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Off-Topic - Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!



marvel [ Sab 12 Feb, 2011 14:55 ]
Oggetto: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
E' cronaca di ieri la straordinaria liberazione del popolo egiziano dopo 30 anni di dittatura.
Solo poche settimane fa era toccato alla Tunisia, mesi fa era toccato all'Iran (con ben altra sorte).
Si vocifera che i prossimi paesi a seguire l'onda rivoluzionaria contro i regimi saranno lo Yemen e l'Algeria, ma anche paesi meno oppressi come la Giordania e la Libia potrebbero non evitare l'oda d'urto di questa fase storica..

Il re dello Yemen sembra aver recepito il messaggio e promette un'immediata riforma dello stato.

Quali le cause?
Quali le conseguenze?
Quali prospettive si aprono tra occidente e medio oriente?


Sono stato sia in Egitto che in Tunisia, paesi dove "apparentemente" tutti amavano i propri presidenti, ma non appena prendevi confidenza con qualche ragazzo che lavorava lì, ti diceva che il regime stava riducendo alla fame il popolo.

Credo che la voglia di libertà e democrazia, al di là dei fanatismi delle frange religiose più estremiste, sia sicuramente forte e, anche grazie ad internet, queste popolazioni, soprattutto le nuove generazioni (si parla di popoli molto giovani e in crescita demografica), sono molto meno isolate e i dittatori hanno avuto un nemico in più da dover affrontare negli ultimi anni: il tam tam della rete!

La grave crisi economica ha fatto il resto, producendo un crescente malcontento che ha esasperato animi e situazioni.

Situazione simile già vissuta in Thaylandia nei mesi scorsi, dove però la ribellione è stata repressa nel sangue.

Gli USA e l'Europa hanno, giustamente ed opportunamente, preso le parti della popolazione sia in Tunisia che in Egitto. E' pure vero che gli USA hanno foraggiato l'esercito egiziano fin dagli anni '60, favorendo anche l'ascesa dello stesso Mubarak e, non a caso, attualmente il potere resta nelle mani dell'esercito egiziano (i vertici dell'esercito egiziano controllano tra il 60 ed il 70% dell'economia egiziana).
Credo che questa sia la scelta migliore per la popolazione, sempre che conduca a libere elezioni.
D'altronde non sarebbe stato conveniente a nessuno, né alla popolazione né agli storici alleati dell'Egitto, una rivoluzione selvaggia con un vuoto di potere e senza controllo militare.

Il rischio maggiore di questa transizione è una deriva estremista.
Sono quasi sicuro, infatti, che presto si faranno sentire i fanatismi religiosi tramite frange estremiste che cercheranno di cavalcare l'onda per provare ad imporsi sulle masse.

L'Iran, tramite il suo presidente, ha subito "fatto sua" la rivoluzione dei "fratelli islamici", inneggiando, tanto per cambiare, all'inizio della rivolta contro Israele e gli occidentali.. ma a me sembra il classico atteggiamento di chi, temendo per la propria sorte, prova a schierarsi dalla parte dei ribelli cercando di mascherare la propria identità, quella di un dittatore!

:bye:


and1966 [ Sab 12 Feb, 2011 15:26 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Io porrei molto l' accento sugli ultimi due passaggi che hai scritto. Sono poco sognatore, e vedo come realistica la possibilità che descrivi, anche alla luce di una certa conoscenza dell' ambiente.

I petrodollari del wahabitismo saudita a mio avviso non sono estranei a questa contemporanea "levata di scudi".

Discorso comunque lungo che rischia di portarmi "fuori mano" .... :roll:


burjan [ Sab 12 Feb, 2011 16:20 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
A parte il fatto che lo Yemen è una repubblica....

certo, non ci si può che rallegrare della caduta dei dittatori.

Però, resta tutto aperto il problema di come conciliare la democrazia parlamentare con la struttura economica e sociale di paesi in cui il libero mercato e la contrapposizione capitale-lavoro non esistono, o perlomeno non hanno la stessa importanza storica avuta in Occidente.

Spesso si assiste allo spettacolo di democrazie in cui i partiti non rappresentano diverse istanze politiche, sociali, programmatiche, ma tribù, etnie o religioni diverse.

E' chiaro che in quelle circostanze ci vuol poco a far degenerare la situazione, e si finisce per pensare che la dittatura sia preferibile alla guerra civile, o comunque al disordine.

L'Islam deve dotarsi di un proprio modello democratico, che non deve essere necessariamente scopiazzato dall'Occidente. Compito tutt'altro che semplice. Sono moderatamente pessimista.


marvel [ Sab 12 Feb, 2011 17:01 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
A parte il fatto che lo Yemen è una repubblica....

certo, non ci si può che rallegrare della caduta dei dittatori.

Però, resta tutto aperto il problema di come conciliare la democrazia parlamentare con la struttura economica e sociale di paesi in cui il libero mercato e la contrapposizione capitale-lavoro non esistono, o perlomeno non hanno la stessa importanza storica avuta in Occidente.

Spesso si assiste allo spettacolo di democrazie in cui i partiti non rappresentano diverse istanze politiche, sociali, programmatiche, ma tribù, etnie o religioni diverse.

E' chiaro che in quelle circostanze ci vuol poco a far degenerare la situazione, e si finisce per pensare che la dittatura sia preferibile alla guerra civile, o comunque al disordine.

L'Islam deve dotarsi di un proprio modello democratico, che non deve essere necessariamente scopiazzato dall'Occidente. Compito tutt'altro che semplice. Sono moderatamente pessimista.


Lo Yemen è una repubblica presidenziale, ed è il classico esempio del fallimento di un sistema occidentale applicato al medioriente:
in teoria è un sistema pluralistico, ma il Congresso generale del Popolo, il cui leader è il presidente Saleh, è da decenni il partito dominante... ovvero è una dittatura. :roll:
Stessa cosa che avveniva in Tunisia ed Egitto (e credo un po' in tutti quei paesi), il presidente vinceva sempre le elezioni con un "sospetto" 90% dei voti! :roll:

Credo che la Tunisia, nella trasformazione, possa essere avvantaggiata dalla occidentalizzazione radicata dall'influenza francese.
L'Egitto è un po' più a rischio, anche se un "modello alla turca" potrebbe essere percorso.

Chiaro, non stiamo parlando di soluzioni facili, anche se credo che la democrazia sia l'unica strada percorribile, spesso tramite ripetuti fallimenti e lunghe metamorfosi, ma resta ancora il sistema relativamente più equo... nonostante il rischio di degenerazione capitalista.
D'altronde, dopo il conclamato fallimento del comunismo e la crisi del socialismo reale, credo che sia la soluzione meno ingiusta e più percorribile.
:bye:

PS(tutti i paesi di cui parliamo sono, ufficialmente, repubbliche democratiche o monarchie costituzionali, ma nella realtà sono regimi antidemocratici, oligarchici o dittatoriali... poco cambia)


and1966 [ Sab 12 Feb, 2011 18:20 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
A parte il fatto che lo Yemen è una repubblica....

certo, non ci si può che rallegrare della caduta dei dittatori.

Però, resta tutto aperto il problema di come conciliare la democrazia parlamentare con la struttura economica e sociale di paesi in cui il libero mercato e la contrapposizione capitale-lavoro non esistono, o perlomeno non hanno la stessa importanza storica avuta in Occidente.

Spesso si assiste allo spettacolo di democrazie in cui i partiti non rappresentano diverse istanze politiche, sociali, programmatiche, ma tribù, etnie o religioni diverse.

E' chiaro che in quelle circostanze ci vuol poco a far degenerare la situazione, e si finisce per pensare che la dittatura sia preferibile alla guerra civile, o comunque al disordine.

L'Islam deve dotarsi di un proprio modello democratico, che non deve essere necessariamente scopiazzato dall'Occidente. Compito tutt'altro che semplice. Sono moderatamente pessimista.


A mio avviso, la risposta a tutti i fermenti, contraddizioni tormenti ed inquietudini di quei paesi è in quella frase in neretto. Punto. :bye:

Quanto all' auspicio, io sono estremamente pessimista. Se ne parlerà in termini di generazioni, e non certo di pochi anni.


burjan [ Sab 12 Feb, 2011 19:31 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
marvel ha scritto: [Visualizza Messaggio]
[
Credo che la Tunisia, nella trasformazione, possa essere avvantaggiata dalla occidentalizzazione radicata dall'influenza francese.
L'Egitto è un po' più a rischio, anche se un "modello alla turca" potrebbe essere percorso.



Nella sostanza, concordo. Il modello turco ha sostanzialmente funzionato, perchè lì le regole istituzionali hanno... diciamo... radici profonde. In maniera draconiana, hanno risolto il problema della società multietnica; ma non tutto fila liscio. Ora le cose sembrano essersi assestate su un modello bipolaristico in stile occidentale, con il CHP a sinistra e l'AKP a destra; ma di strada ne hanno ancora da fare. La Turchia, in ogni modo, non è un paese arabo.

L'Egitto è ancora troppo condizionato dalla dittatura nasseriana; l'anomalia è quella di una classe militare che si è resa levatrice dello sviluppo, come in tanti paesi del Terzo Mondo, andando a leccarsi le dita dopo averle messe nel piatto. Adesso tocca alla società civile, non sarà semplice.

Per me, ci vorrebbe un arresto del bopm demografico ed un vero sviluppo economico. Quando la fame è soddisfatta, si può parlare di democrazia.

In Tunisia tutto sembra un pò più difficile.


and1966 [ Sab 12 Feb, 2011 20:03 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


marvel [ Sab 12 Feb, 2011 20:17 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


... e lo è nel vero senso della parola. :roll:


burjan [ Dom 13 Feb, 2011 15:24 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


Non mi risulta che nel Sud-Est asiatico buddista, o nell'Africa subsahariana animista, le cose vadano meglio per la democrazia. Molti paesi latinoamericani cattolicissimi vi hanno approdato da poco e a passi ancora incerti.

Il problema è ancora lo stesso, dal 1960: costruire istituzioni democratiche in paesi in cui le fratture non sono le stesse delle democrazie liberali dell'Occidente. Paesi spessissimo creati sulla carta, non rispondenti a vere e proprie nazioni.

Nessuna cultura è meno democratica storicamente di quella giapponese, eppure lì la democrazia c'è. Perchè il Giappone è una nazione vera e perchè han risolto il problema pane.
Il secondo stato islamico del mondo, l'India, è una democrazia, in cui non esiste un partito islamico.


marvel [ Dom 13 Feb, 2011 16:18 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
burjan ha scritto: [Visualizza Messaggio]
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ragazzi, parliamoci chiaro: dove l' Islam é maggioranza, il cammino verso un sano laicismo é piu' in salita del K2. E questo perché, per mille e uno motivi, la religione islamica da sempre é anche lifestyle, non solo in termini di codici applicati, ma anche di ben piu' profonde e radicate convinzioni.

