di Michela Rosati
In autunno piogge e temporali tornano a presentarsi con maggiore frequenza. Si tratta di fenomeni naturali in grado di suscitare intense reazioni emotive, sia negli uomini che negli animali.
Sono soprattutto i lampi di luce ed i forti rumori prodotti dai fulmini ad attrarre l’attenzione:
molte persone apprezzano un tale spettacolo della natura, tanto che spesso si soffermano accanto ad una finestra a guardare di fuori, come ipnotizzati.

All’estremo opposto, c’è chi sviluppa delle vere e proprie fobie legate ai temporali.
Brontofobia, astrafobia, tonitrofobia, ceraunofobia, cheimofobia sono termini che indicano una paura dei tuoni e dei lampi, percepita come eccessiva ed incontrollabile.
I sintomi fisiologici e le reazioni comportamentali sono in parte simili a quelli di altre fobie: tachicardia, disturbi gastrici, nausea, senso di soffocamento, sudorazione eccessiva, tremori, e, sul piano delle azioni, la tendenza ad evitare qualunque situazione possa avere a che fare con i temporali.
Durante il temporale, infatti, o anche prima che cominci, le persone che ne soffrono possono sperimentare un continuo stato di allerta, un’intensa preoccupazione, fino al panico, nei casi più gravi.
Molto spesso non riescono a fare a meno di piangere, cercando negli altri conforto e rassicurazione. Ovviamente, la situazione peggiora quando sono soli.
Nonostante sappiano di essere in un ambiente sicuro, alcuni tentano di trovare maggiore protezione sotto le coperte, in una stanza interna della casa, in cantina o, addirittura, in un armadio. Per cercare di attutire i suoni, chiudono immediatamente persiane e tende.
Un altro sintomo piuttosto comune è l’ossessione per le previsioni del tempo.
Chi soffre di questo tipo di fobie può restare incollato ai canali televisivi o ai siti internet che forniscono informazioni meteorologiche, durante tutto il periodo invernale. Si può arrivare a non uscire di casa, senza aver prima controllato le previsioni, poiché si vive con l’angoscia che il temporale possa scoppiare in qualsiasi momento.
Cosa fare allora?
I temporali hanno il potere di risvegliare paure ancestrali, legate alla nostra vita preistorica in un ambiente fondamentalmente ostile, con scarse protezioni. L’uomo ha imparato a temere tutto ciò che costituiva un pericolo reale per la sopravvivenza, compresi i fenomeni atmosferici capaci di provocare danni o morte.
Oggi, tuttavia, nella maggior parte dei casi, il temporale per noi non è veramente pericoloso.
L’insorgenza di una fobia legata a questo evento, dovrebbe quindi indurci ad ulteriori riflessioni.
Se, a causa del timore di tuoni e lampi, cominciamo ad evitare trasferte di lavoro o luoghi di villeggiatura, se in macchina ci blocchiamo al solo pensiero che tra poco pioverà, se continuiamo ad essere terrorizzati anche in casa nostra, allora dovremmo ricorrere alla consulenza dello specialista.
Le fobie specifiche, come quelle per i fenomeni atmosferici, sono legate ad esperienze di apprendimento disfunzionali, a volte talmente precoci da non essere ricordate, per cui il soggetto associa involontariamente la caratteristica della pericolosità ad una situazione innocua, imparando a temerla e ad evitarla. Così il disturbo può mantenersi inalterato anche per anni.
Ecco perché, in questi casi, i trattamenti sono fondamentali. Le fobie rispondono bene alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, in genere di breve durata, che prevede l’utilizzo delle tecniche di esposizione graduata agli stimoli temuti e alcune strategie di rilassamento fisiologico. In questo modo, le persone possono riapprendere modalità più funzionali per affrontare e superare le proprie paure irrazionali.
da Psicozoo.it