eh, eh, e questa invece é la Val Ferret (Val d' Aosta, ovvero ITALIA ). La foto é di Brenva'20 , di MNW
.
p.s.: NON guardate i LAM relativi ai prossimi gg per queste due località ......
E’ stato un dicembre di neve-record sui versanti esteri delle Alpi: tutti i dati dalla Svizzera lunedì 2 gennaio 2012, 11:50 di Peppe Caridi
Abbiamo già parlato nelle scorse settimane delle eccezionali nevicate sui versanti esteri dell’arco Alpino: tra Francia, Svizzera e Austria è stato un dicembre da record! La conferma ufficiale è arrivata oggi dai dati di MeteoSvizzera.
Il 16 dicembre a Lötschental, a 1.200 metri di altitudine, sono caduti ben 53cm di neve in sole tre ore: un record storico per questa località posizionata in un fondovalle molto stretto tra vette altissime.
Tra il 15 e li 19 dicembre nel nord del Vallese sono caduti tra 150 e 200cm di neve; nel basso Vallese, nel centro Vallese e nell’area del passo del San Gottardo tra 100 e 150cm di neve.
Solo nel febbraio 1984 e 1990 c’erano stati accumuli simili in queste aree, ma parliamo di febbraio e non di dicembre.
Le grandi nevicate delle ultime tre settimane hanno fatto schizzare il surplus nivometrico al 200% rispetto alla media, mentre fino a inizio dicembre ci si lamentava di un’assoluta carenza di neve su tutto l’arco Alpino, anche oltre i duemila metri di quota. Oggi ai 2.500 metri di Säntis ci sono 363cm di neve, mentre il 3 dicembre non c’era un solo cm di neve e il 15 dicembre appena 120cm.
Mai, a fine dicembre, c’era stata così tanta neve in questa località negli ultimi decenni. Addirittura nel 2006, dicembre chiuse con appena 70cm di accumulo.
Tutto ciò nonostante la temperatura mensile di dicembre a basse quote ha superato la norma di 2,5 fino a 3,5 gradi al nord delle Alpi e da 1 a 2 gradi al sud. In alta montagna invece, in base alle stazioni di rilevamento di MeteoSvizzera, la temperatura è risultata più o meno normale. Mentre sul versante sudalpino sono caduti soltanto un quarto o meno dei quantitativi di acqua normali per il mese, al nord localmente si sono registrati quantitativi persino superiori al doppio della norma.
La tempesta ‘Joachim’, come spiega sempre MeteoSvizzera, è stata lo snodo nevralgico del mese. Il 16 dicembre, infatti, la depressione atlantica chiamata Joachim si è spostata attraverso il Brauschweig verso est. Con una pressione minima di 963.8 millibàr, i venti tempestosi del sistema hanno raggiunto delle punte di 130 fino a 175 km/h nelle stazioni sulle creste. Nelle vallate alpine il favonio ha soffiato con velocità tra 70 e 100 km/h, con raffiche di 106.6 km/h alle stazioni di Altdorf e Bouveret. Nel Giura e nelle regioni più settentrionali della Svizzera i venti occidentali si sono spinti fino alle quote più basse, facendo registrare punte tra 70 e 100 km/h. A quote appena più alte la velocità ha toccato anche 120 km/h con il massimo registrato dalla stazione di Rünenberg/BL con 143 km/h. Questo è il valore più alto registrato dalla stazione a partire dalla sua messa in servizio nel 1983. Soltanto in occasione della tempesta “Lothar” del 26 dicembre 1999, con 139 km/h, è stato registrato un vento paragonabile. In quell’occasione però, nelle altre stazioni i venti furono nettamente più forti e i danni di Lothar risultarono ingentissimi. Nel pomeriggio del 16, dopo il passaggio della depressione, aria polare fredda è affluita verso la Svizzera contemporaneamente a un massiccio rialzo della pressione. La tempesta ha così toccato anche altre regioni al nord delle Alpi con venti fino a 90 km/h.
Oltre al vento, la tempesta Joachim ha anche dato avvio all’inverno. Importanti precipitazioni si sono verificate in un primo momento nel Giura, nelle Alpi occidentali e nel Vallese. In particolare nel Vallese sono cadute grandi quantità di neve: nel Lötschental il mattino del 17 dicembre si potevano misurare da 60 a 100 cm di neve fresca. Tra il 17 e il 22 dicembre forti correnti nordoccidentali hanno convogliato aria fresca e umida verso le Alpi, causando una situazione di sbarramento al nord e di favonio al sud. La carenza di precipitazioni sul versante sudalpino si è così ulteriormente accentuata, mentre su quello nord alpino in particolare tra il 20 e il 22 vi è stato un ingente accumulo di neve fresca che ha portato a un elevato pericolo di valanghe. La neve ha dapprima imbiancato anche le pianure; con l’arrivo di aria meno fredda dopo il 22, il limite delle nevicate si è però alzato e a basse quote non vi è stato nessun bianco Natale.