Lo stesso Ataturk Kemal Mustapha, non ha potuto certo fare, all' epoca, lo Stalin d' Oriente, perchè comunque mettersi contro la religione ed i vertici religiosi, é una bomba


Non mi risulta che nel Sud-Est asiatico buddista, o nell'Africa subsahariana animista, le cose vadano meglio per la democrazia. Molti paesi latinoamericani cattolicissimi vi hanno approdato da poco e a passi ancora incerti.

Il problema è ancora lo stesso, dal 1960: costruire istituzioni democratiche in paesi in cui le fratture non sono le stesse delle democrazie liberali dell'Occidente. Paesi spessissimo creati sulla carta, non rispondenti a vere e proprie nazioni.

Nessuna cultura è meno democratica storicamente di quella giapponese, eppure lì la democrazia c'è. Perchè il Giappone è una nazione vera e perchè han risolto il problema pane.
Il secondo stato islamico del mondo, l'India, è una democrazia, in cui non esiste un partito islamico.


Beh, no, l'India islamica proprio no.
La popolazione indiana è a grande maggioranza di religione induista (80%, corrispondente a circa 800 milioni di indiani), la seconda comunità religiosa della nazione è quella dei musulmani che assommano al 13% della popolazione totale dell'India.

Forse volevi dire l'Indonesia dove, per altro, ci sono sia partiti laici e partiti islamici.

Inoltre sia l'India che il Giappone sono i classici esempi di stati in cui l'occidente ha esportato la democrazia con successo! 8))

Volenti o no, bisogna ammettere che, invece, spesso e volentieri la democrazia si è riuscita ad affermare, attraverso 1000 difficoltà, peripezie e ricadute, anche in quei paesi dove è stata introdotta "forzatamente"!

E lo sai perché questo continuerà ad accadere?

Perché la gente impara ad apprezzare la libertà, perché generazione dopo generazione la gente aspira ad una vita migliore e giusta per i propri figli, e solo se c'è libertà ci si riesce. E anche se in alcune fasi la corruzione può dilagare, anche se possono esserci dei periodi bui, alla fine la democrazia riesce a trovare delle soluzioni, diventa qualcosa di irrinunciabile che tutti (o quasi) vogliono tenersi stretta e difendere.

Sotto delle interessanti mappe.

I Paesi evidenziati in blu vengono definiti "Democrazie Elettorali" nel rapporto di Freedom House del 2006.
800px-freedom_house_electoral_democracies_2006

La mappa riflette le conclusioni dell'inchiesta della Freedom House del 2007, relativa allo stato della libertà nel mondo nel 2006.
800px-freedom_house_world_map_2007


burjan [ Dom 13 Feb, 2011 19:13 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
L'Indonesia è il paese con il maggior numero di musulmani in valore assoluto. L'India, sia pure col 13% della popolazione, come dici te e come so bene, viene al secondo posto. In molte aree, i musulmani rappresentano la maggioranza.

Sono d'accordo sulla tua analisi: una volta assaporata, in genere la libertà è irrinunciabile. Può anche essere esportata, ma l'esportatore deve conoscere molto bene usi e costumi del posto per avere successo.


and1966 [ Dom 13 Feb, 2011 21:38 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
A mio avviso, i migliori cambiamenti, anche se piu' lenti, avvengono sempre da dentro.

Certo, sperare che per questi paesi il web e l' Iphone (che tante passioni suscitano da quelle parti ....) possano piu' di Voltaire, della révolution e dei vari antitotalitarismi occidentali del secolo scorso personaggi ed eventi che da quelle parti sono invece scivolati via senza lasciare traccia, soggiogati e letteralmente messi all' angolo dall' ingerenza religiosa, mi fa sorridere (molto amaramente ....) ma tant' é, si fa di necessità virtu'.

Purtroppo, i risultati ad oggi poco concreti della rivoluzione verde iraniana non mi rendono gran che ottimista. Anzi, l'ho già detto, vedo comunque nero o grigio molto scuro. :(

Molti auguri comunque alle popolazioni citate, i loro aneliti di democrazia mi ricordano tanto il

"si sta come d' autunno sugl'alberi le foglie."


marvel [ Mar 15 Feb, 2011 15:57 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
La maglia nera ce l'ha il regime iraniano, una vergogna per un popolo che è tra i più moderni e culturalmente progrediti di tutta l'area!
Gli iraniani meritano una democrazia, ne ho conosciuti diversi e tutti mi hanno confermato quanto il popolo sia lontano sia dalla classe politica che dalle frange estremiste islamiche che, però, riescono a controllare e condizionare l'intero paese!

Iran, i conservatori: "Impiccare Mussavi e Karrubi". Due morti durante le manifestazioni

Gruppi di deputati iraniani conservatori hanno chiesto a gran voce oggi di "impiccare Mussavi e Karrubi", i leader dell'opposizione, mentre la normalità è tornata nelle strade di Teheran e delle altre grandi città del Paese dopo gli scontri di ieri tra forze di sicurezza e migliaia di manifestanti anti-governativi, con un bilancio che secondo un affidabile sito di notizie è salito a due morti, diversi feriti e decine di arresti. "Morte a Mussavi", "Morte a Karrubi" e "Morte a Khatami", l'ex presidente riformista, sono gli slogan che i parlamentari dello schieramento conservatore hanno gridato in aula, dopo che il presidente dell'assemblea, Ali Larijani, aveva tenuto un discorso in cui accusava i leader della protesta di essersi fatti "strumento degli Usa e del regime sionista", cioé Israele.

Il procuratore generale, Gholamhossein Mohseni-Ejei, ha detto che la magistratura punirà "in tempi rapidi e con severità chi è dietro agli incidenti di ieri". Il capo della polizia, Ahmad Reza Radan, ha ammesso che negli incidenti una persona è morta e nove agenti sono rimasti feriti, ma ha affermato che essi sono stati uccisi da manifestanti appartenenti ai Mujaheddin del Popolo (Mko), la principale organizzazione di opposizione armata. "Ora le mani dei sediziosi sono sporche di sangue", ha aggiunto il capo della polizia, riferendosi ai capi dell'opposizione.

Secondo il sito di notizie Tabnak, il numero dei morti è salito a due, con il decesso oggi in ospedale di uno dei feriti, di cui pubblica la fotografia. Testimoni e siti dell'opposizione avevano detto ieri che migliaia di oppositori erano tornati a manifestare dopo quasi 14 mesi a Teheran, Isfahan, Shiraz e altre città iraniane, rispondendo ad un appello dei loro leader per esprimere solidarietà alle rivolte in Egitto e Tunisia. Le stesse fonti hanno detto che le forze anti-sommossa sono intervenute per disperdere la folla, usando gas lacrimogeni e sparando in aria.

15 febbraio 2011


marvel [ Mer 16 Feb, 2011 09:27 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Bell'articolo, di cui consiglio la lettura, che fondamentalmente concorda con la tesi di Luisito sul boom demografico. :bye:


La crisi nordafricana e il riscaldamento globale
SCRITTO DA CLAUDIO COSTA IL 16 - FEBBRAIO - 2011 su http://www.climatemonitor.it

Sono tornato da poco da una vacanza in Egitto, appena in tempo direi, perché il giorno dopo il mio rientro e cioè il venerdì di preghiera 21/01/2011 sono iniziati i disordini al Cairo. Sulla cause della crisi in Nord-Africa ho letto di tutto, mi ha colpito in particolare un’analisi di Steph dove troverete i link ai riferimenti. Steph sottolinea alcuni fattori, non certo gli unici, direttamente o indirettamente scatenanti la crisi. Tra questi vorrei commentare quelli legati al rincaro del grano e quindi al clima perchè la siccità in Russia (2010) e in Australia (2009-2010) ha determinato un rialzo (e anche una speculazione aggiungo io) sul prezzo del grano e quindi delle farine da panificazione.

Cito una sintesi :

Quel che sta succedendo in questo inizio 2011 in Nordafrica e forse in Medio Oriente è prima di tutto una conseguenza del domino rally al lavoro favorito da un mix esplosivo: forte popolazione urbana e in crescita in un contesto in via di [...] Assenza di democrazia e anelito a più libertà e giustizia + popolazione piuttosto giovane con poche opportunità economiche + esplosione delle connessioni e degli allacciamenti a reti telematiche e degli abbonamenti ai cellulari. Questi i sogni [...] Algeria, Tunisia, Egitto e poi possibili “prove d’allenamento” in Yemen, Siria, Giordania [...], mentre in Cina viene oscurata la voce “Egitto” dal web…
Perché proprio adesso e lì?
C’è una possibile causa scatenante o esacerbante?La risposta sta nel pane. Come spesso succede, è proprio l’alimento alla base dei bisogni primari a far da detonatore a rivolte sociali.
Perché il pane?
Il prezzo del pane (e quindi, per molti, la possibilità di acquistare un alimento alla base della piramide) è sovvenzionato ampiamente dal governo e dipende fortemente dal prezzo di una delle principali commodity mondiale, il grano: questo, a sua volta, dipende da domanda nazionale e offerta internazionale. L’Egitto non è uno dei principali esportatori di grano, ma è il secondo maggior importatore su scala globale (rank qui). Importa il 40% del suo cibo consumato e il 60% del grano. Già questo ci fa intuire come sia fortemente dipendente da questo bene, fortemente perché ne importa moltissimo e perché gli egiziani sono tanti e con un livello economico in crescita: è pur vero che più cresci, meno salario relativo usi per comprarti il pane,… Il prezzo delle principali commodities lo potete vedere qui: quello del grano è aumentato del 50-70% dalla scorsa estate (il grafico qui mostra un 56% in più fra luglio 2010 e dicembre 2010). Fu già alto nel 2008 (e ci furono scontri anche allora), ma adesso ha fatto da vero e proprio detonatore. Classica goccia.


