare degli aspetti che nell'immagine iniziale non sono visibili immediatamente. Ma non falsifica.
Ogni supporto immagine reale, fisico, funziona come un filtro, nascondendo o esaltando alcune caratteristiche dell'immagine. E' per questo che la fotografia ha sempre cercato di sviluppare tecniche in grado di restituire nel modo migliore possibile sul supporto la scena ripresa.
La stessa scena ritratta con la stessa ottica su supporti diversi fornisce risultati diversi. Nessuno di essi è identico alla scena iniziale perché ognuno dei supporti filtra (in modo analogico) l'immagine.
I filtri digitali lavorano invece sull'immagine virtuale *prima* della restituzione sul supporto ma non sono elementi di falsificazione dell'immagine. Il vantaggio indubbio è che si può decidere *prima* che cosa nascondere e che cosa esaltare del contenuto informativo dell'immagine, senza ricorrere a complicate tecniche chimiche in fase di sviluppo o di stampa.
E' quello che si fa comunemente ad esempio in astronomia. Si prende l'immagine iniziale e la si filtra, per evidenziare particolari che interessano e che magari sono annegati nel rumore di fondo. O che non sono visibili perché persi nel contrasto tra zone adiacenti dell'immagine. E così via.
I filtri nel dominio dello spazio o della frequenza sono utilizzati da anni,. Ci sono migliaia di articoli che trattano il problema del miglioramento dell'immagine, generazioni di matematici e di ingegneri si sono massacrati per trovare l'algoritmo migliore per cosmetizzare in un certo modo un'immagine.
Poi è arrivato Photoshop e tutti sono diventati sapientoni. Uno slider, una maschera, una saturazione e tutti si sono dimenticati cosa c'è sotto. C'è tanta matematica, di quella 'pesante', applicata all'immagine, ovvero a una matrice di numeri proporzionali ai livelli di luce campionati sotto forma di pixel e acquisiti dal sistema obiettivo+sensore.
Se io filtro un'immagine non faccio un falso. Ne esalto le caratteristiche che mi interessano. Stop.
E non si dica 'Io quelle cose non le ho mai viste'. Perché si commette un errore di superbia o di arroganza intellettuale.
Il fatto di non averle mai viste non siginifica che non esistano.
Io non ho mai visto l'Australia ma so che esiste.
Altra cosa è dimostrare che l'Australia non esiste.
Che è quello che cercano di fare gli scettici di questo thread.
2) Foto possibile o no?
Le leggi dell'ottica geometrica non si possono contestare. Questa branca della fisica è ormai da tempo consolidata. Purtroppo molti fotografi, magari bravissimi artisti, non la conoscono bene, o peggio ancora *credono* di conoscerla. Di conseguenza spesso parlano a sproposito.
Il sito che spesso viene citato per giustificare la possibilità di effettuare un certo tipo di ripresa (https://udeuschle.de/panoramas/makepanoramas_it.htm) *non può* essere messo in discussione.
Il sito si basa su un modello digitale del terreno (DEM) con una risoluzione spaziale di qualche centinaio di metri (Menu' "Fonte dei dati") che produce il risultato (il panorama) richiesto a partire da un procedimento estremamente semplice ma raffinato.
E' geometria, elementare geometria. C'è poco da protestare. C'è invece da ammirare il fatto che un procedimento del genere sia stato messo gratutiamente a disposizione d tutti. Tra l'altro sono ben specificati i limiti della procedura (cfr. "Zona coperta") ovvero la diversa risoluzione spaziale dei dati origine a seconda della zona della Terra presa in considerazione.
Quindi il panorama sintetico è perfettamente aderente a quello reale. E non può essere messo in discussione. Salvo sotto un aspetto, ovvero:
2a) La rifrazione
Il panorama generato sinteticamente a partire dai dati DEM e dalle coordinate spaziali del punto di ripresa funziona perfettamente nei limiti descritti ma non tiene conto (e non può farlo) della rifrazione atmosferica.
Un raggio luminoso che si propaga a grande distanza in atmosfera è sottoposto alle leggi della rifrazione. Poiché l'atmosfera è caratterizzata da indici di rifrazione diversi a seconda della densità e del gradiente di temperatura della zona attraversata, il risultato netto è che il raggio invece di propagarsi in linea retta traccia un percorso curvo (cfr. ad esempio
https://www.galassiere.it/otticameteo.html o
https://it.wikipedia.org/wiki/Rifrazione_atmosferica).
Il valore della deviazione del raggio dal percorso rettilineo ha un valore standard di circa 36' ma in certi casi si sono registrati valori anche di circa 2° 40' ed è comunque *massimo* vicino all'orizzonte.
A questo effetto è dovuto per esempio l'aspetto schiacciato del Sole o della Luna in prossimità dell'alba e del tramonto.
In definitiva, la rifrazione fa si' che si possano vedere oggetti che sono al di sotto dell'orizzonte geometrico. La variazione in termini di distanza può essere anche dell' 8% in più ma dipende anche da fattori atmosferici contingenti. Gli argomenti e le formule esatte e approssimate sono trattati abbastanza bene in
https://it.wikipedia.org/wiki/Orizzonte.
