Mi rivolgo ai più esperti del forum in tema geologia e sismologia... a me qualcosa non torna, soprattutto sulla parte sulla CO2 :eek:
ECCO PERCHE’ LA TERRA TREMA IN UMBRIA
lunedì, marzo 8, 2010
By Web & Books
Grazie ad uno studio effettuato da tre ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, e pubblicato su Lithosphere (Vol.1, n.2, 2009), rivista della Geological Society of America, è stato chiarito il meccanismo che porterebbe al sollevamento dell’Appennino Centrale e alla conseguente liberazione dell’energia sismica che accompagna questo processo, causa di terremoti. I tre ricercatori dell’INGV (Claudio Chiarabba, Pasquale De Gori e Fabio Speranza), in seguito allo studio di terremoti che si sono verificati tra il 2000 e il 2007 nell’Appennino centrale tra la Toscana, l’Umbria, le Marche e il Lazio hanno riscontrato “uno sprofondamento di una parte della crosta e del sottostante mantello facenti parte della ‘micro-placca adriatica”. Lo studio della distribuzione degli ipocentri dei terremoti lungo un piano inclinato verso Ovest, le caratteristiche della crosta individuate dalla tomografia sismica, e l’analisi dei meccanismi focali, hanno portato i ricercatori INGV a ricostruire, fino a una profondità di circa 60 km, il cosiddetto ‘piano di Benioff’ lungo il quale parte della crosta inferiore sprofonda insieme al mantello. Associato a questo fenomeno c’è anche il rilascio di anidride carbonica la quale, risalendo attraverso le fratture della crosta, sembra costituire uno dei meccanismi di innesco dei terremoti appenninici, come quelli di Norcia (1979), Colfiorito (1999) e L’Aquila (2009). Secondo Claudio Chiarabba, portavoce del gruppo, “vi sono eventi compressivi che avvengono in profondità sotto la catena nella zona marchigiana, bilanciati da terremoti distensivi che avvengono nella crosta superiore (tipo Colfiorito). Questo tipo di processo è comunque tipico dell’Appennino Centrale e significativamente diverso da quello che produce i forti terremoti in altre porzioni di Appennino”. Secondo il Prof. Enzo Boschi, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, è un risultato fondamentale per la comprensione della geodinamica mediterranea, una delle zone più complesse del nostro Pianeta; inoltre è un lavoro che evidenzia l’importanza del contributo dell’anidride carbonica (CO2) proveniente dall’interno della Terra.
F.C.
da www.ternimagazine.it