Molti esperti hanno parlato dell’aumento del prezzo del grano come fattore scatenante le rivolte nordafricane. In realtà come sottolineato all’inizio dell’articolo in questi paesi c’è stata una esplosione demografica incontrollata ed irresponsabile. Secondo i dati Onu del “World Population Prospects”, dai circa 75 milioni di abitanti del 1975, la popolazione di Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia è passata ad oltre 158 (il professor Giuseppe Gesano dell’Istituto di Ricerche Demografiche e Politico-sociali del Cnr, stima che nel 2030 questa cifra lieviterà a 210 milioni).
In Egitto in particolare nasce un bambino ogni 30 sec. Nel 1985 la popolazione si fermava a 40 milioni: oggi è il doppio, un flusso inarrestabile, che potrebbe portare la popolazione in poco tempo a 160 milioni di persone, ma la terra, e il lavoro non sono raddoppiati. Il risultato è che ci sono masse di milioni di giovani disoccupati, e che il 70% della popolazione vive nell’indigenza e nell’arretratezza. Sono rimasto veramente colpito da queste moltitudini di ragazzi seduti sui marciapiedi a far niente, a fumare o a mangiare canna da zucchero. In Egitto ho visto molta povertà: nelle zone rurali le case sono fatte di mattoni di fango crudi, le case dei nubiani hanno la sabbia come pavimento e le frasche come tetto. L’agricoltura non è meccanizzata ci sono pochissimi trattori e sono piccoli e poi centinaia di carretti di asinelli o buoi da traino, irrigano a scorrimento ( che è un sistema inadeguato al clima) zappano e potano a mano. Ho conosciuto Jamal che ha 14 fratelli e mi ha confidato che sono poveri (anche in Italia con 14 figli si diventa poveri). Il presidente Mubarak ha tentato di arginare il fenomeno con una legge che toglieva l’assistenza ai figli dopo il terzo figlio, (in Cina tassano la famiglia dopo il primo figlio ed è stata una legge molto efficace nell’evitare la crescita demografica) tentativo molto osteggiato proprio dai fratelli musulmani.

Continuo a citare l’analisi di Steph:

Perché questo aumento? Diverse le cause, molte commodities hanno subito una recente impennata, ma quelle agroalimentari sono soggette anche e soprattutto ai capricci meteorologici. E qui arriviamo alla goccia mancante o debordante.
Fra i principali giganti esportatori di grano, ci sono Russia e Australia: l’una martoriata la scorsa estate dalla ballardiana (Per chi non lo sapesse per ballardiana Steph intende una situazione simile ai romanzi del noto scrittore di fantascienza J Ballard) e terribile “terra bruciata”, l’altra dai ballardiani e recenti “deserti d’acqua” (ma non che gli USA se la stiano poi passando benissimo in tal senso, fa maltempo e destinazione per biofuels…).
Lo scorso agosto già si subodoravano le conseguenze, sulla produzione e quindi anche sul prezzo del grano, della rovente e siccitosa stagione della Russia occidentale. E infatti…Recentemente sono stati evidenziati gli effetti, sempre sulla produzione e sul prezzo del grano (ma anche dell’energia), delle inondazioni del Queensland in Australia


Mi fa molto piacere che Steph oltre ai problemi metereologici in Russia e in Australia, sulle cause del rincaro del grano, abbia citato anche la produzione di biofuel in USA. In realtà il problema della competizione alimentare va esteso a tutte le colture dedicate alla produzione di bioenergia ed anche di bioplastica, in tutto il mondo anche in Italia. Non perché si utilizzi il grano per produrre bioenergia ma perché si utilizzano terreni agricoli per produrre colture energetiche anziché grano o riso, o mais o foraggio ecc. Quindi anche tutti i coltivi lombardi dedicati a pioppelle per il cippato, orzosilos e silomais granella di mais e sorgo per produrre biogas, olio esausto per biocarburante e addirittura mais per fare i pellets da stufa sono sottratti alla produzione alimentare compresa quella zootecnica e quindi creano un buco di produzione che viene colmato con la coltivazione di nuove terre ottenute con la deforestazione. Lo stesso dicasi per l’esplosione della zootecnia nei paesi in via di sviluppo che determina una maggior richiesta di cereali e quindi di terreni agricoli per la produzione di mangimi.

Nel sud dell’Egitto vicino ad Abu Simbel ho visitato il megaprogetto idrico “Toshka” per lo “sdoppiamento” del Nilo, un canale irriguo che si vede nell’immagine e che dovrebbe scendere parallelamente al Nilo dal lago Nasser fino ad Alessandria per 1200 km nel deserto, tenendo una distanza media di 60-80 Km dal Nilo.
Nessuno sa dire con esattezza a quando risalga l’idea di un progetto così impegnativo. C’è chi afferma che essa venne addirittura negli anni Trenta a un gruppo di esploratori italiani capeggiati dal conte Raffo e da Paolo Caccia Dominioni che avevano rinvenuto un antico ramo del Nilo, ormai prosciugato, che scorreva nella depressione di Toshka, ad ovest di Abu Simbel. Qualche anno fa alcuni archeologi che eseguivano scavi nelle oasi di Kharga e Dakhla hanno scoperto due immense reti di canalizzazione sotterranea risalenti al 600 ac.
Il progetto dovrebbe assorbire parte della massa di disoccupati egizi e aumentare la produzione agricola, ma per ora si è costruita una tratta di solo 80 Km, e ci sono problemi di fertilità, di tecniche di irrigazione e di colonizzazione. Sono infatti pochi i giovani della megalopoli del Cairo ad andare a vivere nel deserto lontano mille km. Per migliorare la fertilità spandono sul terreno desertico il limo (seccato) drenato dalla diga di Assuan. Un altro progetto idrico molto ambizioso è la realizzazione del discusso “Great Man Made River Project”, la gigantesca rete di condutture voluta da Gheddafi per pompare acqua fossile dalle profonde falde del Fezzan nel deserto libico fino alla costa in Tripolitania.

Ma torniamo alla crisi del grano e all’analisi di Steph

“A scanso di equivoci: non voglio arrivare ad asserire che la causa di quel che succede in Nordafrica sia da attribuire al GW (via le connessioni causali elencate sopra). Sarebbe mero determinismo e riduzionismo. Al contrario: penso che il GW possa aver esacerbato le condizioni al contorno che, indirettamente, hanno portato a quel che c’è.
Riassumendo:
insicurezza alimentare – in questo contesto – significa insicurezza politica: in Tunisia la rivolta è stata proprio per il pane, in Egitto probabilmente si stanno sommando sia l’aumento del prezzo del pane (per i motivi spiegati sopra) che una sorta di “effetto dimostrativo” di ispirazione e imitazione favorito dal domino rally della tecnologia, in un contesto come quello segnalato ad inizio post.


Certo che siccità e alluvioni abbassano le rese di produzione, ma sono eventi meteorologici, che si alternano, ad es il 2009 è stato un anno di produzione agricola eccezionale. Può darsi invece che con il riscaldamento globale (a prescindere dalle cause) i fenomeni dannosi all’agricoltura possano in futuro aumentare e pesare sulle popolazioni ai margini del collasso per povertà ed esplosione demografica, come quelle del nord Africa. Ma se analizziamo i trend di lungo periodo questo ancora non è successo. Le produzioni agricole sono aumentate negli ultimi 30 anni, sia in totale sia all’ettaro, come le temperature.
Le cause di questi aumenti produttivi però sono molto difficili da distinguere sono vincolate all’aumento della meccanizzazione, ai sistemi irrigui sempre più razionali, al mercato e anche al clima. Non tutti concordano sul fatto che un aumento del CO2 e delle temperature determini un calo delle produzioni agricole. Qui i fratelli Idso analizzano 10 peer review dove si dimostra sperimentalmente che su grano, piselli, erba medica, ananas ecc l’aumento del CO2 avrà un beneficio nell’agricoltura. Ci sono infatti, anche delle previsioni positive sul cambiamento climatico globale, soprattutto se l’uomo praticherà gradualmente degli adattamenti ai cambiamenti. Uno di questi scenari prevede un notevole aumento di piovosità e di copertura vegetale, e di conseguenza con un miglioramento generale delle condizioni di vita delle persone.
Secondo R. Adams il sistema globale di produzione agricola durante il cambiamento climatico a lungo termine appare in grado di continuare le attuali produzioni elevate senza nessuna minaccia globale alla sicurezza alimentare, anche se potrebbero esserci dei disturbi regionali. Certamente il riscaldamento globale può dare problemi nelle produzioni agricole in alcune aree, ma lo studio del clima del passato ci insegna che nei periodi caldi si ha la massima esplosione della vita vegetale e animale e all’interno delle fasi calde interglaciali il limite massimo delle foreste settentrionali può alzarsi anche di 300 km.
In conclusione penso che se gli egiziani fossero ancora 40 milioni come 25 anni fa, avrebbero meno problemi legati alla povertà, resterebbero certamente i problemi legati alla libertà e gli errori di un sistema corrotto. Quindi la vera causa della crisi egizia, così come negli altri paesi nordafricani, va ricercata nell’esplosione demografica non nei cambiamenti climatici, le crisi del pane sono solo la goccia che fa travasare un vaso pieno di povertà.


and1966 [ Mer 16 Feb, 2011 10:21 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Risiamo sempre lì, chi gli dice di fare 14 figli anche se non ci sono le condizioni per mantenerli? Il Libro Sacro, che i fratelli Mussulmani seguono alla lettera tanto che vorrebbero far diventare l' Egitto come l' Iran. Una repubblica islamica (= codice di legge, la shaharia, ovverosia la diretta emanazione dei principi giuridici che ci sono nel Corano).

Unica differenza? La "corrente", in Iran sono sciiti, in Egitto, sunniti, cosi' come Algeria e Tunisia, paesi anch' essi nel mirino dell' integralismo, in particolare salafita (= che vuol dire, adepto della vecchia ortodossia islamica).

Questi sono tutti paesi che fino a 20/30 anni fa, con le prime migrazioni di massa in Europa (quelli francofoni per la verità avevano già un legame ben piu' forte, pur controverso, con la vecchia "madrepatria"), avevano assaggiato un concetto di ampia libertà (non di autodeterminazione, quella, non prevarrà finchè il concetto di ummah islamica, cioè di nazione, letteralmente schiaccerà il concetto di singolo individuo). Il rigurgito dei fondamentalismi invece, sta colpendo duro.

Ora stanno pericolosamente regredendo, "grazie" anche alle spinte fondamentaliste, adeguatamente foraggiate dall' immenso potere dei petrodollari del wahabitismo saudita (quelli che, per capirci con un esempio banale, hanno finanziato la dismissione dei vigneti francesi in Algeria, in quanto produttori di peccaminosi vini da taglio ..... :roll: ). E' inutile guardare ai "progressi" indotti dal web e dall' iphone, quelli sono progressi "di facciata", il vero cambiamento (cioè il principio di autodeterminazione e di centralità dell' individuo) non si acquisisce con un po' di bit a spasso per l' etere o un chip al silicio!

E per i satrapi wahabiti, aizzare il popolo sempre piu' affamato contro "l' altro", distoglie dal vero giogo, che é poi quello loro.

Ci sarebbe da parlare per ore, ma mi fermo qui.

