#1 burjan Gio 15 Ott, 2009 19:03
Davvero, un odioso simbolo del lavoro nei tempi moderni. Un caso incredibile, da far rimanere a bocca aperta. Una strage che continua.
Da "Repubblica.it":
PARIGI - Si è impiccato a casa sua. Sposato e padre di famiglia, era da un mese in malattia su consiglio del medico. E' il venticinquesimo suicidio a France Télécom in appena diciannove mesi, il secondo nel centro di ricerca di Lannion, in Bretagna: un altro dipendente di quel sito si era ucciso a fine agosto. Il numero uno del gruppo, "profondamente afflitto", ha deciso di andare immediatamente in Bretagna.
Non c'è pace per l'operatore telefonico, da settimane al centro dell'attenzione. Il congelamento della mobilità interna e l'avvio dei negoziati con i sindacati non hanno potuto mettere fine alla tragica lista dei suicidi. E a niente, per il momento, è servito il licenziamento del numero due del gruppo, Pierre-Louis Wenes, considerato dai sindacati come il cost killer, cioè l'uomo incaricato di "razionalizzare" l'azienda e accusato di aver introdotto metodi brutali di management.
Secondo le testimonianze prodotte dai sindacati, negli ultimi anni France Télécom è stata governata con metodi spicci, imponendo ai quadri dirigenti obiettivi immediati e punendo con il trasferimento il loro mancato raggiungimento. Spesso, questa tecnica è stata impiegata soprattutto per spingere i dipendenti ad andarsene e ridurre così i costi di personale.
Metodi utilizzati anche altrove, ma vissuti come particolarmente vessatori all'interno dell'operatore storico delle telecomunicazioni. Fino al 1997, infatti, France Télécom è stata un'azienda pubblica in situazione di monopolio : il posto di lavoro era garantito, l'obbligo di fare utili non così assillante come oggi. E la cultura del servizio pubblico dominava. Negli ultimi anni, invece, il gruppo si è ritrovato a lavorare in uno dei settori più concorrenziali, sia nella telefonia mobile sia in quella fissa.
I vecchi dipendenti hanno conservato lo statuto di funzionari pubblici (quindi con la garanzia del posto di lavoro), ma la mutazione si è rivelata per loro particolarmente dolorosa, tant'è vero che l'età dei suicidi si situa piuttosto nella fascia dei cinquantenni. Ma è indubbio che i vertici non hanno saputo valutare nella giusta misura il prezzo umano e sociale del cambiamento : lo dimostra la gaffe, per non dire altro, dell'amministratore delegato, che ha parlato di "moda dei suicidi", un'espressione per la quale si è scusato. Da una decina di giorni, grazie anche all'intervento del governo, i vertici sembrano aver preso coscienza del problema, ma ciò non è bastato per evitare il venticinquesimo suicidio
____________ Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)
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#2 Pigimeteo Gio 15 Ott, 2009 19:52
La colpa non è soltanto del gruppo in questione o della crisi. Qui si vede la responsabilità dei mezzi d'informazione: queste sono notizie che NON VANNO DATE, perché si rischia - come in questo caso - una pericolosissima corsa all'emulazione. Senza il clamore che la stampa francese - e non solo - ha dato all'evento, si sarebbero salvate molte di quelle 23 vite. La libertà di stampa è sacrosanta ma sono sempre più convinto - da giornalista - che certe notizie non sia opportuno farle passare...
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#3 Poranese457 Gio 15 Ott, 2009 21:05
Help me!!
Non riesco a capire il nocciolo.... tutti questi suicidi per i licenziamenti o c'è dell'altro???
So che non è un motivo da poco ma allora in Italia tra FIAT e Alitalia dovremmo avere un calo di popolazione del 30% mentre invece....
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#4 burjan Gio 15 Ott, 2009 22:40
1) Padri di famiglia non si ammazzano per emulazione. Come si fa a non parlare dell'argomento? Un'azienda leader del settore a livello mondiale, in cui ci si ammazza in serie... e questo lo vogliamo tener nascosto all'opinione pubblica?
2) Caro Poranese, questi non li licenzia nessuno, si ammazzano perchè lì lavorano talmente male che vanno fuori di cervello, non vedono vie d'uscita da una situazione emotivamente, e non economicamente, insostenibile.