A valle le precipitazioni sono state abbondantissime: a Berna sono caduti 136mm a fronte di una media mensile di 67mm, a Zurigo 154mm a fronte di una media mensile di 73mm, a Basilea 105mm a fronte di una media di 54mm, a Ginevra 122mm a fronte di una media di 87mm, a Sion 146mm a fronte di una media di 61mm.
Blitz perturbato nel cuore del Sahara Algerino, è caduta persino la NEVE
Ricordate quel vortice perturbato che nella giornata di lunedì era penetrato sulla Penisola Iberica? Avevamo parlato a pieno titolo di evento, poiché dopo molte settimane in Spagna erano tornate a farsi vedere le precipitazioni, anche di una certa importanza in alcune aree della Catalogna. Poi l'alta pressione è tornata prepotentemente alla ribalta, spodestando il sistema ciclonico che non ha trovato di meglio che affondare verso sud, isolandosi nel cuore del Nord Africa sull'entroterra algerino.
E' tornata così la lacuna perturbata nord-africana, quella che aveva caratterizzato alcuni passi dell'ultimo autunno con episodi di maltempo talora eccezionali. L'affondo così incisivo di questo vortice perturbato ha però portato precipitazioni in zone assolutamente insolite del pieno deserto sahariano, dove di solito si vedono al massimo tempeste di sabbia, invece stavolta il vento forte è stato associato a piogge e rovesci con un brusco calo delle temperature.
Il maltempo ha interessato i monti dell'Ahggar, sul sud-est della regione, ma martedì le precipitazioni hanno interessato la zona dell'Erg Occidentale, ai piedi dell'Atlante. Con grande clamore e sorpresa, è caduta la neve nella regione di Bechar, dove la popolazione locale si è trovata così ad osservare cadere la neve nella sabbia dorata. Tracce di biancore davvero eccezionali, in quelle che sono regioni desertiche dal clima molto arido, ove già solamente l'acqua è una risorsa scarsa e molto rara. Una situazione eccezionale nel cuore dell'inverno, che ora potrebbe vedere anche temperature decisamente rigide.
Mentre in Italia l’inverno è per il momento relativamente mite, è da dicembre che sui versanti esposti a nord delle Alpi (Francia, Svizzera e Austria ma in qualche caso anche Italia, specie tra Valle d’Aosta e Alto Adige!) nevica tantissimo, come non accadeva da trenta anni.
In Alaska freddo e neve stanno dado preoccupazioni, l’area nei giorni scorsi è stata letteralmente seppellita da 5 metri e mezzo di neve (qui e qui).
Lo stretto di Bering è ghiacciato mentre una città dell’Alaska soffre il freddo in attesa dell’arrivo di una petroliera russa, la Renda, che insieme all’unica nave rompighiaccio della Guardia Costiera degli USA, la Healy (le altre due sono in riparazione), da decine di giorni sta navigando lentamente. La Healy e la Renda procedono vicine-vicine con il rischio continuo di un incidente, la rompighiaccio apre la strada e la petroliera segue in un mare ricoperto da uno strato gelato spesso dai 10 ai 70 centimetri; spessore destinato ad aumentare navigando verso Nord. E’ un viaggio storico, è la prima volta che il carburante arriva in quella zona in questo periodo invernale, attraverso le acque coperte dai ghiacci dell’Alaska occidentale. La loro missione è consegnare 1,1 milioni di litri di gasolio e 300.000 litri di benzina ai cittadini di Nome (popolazione 3598), dove le tempeste hanno impedito l’arrivo del combustibile in autunno. La moderna cittadina di Nome è stata fondata durante la Corsa all’oro in Alaska, nel 1898, da tre cercatori d’oro (chiamati “I tre svedesi fortunati”, anche se solo due erano di origini svedesi e uno era norvegese). La grande miniera d’oro che si sviluppò vicino a Nome fece crescere la popolazione fino a 10.000 abitanti, facendone per alcuni decenni il centro più popoloso dell’Alaska.
L’esperto climatologo, ex-CNR, in un’intervista su un quotidiano subito ha colto l’occasione per far scrivere che si tratta di eventi estremi dovuti ai “cambiamenti climatici”; probabilmente, dato che in quella zona l’estensione del ghiaccio è superiore alla media trentennale, non ha usato il termine “riscaldamento globale”, che sarebbe suonato contraddittorio ai comuni lettori. Ma si tratta davvero di una novità? La coincidenza vuole che la città di Nome è quella che ha visto le gesta del cane Balto, ripreso da un famoso cartone natalizio.Il 19 Gennaio 1925, scoppiò a Nome una forte epidemia di difterite e le scorte di antitossina mancavano a causa di un epidemia scoppiata nel 1918. Il primo caso ufficiale di malattia si ebbe però il 20 Gennaio 1925. Fu convocato un consiglio di emergenza e si dichiarò Nome in stato di quarantena. Fu ordinato un milione di fiale di antitossina, ma la scorta più vicina, che consisteva in trecentomila unità (9 kg in tutto), si trovava a a Renana, distante seicento miglia da Nome. Il mare anche allora era del tutto ghiacciato e le condizioni meteo non permettevano agli aerei di atterrare. Per l’impresa venne organizzata una staffetta di venti mute di cani. Le ultime 53 miglia vennero coperte con il cane di nome Balto, considerato dal proprietario buono solo per portare la posta per brevi tratti. Lo sforzo ebbe successo e le medicine giunsero a Nome il 2 Febbraio 1925, dopo aver percorso 674 miglia in 127 ore ad una temperatura di circa -40° (qui per le attuali temperature). Balto, come ultimo della staffetta, fu il cane che passò alla storia con un cortometraggio girato in quello stesso anno e con una statua nel Central Park di New York (qui per la storia integrale). Sotto la statua è stato scritto: “Dedicata all’indomabile spirito dei cani da slitta che trasportarono sul ghiaccio accidentato, attraverso acque pericolose e tormente artiche l’antitossina per seicento miglia da Nenana per il sollievo della ferita Nome nell’inverno del 1925. “Resistenza — Fedeltà – Intelligenza”.