Ah, p.s.: attenzione ai due mega progetti “Great Man Made River Project” e "doppio Nilo", la famosa guerra dell' acqua che tanti analisti preconizzano come il vero "casus belli" generale, potrebbe partire proprio da qui. Infatti, la Libia ha già forti attriti con l' Algeria, cui sta succhiando acqua da sotto i piedi, essendo l' immenso serbatoio sahariano comunicante, e lo stesso Sudan (e l' Etiopia) hanno in serbo progetti di captazione che rendrebbero già il Nilo povero al suo ingresso in Egitto.

Speriamo bene, ma ..... :? :(


marvel [ Mer 16 Feb, 2011 16:03 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Tensione in Libia, polizia disperde i manifestanti antigovernativi: 38 i feriti a Bengasi


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Sono trentotto le persone rimaste ferite negli scorsi che si sono verificati nella notte tra martedì e mercoledì a Bengasi, in Libia, tra manifestanti e forze dell'ordine, alla vigilia della cosiddetta Giornata della collera. Lo riferiscono alla France Presse fonti ospedaliere. Un precedente bilancio, diffuso dal quotidiano locale Quryna, parlava di 14 feriti. Le forze dell'ordine sono intervenute per mettere fine agli scontri tra sostenitori del leader libico Gheddafi e dei "sabotatori", infiltrati per reclamare la liberazione di un avvocato. Martedì i familiari dei detenuti uccisi nel 1996 in una sparatoria nella prigione di Abu Slim, a Tripoli si sono radunati davanti a un commissariato di Bengasi per chiedere la liberazione del loro coordinatore, l'avvocato Fethi Tarbel. Secondo Human Rights Watch, furono almeno 1.200 i prigionieri uccisi dalle forze dell'ordine, in circostanze ancora poco chiare. Da anni le famiglie, di cui la maggior parte è originaria di Bengasi, non smettono di chiedere giustizia. Le forze dell'ordine sarebbero intervenute per mettere fine agli scontri. Arrestato per motivi ancora non precisati, Tarbel è stato rilasciato su pressione delle famiglie, precisa il giornale Qurina, vicino al figlio di Gheddafi, Seif Al-Islam. Tuttavia, dopo il rilascio del legale, i familiari sono rimasti sul posto e altre persone si sono unite a loro, spingendo così le forze dell'ordine a disperderli con la forza, secondo il sito Libya al-Youm. Secondo questi siti, i dimostranti hanno scandito slogan contro il regime, quali "Bengasi svegliati, è il giorno che aspettavi", "il sangue dei martiri non è stato versato invano", o ancora "il popolo vuole metter fine alla corruzione". Poco dopo, centinaia di sostenitori del regime hanno manifestato sempre a Bengasi, seconda città del paese, 1.000 chilometri a est di Tripoli, ma anche a Sirte, Sebha e a Tripoli, secondo quanto mostrato dalla televisione di Stato.


marvel [ Gio 17 Feb, 2011 22:44 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
C'eravamo dimenticati del piccolo Bahrain.
Il bello è che in TV, con tutto quello che sta succedendo, si sono tutti preoccupati per il Gran Premio che dovrà esserci tra qualche settimana... :roll:

Dieci morti nelle proteste in Libia, scontri in Bahrain. Suez bloccato alle navi da guerra iraniane
17 febbraio 2011 - www.ilsole24ore.com

Nuove tensioni in Medio Oriente. Nelle ultime 24 ore ore in Libia, Barhain, Yemen, Iran, Israele e Algeria si sono registrati numerosi scontri tra manifestanti e autorità dell'esercito. Scontri che seguono il focolaio di proteste delle ultime settimane che hanno costretto i presidenti di Egitto e Tunisia a rassegnare le dimissioni.

Cresce il movimento libico anti-Gheddafi: dieci morti
Sono almeno 10 i morti negli scontri i Libia per la Giornata della collera contro il regime di Muammar Gheddafi, dove i manifestanti chiedono da ieri un cambio di regime. Secondo i siti dell'opposizione Al Youm e Al Manara, ci sono stati sei morti e Bengasi e almeno quattro nella vicina Al Beida, nell'est del Paese. Le notizie riportate dall'Agenzia France Presse (secondo Reuters i morti sarebbero otto) non possono però essere verificate in modo indipendente. L'invito a manifestare seguendo l'esempio delle rivolte popolari in Tunisia ed Egitto era stato lanciato con un tam tam via Internet, nel quinto anniversario della sanguinosa repressione del 2006 a Bengasi dopo l'assalto al consolato italiano. E a Bengasi, la seconda città libica, hanno manifestato tra gli altri gli avvocati che davanti a un tribunale hanno chiesto una nuova Costituzione.Ad Al Beida gli scontri sono scoppiati al termine dei funerali di due giovani uccisi nelle proteste di mercoledì. Il giornale Quryna, vicino al figlio di Gheddafi Seif al-Islam, ha confermato solo due morti nella città orientale.
Notizie di scontri tra polizia e manifestanti anti-regime arrivano anche da Ajdabya, nell'est della Libia, dove questa mattina un gruppo di manifestanti ha sfilato per le vie del centro e ha dato fuoco ad alcuni uffici governativi. Situazione tranquilla a Tripoli, dove nella centrale Piazza verde si sono visti solo sostenitori di Gheddafi che sventolavano le bandiere verdi della Giamahiria. Ma da Zenten, a sud-ovest della capitale, ci sono state manifestazioni anti-Gheddafi in piazza con un edificio dato alle fiamme.

La polizia spara tra la folla in Bahrain
In Bahrain un gruppo di manifestanti continua a chiedere le dimissioni del governo. Nella notte la polizia ha reagito sparando gas lacrimogeni e proiettili a pallettoni. Secondo un medico del posto ci sarebbero almeno tre morti e numerosi feriti, trasportati al Medical Complex Salmaniya. «La brutale violenza che abbiamo visto oggi non dà nessuna possibilità per il governo a continuare», ha detto Mohamed Almizal, parlamentare anziano del gruppo musulmano a maggioranza sciita di Al-Wefaq. «È troppo tardi. Un governo che uccide il proprio popolo non è legittimo». Il dissenso in Bahrain, sede della quinta flotta della Marina degli Stati Uniti, segue la caduta dei governanti autocratici dai movimenti popolari in Egitto e Tunisia e segna la diffusione di disordini nel Golfo Persico, dove si produce la maggior parte del petrolio del Medio Oriente.


Cinque feriti in Yemen
In Yemen cinque persone sono rimaste ferite durante gli scontri avvenuti a Sanaa tra manifestanti antigovernativi e sostenitori del regime. La polizia è intervenuta sparando colpi di avvertimento per disperdere la folla. Lo riferisce un corrispondente dell'Afp. I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh che guida il paese da 32 anni.

Un ruolo chiave nelle proteste è giocato anche dall'Iran che il 14 febbraio ha schierato le forze della sicurezza per reprimere una manifestazione di opposizione organizzata per manifestare solidarietà alle proteste in atto nel Medio Oriente. La parte sciita del Barhain è vicina all'Iran, mentre la famiglia regnante (sunnita) è vicina all'Arabia Saudita, alleato degli Stati Uniti e principale produttore mondiale di petrolio.

Bloccato il passaggio dal Canale di Suez a navi da guerra iraniane
Intanto è stato annullato il passaggio attraverso il Canale di Suez di due navi da guerra iraniane che da ieri incrociano nel Mar Rosso. Lo riferiscono fonti dell'autorità del Canale, spiegando che la richiesta è arrivata dal rappresentante delle due imbarcazioni. Le due navi da guerra, una fregata e una nave rifornimenti, Asam e Kharg, incrociano da ieri nelle acque del Mar Rosso, facendo salire la tensione della regione. Israele ha accusato Teheran di «provocazione», sostenendo che le due navi dovevano risalire il canale per recarsi in Siria.

Il capo dell'autorità giudiziaria iraniana, l'ayatollah Sadegh Larijani, ha accusato i leader dell'opposizione di «tradimento» e di essere sostrenuti da «sionisti, Stati Uniti e Regno Unito».

«Il tradimento dei capi della rivolta è visibile a tutti - ha dichiarato Larijani, citato dall'agenzia ufficiale Irna - questo gruppo di Kharavej (persone che si ribellano al potere religioso) deve sapere che (nonostante) la bontà islamica, noi non accettiamo che mettano in pericolo il regime». Negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli al regime per un processo rapido e una «punizione severa» contro l'ex premier Hossein Moussavi e l'ex presidente del Parlamento Mehdi Karoubi, responsabili di aver ispirato la manifestazione di piazza di lunedì scorso, in cui hanno perso la vita due persone. Nei giorni scorsi la televisione ha mostrato diverse manifestazioni in cui deputati o dimostranti hanno chiesto che «Moussavi e Karoubi vengano impiccati».

«Chiedo a tutti di permettere alla giustizia di agire nel rispetto della legge, nell'interesse del regime», ha aggiunto Larijani, annunciando poi di voler «impedire ai capi della rivolta di rilasciare dichiarazioni». «I capi della rivolta devono sapere che non hanno nessun posto nel Paese. La gente lo sa, perché sono sostenuti dai sionisti, dagli Stati Uniti e dal Regno Unito», ha aggiunto.

Tre palestinesi uccisi in scontri con polizia israeliana
Tensioni anche in Israele. Tre palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte in uno scontro con soldati israeliani al quale hanno preso parte anche l'aviazione e la marina nel Nord della striscia di Gaza, vicino a Bet Lahiya. Secondo fonti palestinesi i tre, sui 20 anni d'età, si sono scontrati con le truppe israeliane mentre cercavano di infiltrarsi in Israele. Secondo fonti militari in Israele sono stati invece sorpresi mentre cercavano di deporre una mina vicino al reticolato di confine, pattugliato dall' esercito. Allo scontro hanno preso parte un elicottero e un guardacoste della marina. Fonti della sanità palestinese hanno detto che i corpi dei tre uccisi sono stati recuperati stamattina. Non è stata precisata finora l'organizzazione di appartenenza. Lo scontro si è verificato dopo alcuni giorni di calma relativa sul confine tra Israele e Gaza e ha fatto di nuovo risalire la tensione nell'area.

Sale il prezzo del greggio
Sullo sfondo delle tensioni i prezzi del petrolio sono ancora rialzo sui mercati asiatici. Il Wti con consegna a marzo ha chiuso a 84,99 dollari, in progresso di 67 centesimi dopo aver toccato anche quota 85,25 dollari. Il Brent del mare del Nord con consegna ad aprile, invece, ha guadagnato 2,14 dollari 103,78, ma durante la seduta si é spinto fino a 104,52 dollari, ai massimi dal settembre 2008.

da: http://www.ilsole24ore.com/art/noti....shtml#continue


and1966 [ Ven 18 Feb, 2011 08:37 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Quello che succede in Baharain è un preview di quelli che saranno i veri, grandi problemi degli stati arabi petrodipendenti.
Laggiù l' oro nero è in rapido esaurimento (come a Dubai, negli EAU, d'altronde) e, "morto l' Cristo, spenti i lumi", finita la pressoché fonte unica di reddito saranno guai grossi, perchè chi ha assaggiato un minimo di benessere, giustamente non ci sta a tornare indietro.