3) Meteorologia
L'assorbimento atmosferico dovuto allo spessore della massa d'aria attraversata da un raggio luminoso è massimo vicino ad esso. A 1° dall'orizzonte può raggiungere anche il 99% e varia con la lunghezza d'onda. Da ciò deriva che anche i colori dell'immagine vengono alterati (https://www.stelledegliiblei.it/atmosfera_1.html).
Questa è la ragione principale per cui nella stragrande maggioranza dei casi non riusciamo a vedere distintamente gli oggetti che sono in prossimità dell'orizzonte. O che li vediamo deformati da variazioni locali dell'indice di rifrazione.
In condizioni reali gli oggetti che in un'atmosfera ideale e perfettamente trasparente sarebbero visibili risultano invece nascosti dall'assorbimento atmosferico.
Ed è la ragione principale che induce molti degli scettici del thread a rifiutare l'idea che le immagini del croato (ma non solo le sue, anche quelle di alcuni partecipanti alla discussione) siano reali, ovvero non siano dei fotomontaggi.
Bisogna invece considerare che in condizioni particolari, in qualche modo eccezionali (pochi giorni all'anno probabilmente) per ragioni dovute a condizioni meteo non standard, l'orizzonte 'si libera' dalle condizioni usuali di foschia e permette di rivelare quello che realmente visibile è ma che normalmente rimane nascosto, per le ragioni dette sopra.
E' del tutto chiaro che non significa nulla dire 'Io non l'ho mai visto' perché le condizioni in cui un orizzonte distante 200 o 300 km (su basi geometriche) sono molto particolari ma sopratutto *rare*.
Avrebbe un senso dirlo solo se si avesse a disposizione una serie di osservazioni lunga almeno un anno, in modo da poter cogliere il giorno o i rari giorni in cui le condizioni si verificano.
Avendo quindi a disposizione un sito di ripresa adatto, disponendo di un apparato di ripresa di qualità adatta e sopratutto disponendo di un numero sufficiente di giornate sia possibile effettuare le riprese mostrate sul sito. La ripresa casuale e non preparata è invece più difficile ma non per questo impossibile.
Conclusioni
Le foto riportate sul sito del fotografo croato e quelle aggiunte da alcuni partecipanti al thread sono molto verosimilmente da considerarsi reali, e non frutto di fotomontaggi, ovvero immagini di cui alcune sezioni provengono da fonti diverse da quelle dello scatto stesso.
E' verosimile e probabile che in fase di postelaborazione siano stati effettuati dei filtraggi atti a esaltare alcune caratteristiche cromatiche o di contrasto delle immagini, in modo da poterne esaltare il valore artistico.
I dati di ripresa riportati e disponibili sono compatibili con gli scenari rappresentati quando si confrontano con i panorami di sintesi ottenuti con gli stessi dati dal sito
https://udeuschle.de/panoramas/makepanoramas_it.htm
Le anomalie apparenti riscontrati da qualcuno nelle immagini considerate sono dovute al fatto che le condizioni di ripresa in cui tali immagini sono ottenibili si verificano molto di rado, per ragioni legate alle caratteristiche dell'atmosfera in prossimità dell'orizzonte. Sono pertanto del tutto verosimili dal punto di vista geometrico e fisico.
Per finire, aggiungo alcune considerazioni personali.
Molti anni fa, quando non erano disponibili gli strumenti informatici odierni, da una modesta vetta dell'Appennino Tosco- Romagnolo (M. Faggiola, 1031 m) ho visto biancheggiare verso Nord delle montagne ghiacciate.
Con considerazioni fatte su base topografica mi sono reso conto che quello che stavo vedendo erano le Alpi, del momento che tra me e le vette che vedevo non c'era nient'altro che aria.
Da allora ho avuto altre, rare, occasioni di panorami del genere: i Sibillini, il Catria e il Cucco visti dalla cima del Pratomagno (250 km). Sono stato molte volte sul Pratomagno ma mi è successo una volta soltanto.
Dalla cima della Pania della Croce (Apuane, 1859 m) ho potuto scorgere le Alpi Marittime e il Monviso (260 km). Ci sono stato molte volte ma solo in una occasione ho potuto avere uno spettacolo di questo tipo. E sempre in inverno: in estate c'è umidità, calore, turbolenza, il mare è caldo e le condizioni difficilmente sono adatte a panorami su lunga distanza.
Concludo il mio lungo intervento ricordando che in una vecchia guida escursionistica (di cui non ricordo il titolo) dell'Appennino Tosco-Emiliano si raccontava che, in un apposito esperimento, un grande falo' acceso sulla vetta del M. Cimone (il panorama circolare più esteso dell'Italia peninsulare) fu avvistato da Milano.
Non so se credere o no alla guida ma quello che voglio dire è che dovremmo sempre stare attenti a non rimanere prigionieri dei propri pregiudizi e a non innamorarsi troppo delle nostre idee.