Dal punto di vista climatologico quindi nessuna novità di un evento estremo ma visto in quell’area. La vera novità è che gli USA, forse proprio per il convincimento che ormai i ghiacci si stanno sciogliendo, hanno un solo rompighiaccio, mentre al contrario la Russia dispone di 25 navi rompighiaccio polari (tra cui otto quelle pesanti). Finlandia e Svezia hanno sette navi rompighiaccio ciascuno. Il Canada ne ha sei. L’evidenziarsi della carenza ha sollevato delle polemiche.
Ma perché rischiare di portare il combustibile per nave e non con un ponte aereo? Altrimenti il costo del trasporto avrebbe comportato un prezzo del combustibile troppo alto, assurdo. Secondo gli esperti i costi di spedizione avrebbe aggiunto 3 o 4 dollari al prezzo di un gallone di benzina, che si avvicina già attualmente per la carenza a 6 dollari al gallone. Il problema è stato discusso già ad inizio dello scorso dicembre.
Ma 9 $ al gallone sono circa i nostri 1,8 € al litro! Per un italiano è normale ciò che per uno statunitense è assurdo, per loro quei prezzi sono “non accettabili” anche se la situazione è dovuta a una causa meteorologica imprevedibile. Negli USA il prezzo medio di un gallone di “gasoline” ad inizio dicembre era a New York circa $3.60, in Missouri solo $3.017 (considerando 1.3 il rapporto Euro/Dollaro e 3.78 quello Gallone/Litro, sono circa a NY 0,73 €/Litro e nel Missouri 0,61€/Litro).
La gran parte dei mass-media raccontando la storia ha descritto “emotivamente” la finta eccezionalità dell’evento climatologico e sorvolato sui numeri relativi al costo dei carburanti. Per avviare uno sviluppo economico del nostro Paese che lo veda di nuovo competere sui mercati, il primo passo non sarebbe ritornare ad analizzare la realtà oggettiva?
Siamo sicuri che il carico fiscale “ambientale” sui carburanti, imposto indistintamente a tutti i cittadini in Italia rispetta, l’art. 53 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”? Ed aggiunge: Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
NB: questo articolo è uscito in originale su La Bussola Quotidiana.
In tanti si lamentano dell'inverno, ma sicuramente sta andando per ora molto peggio nel Nord Europa ed in Russia. Il Centro meteorologico della capitale russa ha osservato a Mosca una temperatura di +4.1°C durante la notte del 26-27 Dicembre 2011. Si tratterebbe di un dato record per il mese di dicembre, che va a battere il precedente che risaliva al 1898 ed era di +3.3°C. La temperatura media nella capitale russa nel mese di dicembre dovrebbe essere di -7.4°C. A prescindere da tutto, appare evidente che il Generale Inverno non si sta minimamente manifestando e gli scenari più eccezionali riguardano le zone dove il Grande Freddo si sarebbe già dovuto materializzare.
I numeri riflettono la realtà di un inverno per il momento estremamente anomalo: sulla stessa Mosca (dove i rami degli alberi appaiono senza neve e con le gemme), per trovare una temperatura minima a doppia cifra (che dovrebbe rappresentare un fatto assolutamente normale in questo periodo) bisogna tornare addirittura incredibilmente indietro allo scorso 23 novembre, mentre una temperatura inferiore a -5°C manca ormai dal giorno di Natale, a conferma che anche l'inizio 2012 sta presentando un clima invernale decisamente addolcito. La causa di tutto questo è ascrivibile alle anomalie della circolazione in sede europea, con i flussi miti atlantici che scorrono a latitudini molto elevate e l'aria fredda che rimane localizzata al Polo Nord, senza riuscire a scendere a latitudini più meridionali.