Gli illuminati sheik di Dubai (la famiglia Al Makhtoum), davvero molto avanti, non si sono limitati alle solite stravaganti particolarità di quei mondi (la pista di sci coperta su tutte), ma hanno tentato di creare comunque un diversivo (anche se la crisi di due anni fa ha disilluso parecchi investitori).

Vedremo un po' .... intanto stamani benzina ad 1,51 € e gasolio a 1,39 € (al litro ....) :bye:


marvel [ Dom 20 Feb, 2011 18:57 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Aggiornamento della situazione, a Tunisia ed Egitto si aggiungono molti altri fronti della "protesta".

La Libia è nel caos, razzi Rpg sulla folla: almeno 258 le vittime


Sono 258 i morti e 800 i feriti negli scontri a Bengasi. Lo ha riferito un attivista dei diritti umani alla tv Al Jazira aggiungendo che sono stati sparati anche razzi RPG e mitragliate dagli elicotteri. Nella città della Cirenaica non si sa chi comanda ha affermato il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli, secondo il quale nella capitale "l'atmosfera è tranquilla e si vedono solo piccoli cortei di sostegno aGheddafi". Ad Al Baida, nell'est estremisti islamici, che sifanno chiamare 'l'emirato islamico di Barkà, tengono in ostaggio elementi dei servizi di sicurezza e cittadini. Secondo un attivista, Miftah Saleh, a Shahat sarebbe in azione un centinaio di mercenari provenienti da Ciad e Nigeria e 30 sono stati catturati dai manifestanti. Google ha reso disponibili dei numeri con i quali arrivare a Twitter, per consentire ai libici di comunicare anche col blocco di Internet. La Farnesina esclude tassativamente i viaggi in Cirenaica.

La Farnesina: "No tassativo ai viaggi in Cirenaica" - In considerazione della gravità della situazione in Cirenaica, in particolare nelle città di Bengasi, Ajdabya, Al Marj, Al Beida, Derna e Tobruk, la Farnesina "sconsiglia tassativamente qualsiasi viaggio non essenziale nella Regione". Recita così l'ultimo avviso particolare sulla Libia pubblicato oggi sul sito della Farnesina viaggiare sicuri.

Il Vescovo di Tripoli: "A Bengasi non si sa chi comanda" - "Non siamo in grado di sapere a chi appartengano in questo momento Bengasi e le altre città della Cirenaica": è quanto ha affermato il vescovo di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli. Nella capitale invece "l'atmosfera è tranquilla e stamane si vedono solo piccoli cortei di sostegno a Gheddafi", ha raccontato il presule. "Avevamo chiesto alle autorità libiche protezione per le chiese e i conventi della Cirenaica e ci hanno risposto che loro non possono fare niente", ha detto il vescovo. Monsignor Martinelli si è però dichiarato possibilista sull'evolversi della situazione. "Io penso che possa esserci una forma di riconciliazione. E' un Paese grande, è un Paese che non vuole guerre o conflitti", ha osservato. "Certo - ha precisato - ci deve essere un gesto di tolleranza da entrambe le parti"Un alto responsabile libico ha intanto fatto sapere che "un gruppo di estremisti islamici" tiene in ostaggio alcuni cittadini e membri delle forze dell'ordine "nell'est" della Libia. Il sequestro ha avuto luogo ad al Baida. "Un gruppo di estremisti islamici, che si fa chiamare 'Emirato islamico di Barka', tiene in ostaggio dei membri del servizio di sicurezza e alcuni cittadini", ha detto il responsabile libico a condizioni di anonimato. Il sequestro, secondo quanto si è appreso, è avvenuto "durante gli scontri degli ultimi giorni", ha aggiunto la fonte di Tripoli, sottolineando che il gruppo "chiede la revoca dello stato d'assedio imposto dalle forze dell'ordine per evitare che gli ostaggi siano uccisi".

La giornata si era aperta con la sospensione dei servizi internet in tutto il Paese da parte del governo; alcune televisioni locali sono state oscurate. I manifestanti hanno occupato l'aeroporto di Bengasi, teatro degli scontri più sanguinosi e dove venerdì è stata data alle fiamme la sede di una radio locale. Ma gli incidenti più gravi hanno avuto luogo nel pomeriggio. Le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla che, mentre partecipava a un corteo funebre, ha provato ad assaltare una caserma utilizzando anche bombe molotov. Google ha intanto messo a disposizione dei numeri con i quali arrivare a Twitter, per consentire ai libici di comunicare anche col blocco di Internet. Lo riferisce il sito Lybia Al Youm.

Aperta un'inchiesta sulle violenze - Il procuratore generale libico Abdelrahman Al-Abbar ha ordinato l'apertura di una inchiesta sulle violenze durante le manifestazioni anti-regime, in particolare nell'est del paese. Lo ha riferito una fonte informata alla France Presse. "Il procuratore ha ordinato l'apertura di una inchiesta sulle ragioni e il bilancio degli avvenimenti in alcune città e ha chiesto di accelerare le procedure per giudicare tutti quelli che sono colpevoli di omicidio o di saccheggi", ha detto la fonte.

Tripoli: "Stop alla lotta contro l'immigrazione se l'Ue incoraggerà le manifestazioni" - Le autorità libiche hanno convocato l'ambasciatore di un Paese dell'Unione europea a Tripoli per minacciare la fine della cooperazione nella lotta contro l'immigrazione, se la Ue continuerà a "incoraggiare" le manifestazioni nel Paese. Lo ha dichiarato oggi la presidenza ungherese dell'Unione. "Giovedì, l'ambasciatore ungherese è stato convocato a Tripoli. Gli è stato detto che se l'Unione europea continuerà a incoraggiare i manifestanti, la Libia sospenderà la cooperazione in materia di lotta all'immigrazione clandestina con la Ue" ha dichiarato il portavoce della presidenza ungherese dell'Unione europea, Gergely Polner. Dopo la convocazione dell'ambasciatore, "gli altri rappresentanti europei a Tripoli hanno ricevuto lo stesso messaggio" ha aggiunto. Le autorità libiche hanno voluto esprimere "il loro malcontento" dopo l'appello lanciato mercoledì dal capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, per il rispetto della "libertà di espressione" nel Paese, dove si susseguono le manifestazioni contro il colonnello Gheddafi. Ashton aveva anche chiesto a Tripoli di "ascoltare" i manifestanti" e di "evitare le violenze".

Berlusconi: non voglio disturbare Gheddafi - Silvio Berlusconi si dice preoccupato per quanto sta avvenendo in Libia, ma spiega di non aver sentito il suo amico Gheddafi per non "disturbarlo" in un momento così delicato. "Siamo preoccupati - dice il premier ai giornalisti - per tutto quello che sta accadendo lì in tutta l'area". A chi gli chiedeva se avesse sentito il colonnello, il premier ha risposto di no perché "la situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno".
Veltroni: silenzio dal nostro governo - "Il silenzio delle autorità italiane su quanto sta avvenendo in Libia è terribile e assordante. In pochi giorni ci sono stati quasi cento morti e non c'é stata ancora alcuna reazione ufficiale. Il grande sommovimento che, in nome del pane e della libertà, sta scuotendo l'Africa mediterranea è una cosa che riguarda direttamente l'Italia". Lo afferma l'esponente del Pd Walter Veltroni. "In Libia - sottolinea - un regime oppressivo e oggi violento non può agire contando sull'inazione italiana. E' necessario che in Parlamento l'opposizione e maggioranza esprimano la loro condanna. E' necessaria una posizione ferma del nostro Paese. Ogni ulteriore attesa sarebbe gravissima".
Casini: il governo riferisca - "In Libia èin corso un silenzioso massacro di giovani intellettuali e lavoratori che protestano contro un regime liberticida. Le autorità italiane assistono in modo silenzioso e forse imbarazzato nel ricordare le indegne sceneggiate a cui ci ha costretto ad assistere il colonnello Gheddafi sul territorio italiano con la sola voce indignata di una parte dell'opposizione. Chiediamo che il Governo riferisca in Parlamento al più presto su quanto sta avvenendo e che le Camere esprimano una condanna netta e ferma per atti di violenza perpetrati nei confronti di spontanee manifestazioni di protesta popolare contro un regime tirannico". Lo afferma il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini.

L'ondata di proteste popolari nata in Tunisia ed allargatasi all'Egitto sta continuando ad espandersi a macchia d'olio nel Medio Oriente e in Nordafrica.
Il momento risulta esser particolarmente difficile in Libia, ma non meno semplice appare essere in altri paesi del medio oriente.
In Bahrein, piccola monarchia del Golfo Persico, strategica per gli Stati Uniti perché ospita la quinta Flotta (fondamentale per la guerra in Afghanistan e la presenza Usa nella zona), il principe ereditario del Bahrein, Salman bin Hamad Al-Khalifa, ha ordinato alla polizia di "allontanarsi dagli assembramenti" dei manifestanti che hanno iniziato ad allestire le tende in piazza della Perla, cuore della protesta a Manama. Gli oppositori, principalmente membri della maggioranza sciita del Paese che protestano contro la casa reale sunnita, questa mattina hanno mostrato un atteggiamento di "prudente" apertura nei confronti dell'offerta di dialogo avanzata dal principe ereditario, ma hanno condizionato i colloqui alle dimissioni del governo, considerato responsabile dell'uccisione di alcuni manifestanti a Manama.
Nello Yemen scontri violenti hanno contrapposto manifestanti e sostenitori del regime intorno all'Università di San'a: uno studente è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e altri cinque sono rimasti feriti. Si tratta del primo morto nella capitale dall'inizio della contestazione contro il presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni. Un adolescente è rimasto ucciso, inoltre, in scontri tra forze di sicurezza e manifestanti ad Aden.
In Algeria, dove il potere teme uno scenario di rivoluzione alla tunisina, circa 200 persone hanno manifestato ieri nel centro di Algeri, malgrado un importante dispositivo di polizia. Secondo fonti dell'opposizione negli scontri sarebbe rimasto ferito e sarebbe caduto in coma Tahar Besbas, deputato del Movimento per la Cultura e la Democrazia (Rcd). La notizia è stata smentita dalla direzione della protezione civile.
Anche in Marocco la situazione è critica. Alcune centinaia di persone hanno iniziato a radunarsi a Casablanca e Rabat per partecipare alle manifestazioni di protesta previste per oggi in molte città del paese al fine di richiedere una serie di riforme politiche ed una limitazione dei poteri del re. "Libertà, dignità, giustizia", hanno urlato i manifestanti.
Nel Gibuti, tre dei principali dirigenti dell'opposizione sono stati arrestati, all'indomani degli scontri tra la polizia e i manifestanti che hanno fatto almeno due vittime. I tre arrestati, due dei quali sono stati rilasciati in serata, sono, rispettivamente, i presidenti del Partito nazional-democratico, dell'Unione per la giustizia e la democrazia e del Partito democratico di Gibuti.
In Iran poi il ministero degli Interni ha messo in guardia l'opposizione iraniana da ogni manifestazione "illegale" come quelle che sarebbero in programma per la giornata di oggi, minacciando di "agire secondo la legge contro i sediziosi e i responsabili della sedizione". Molti siti dell'opposizione iraniana - tra cui quelli dei due principali leader riformisti, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karoubi - hanno lanciato un appello a manifestare oggi in memoria delle vittime delle proteste dello scorso 14 febbraio a Teheran.
Nel Kuwait polizia ha sparato gas lacrimogeni contro circa 300 manifestanti che reclamano diritti. Secondo quanto riferito dal quotidiano spagnolo El Pais, nella sua edizione online, si tratta di una parte dei circa 100mila apolidi (per la maggior parte discendenti da nomadi e immigrati) che sono scesi in piazza per chiedere la nazionalità kuwaitiana.
http://notizie.tiscali.it/articoli/...rti-feriti.html
20 febbraio 2011


