Il primo evento meteo che mi piacerebbe ricordare con voi è la caldissima, grande estate del 1983.
Di seguito riporterò l'articolo che ho scritto sul tema e pubblicato nel sito del Comune di Foligno. Siete tutti invitati a tirar fuori dal vostro album, o da quello dei vostri amici, genitori, etc. ricordi di quella calda, calda estate. Aggiungendo magari qualche dato e qualche considerazione meteorologica in più.
Luglio 1983. Alice canta "Il vento caldo dell'estate". Fra il 20 ed il 30 del mese l'Italia vive quella che è stata probabilmente la più tremenda ondata di calore della sua storia. Negli annali, rimane ancora imbattuto il record di Perdasdefogu, in Sardegna, dove il giorno 23 i termometri toccarono il traguardo dei 47 gradi all'ombra. In Valle Umbra e nella conca ternana le massime sfiorarono ogni giorno il muro dei 40 gradi, ed il 25 Foligno toccò la sua massima record di ogni tempo, con uno spaventoso 40,2 giunto sulle ali di un furioso scirocco. Sarà battuto solo il 13 agosto 2003. E' anche l'estate degli incendi: se ne vanno in fumo 212.678 ettari di territorio italiano, ed anche questo è un record assoluto, fortunatamente imbattuto.
L'estate più calda della storia italiana prima di quella del 2003 ebbe inizio nel maggio 1982, quando i venti superficiali orientali (da est verso ovest), che generalmente soffiano attraverso tutto il Pacifico Equatoriale dalle Galapagos all'Indonesia, cominciarono ad indebolirsi. Dopo poche settimane, il livello del Pacifico si adeguò al cambiamento: al largo dell'Ecuador crebbe anche di 30 cm., mentre la sua temperatura passava da 21 a 26 gradi. Si trattava del ben noto fenomeno del "Nino", il più intenso mai rilevato.
Gli sconquassi su scala planetaria furono immensi. Deserti trasformati in paludi, le foreste del Sud- Est asiatico in fumo, uragani a Tahiti, inondazioni invernali in California mentre in Canada splendeva il sole ed il tempo era mite.
Anche il Mediterraneo risentì della distorsione della circolazione atmosferica planetaria. L'Anticiclone sub-tropicale africano si manifestò con una forza mai vista in precedenza durante il periodo estivo, solitamente dominato da quello azzorriano, più mite.
L'onda anomala di calore inizia sull'Umbria il giorno 18 luglio, quando la temperatura raggiunge in media i 34 gradi. Il giorno 20 inizia il calvario della conca ternana: la città delle acciaierie è più direttamente interessata dall'onda di calore, in quanto posta più a sud, mentre la sua collocazione orografica intrappola il caldo: 41 gradi all'ombra, contro i 36 di Perugia ed i 34 di Foligno. Di tutto ciò approfittano i piromani, su vasta scala. Sedici squadre antincendio sono all'opera giorno e notte sulla regione, ma non riescono a contenere le fiamme, che si accendono anche in quaranta, cinquanta, cento posti diversi al giorno.
Ecco la carta delle temperature a 1500 metri del giorno 20: è ben visibile l'onda calda (in viola) che proviene direttamente dall'entroterra sahariano, spinta sull'Italia dalla depressione al largo del Golfo di Guascogna. L'isoterma dei 25 gradi a 1500 metri di altezza, che corrisponde a 40 gradi al suolo a livello del mare, è sulla Sardegna.
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Anche il 21 non si scherza: 3 incendi solo a Foligno, dove si toccano i 35 gradi termometrici, con indici di calore molto più elevati a causa dello scirocco. Il 22 luglio un terribile rogo distrugge 400 ettari di bosco a Ponte Santa Lucia. Il 23 Perugia segna 37 gradi e mezzo, Foligno oltre 38, mentre a Firenze Peretola si raggiungono 42,6 gradi.
Il 24 l'Umbria è un unico, immenso rogo: bruciano i boschi di Amelia, Passignano, Parrano. Nelle campagne del Perugino si accendono 40 focolai, spesso per colpa dei contadini che incendiano le stoppie (pratica oggi ormai in disuso). Le massime sono ovunque oltre i 36 gradi, Terni è stabile sui 40.
Ecco la carta del 25: tutto il Sud è ormai sotto l'isoterma dei 26 gradi (in viola), che corrispondono ai 41 al suolo al livello del mare. Per fare un paragone, nei giorni più caldi di questo luglio 2003 l'isoterma a 1500 metri su Foligno non è mai andata oltre i 22 gradi, rimanendo quasi sempre intorno ai 18.
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I giorni più terribili sono quelli fra il 26 ed il 30 del mese, quando ovunque si sfiorano, raggiungono ed oltrepassano i 40 gradi. Terni arriva a quota 42 il 28, Foligno raggiunge il picco il 25 con 40,2. Il giorno 28 tutta l'Italia è sotto il flusso dell'aria sahariana. L'isoterma dei 25 gradi giunge sui cieli del Veneto. Non accadrà neanche nel 2003.
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Nei giorni successivi l'onda di calore si attenua leggermente, per poi smorzarsi del tutto ai primi di agosto, quando le medie tornano sui 30 gradi.
Non resta che contare i danni: migliaia di ettari di bosco in fumo, le colture estive di mais, barbabietola, tabacco completamente perdute. Non è nulla in confronto a quanto accaduto in Sardegna, dove i roghi fanno anche diverse vittime. Tristemente celebre l'episodio di Tempio Pausania, dove 8 volontari perdono tragicamente la vita.
L'estate del 1983 può a buon diritto essere considerata l'esordio dell'effetto serra: la sua prima manifestazione clamorosa. Negli anni successivi, seguiranno altre estati di fuoco, fra cui quelle del 1987, 1994, 1998, 2000. La società e le istituzioni si faranno cogliere sempre meno impreparate: i mezzi antincendio saranno potenziati, i climatizzatori si diffonderanno ovunque, creando a loro volta altri problemi. Ci si interrogherà sempre di più sulle cause e sui meccanismi della modificazione climatica, senza peraltro riuscire a trovare soluzioni efficaci.
Fu comunque in quei giorni di luglio 1983 che gli italiani cominciarono a rendersi conto che la "bella stagione" cominciava a rivelarsi per molti versi la più cattiva, la più pericolosa e perversa: una situazione di rischio ecologico, economico e sociale.