1. ENSO e Pacifico
L’ENSO si conferma in una fase neutra–negativa, con valori della zona 3.4 prossimi a -0.3/-0.5°C e tendenza verso una debole la niña tra dicembre e gennaio. Questa transizione, unita a una PDO negativa, favorisce un rinforzo della cella di walker e un flusso più teso da ovest sull’oceano Pacifico. In pratica, si creano le condizioni per una cresta d’onda in area pacifica occidentale e per la costruzione di una wave 1 piuttosto efficiente e capace di disturbare la circolazione stratosferica, pur senza eccessi.
2. Indice QBO
La QBO a 30 hPa mostra una chiara fase negativa (easterly) in approfondimento anche a 50 hPa, mentre i piani più bassi (restano ancora debolmente positivi ma in graduale inversione. Questo profilo verticale suggerisce un aumento della propagazione d’onda troposferica e una maggiore possibilità di disturbi stratosferici moderati, specie tra gennaio e febbraio.
3. SOI, PDO e AMO
Il SOI positivo e la PDO negativa rafforzano un pattern west based, che tende a favorire un getto pacifico più zonale e frequenti ondulazioni verso il continente americano. In risposta, l’Atlantico può risentire di un flusso alternato, con possibile costruzione di blocchi in area groenlandese soprattutto nella seconda parte della stagione. L’AMO positiva, invece, tende a bilanciare il quadro e a sostenere un regime mediamente mite sull’Europa occidentale, ma non dominante.
4. SAI e copertura nevosa eurasiatica
Il Snow Advance Index (SAI) di ottobre si mostra sopra la media, con una rapida espansione della copertura nevosa siberiana. Ciò implica un rafforzamento del'anticiclone termico siberiano troposferico e, di conseguenza, un maggior rischio di disturbi d’onda verso la stratosfera a stagione avanzata. È un segnale che spesso anticipa un NAM tendente a valori negativi tra gennaio e febbraio, coerente con la possibilità di un episodio di warming anche consistente.
5. NAM e circolazione stratosferica
Il NAM attuale è negativo a 10 hPa, segno di un vortice polare ancora non strutturato e vulnerabile. Il flusso di calore (EP Flux) mostra una discreta attività in salita dalle medie latitudini, a testimoniare un certo coupling troposfera-stratosfera già in atto. Tutto lascia pensare che tra fine dicembre e metà gennaio si possa avere un disturbo di tipo “minor” o “displacement”, con successiva tendenza a un Weak Vortex o ESE Warm nella fase centrale dell’inverno. In alternativa, un rinforzo prematuro del vortice (ESE Cold) appare meno probabile ma non del tutto escluso.
6. Proiezione termica e barica europea
Il mese di dicembre potrebbe risultare altalenante, con un avvio ancora dominato da un getto forte e un’Europa occidentale in media o leggermente sopra media termica.
Gennaio si presenta come il mese più interessante: con QBO negativa, NAM negativo e possibile rallentamento zonale, il rischio di configurazioni bloccanti sull’Atlantico settentrionale aumenta, aprendo la porta a incursioni fredde anche verso l’Europa centrale e mediterranea.
Febbraio potrebbe rappresentare la fase di massima dinamicità: un indebolimento del vortice stratosferico e il possibile evento di warming potrebbero determinare un ribaltamento circolatorio, con ondate fredde anche intense sul settore europeo orientale e, a tratti, sul Mediterraneo.
Conclusione
La stagione 2025-26 si configura dunque come potenzialmente più dinamica della media, con una prima parte occidentale ancora mite e una seconda fase progressivamente più instabile e fredda. Il rischio di un evento stratosferico significativo resta concreto, anche se la sua intensità e tempistica sono ancora da definire.
In sintesi, un inverno non privo di occasioni fredde, ma più probabile nella parte finale, con fasi di blocco e NAM negativo a favorire un’inversione di pattern a gennaio-febbraio.
Vediamo come andrà quest'anno la giostra, incrociamo le dita




