Sta aumentando alle medie latitudini
Le concentrazioni di ozono atmosferico che proteggono la Terra dalla radiazione solare ultravioletta mostrano segni di miglioramento nelle più importanti regioni della stratosfera al di sopra delle medie latitudini sia dell’emisfero settentrionale sia di quello meridionale. La notizia è riferita sull’ultimo numero del Journal of Geophysical Research—Atmospheres.
Secondo i ricercatori il miglioramento sarebbe legato sia alla riduzione dei quantitativi di sostanze in grado di danneggiare l’ozono disperse in atmosfera conseguente all’applicazione del Protocollo di Montreal (che dal 1987 ha messo al bando l’uso di aerosol a base di cloro) sia ad alcune variazioni nella dinamica del trasporto atmosferico.
Lo studio, a cui hanno partecipato ricercatori della NASA, della NOAA, del Caltech e del Georgia Institute of Technology, è il primo che documenta una differenza nel miglioramento dei livelli di ozono in differenti regioni della stratosfera sulla base di rilevazioni dirette sia da satellite sia da terra.
In particolare, i ricercatori hanno attribuito il generalizzato arresto del decadimento dello strato di ozono all’applicazione del Protocollo di Montreal, mentre ritengono che il miglioramento rilevato nella regione compresa fra gli 11 e i 18 chilometri di quota sia da attribuire in via principale alle dinamiche atmosferiche a seguito del riscaldamento climatico.
Entro la fine del secolo non si sarà ancora ristabilizzato ai livelli preesistenti al 1980. "Non siamo ancora fuori dal tunnel – ha dichiarato Betsy Weatherhead – perché il processo di ricostituzione dell’ozono è soggetto a numerose incertezze." Alle alte latitudini, per esempio, le temperature più elevate della superficie terrestre possono promuovere la formazione di nubi stratosferiche polari, che possono contribuire a una diminuzione dell’ozono.” Nel corso dei prossimi anni i livelli di ozono sull’Artico saranno fortemente influenzati dalla temperatura della stratosfera, potendo virare da una efficace ricostituzione a una drastica diminuzione. Inoltre, se nei precedenti 50 anni il fattore determinante è stato rappresentato dai gas CFC, oggi bisogna fare maggiormente i conti con gli ossidi di azoto e con il metano. Sulla ricostituzione dell’ozono influiscono, inoltre anche fattori non antropogenici, come le eruzioni vulcaniche (quella del Pinatubo del 1993 provocò un impoverimento dell’ozono durato diversi anni) e l’attività solare, dato che l’intensità del vento solare influisce sul chimismo dell’ozono stratosferico.
Massimiliano
Santini
Fonte - Le Scienze S.p.A.