Questo finale d'anno così caldo rientra nell'ambito di un 2011 che risulta fra i più caldi della storia, per la precisione nel gradino più basso del podio: solamente il 2005 ed il 2007 hanno avuto medie termiche superiori, rispettivamente di +0.4°C e di +0.1°C. In particolare, in Siberia, i dodici mesi appena archiviati sono stati "roventi", i più caldi della storia. Il 2011 rientra peraltro tra i 10 anni più caldi nell'emisfero Nord, ma è stato meno caldo dell'anno record del 2010. Ricordiamo anche il caldo anomalo della scorsa estate che ha avuto picchi localmente inaspettati (dopo la terribile estate 2010 segnata dagli incendi), con temperature record nelle regioni dell'Artico, in particolare nella penisola di Taimyr e in quella di Jamal, nel Mar di Kara e nelle regioni dell'Oceano Glaciale Artico.
Cadono i primi record assoluti del 2012: caldo record in Namibia, Windhoek sfiora i +40°
martedì 10 gennaio 2012, 07:22 di Daniele Ingemi
L’estate australe riesce a sfornare i primi record assoluti del 2012. Inutile dire che sono tutti di caldo. Una terrificante ondata di calore nei giorni scorsi ha investito tutto l’altopiano della Namibia, nell’Africa sud-occidentale, dove ad oltre 1000-1100 metri di altezza, si sono registrate delle temperature massime di ben +42° +43° all’ombra. L’intensa calura che ha interessato gran parte della Namibia è stata originata da una massiccia espansione del cosiddetto anticiclone del Kalahari (lontano cugino per certi versi del meglio conosciuto anticiclone sahariano). Tale espansione dell’anticiclone sub-tropicale del deserto del Kalahari ha consentito la propagazione di una onda mobile di calore che dall’entroterra arido del Botswana si è mossa verso l’altopiano namibiano, determinando una brusca impennata delle temperature, molto considerevole data l’altitudine. A Stampriet la locale stazione, nella giornata di venerdi 6 Gennaio (giorno dell’Epifania), avrebbe registrato una massima di ben +42.8°, ad oltre 1100 metri di quota, il record di sempre per la località namibiana. Bisogna precisare che la nuova stazione automatica di Stampriet fa parte di un circuito non ufficiale ma è una rete che gestisce una ventina di stazioni automatiche soprattutto in riserve e parchi nazionali. Oltre agli incredibili +42.8° di Stampriet, sempre lo stesso giorno, in Namibia, si sono battuti altri importantissimi record di caldo assoluti, fra cui quello della capitale Windhoek.
Il caldo record dei giorni scorsi ha infastidito non poco pure gli animali del parco della Namibia
Difatti Windhoek ha stabilito una temperatura massima di ben +39.5°, quasi +40°. Un dato davvero impressionante se si considera che la capitale namibiana è posta sopra i 1700 metri di quota. Con questi +39.5° Windhoek ha stabilito il suo nuovo record assoluto di caldo. L’incredibile valore è stato agevolato pure da locali condizioni favoniche e da una bollente, ma debole, ventilazione dai quadranti settentrionali, molto secca, che ha contribuito ad arroventare l’altopiano namibiano, pilotando masse d’aria sub-tropicali, particolarmente calde e secche a tutte le quote, dalla regione desertica del Kalahari fino al deserto Namib, alla regione costiera della Namibia meridionale e del Sudafrica nord-occidentale, dove si sono attivati i torridi venti di “Berg” (quelli che accompagnano le grandi ondate di calore tra la costa namibiana e il Sudafrica, spirando con una spiccata componente favonica dall‘entroterra montuoso verso le rispettive coste). Molto importanti pure i +42.7° di Keetmanshop, altro record di caldo assoluto battuto in questo inizio del 2012. Sabato 7 Gennaio la possente onda di calore che ha interessato la Namibia si è poi spostata pure sul Sudafrica nord-occidentale, con l’innesco dei torridi venti di “Berg”, in discesa dall’altopiano interno, che hanno fatto schizzare i termometri fino alla soglia dei +44° +45° lungo le zone costiere. Nella città di Vioolsdrif si sono raggiunti i +45.6°, mentre a Henkries e Twee Riviere si sono lambiti, rispettivamente, i +44.4° e i +44.3°. Valori di una certa importanza malgrado sia piena estate nell’emisfero australe.
Cadono i primi record assoluti del 2012: caldo record in Namibia, Windhoek sfiora i +40°
martedì 10 gennaio 2012, 07:22 di Daniele Ingemi
L’estate australe riesce a sfornare i primi record assoluti del 2012. Inutile dire che sono tutti di caldo. Una terrificante ondata di calore nei giorni scorsi ha investito tutto l’altopiano della Namibia, nell’Africa sud-occidentale, dove ad oltre 1000-1100 metri di altezza, si sono registrate delle temperature massime di ben +42° +43° all’ombra. L’intensa calura che ha interessato gran parte della Namibia è stata originata da una massiccia espansione del cosiddetto anticiclone del Kalahari (lontano cugino per certi versi del meglio conosciuto anticiclone sahariano). Tale espansione dell’anticiclone sub-tropicale del deserto del Kalahari ha consentito la propagazione di una onda mobile di calore che dall’entroterra arido del Botswana si è mossa verso l’altopiano namibiano, determinando una brusca impennata delle temperature, molto considerevole data l’altitudine. A Stampriet la locale stazione, nella giornata di venerdi 6 Gennaio (giorno dell’Epifania), avrebbe registrato una massima di ben +42.8°, ad oltre 1100 metri di quota, il record di sempre per la località namibiana. Bisogna precisare che la nuova stazione automatica di Stampriet fa parte di un circuito non ufficiale ma è una rete che gestisce una ventina di stazioni automatiche soprattutto in riserve e parchi nazionali. Oltre agli incredibili +42.8° di Stampriet, sempre lo stesso giorno, in Namibia, si sono battuti altri importantissimi record di caldo assoluti, fra cui quello della capitale Windhoek.
Il caldo record dei giorni scorsi ha infastidito non poco pure gli animali del parco della Namibia
Difatti Windhoek ha stabilito una temperatura massima di ben +39.5°, quasi +40°. Un dato davvero impressionante se si considera che la capitale namibiana è posta sopra i 1700 metri di quota. Con questi +39.5° Windhoek ha stabilito il suo nuovo record assoluto di caldo. L’incredibile valore è stato agevolato pure da locali condizioni favoniche e da una bollente, ma debole, ventilazione dai quadranti settentrionali, molto secca, che ha contribuito ad arroventare l’altopiano namibiano, pilotando masse d’aria sub-tropicali, particolarmente calde e secche a tutte le quote, dalla regione desertica del Kalahari fino al deserto Namib, alla regione costiera della Namibia meridionale e del Sudafrica nord-occidentale, dove si sono attivati i torridi venti di “Berg” (quelli che accompagnano le grandi ondate di calore tra la costa namibiana e il Sudafrica, spirando con una spiccata componente favonica dall‘entroterra montuoso verso le rispettive coste). Molto importanti pure i +42.7° di Keetmanshop, altro record di caldo assoluto battuto in questo inizio del 2012. Sabato 7 Gennaio la possente onda di calore che ha interessato la Namibia si è poi spostata pure sul Sudafrica nord-occidentale, con l’innesco dei torridi venti di “Berg”, in discesa dall’altopiano interno, che hanno fatto schizzare i termometri fino alla soglia dei +44° +45° lungo le zone costiere. Nella città di Vioolsdrif si sono raggiunti i +45.6°, mentre a Henkries e Twee Riviere si sono lambiti, rispettivamente, i +44.4° e i +44.3°. Valori di una certa importanza malgrado sia piena estate nell’emisfero australe.
Anche in Nuova Zelanda è piena estate e sono alla seconda perturbazione consecutiva con neve, udite udite, fino ai 700 m di quota nell'isola del Sud, ovvero alla latitudine di ... Bologna?
Anche in Nuova Zelanda è piena estate e sono alla seconda perturbazione consecutiva con neve, udite udite, fino ai 700 m di quota nell'isola del Sud, ovvero alla latitudine di ... Bologna?
Anche in Nuova Zelanda è piena estate e sono alla seconda perturbazione consecutiva con neve, udite udite, fino ai 700 m di quota nell'isola del Sud, ovvero alla latitudine di ... Bologna?
eh ho capito... ma è come se tra il Subasio e le Svalbard ci fosse solo acqua...
Si Fili, ci stavo riflettendo anche io. Ma loro hanno 3000 km dall'Antartide e 2000 km da quella palla di fuoco che è l'Australia.
Noi abbiamo 1000 km dal Sahara, ma pure 300 km dai Balcani e 3000 dalla Siberia. E non è questione orografica, perché nemmeno in Adriatico ha fatto sto gran che.
Insomma, i paragoni non si possono far così, ma vedere Mt. Hutt alla stessa quota e latitudine di Frontignano, che ha la stessa neve di Frontignano ... ma li è il mese più caldo dell'anno, fa un po' incaxxare! O no?
Comunque il fatto non è forse eccezionale, ma indubbiamente inusuale, a giudicare dallo spazio nei media.
P.S.: la Nuova Zelanda mi incuriosisce da morire. Secondo me è un gran posto, e climaticamente deve essere uno spasso ...
Anche in Nuova Zelanda è piena estate e sono alla seconda perturbazione consecutiva con neve, udite udite, fino ai 700 m di quota nell'isola del Sud, ovvero alla latitudine di ... Bologna?
eh ho capito... ma è come se tra il Subasio e le Svalbard ci fosse solo acqua...
Si Fili, ci stavo riflettendo anche io. Ma loro hanno 3000 km dall'Antartide e 2000 km da quella palla di fuoco che è l'Australia.
Noi abbiamo 1000 km dal Sahara, ma pure 300 km dai Balcani e 3000 dalla Siberia. E non è questione orografica, perché nemmeno in Adriatico ha fatto sto gran che.
Insomma, i paragoni non si possono far così, ma vedere Mt. Hutt alla stessa quota e latitudine di Frontignano, che ha la stessa neve di Frontignano ... ma li è il mese più caldo dell'anno, fa un po' incaxxare! O no?
Comunque il fatto non è forse eccezionale, ma indubbiamente inusuale, a giudicare dallo spazio nei media.
P.S.: la Nuova Zelanda mi incuriosisce da morire. Secondo me è un gran posto, e climaticamente deve essere uno spasso ...
non è questione orografica infatti (anche!!!), ma di correnti... nell'emisfero boreale sai bene che la circolazione prevalente è ovest-est, mentre in quello australe accade il contrario. Ecco perchè i 3000km della Siberia sono TERRIBILMENTE più lontani dei 3000 dell'Atlantico!
Pensa al Giappone... che ha la Siberia a nord-ovest... secondo te loro si lamentano dello zonale basso!?
non è questione orografica infatti (anche!!!), ma di correnti... nell'emisfero boreale sai bene che la circolazione prevalente è ovest-est, mentre in quello australe accade il contrario. Ecco perchè i 3000km della Siberia sono TERRIBILMENTE più lontani dei 3000 dell'Atlantico!
Pensa al Giappone... che ha la Siberia a nord-ovest... secondo te loro si lamentano dello zonale basso!?
E poi vuoi mette l'Antartide coi Balcani!?
Touchè! Più il tempo passa e più mi convinco che a parità di latitudine, un posto più sfigato dell'Italia non c'è ...
Anche in Nuova Zelanda è piena estate e sono alla seconda perturbazione consecutiva con neve, udite udite, fino ai 700 m di quota nell'isola del Sud, ovvero alla latitudine di ... Bologna?
eh ho capito... ma è come se tra il Subasio e le Svalbard ci fosse solo acqua...
Si Fili, ci stavo riflettendo anche io. Ma loro hanno 3000 km dall'Antartide e 2000 km da quella palla di fuoco che è l'Australia.
Noi abbiamo 1000 km dal Sahara, ma pure 300 km dai Balcani e 3000 dalla Siberia. E non è questione orografica, perché nemmeno in Adriatico ha fatto sto gran che.
Insomma, i paragoni non si possono far così, ma vedere Mt. Hutt alla stessa quota e latitudine di Frontignano, che ha la stessa neve di Frontignano ... ma li è il mese più caldo dell'anno, fa un po' incaxxare! O no?
Comunque il fatto non è forse eccezionale, ma indubbiamente inusuale, a giudicare dallo spazio nei media.
P.S.: la Nuova Zelanda mi incuriosisce da morire. Secondo me è un gran posto, e climaticamente deve essere uno spasso ...
non è questione orografica infatti (anche!!!), ma di correnti... nell'emisfero boreale sai bene che la circolazione prevalente è ovest-est, mentre in quello australe accade il contrario. Ecco perchè i 3000km della Siberia sono TERRIBILMENTE più lontani dei 3000 dell'Atlantico!
Pensa al Giappone... che ha la Siberia a nord-ovest... secondo te loro si lamentano dello zonale basso!?
E poi vuoi mette l'Antartide coi Balcani!?
Anche nell'emisfero australe la circolazione prevalente è sempre ovest-est.
Certo che, come probabilmente intendevi dire tu, se fossero stati scambiati gli emisferi così come sono, la Siberia sarebbe stata ad ovest e l'atlantico ad est...
Certo che, come probabilmente intendevi dire tu, se fossero stati scambiati gli emisferi così come sono, la Siberia sarebbe stata ad ovest e l'atlantico ad est...
Comunque secondo me le nevicate in NZ sono abbastanza inusuali. La 0° che si spinge sotto il 42° parallelo S a gennaio è degna di nota.
Certo che, come probabilmente intendevi dire tu, se fossero stati scambiati gli emisferi così come sono, la Siberia sarebbe stata ad ovest e l'atlantico ad est...
Comunque secondo me le nevicate in NZ sono abbastanza inusuali. La 0° che si spinge sotto il 42° parallelo S a gennaio è degna di nota.
Gennaio è stato molto caldo alle Isole Svalbard, situate nell'Artico e appartenenti alla Norvegia. Longyearbyen ha avuto una pazzesca anomalia positiva di 11,7°C. La persistenza di correnti miti e umide da sudovest ha anche avuto l'effetto di portare piogge copiose, a dispetto degli 80° di latitudine. A Ny Alesund sono caduti 117 mm di pioggia tra le 6 GMT del 29 e la stessa ora del 30 gennaio. Nelle stesse 24 ore, 26 mm di pioggia, con temperatura massima 4,8°C, allo Svalbard Lufthavn di Longyearbyen.
Gennaio è stato molto caldo alle Isole Svalbard, situate nell'Artico e appartenenti alla Norvegia. Longyearbyen ha avuto una pazzesca anomalia positiva di 11,7°C. La persistenza di correnti miti e umide da sudovest ha anche avuto l'effetto di portare piogge copiose, a dispetto degli 80° di latitudine. A Ny Alesund sono caduti 117 mm di pioggia tra le 6 GMT del 29 e la stessa ora del 30 gennaio. Nelle stesse 24 ore, 26 mm di pioggia, con temperatura massima 4,8°C, allo Svalbard Lufthavn di Longyearbyen.
fonte: Meteogiornale.it
Da qualche parte il freddo toccava pure toglierlo!
Gennaio è stato molto caldo alle Isole Svalbard, situate nell'Artico e appartenenti alla Norvegia. Longyearbyen ha avuto una pazzesca anomalia positiva di 11,7°C. La persistenza di correnti miti e umide da sudovest ha anche avuto l'effetto di portare piogge copiose, a dispetto degli 80° di latitudine. A Ny Alesund sono caduti 117 mm di pioggia tra le 6 GMT del 29 e la stessa ora del 30 gennaio. Nelle stesse 24 ore, 26 mm di pioggia, con temperatura massima 4,8°C, allo Svalbard Lufthavn di Longyearbyen.
fonte: Meteogiornale.it
Da qualche parte il freddo toccava pure toglierlo!
Una mia amica sta passando 3 settimane in negli USA, in Indiana, e mi diceva che ieri c'erano +12°C in zone dove le temperature negative sono la norma a gennaio...
Gennaio è stato molto caldo alle Isole Svalbard, situate nell'Artico e appartenenti alla Norvegia. Longyearbyen ha avuto una pazzesca anomalia positiva di 11,7°C. La persistenza di correnti miti e umide da sudovest ha anche avuto l'effetto di portare piogge copiose, a dispetto degli 80° di latitudine. A Ny Alesund sono caduti 117 mm di pioggia tra le 6 GMT del 29 e la stessa ora del 30 gennaio. Nelle stesse 24 ore, 26 mm di pioggia, con temperatura massima 4,8°C, allo Svalbard Lufthavn di Longyearbyen.
fonte: Meteogiornale.it
Da qualche parte il freddo toccava pure toglierlo!
Una mia amica sta passando 3 settimane in negli USA, in Indiana, e mi diceva che ieri c'erano +12°C in zone dove le temperature negative sono la norma a gennaio...
intorno a metà mese gli states vivranno un'invernata notevole.
A RISCHIO VITA BAMBIN Anche in Nord Africa il freddo sta provocando forti disagi. In Tunisia è una corsa contro il tempo per salvare i passeggeri di almeno 200 vetture bloccate dalla neve ad Ain Draham. Alcuni degli automobilisti hanno lanciato un appello, affermando di temere per la vita di tanti bambini che si trovano, con i genitori, intrappolati nelle loro vetture. Non si lamentano per ora vittime nel Paese. Eccezionale nevicata anche in Algeria, dove da tre giorni il gelo ha provocato 19 morti, come riporta il giornale "Al Watan", che accusa il governo di "incredibile inerzia".
Emergenza neve in Giappone, accumuli vicini ai 5 metri e temperature fino a -33°C. 63 vittime e 550 feriti
lunedì 6 febbraio 2012, 00:15 di Redazione MeteoWeb
E’ salito a quota 63 il numero delle vittime delle nevicate eccezionali che si sono abbattute sul Giappone nordoccidentale, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia nazionale per la gestione degli incendi e dei disastri che ha stimato in oltre 550 i feriti piu’ o meno gravi. Le temperature, invece, sono scese sotto lo zero in oltre il 90% delle 927 centraline di rilevazione meteo sparse nel Paese, ha riferito la Japan Meteorological Agency. Minime record sono state registrate in 38 punti diversi d’osservazione, dalla regione settentrionale del Tohoku a quella meridionale del Kyushu, dove nella citta’ di Kusu, prefettura di Oita, la colonnina di mercurio e’ scesa a -14,7°C. A Mashiki, sempre nel meridione ma nella provincia di Kumamoto, si e’ toccato un -8,4°C, mentre la temperatura piu’ bassa e’ stata segnalata a Esashi (-32,6°C), nell’isola di Hokkaido, la piu’ a nord dell’arcipelago. L’agenzia meteorologica (Jma) ha riferito che la massa d’aria fredda che ha portato le ultime bufere di neve in diverse zone costiere ha superato l’arcipelago, ma ha anche spiegato che il periodo critico e’ destinato a durare fino a meta’ febbraio in aggiunta a temperature sottozero e a possibili valanghe. Le precipitazioni nevose hanno toccato livelli straordinari in sette punti di cinque prefetture – Hokkaido, Akita, Yamagata, Nagano e Kyoto – dalla fine del 2011 agli inizi di febbraio, ha scritto nel suo bollettino la Jma. A Shinshinotsu (Hokkaido) sono stati misurati 213cm a partire dal 16 gennaio, mentre piu’ del doppio della media annuale di neve e’ caduta in molte zone lungo la costa del mar del Giappone: 439cm a Sukayu (Aomori) e 277cm a Daisen (prefettura di Tottori). Il freddo ha gelato i tubi della centrale termica di Shin-Oita della Kyushu Electric Power, portando alla sospensione temporanea di ben 13 generatori di elettricita’ e al blackout scongiurato per un soffio grazie alla potenza di 2,4 milioni di kilowatt erogata in emergenza da altre sei societa’, quali la Tepco: la domanda ha toccato giovedi’, secondo quanto reso noto dalla utility, il 97% della produzione massima possibile. Il rischio blackout e’ altissimo dopo lo stop di 53 dei 54 reattori nucleari del Giappone, a seguito della crisi di Fukushima.
Filippo sicuramente schiatta pure, ma a ben vedere se penso ai 10 cm di Spoleto, ai 30 sui cocuzzoli estremi di Perugia e al quasi nulla dei Ponti, direi che tutta l'Umbria dovrebbe insorgere! E' assurdo. Mi rendo perfettamente conto che sia orograficamente complesso far nevicare in Umbria, ma quando vedo ste immagini!!
Filippo sicuramente schiatta pure, ma a ben vedere se penso ai 10 cm di Spoleto, ai 30 sui cocuzzoli estremi di Perugia e al quasi nulla dei Ponti, direi che tutta l'Umbria dovrebbe insorgere! E' assurdo. Mi rendo perfettamente conto che sia orograficamente complesso far nevicare in Umbria, ma quando vedo ste immagini!!
Filippo sicuramente schiatta pure, ma a ben vedere se penso ai 10 cm di Spoleto, ai 30 sui cocuzzoli estremi di Perugia e al quasi nulla dei Ponti, direi che tutta l'Umbria dovrebbe insorgere! E' assurdo. Mi rendo perfettamente conto che sia orograficamente complesso far nevicare in Umbria, ma quando vedo ste immagini!!
Cosa cosa cosa???
Ok, ok, volevo scrivere "tutta la Valle Umbra" ....
Francesco [ Sab 17 Mar, 2012 08:39 ] Oggetto: Re: EVENTI METEO MONDIALI INVERNO 2011/12
Allarme siccità in Spagna e Portogallo
Questa terra arida è il frutto dell’inverno più secco che la Spagna abbia conosciuto negli ultimi settant’anni. Migliaia di posti di lavoro rischiano di essere compromessi. Una pessima notizia per un paese già piegato dalla crisi. Quest’anno le precipitazioni sono state inferiori del 30% rispetto alla media. I danni per l’agricoltura spagnola sono stimati a 650 milioni di euro.
Jose Manuel Allue ha deciso di irrigare i suoi campi di frumento e segale, per non perdere il raccolto: “Se non piove nei prossimi due o tre giorni, e le previsioni dicono che non pioverà, non c‘è soluzione. Le colture sono andate. Con questa poca acqua, vedremo che cosa ne sarà di frutta e ortaggi. Questa è l’ultima di una serie di catastrofi, ci saranno molti più disoccupati nel settore agricolo. Chi può dire come saremo alla fine dell’anno…”.
Le riserve d’acqua della Spagna si sono ridotte al 62% della loro capacità. Un anno fa, erano all’80 per cento. In regioni come Huesca, sono appena al 20%: questo un tempo era un villaggio sommerso, ora le rovine riaffiorano quasi completamente.
Ángel Ribera, meteorologo: “La siccità in Spagna è un fenomeno ciclico. Ma ciò che stupisce, è che questa volta si è presentata in modo più intenso: in diverse parti del paese, non è caduta una sola goccia in tre mesi. In passato, anche nei periodi di siccità c’era un po’ di pioggia”.
Il vicino Portogallo vive un dramma analogo. Il governo ha appena annunciato misure urgenti per aiutare gli allevatori: un pacchetto da 90 milioni di euro, che include anche una serie di sgravi fiscali. Dati recenti rivelano che metà del paese è in condizioni di siccità estrema, dopo che febbraio si è confermato il mese più secco degli ultimi 80 anni.
Portogallo e Spagna si preparano insomma per un’estate in cui la piaga degli incendi boschivi potrebbe rivelarsi ancora più minacciosa del solito. Nel frattempo, tutti si augurano che i prossimi mesi porteranno un po’ di pioggia.
Francesco [ Mer 21 Mar, 2012 08:11 ] Oggetto: Re: EVENTI METEO MONDIALI INVERNO 2011/12
In Australia l’estate piuttosto piovosa di quest’anno (nell’Emisfero meridionale sta per iniziare solo adesso l’autunno) ha favorito una vera e propria esplosione della vegetazione, che grazie alle abbondanti piogge alternate alle luminose giornate di sole ha goduto di uno sviluppo insolitamente rigoglioso per questo continente, con le piante che hanno invaso anche grosse fette degli aridi deserti che occupano le regioni centrali.
Il fenomeno è testimoniato anche da questa immagine, ricavata grazie ai dati raccolti da un particolare strumento, il AVHRR (Advanced Very High Resolution Radiometer), installato sul satellite NOAA-18: in verde difatti sono indicate le aree in cui la vegetazione è più diffusa e rigogliosa rispetto al recente periodo (la base di riferimento è il quadriennio 2006-2009), e si può notare come la flora goda di un’ottima salute in gran parte dell’Australia, specie nel versante orientale del continente, dove nelle ultime settimane il fenomeno de La Niña ha favorito piogge insolitamente copiose.