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#5 and1966 Ven 16 Ott, 2009 00:22
Scusatemi se vado un po' OT, ma voglio provae a lanciare un ulteriore "sasso". Quello illustrato dallo zio, e che in questi giorni sta facendo clamore, è un caso limite, certo, ma a mio avviso siamo caduti in una spirale alquanto negativa per quanto concerne il mondo del lavoro.
Vorrei dire, cioè, che da ormai qualche anno, il rapporto "costi/benefici" del lavoro, per il singolo soggetto va assumendo un valore sempre meno sostenibile. Mi spiego meglio: a fronte del sempre maggior coinvolgimento (orari sempre piu' dilatati, nell'arco della giornata, ferie spesso compresse, fin quasi ai limiti dell' annullamento, ecc) che ci viene richiesto, e che sacrifica inevitabilmente altri asptti della vita, in primis i rapporti familiari, il riscontro pratico (leggi: guadagno), non è che faccia faville, anzi. Se prima uno, lavorando in maniera assidua, inframezzando giornate "normali" a belle "tirate" poteva aspirare a congrui riscontri, adesso tutto cio' o è molto limitato, o non esiste addirittura più: è il "minimo sindacale" necessario per poter portare a compimento decentemente il lavoro, ma senza fare voli (e pensieri....) pindarici sui conseguenti risultati....economici. Appunto, come si diceva sopra, si lavora MALE. Lo straordinario è divenuto....ordinario! Oh, magari saro' io incapace, però molti miei amici e colleghi mi esternano sensazioni analoghe. E questo stato di precarietà, non fa bene alla psiche, certo: a cosa serve sacrificare magari (e parlo per riscontro personale) lo stare insieme, almeno la sera, con i pargoli e il resto della famiglia, per un riscontro addizionale che certo non puoi pensare che ti darà la sicurezza economica (come invece era qualche anno/decennio fa)? Ad esempio, anni fa si andava all'estero, fidando sul fatto che 5/6 anni minimo di vita sacrificata là, lontani dagli affetti e tutto il resto, dessero come contropartita un riconoscimento economico (oltrechè una professionalità ben spendibile) tale da cambiare molte prospettive future in positivo (una casa, l'inizio di una attività autonoma, il matrimonio, ecc). Adesso no: anzi, ti si chiede pure (il caso Telecom France ne è un esempio estremo e drammatico) di sconvolgere la tua vita con trasferimenti bizzarri ad una età dove magari pensavi di aver potuto tirare il fiato. E non parlo certo di pubblico o privato. Esprimo un parere a validità, a mio avviso, generale. Saluti
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#6 snow96 Ven 16 Ott, 2009 00:48
Triste e deprimente, ma qui è come le medie climatiche: si sta male oggi o si stava troppo bene prima? Con che aspettative siamo cresciuti? Cosa vuol dire realmente lavoro "garantito"?
Partendo dagli inequivocabili presupposti che la ricchezza oggi e meno equamente distribuita di ieri e che il mercato come regolatore universale degli eventi è una stronzata (passatemela) che piace solo a chi ne beneficia, non è che anche le nostre esigenze devono essere per prime ridimensionate?
Non bisognerà guardare in altre direzioni, trovare ciascuno la propria strada anche mettendo in discussione TUTTO quello che finora abbiamo dato per assodato?
Il mondo ha preso una certa svolta, e non sarà indolore. Prima di filosofeggiare, cerchiamo un ramo a cui aggrapparci.
Mi dispiace per quanto accaduto a France Telecom, per quei poveri cristi che altre strade non hanno tastato se non la più estrema, è uno spunto per riflettere, ma la riflessione deve essere prima di tutto introspettiva.
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#7 and1966 Ven 16 Ott, 2009 07:49
Triste e deprimente, ma qui è come le medie climatiche: si sta male oggi o si stava troppo bene prima? Con che aspettative siamo cresciuti? Cosa vuol dire realmente lavoro "garantito"?
Partendo dagli inequivocabili presupposti che la ricchezza oggi e meno equamente distribuita di ieri e che il mercato come regolatore universale degli eventi è una stronzata (passatemela) che piace solo a chi ne beneficia, non è che anche le nostre esigenze devono essere per prime ridimensionate?
Non bisognerà guardare in altre direzioni, trovare ciascuno la propria strada anche mettendo in discussione TUTTO quello che finora abbiamo dato per assodato?
Il mondo ha preso una certa svolta, e non sarà indolore. Prima di filosofeggiare, cerchiamo un ramo a cui aggrapparci.
Mi dispiace per quanto accaduto a France Telecom, per quei poveri cristi che altre strade non hanno tastato se non la più estrema, è uno spunto per riflettere, ma la riflessione deve essere prima di tutto introspettiva.

Già, le tue frasi che ho evidenziato in neretto sono forse, a mio avviso, la chiave di tutto. Certo che se guardiamo come era 20-25 ani fa, le prospettive oggi sono più incerte, e, come ho sentito dir da più parti, forse la geneazione dei ns figli, o addirittura già la nostra, sarà la prima che si troverà ad affrontare un "calo" rispetto alle generazioni precedenti. Ed ecco che allora vale quella seconda tua frase, del guardarsi intorno, ma sopratutto dentro. Dico una frase banale, che forse tu concorderai (provo a dedurlo.....dalla tua MITICA firma  ): la generazione dei ns nonni ed anche genitori, ha vissuto tutta o buona parte della vita in condizioni che a molti di noi fa male solo pensarci. Eppure, liberi da orpelli e fronzoli (che adesso diamo non solo per scontati, ma addirittura necessari, se no si strepita e batte i piedi come i bimbi capricciosi), li si vedeva SEMPRE felici, o comunque sereni anche in momenti oggettivamente difficili. Ci hanno lasciato un grande mesaggio. Vediamo di non mandarlo perduto. Fors'anche questa è la ns missione.
Ciao
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#8 burjan Ven 16 Ott, 2009 08:18
Sono d'accordo con gli ultimi interventi. Se una lezione di carattere individuale dobbiamo trarre tutti dai tristi avvenimenti di France Telecom, è proprio questa: in tempi così difficili, mai tralasciare di guardarsi attorno per trovare il famoso ramo. Foss'anche un campo di patate da coltivare.
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#9 and1966 Ven 16 Ott, 2009 08:38
Sono d'accordo con gli ultimi interventi. Se una lezione di carattere individuale dobbiamo trarre tutti dai tristi avvenimenti di France Telecom, è proprio questa: in tempi così difficili, mai tralasciare di guardarsi attorno per trovare il famoso ramo. Foss'anche un campo di patate da coltivare.
Proprio così. E sempre per agganciarmi ai nonni  , "Basta la salute!". A pensarci un momento, mai frase è stata eternamente valida nel tempo, nella sua semplicità ed efficacia, dall'età della pietra fino a quella dei satelliti....
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#10 Icestorm Ven 16 Ott, 2009 14:27
Ciò che avete scritto voi 4 più maturi del forum, perdonatemi per l'appellativo apparentemente negativo, ma molto molto onorevole nei vostri confronti, è tutta la verità dei giorni d'oggi.
Negli ultimi 20 anni sono stati tolti tutti i diritti ai lavoratori, si lavora peggio psicologicamente, mal retribuiti, e questo è come dire che la gente non è più contenta logicamente della sua condizione.
Un'involuzione simile è quanto di peggio potevamo aspettarci purtroppo...
-Si lavora sotto le grinfie padronali senza che questi abbiano un minimo di tatto nei confronti di chi lavora!
-Tendono a distruggerti psicologicamente anche quando fai il tuo dovere
-Ti tengono sempre sulle spine non si sa per quali assurdi motivi
-Ti chiamano quando servi con la storia di questi contratti a progetto
-Il 3% delle persone che conosco hanno un contratto a tempo indeterminato
-Il 90% di questo 3% è trattato male proprio perchè sono in posizione di non reclamare dal momento che hanno il privilegio di avere l'indeterminato, quando dovrebbe invece essere la realtà
-La pressione fiscale è pagata in toto dalle buste dei lavoratori, mentre i capetti se la giostrano
-Dopo 3 anni che si lavora in un posto ancora si va avanti con il contratto a progetto
-Contratto che sempre dopo 3 anni non riconosce ferie, non riconosce malattia, non riconosce NIENTE!
-Se ci sei bene, se stai male perdi lo stipendio del giorno, chiameranno un altro per quei giorni che tu non ci sei
-Vai in maternità? Bene arrivederci e grazie, il contratto a progetto non lo tramuteremo mai in indeterminato allora, ed anzi stoppiamo anche questo attuale
Lasciatemelo dire, stiamo scendendo pian piano, manco tanto piano, verso condizioni di non ritorno...il 10% della popolazione italiana tra 20 anni avrà un contratto indeterminato (quando i nostri padri andranno in pensione, l'ultimo scaglione di lavoratori ad avere diritti ed UNA PENSIONE).
Se così va bene non lo sò io, la risposta è scontata, e per quanto riguarda il discorso...si stava troppo bene prima? Con che aspettative siamo cresciuti?
Beh, io sò solo che un nostro padre a 20 anni che ha voluto andare a lavorare ha avuto la possibilità di avere un inquadramento contrattuale coi fiocchi rispetto a quelli di oggi, che per tutti i motivi elencati sopra differiscono totalmente.
Si viveva bene lavorando marito e moglie, c'era la sicurezza contrattuale, potevi prima dei 30 anni farti dei figli ecc ecc.
-Oggi casa, nemmeno a parlarne, se già non ce l'hai o ci hanno pensato i tuoi genitori per te.
-Lavoro..oggi si ce l'ho, domani non si sà, devo pregare iddio di stare bene per 7 anni consecutivi senza la sicurezza di un indeterminato poi perchè magari un apprendista di 19 anni fa comodo fiscalmente e fisicamente all'aziendina
Va tutto bene così...senz'altro...
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#11 Pigimeteo Ven 16 Ott, 2009 16:39
1) Padri di famiglia non si ammazzano per emulazione. Come si fa a non parlare dell'argomento? Un'azienda leader del settore a livello mondiale, in cui ci si ammazza in serie... e questo lo vogliamo tener nascosto all'opinione pubblica?
Purtroppo, per emulazione, padri e madri di famiglia non solo si ammazzano ma ammazzano pure! Chi è in grave depressione per vari motivi, fra cui anche le condizioni economiche della sua famiglia o le proprie insostenibili condizioni di lavoro, è comprovato che commetta più facilmente atti estremi se già commessi da altri prima di lui. Non "nascondere", ma neanche "gonfiare". E poi? che aspetta ad intervenire il governo francese? Ne basta uno di suicidio per capire che le cose non vanno: non bisogna aspettarne altri 23!
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#12 marvel Ven 16 Ott, 2009 17:22
Ciò che avete scritto voi 4 più maturi del forum, perdonatemi per l'appellativo apparentemente negativo, ma molto molto onorevole nei vostri confronti, è tutta la verità dei giorni d'oggi.
Negli ultimi 20 anni sono stati tolti tutti i diritti ai lavoratori, si lavora peggio psicologicamente, mal retribuiti, e questo è come dire che la gente non è più contenta logicamente della sua condizione.
Un'involuzione simile è quanto di peggio potevamo aspettarci purtroppo...
-Si lavora sotto le grinfie padronali senza che questi abbiano un minimo di tatto nei confronti di chi lavora!
-Tendono a distruggerti psicologicamente anche quando fai il tuo dovere
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-Il 3% delle persone che conosco hanno un contratto a tempo indeterminato
-Il 90% di questo 3% è trattato male proprio perchè sono in posizione di non reclamare dal momento che hanno il privilegio di avere l'indeterminato, quando dovrebbe invece essere la realtà
-La pressione fiscale è pagata in toto dalle buste dei lavoratori, mentre i capetti se la giostrano
-Dopo 3 anni che si lavora in un posto ancora si va avanti con il contratto a progetto
-Contratto che sempre dopo 3 anni non riconosce ferie, non riconosce malattia, non riconosce NIENTE!
-Se ci sei bene, se stai male perdi lo stipendio del giorno, chiameranno un altro per quei giorni che tu non ci sei
-Vai in maternità? Bene arrivederci e grazie, il contratto a progetto non lo tramuteremo mai in indeterminato allora, ed anzi stoppiamo anche questo attuale
Lasciatemelo dire, stiamo scendendo pian piano, manco tanto piano, verso condizioni di non ritorno...il 10% della popolazione italiana tra 20 anni avrà un contratto indeterminato (quando i nostri padri andranno in pensione, l'ultimo scaglione di lavoratori ad avere diritti ed UNA PENSIONE).
Se così va bene non lo sò io, la risposta è scontata, e per quanto riguarda il discorso...si stava troppo bene prima? Con che aspettative siamo cresciuti?
Beh, io sò solo che un nostro padre a 20 anni che ha voluto andare a lavorare ha avuto la possibilità di avere un inquadramento contrattuale coi fiocchi rispetto a quelli di oggi, che per tutti i motivi elencati sopra differiscono totalmente.
Si viveva bene lavorando marito e moglie, c'era la sicurezza contrattuale, potevi prima dei 30 anni farti dei figli ecc ecc.
-Oggi casa, nemmeno a parlarne, se già non ce l'hai o ci hanno pensato i tuoi genitori per te.
-Lavoro..oggi si ce l'ho, domani non si sà, devo pregare iddio di stare bene per 7 anni consecutivi senza la sicurezza di un indeterminato poi perchè magari un apprendista di 19 anni fa comodo fiscalmente e fisicamente all'aziendina
Va tutto bene così...senz'altro...
Tutto tristemente vero Marco,
effettivamente avete affrontato l'argomento in tutte le sue sfaccettature e provo a trarne delle conclusioni:
-siamo cresciuti pensando di vivere, quanto meno, una situazione lavorativa stabile simile a quella dei nostri genitori che hanno trovato lavoro stabile tra i 20 e i 30 anni (a seconda degli studi fatti) e che gli permetteva di:
comprare casa
allevare una famiglia
togliersi degli sfizi di tanto in tanto
-siamo cresciuti quindi nel benessere con i genitori che provvedevano ai nostri bisogni, ci siamo dilungati in studi, spesso accademici, e troppo spesso che ci portavano fuori dal mercato del lavoro
-abbiamo perso il contatto con lo "stato di necessità" a cui invece erano abituati i nostri nonni che, per svoltare la giornata, spesso facevano 3 lavori contemporaneamente o che erano costretti a cambiare lavoro dalla sera alla mattina (mio nonno avrà fatto 10 lavori diversi, oltre che a provvedere ai figli).
Figli che fondamentalmente avevano bisogno solo di mangiare, al superfluo non si pensava nemmeno.
Nonni che spesso, per arrotondare, nel "tempo libero" si dedicavano ad attività utili e produttive come l'orto (certo non hobbies riposanti ma inutili come i nostri)
Noi invece siamo cresciuti davanti alla tv, con 1000 attenzioni, comodità e distrazioni, deboli ed arrendevoli, insomma viziati
-i nostri nonni avevano "padroni", lavorativamente parlando, molto peggiori di quelli che abbiamo noi oggi, per non parlare poi di diritti e sicurezza
Insomma, gli unici fortunati sono stati i nostri genitori, ma hanno beneficiato di un modello economico e statale falsato che ha prodotto un debito pubblico abnorme ... togliendo di fatto "il pane di bocca" a noi da adulti... ora stiamo pagando anche per quegli errori (come una famiglia che fa debiti per vivere nell'agiatezza e poi lascia i debiti ai figli).
I tempi del posto sicuro, spesso e volentieri pubblico e non necessario (dare lavoro significava prendere voti), sono finiti anche e soprattutto per questo, come anche quelli delle baby pensioni.
Nei decenni scorsi si è barato, ora bisogna fare i conti... con il risultato che ci ritroviamo da capo, come i nostri nonni.... solo che magari i più fortunati possono contare su quanto costruito ed accumulato dai genitori.
Dati alla mano, la nostra è la prima generazione ad essere più povera della precedente!
Lo stato (ma ci metto anche il falso perbenismo cultural-sociale) ci lascia in mezzo alla strada, lo Stato e il sistema ci spinge a consumare per far girare l'economia ma non ci protegge, non difende i nostri diritti di cittadini e di lavoratori, non ci aiuta a crearci un futuro, una famiglia, un'azienda.
(..............parte autocensurata prima che ci pensasse quel Catone di Poranese.......  )
Per concludere mettiamoci pure che siamo poco concreti, abbiamo mente soprattutto per le stupidaggini, la discoteca, l'ipod, i telefonini di ultima generazione, la macchina figa, i videogiochi, facebook e le cazzate con gli amici... senza veri valori, senza intraprendenza e coraggio, senza senso del dovere e dell'onestà!
E poi, se qualcosa va storto, non abbiamo le palle per reagire ma cadiamo in depressione!
Insomma un mix devastante!
PS(Mi ritengo fortunato per molti motivi, anche per aver potuto crescere con i nonni, da cui ho ricevuto molti insegnamenti di vita, e di essere cresciuto con meno vizi di quelli delle generazioni successive. Ditemi voi, se la situazione dovesse peggiorare o non migliorare, che fine faranno alla prima delusione, i ragazzini cresciuti con tutto il desiderabile, coccolati e viziati, con paghette da far invidia ai migliori precari, desiderosi solo di partecipare ai reality show, di fare le veline e votati al cazzeggio perenne???)
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#13 and1966 Mer 26 Mag, 2010 14:51
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