Icestorm [ Dom 20 Feb, 2011 19:59 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Quello che succede in Baharain è un preview di quelli che saranno i veri, grandi problemi degli stati arabi petrodipendenti.
Laggiù l' oro nero è in rapido esaurimento (come a Dubai, negli EAU, d'altronde) e, "morto l' Cristo, spenti i lumi", finita la pressoché fonte unica di reddito saranno guai grossi, perchè chi ha assaggiato un minimo di benessere, giustamente non ci sta a tornare indietro.

Gli illuminati sheik di Dubai (la famiglia Al Makhtoum), davvero molto avanti, non si sono limitati alle solite stravaganti particolarità di quei mondi (la pista di sci coperta su tutte), ma hanno tentato di creare comunque un diversivo (anche se la crisi di due anni fa ha disilluso parecchi investitori).

Vedremo un po' .... intanto stamani benzina ad 1,51 € e gasolio a 1,39 € (al litro ....) :bye:


Questa notizia dove l'avresti presa scusa?? ;) Io ho partecipato ad un paio di seminari ENI quest'anno per via del corso di laurea che ho intrapreso, e la situazione non è di certo la stessa che hai detto... :| :mah:


marvel [ Mar 22 Feb, 2011 12:25 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
E chi se ne frega...!
Se la situazione in Medio Oriente non si è mai normalizzata, restando al 90% in uno stato di emergenza per decenni, se non secoli, un motivo c'è e lo conosciamo tutti: il pertolio (ed altri idrocarburi annessi), ma anche la presenza dei dittatori rappresentava non solo una "garanzia" di stabilità, ma anche una garanzia di affari per molte aziende e stati esteri.
Un dittatore ha bisogno di un bell'arsenale bellico sempre aggiornato! 8))

Export di armi russe rischia danni per 10 miliardi
La Russia rischia di perdere sino a 10 miliardi di dollari di contratti per forniture militari a causa dell'instabilità verificatasi nelle ultime settimane in Medio Oriente, dalla Tunisia all'Egitto, dal Barheim alla Libia. Lo riferisce l'agenzia Interfax citando una fonte legata al settore dell'export di armi. "Solo con la Libia si è discussa la possibilità di firmare un pacchetto di contratti per la vendita di armi per un valore di oltre due miliardi di dollari", ha spiegato la fonte.
http://www.repubblica.it/esteri/201...095/?ref=HREA-1


and1966 [ Mar 22 Feb, 2011 17:17 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Icestorm ha scritto: [Visualizza Messaggio]
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Quello che succede in Baharain è un preview di quelli che saranno i veri, grandi problemi degli stati arabi petrodipendenti.
Laggiù l' oro nero è in rapido esaurimento (come a Dubai, negli EAU, d'altronde) e, "morto l' Cristo, spenti i lumi", finita la pressoché fonte unica di reddito saranno guai grossi, perchè chi ha assaggiato un minimo di benessere, giustamente non ci sta a tornare indietro.

Gli illuminati sheik di Dubai (la famiglia Al Makhtoum), davvero molto avanti, non si sono limitati alle solite stravaganti particolarità di quei mondi (la pista di sci coperta su tutte), ma hanno tentato di creare comunque un diversivo (anche se la crisi di due anni fa ha disilluso parecchi investitori).

Vedremo un po' .... intanto stamani benzina ad 1,51 € e gasolio a 1,39 € (al litro ....) :bye:


Questa notizia dove l'avresti presa scusa?? ;) Io ho partecipato ad un paio di seminari ENI quest'anno per via del corso di laurea che ho intrapreso, e la situazione non è di certo la stessa che hai detto... :| :mah:


http://countrystudies.us/persian-gulf-states/37.htm

http://www.noga.gov.bh/en/getinfo.asp?cid=772&section=28&menu=0

http://www.esteri.it/MAE/pdf_paesi/...NTE/Bahrain.pdf

Poi spiegami perchè Halliburton - KBR non hanno reinvestito da quelle parti ..... :mah: :bye:

p.s.: a Duvbai, che è uno degli emirati dell' EAU, il petrolio nn è piu' come prima, anche se tutti gli altri emirati uniti gli garantiscono .... la pacchia (ma l' equilibrio fra loro ?)


Poranese457 [ Mar 22 Feb, 2011 17:36 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Stamani guardando il TG mi sembrava di esser sul set di uno di quei film catastrofici che iniziano sempre con la TV che annuncia inimmaginabili disastri a spasso per il mondo.

C'era di tutto:

1. Caccia dell'aviazione che sparano sui protestanti in Libia

2. Navi da guerra iraniane che si spingono sino all'interno del canale di Suez

3. Bahrein in fiamme

4. Terremoto molto forte in Nuova Zelanda con oltre 60 morti ed una città come Cristhchurch quasi rasa al suolo.


Davvero guardando quelle immagini mi sono venuti in mente tanti di quei film che non si fa in tempo a nominarli. Mi chiedo io: siamo davvero arrivati a questo punto?? Cosa sta succedendo nel mondo??
Sinceramente ero sconcertato di fronte a tutta questa serie di eventi che, terremoto escluso, di sicuro non è strano che avvengano in sincrono. E' chiaro come siano uno la conseguenza dell'altro così come è altrettanto chiaro che il Mediterrano mai come ora sia una polveriera pronta ad esplodere facendo confluire su se stesso tutti i "frutti" delle proteste che si stanno spargendo a macchia d'olio negli stati islamici.


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 17:44 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
purtroppo l'Islam ed il Corano, professando l'integralismo religioso, sono la peste dei tempi che stiamo vivendo...e temo nessuno sia in grado di fermarli :cry: :cry: :cry:

PS: Il terremoto è in Nuova Zelanda... ;) :bye:


Poranese457 [ Mar 22 Feb, 2011 17:48 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
purtroppo l'Islam ed il Corano, professando l'integralismo religioso, sono la peste dei tempi che stiamo vivendo...e temo nessuno sia in grado di fermarli :cry: :cry: :cry:

PS: Il terremoto è in Nuova Zelanda... ;) :bye:



L'Islam ed il Corano sono sempre esistiti così come sono sempre esistite tutte le altre religioni. Non è di sicuro colpa di esse se accade quel che accade quanto piuttosto di chi usa queste fedi come fulcro per entrare nella testa delle popolazioni inculcandogli dottrine che con la religione hanno poco a che fare.
Non parliamo poi di chi in nome "di Dio" comanda e gestisce in maniera tirannica intere nazioni.....

Grazie della correzione sul terremoto, avevo fatto confusione :ok:


Francesco [ Mar 22 Feb, 2011 17:50 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Il 2012 si avvicina...


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 17:51 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Poranese457 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
purtroppo l'Islam ed il Corano, professando l'integralismo religioso, sono la peste dei tempi che stiamo vivendo...e temo nessuno sia in grado di fermarli :cry: :cry: :cry:

PS: Il terremoto è in Nuova Zelanda... ;) :bye:



L'Islam ed il Corano sono sempre esistiti così come sono sempre esistite tutte le altre religioni. Non è di sicuro colpa di esse se accade quel che accade quanto piuttosto di chi usa queste fedi come fulcro per entrare nella testa delle popolazioni inculcandogli dottrine che con la religione hanno poco a che fare.
Non parliamo poi di chi in nome "di Dio" comanda e gestisce in maniera tirannica intere nazioni.....

Grazie della correzione sul terremoto, avevo fatto confusione :ok:


Il problema Leo è che mentre le altre religioni, pur avendo ideali a volte altrettanto radicali (ho conosciuto quest'anno da vicino induismo e buddismo), non sono per nulla aggressive verso il prossimo, per l'Islam non è così.

La Jiad, la guerra santa, è nel Corano. Significa esportare, con le cattive, la cultura islamica nel mondo a scapito del Male Occidentale. Da qui nasce tutto... :censored:

Proprio perchè dici che sono sempre esistiti, dovresti sapere che sono sempre esistite anche situazioni come quella odierna...hai detto bene, è una polveriera.


Poranese457 [ Mar 22 Feb, 2011 18:17 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]


Il problema Leo è che mentre le altre religioni, pur avendo ideali a volte altrettanto radicali (ho conosciuto quest'anno da vicino induismo e buddismo), non sono per nulla aggressive verso il prossimo, per l'Islam non è così.

La Jiad, la guerra santa, è nel Corano. Significa esportare, con le cattive, la cultura islamica nel mondo a scapito del Male Occidentale. Da qui nasce tutto... :censored:

Proprio perchè dici che sono sempre esistiti, dovresti sapere che sono sempre esistite anche situazioni come quella odierna...hai detto bene, è una polveriera.



Tutto questo perchè oggi viviamo nel mondo dell'informazione ed abbiamo tutto bello documentato e filmanto: se però avessimo avuto gli attuali mezzi qualche secolo fa avremmo visto dei veri genocidi (le Crociate ne sono solo un esempio) perpetuati a favore della Chiesa Cattolica.
Ogni religione prevede la conversione del prossimo nei propri dogmi fondamentali: ora che la Jiad, intesa come la intendiamo noi, sia nel Corano credo sia una cosa da verificare e, anche fosse vera, non ti credere che la Bibbia sia un libro di pacifisti. Dagli una letta e ti accorgerai che è così.

E te lo dice un buon cristiano! ;)


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 18:28 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
ahhh ma infatti concordo con Marx almeno su questo... la religione è l'oppio dei popoli... quanto la abolirei... vabè, lasciamo stare :wink:


moetia [ Mar 22 Feb, 2011 18:30 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
La prima troupe televisiva , della CNN, ad essere riuscita ad entrare in Libai dall'inizio della rivolta

http://edition.cnn.com/2011/WORLD/a...dex.html?hpt=T1


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 18:32 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
mica per niente eh... ma tutto il Corano si fonda sulla parola di Maometto, profeta di Allah, che altri non era che un cammelliere del 600 a.C.... :evil:


Frasnow [ Mar 22 Feb, 2011 18:32 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
E l'abbiamo ospitato in Italia con tanto di cerimonia. Comunque la situazione sta diventando davvero pericolosa....


Poranese457 [ Mar 22 Feb, 2011 18:38 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
ahhh ma infatti concordo con Marx almeno su questo... la religione è l'oppio dei popoli... quanto la abolirei... vabè, lasciamo stare :wink:



Come fai ad eliminare la religione? E, soprattutto, cosa intendi per religione??

Togli ad un popolo quello in cui crede e quel popolo finirà di esistere. C'è chi crede nel Dio dell'albero, chi in Dio, chi in Allah, chi in Ra o chi crede nella religione della scienza o chi in mille altre cose ancora. La religione non è, secondo me, un qualcosa di definito ma piuttosto la necessità insita nell'uomo di non essere l'elemento supremo esistente. E, tutto sommato, credo proprio che questa sia una cosa più che giusta indipendentemente dal tipo di fede professata ;)

Poi che c'entra la cosa del cammelliere?? Secondo te quello, all'epoca e tutt'ora, era un mestiere povero e da stolti?? Ma povero te direi! :mrgreen: :mrgreen:


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 18:41 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Poranese457 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Poi che c'entra la cosa del cammelliere?? Secondo te quello, all'epoca e tutt'ora, era un mestiere povero e da stolti?? Ma povero te direi! :mrgreen: :mrgreen:


guardati "religious", il film-documentario sulle religioni, e capirai di cosa parlo... ;)

Il discorso sulle religioni sarebbe infinito: non so se è nemmeno permesso dal regolamento...

Due dati di fatto emergono però evidenti:

1. Più la gente è povera, più è credente: evidentemente si cerca nel Dio quello che non si riesce ad avere nella vita, rifugiandosi così nell'ultimo appiglio e nell'ultima speranza.

2. Le nuove generazioni sono sempre più atee, mi stava dicendo la guida indiana che più del 95% dei ragazzi della nostra generazione non è credente.

Per fortuna, forse, il vento sta cambiando... ;)


riccardodoc80 [ Mar 22 Feb, 2011 19:06 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
mica per niente eh... ma tutto il Corano si fonda sulla parola di Maometto, profeta di Allah, che altri non era che un cammelliere del 600 a.C.... :evil:


Facciamo attenzione però a quello che si scrive ragazzi!
La religione è un argomento abbastanza complicato e va preso con le molle perchè qualcuno si potrebbe offendere! ;)
....non sto dicendo che lo avete fatto è! e quoto il messaggio di fili solo perchè qualcuno potrebbe dire la stessa cosa sulla "nostra"religione!

.....occhio! 8))


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 19:09 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Io non sono cattolico... però, da "esterno", mi rimane impossibile non notare la differenza tra le religioni occidentali, anche quelle cosiddette protestanti, e l'islamismo.

Le crociate mi stan bene, ma parliamo del 1200... se mai avrete occasione di visitare nazioni islamiche, vi renderete conto che oggi, nel 2000, si vive e si ragiona come noi facevamo mille anni fa...

con questo non intendo certo dire che TUTTI gli islamici sono terroristi, per carità. Conosco gente marocchina, tunisina... persone perbenissimo. E' però vero che i diktat contenuti nel Corano fan presto a sfociare nella violenza, anche la più barbara. Pensiamo solo al martirio e ai kamikaze... :bye:


marvel [ Mar 22 Feb, 2011 19:53 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]

guardati "religious", il film-documentario sulle religioni, e capirai di cosa parlo... ;)

Il discorso sulle religioni sarebbe infinito: non so se è nemmeno permesso dal regolamento...

Due dati di fatto emergono però evidenti:

1. Più la gente è povera, più è credente: evidentemente si cerca nel Dio quello che non si riesce ad avere nella vita, rifugiandosi così nell'ultimo appiglio e nell'ultima speranza.

2. Le nuove generazioni sono sempre più atee, mi stava dicendo la guida indiana che più del 95% dei ragazzi della nostra generazione non è credente.

Per fortuna, forse, il vento sta cambiando... ;)


Premesso che stiamo andando un po' off topic, mi sembra fin troppo semplicistico etichettare una religione, come quella islamica, come fondamentalista ed inneggiante alla guerra santa.
Non a caso il Corano, come tra l'altro anche la Bibbia, è stato spesso e volentieri interpretato a vantaggio di chi comandava... l'ha fatto oggi stesso, nel suo discorso, un dittatore laico come Gheddafi!

Come dice Leo, in passato l'hanno fatto anche gli occidentali, e non bisogna arrivare alle crociate... ce ne sono state molte altre di malefatte e di stermini in nome di Dio... di quello cristiano.

Non credo che le religioni esistano perché l'uomo, per dirla come Leo, ha una necessità innata di non essere l'elemento supremo esistente, ma piuttosto perché la coscienza, la consapevolezza di se e dell'io, ha reso l'animale "uomo" altamente vulnerabile di fronte alle innumerevoli incertezze della vita, all'inspiegabile e alla necessità di trovare una risposta alle ingiustizie terrene e alle 1000 domande senza risposta che tutti noi ci poniamo.
Invece un credente, di fronte ad un primo sacrificio della propria razionalità (spesso inculcato proprio in tenera età, quando di razionalità ce n'è ancora ben poca), facendo quello che viene chiamato un atto di fede, finisce poi per procrastinare tutto all'aldilà (o ad una nuova vita), affidandosi a qualcosa/qualcuno che sia al di sopra di tutto, e così il destino, il presente e perfino il passato trovano un minimo di coerenza e sopportabilità dandoci sollievo.
(io però questo atto di fede non sono mai riuscito a farlo)

E non credo che sia sempre salutare per un popolo il passaggio dalla religione alla ragione.
Infatti se un popolo laico non è sufficientemente maturo ed intriso di sapere, di conoscenza, se non sviluppa un senso civico e collaborativo basato sul benessere diffuso, ma si limita a disconoscere la religione e a procedere verso l'individualismo, il risultato finale è la semplice perdita di valori ed esso stesso si perderà nel nulla.

C'è chi lo chiama relativismo, c'è chi lo chiama perdita dei valori... ma fuori dalla conoscenza, senza un valore comune e condiviso che miri alla pace, alla giustizia e al rispetto dell'altro e della vita (compreso il rispetto delle usanze e dei credo altrui), come valore e quindi come "nuovo credo"... non si va molto avanti.
Ma a questo punto saremmo quasi da capo, vivendo comunque all'ombra di una nuova religione "laica".
Ma cambia poi così tanto?
L'unica differenza sarà che vivremmo nella coscienza di non poter mirare ad una vita eterna, saremmo tutti più ansiosi e i meno fortunati non avranno nessuna consolazione... pur essendo razionali, coscienti e colti.

Tra l'altro, come ha dimostrato la storia, già sono stati fatti tentativi di imposizioni di "nuovi credo", che sono stati utilizzati anche peggio di quelli religiosi... "l'uomo" alla fine è sempre un animale molto individualista ed egoista e soprattutto quando c'è una diffusa povertà ed ignoranza qualche losco individuo che sappia usare le parole con le folle tende sempre a prevalere e a strumentalizzare ideologie e religioni a proprio favore, plagiando le masse.

Ma nei paesi ricchi l'assenza di credo religiosi non ha portato a grandi miglioramenti, il credo prevalente diventa facilmente il potere, la fama, il Dio Denaro... che certo non è migliore di un Dio religioso e normalmente non conduce ad una giustizia sociale.
Si fa tutto per il denaro, ma tutto è fine a se stesso... e alla fine privo di senso.

Molti, troppi giovani affrontano una vita senza riferimenti e, seppur benestanti, alla fine, o si schiantano con una ferrari alla ricerca di nuovi stimoli, oppure sniffano e si drogano per noia, oppure fanno altre cose tutt'altro che costruttive.

Si dice che deve essere la famiglia a trasmettere dei valori... ma quali valori restano una volta che abbiamo fatto fuori la religione e che il principale obiettivo diventano i soldi?
Io stesso sono cresciuto in una famiglia vagamente cattolica, ma pur non essendo un cattolico praticante, mi riconosco nei valori del cristianesimo, quelli professati da Cristo, anche se tra me e il Vaticano ci sono distanze molto più grandi dei 100 km fisici che ci dividono... moolti ma molti di più.
Sono contrario all'eliminazione della religione perché nelle religioni sono raccolti saperi, valori e saggezze secolari se non millenarie che è giusto che vengano conosciute e forse perfino insegnate.
Io sono favorevole all'ora di religione come all'ora di filosofia, ma come all'ora di filosofia si parla di numerose filosofie, così all'ora di religione bisognerebbe affrontare più religioni, capirle e parlarne per poter carpire il meglio e conoscere anche le radici che sono alla base di culture diverse.

Per me le religioni sono un patrimonio intellettuale dell'umanità che, però, deve essere letto ed acquisito da un popolo capace di capire e riflettere, un popolo intriso di conoscenza che non possa essere indottrinato e sfruttato.
Io le religioni le vedo un po' come "correnti di filosofia di vita" con le quali poter colloquiare ed interagire per poter trovare un po' di pace e serenità durante il nostro percorso su questa Terra.
A volte te ne allontani, a volte senti il bisogno di riavvicinarti e sentire la voce ed i consigli di chi aveva molto da dire.

PS(alcune correnti o "filosofie politiche" hanno tentato di appropriarsi dei valori religiosi, come quelli cristiani, per riproporli sotto una nuova veste, spesso orientandoli e forzandoli, ma hanno miseramente fallito... la solidarietà, la giustizia, la tolleranza, la cooperazione, e l'amore verso gli altri non si possono semplicemente trasmettere con delle regole e con delle leggi, ma vanno apprese e trasmesse di padre in figlio con l'esempio e la coerenza... doti che spesso sono presenti maggiormente in chi crede fermamente in un credo o in chi è intellettualmente cresciuto e maturato all'interno della cultura, della conoscenza)


andrea75 [ Mar 22 Feb, 2011 19:57 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Argomentino delicato ragazzi... attenzione a quello che dite, mi raccomando. ;)


Fili [ Mar 22 Feb, 2011 20:04 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
non sto etichettando la religione come un qualcosa di sbagliato a priori. Sappiamo però fin troppo bene, purtroppo, che molto spesso ideali di questo tipo sfociano nella violenza. E' accaduto con i totalitarismi ideologici del '900, e sta continuando ad accadere, da millenni, con la religione.

Si combatte, si lotta, si uccide, in nome di cosa...? Ha un senso?

E se è vero che la religione è anche un "qualcosa" di positivo... il gioco vale la candela? Per me no :wink:


marvel [ Mar 22 Feb, 2011 20:07 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
non sto etichettando la religione come un qualcosa di sbagliato a priori. Sappiamo però fin troppo bene, purtroppo, che molto spesso ideali di questo tipo sfociano nella violenza. E' accaduto con i totalitarismi ideologici del '900, e sta continuando ad accadere, da millenni, con la religione.

Si combatte, si lotta, si uccide, in nome di cosa...? Ha un senso?

E se è vero che la religione è anche un "qualcosa" di positivo... il gioco vale la candela? Per me no :wink:


Ma perché dove non c'era religione è andata meglio? :mah:
Le ideologie e i credo spesso vengono sfruttati come mezzi per approfittarsi dell'ignoranza delle masse... ma è l'ignoranza la causa primaria.
Non credo che ci siano molte differenze da questo punto di vista.
Un "popolo ricco ma ignorante" può cadere facilmente nelle mani sbagliate e perpetuare gli stessi tragici errori del passato, di quando il Dio non era certo il denaro. :roll:

PS(vedi la mia risposta sopra)


Poranese457 [ Mar 22 Feb, 2011 21:27 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Io ragazzi mi tiro fuori da questa discussione sulla "religione" perchè tanto le mie idee le avete capite e, soprattutto, non condividendo nemmeno gli interspazi dei discorsi fatti ad esempio da Fili potrei risponder male e davvero non lo voglio.

Invito poi anche voi, come già fatto dal capo, a fare estrema attenzione se davvero vorrete continuare a trattare questo argomento :bye:

PS: se non volete continuarlo tanto meglio! :D :D :D


Poranese457 [ Mer 23 Feb, 2011 10:37 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Tornando in qualche modo sull'argomento vorrei far notare una cosa: ieri abbiamo notato un discreto incremento (che qui non quantifico) sulle vendite di tutti gli impianti. Roba notevole rispetto alla media di un martedì....

Aumenta anche negli italiani la consapevolezza che, molto probabilmente, tutto quel marasma che sta succedendo a pochi km dalle nostre coste avrà diversi effetti pure sulla italica economia :wink:


Fili [ Mer 23 Feb, 2011 10:50 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
leggetevi questa intervista di Oriana Fallaci a Gheddafi, nel lontano 1979... che spettacolo! :inchino: :inchino:

http://www.corriere.it/esteri/11_fe...f69a8e285.shtml


marvel [ Mer 23 Feb, 2011 11:29 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
leggetevi questa intervista di Oriana Fallaci a Gheddafi, nel lontano 1979... che spettacolo! :inchino: :inchino:

http://www.corriere.it/esteri/11_fe...f69a8e285.shtml


Mamma mia, che mente bacata, che para..lo che era e che è st'omo! :lol:

Alla domanda :
E l'opposizione dov'è?
Lui risponde:
«Che opposizione? Che c'entra l'opposizione? Quando tutti fanno parte del congresso del popolo, che bisogno c'è dell'opposizione? Opposizione a cosa? L'opposizione si fa al governo! Se il governo scompare e il popolo si governa da solo, a chi deve opporsi: a quello che non c'è?».

Un genio, non c'è che dire! :lol:


Fili [ Mer 23 Feb, 2011 11:29 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
marvel ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Fili ha scritto: [Visualizza Messaggio]
leggetevi questa intervista di Oriana Fallaci a Gheddafi, nel lontano 1979... che spettacolo! :inchino: :inchino:

http://www.corriere.it/esteri/11_fe...f69a8e285.shtml


Mamma mia, che mente bacata, che para..lo che era e che è st'omo! :lol:

Alla domanda :
E l'opposizione dov'è?
Lui risponde:
«Che opposizione? Che c'entra l'opposizione? Quando tutti fanno parte del congresso del popolo, che bisogno c'è dell'opposizione? Opposizione a cosa? L'opposizione si fa al governo! Se il governo scompare e il popolo si governa da solo, a chi deve opporsi: a quello che non c'è?».

Un genio, non c'è che dire! :lol:


non fa una piega! :ok:


and1966 [ Mer 23 Feb, 2011 11:34 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Intanto vorrei far notare, sulla scia dell' aumento delle code ai distributori segnalato da Leo, e volando per un momento sopra i conflitti interreligiosi, che ad esempio, il 10 settembre 2001, il prezzo di un barile di petrolio era di 27 $.

http://it.oiloilprice.com/historicaloilprice/2001-09-10


Adesso, guarda un po', siamo a tre volte tanto dopo che tre anni fa eravamo arrivati a 5 (cinque). Oggi, allo stormir di fronde arabo, siamo già al 10% in più in una settimana.

Trovatemi voi un prodotto/servizio che abbia avuto un simile aumento .... :bye:


Poranese457 [ Mer 23 Feb, 2011 11:47 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Intanto vorrei far notare, sulla scia dell' aumento delle code ai distributori segnalato da Leo, e volando per un momento sopra i conflitti interreligiosi, che ad esempio, il 10 settembre 2001, il prezzo di un barile di petrolio era di 27 $.

http://it.oiloilprice.com/historicaloilprice/2001-09-10


Adesso, guarda un po', siamo a tre volte tanto dopo che tre anni fa eravamo arrivati a 5 (cinque). Oggi, allo stormir di fronde arabo, siamo già al 10% in più in una settimana.

Trovatemi voi un prodotto/servizio che abbia avuto un simile aumento .... :bye:



Che poi alla fine il prezzo del barile di petrolio con il vero prezzo che il prodotto avrà sui distributori c'entra abbastanza poco... e soprattutto la correlazione non è tempisticamente così immediata come vogliono farci credere.

Se volete farvi un'idea leggermente più precisa dell'andamento del prezzo all'ingrosso (quindi non al dettaglio) dei prodotti che poi arrivano ai distributori clikkate sul link che vi metto qui sotto, guardate il valore di GAS OIL ICE e nella colonna NET CHG potete dare un'occhiata all'andamento dei prezzi in tempo reale ;)

http://www.reuters.com/finance/commodities/energy#oil


Icestorm [ Mer 23 Feb, 2011 12:17 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... la rivoluzione popolare dilaga nei paesi arabi!
Ci fanno pagare il gas a peso d'oro, che non è altro che il prodotto di una trasformazione di un kerogene di bassissima qualità, attività batterica, roba che fino a qualche decennio fa nemmeno estraevano visto che si andavano cercando i giant ad olio...

E' veramente un cappio al collo una cosa del genere! E non potrà che peggiorare nei prossimi decenni


and1966 [ Mer 23 Feb, 2011 12:32 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
Icestorm ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ci fanno pagare il gas a peso d'oro, che non è altro che il prodotto di una trasformazione di un kerogene di bassissima qualità, attività batterica, roba che fino a qualche decennio fa nemmeno estraevano visto che si andavano cercando i giant ad olio...

E' veramente un cappio al collo una cosa del genere! E non potrà che peggiorare nei prossimi decenni


Ottimo spunto: in realtà pare che il gas sia legato artatamente al prezzo del petrolio, sulla base di una sorta di accordo, quando la base, il succo è quello che dici tu. Percio' i paesi "gasieri" (Russia, Algeria, Kazakhstan, quest' ultimo non improbabile mia prossima meta di lavoro .... :( :( :( ) stanno a fa' soldi a palate .....

p.s.: A proposito di Al Khadafji (Gheddafi per gli amici), sapevate che il petrolio libico ha il non indifferente pregio di essere, di suo, a bassissimo tenore di zolfo, e percio' nei CPF (Central Processing Facilities, centri di primo trattamento) e nelle raffinerie manca completamente il treno di desolforazione, in pratica una (costosissima) sottosezione ? 8))

Cio' come potete ben immaginare, comporta grosse marginalità "gratuite" in più per il colonnello, il quale si ritova preziosi petrodollari come valore aggiunto ....... ce credo che dica: "Lascio la Libia solo da morto!" ;) :bye:


Icestorm [ Mer 23 Feb, 2011 13:00 ]
Oggetto: Re: Tunisia, Egitto... La Rivoluzione Popolare Dilaga Nei Paesi Arabi!
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Icestorm ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ci fanno pagare il gas a peso d'oro, che non è altro che il prodotto di una trasformazione di un kerogene di bassissima qualità, attività batterica, roba che fino a qualche decennio fa nemmeno estraevano visto che si andavano cercando i giant ad olio...

E' veramente un cappio al collo una cosa del genere! E non potrà che peggiorare nei prossimi decenni


Ottimo spunto: in realtà pare che il gas sia legato artatamente al prezzo del petrolio, sulla base di una sorta di accordo, quando la base, il succo è quello che dici tu. Percio' i paesi "gasieri" (Russia, Algeria, Kazakhstan, quest' ultimo non improbabile mia prossima meta di lavoro .... :( :( :( ) stanno a fa' soldi a palate .....

p.s.: A proposito di Al Khadafji (Gheddafi per gli amici), sapevate che il petrolio libico ha il non indifferente pregio di essere, di suo, a bassissimo tenore di zolfo, e percio' nei CPF (Central Processing Facilities, centri di primo trattamento) e nelle raffinerie manca completamente il treno di desolforazione, in pratica una (costosissima) sottosezione ? 8))

Cio' come potete ben immaginare, comporta grosse marginalità "gratuite" in più per il colonnello, il quale si ritova preziosi petrodollari come valore aggiunto ....... ce credo che dica: "Lascio la Libia solo da morto!" ;) :bye:


Già...la desolforazione degli oli a volte può far decidere ad una compagnia petrolifera di abbandonare il progetto prematuramente, in caso di quantità troppo elevate.

Nel bacino del Caspio e del pre-caspio c'è si il gas....ma c'è anche tanto, ma tanto, ma tanto olio e l'eni ha fatto una scoperta di un campo gigantesco, si parla di miliardi di barili, l'esplorazione andrà avanti, ma solo quel campo potrebbe camparci di rendita per 25 anni




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