Ciao ragazzi, ho deciso di aprire questo topic, in ricordo delle 1917 vittime della demenza umana e del potere dei soldi, forse anche perché a differenza delle tante tragedie accadute, questa è una delle poche in cui ho avuto la possibilità di visitare ciò che resta del disastro. Sono stato alla diga del Vajont il 09 Ottobre del 2011 e ho potuto osservare e provare cose e sensazioni che non saprei ben descrivere ma ci proverò.
Il torrente Vajont scorre nella vallata e successivamente nella forra al di sotto degli ex abitati di Erto e Casso, in provincia di Pordenone al confine tra Friuli e Veneto, fino a confluire nel bellissimo e storico Fiume Piave. La grande opera fu realizzata per permettere l'accumulo di acqua nell'invaso, utilizzata poi per generare e fornire energia elettrica a Venezia anche nei periodi siccitosi. L'dea di sfruttarlo come bacino idroelettrico fu della SADE (Società Adriatica di Elettricità).
La diga in calcestruzzo a doppio arco:


Ad opera finita, l'intero bacino retrostante la diga, fu man mano riempito dalle acque del Torrente Vajont e furono ripetute più volte operazioni di innalzamento ed abbassamento del livello del lago artificiale per vedere che tutto andasse secondo progetto.
Tutto il progetto stesso fu seguito da un'equipe di esperti, tra ingegneri, geometri, geologi che tra un problema e l'altro diedero l'ok al collaudo finale dell'opera. Purché l'impianto fosse collaudato entro una data ben precisa, furono omesse alcune indagini geologiche che lasciavano trapelare alcuni problemi sull'assetto idrogeologico del monte Toc. Tutto ciò anche nonostante le numerose denunce esposte dalla giornalista Tina Merlin riguardo i pericoli e rischi che la frana cadesse all'interno del bacino provocando danni inimmaginabili; la giornalista fu anzi denunciata per diffusione di notizie false e tendenziose!
La sera del disastro si innalzò il livello dell'invaso fino a 700 metri s.l.m.; purtroppo questa mossa, unita alle forti e durature precipitazioni in atto, diedero il via al disastro. L'acqua, infiltrandosi all'interno della parete del monte Toc, andò ad imbibire le argille sottostanti, tanto da riattivare un'antica frana sepolta, che costituì la via preferenziale per lo scivolamento della parete stessa.
La parete del Monte Toc:

In quell'istante dalla parete del M. Toc si staccò una frana con un fronte di circa 2 chilometri e 260 milioni di metri cubi di roccia (più del doppio dell'acqua contenuta nel bacino) scivolarono a ben 30 m/s all'interno del bacino, scalzando l'acqua al suo interno; si generò un'onda di circa 200 metri superiore al coronamento della diga. In un attimo furono cancellati per sempre diversi abitati tra cui Erto e Casso che sorgevano di fronte al M. Toc e Longarone nella sottostante Valle del Piave. L'unica fortuna fu che la diga, costruita in maniera impeccabile, tenne l'impatto evitando una distruzione maggiore se possibile.
Erto:





Casso:


Gli interni delle case dopo 48 anni:



Longarone ormai ricostruita vista dal coronamento della diga:


Purtroppo quella notte morirono 1917 persone, tra uomini, donne e bambini a causa della negligenza ma soprattutto per motivi economici. Furono ignorate relazioni e perizie geologiche, sopralluoghi sul Monte Toc dove furono accertati parziali distaccamenti molto sospetti, accuse di giornalisti contro la SADE e l'occultamento delle suddette perizie. Di seguito posto alcune foto che sinceramente ritengo molto significative e che sinceramente mi hanno toccato e commosso. Vi invito tutti nel caso aveste possibilità a visitare quel posto, è davvero incredibile.
Spero di aver fatto cosa gradite e come suol dirsi....grazie per l'attenzione!

Staccionata prima della diga, con centinaia di fazzoletti.Su ognuno nome, età e data di morte che li accomuna delle vittime, mette i brividi:



Una targa in ricordo:

La "pancia" della diga:

La vecchia strada per la diga e la gola dell'attuale Torrente Vajont:


Le immagini seguenti mostrano la parte della parete scivolata in blocco all'interno del bacino, come se nulla fosse successo, con gli alberi ancora in posto, allucinante; poi il fronte di 2 chilometri e ciò che resta della parete:









Infine il Piave:


