Passate osservazioni da satellite hanno mostrato che i laghi superglaciali possono scomparire anche nell’arco di un solo giorno, ma nessuno è finora riuscito a spiegare dove finisca l’acqua Ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) e della University of Washington (UW) hanno documentato per la prima volta l’improvviso e completo drenaggio di un lago di ghiaccio fuso sulla superficie della copertura glaciale della Groenlandia verso la sua base. Ogni estate, migliaia di laghi di formano sulla superficie dell’immnenso territorio groenlandese.

Passate osservazioni da satellite hanno mostrato che questi laghi superglaciali possono scomparire anche nell’arco di un solo giorno, ma nessuno è finora riuscito a spiegare dove finisca l’acqua, né quale impatto abbia sui movimenti delle masse di ghiaccio. Sulla base di tali osservazioni, gli studiosi hanno scoperto una sorta di impianto idraulico naturale grazie al quale l’acqua di fusione può penetrare lo spesso ghiaccio e accelerare alcuni dei movimenti estivi su ampia scala della copertura glaciale. Secondo Sarah Das della WHOI e Ian Joughin of UW, l’effetto lubrificante dell’acqua di fusione può accelerare lo spostamento del ghiaccio del 50-100 per cento.
“Abbiamo trovato chiare prove che i laghi superglaciali, che si formano durante la stagione più calda sulla superficie del ghiaccio, possono in realtà scomparire attraverso il ghiaccio grazie a un processo chiamato idrofrattura”, ha spiegato Das, del Dipartimento di Department of Geology and Geophysics del WHOI, che firma un articolo di resoconto della ricerca sulla rivista "Science".

“Se è presente un difetto sulla superficie del ghiaccio grande abbastanza e un serbatoio di acqua sufficiente per mantenere la frattura piena d’acqua, è possibile che si crei un condotto che arriva dritto alla base della copertura glaciale. ”Nelle estati del 2006 e del 2007, Das, Joughin, e colleghi hanno utilizzato strumenti sismici e altri sistemi per misurare il livello dell’acqua nonché sensori collegati ai sistemi di posizionamento globale GPS per monitorare in modo accurato l’evoluzione di due laghi e l’evoluzione della copertura glaciali intorno.
L’evento più spettacolare si è verificato nel luglio del 2006, quando gli strumenti hanno rivelato l’improvviso e completo drenaggio di un lago che copriva 5,6 chilometri quadrati ed era costituito da circa 0,044 chilometri cubici di acqua: il drenaggio massimo ha raggiunto in quell’occasione una portata simile a quella delle cascate del Niagara. Una più attenta ispezione ha rivelato come la pressione dell’acqua abbia aperto una frattura dalla superficie al fondo della copertura spessa circa 980 metri. La frattura portò l’acqua di fusione direttamente alla base del ghiaccio, innalzando in certi punti la copertura glaciale anche di alcuni metri. (fc)


Da "Le Scienze"