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Off-Topic - La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...



tifernate [ Mer 05 Giu, 2013 11:43 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
.........sono venuto a sapere di questa iniziativa qualche giorno fa. Anche a Castello stanno portando avanti una serie d'incontri (credo che il prossimo sia il 5°) sull'economia globale e sulle proposte per risolvere questi problemi si a alivello nazionale che locale. Mediamente sono presenti in sala circa 70 persone più molte altre collegate in streaming da tutat italia, partecipano anche delle associazioi di consumatori e l'associazione imprese che resistono. Inoltre si sta portando avanti un progetto di moneta locale alternativa, come stanno facendo in altri centri come Arezzo e Spoleto, per poi far rete.
Tanto queste son cose che in tv non diranno mai.


stinfne [ Mer 05 Giu, 2013 12:58 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
tifernate ha scritto: [Visualizza Messaggio]
.........sono venuto a sapere di questa iniziativa qualche giorno fa. Anche a Castello stanno portando avanti una serie d'incontri (credo che il prossimo sia il 5°) sull'economia globale e sulle proposte per risolvere questi problemi si a alivello nazionale che locale. Mediamente sono presenti in sala circa 70 persone più molte altre collegate in streaming da tutat italia, partecipano anche delle associazioi di consumatori e l'associazione imprese che resistono. Inoltre si sta portando avanti un progetto di moneta locale alternativa, come stanno facendo in altri centri come Arezzo e Spoleto, per poi far rete.
Tanto queste son cose che in tv non diranno mai.


Figurati se le dicono in tv, ma vedo che il fermento c'è e mi fa piacere che si inizi a coinvolgere anche qualche associazione e perché no, qualche istituzione. So che gli incontri in programma a S.M. Angeli hanno ricevuto ieri il patrocinio del Comune di Assisi, ed agli incontri avvenuti nei mesi scorsi c'era sempre tanta gente ed anche imprenditori locali.

Sto cercano di divulgarli quanto più possibile perché vorrei che tutti si informassero, sentissero questa campana, anche e soprattutto gli scettici. Credo comunque che il continua avvitarsi di questa crisi VOLUTA, stia aprendo occhi ed orecchie a molti...


tifernate [ Gio 27 Giu, 2013 11:30 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
....oramai è ufficiale, l'ITALIA E' FALLITA!
L'Italia è fallita e a breve ne conosceremo le conseguenze, viene ben spiegato in questo articolo. Per colpa dei vari Berlusconi, Prodi, Draghi, Monti ed incapaci, inconcludenti ma soprattutto casinisti vari....

Naturalmente quella banda di pecore del governo LettAlfano non hanno il coraggio di dircelo e rimandano l'annuncio più possibile con provvedimenti che sono un mix di farse mediatiche, fuffa e più tasse per tutti.

http://www.rischiocalcolato.it/2013...io-blondet.html

Addio progetto Letta di mobilitare qualche miliardo per «il lavoro dei giovani», un alleviamento dell’Iva o dell’Imu. Erano tutti sogni, ed abbiamo dovuto apprenderlo dal Financial Times: il nostro Tesoro ha un «buco» di forse 8 miliardi, la cifra che Letta stava cercando senza riuscirci, creata in segreto dai suoi «tecnici» sopraffini per truccare i conti pubblici, in modo da farci apparire in grado di «entrare nell’euro».

Il trucco risale agli anni ’90, ed ha avuto certo la benedizione di Romano Prodi. Nel ’95, il deficit italiano era del 7,7%; doveva essere ridotto a meno del 3%. Nel ’98, infatti, bussammo alla porta dell’euro con il 2,7% di deficit: miracolo! In regola! Fummo ammessi nella moneta unica, e i politici italioti festeggiarono. Tutti quanti. Silvio Berlusconi, anziché eccepire, si entusiasmò a punto da regalare ad ogni italiano (ricordate?) una piccola calcolatrice per facilitarvi il cambio Euro-Lira; poi tornò ai suoi bunga-bunga. Una cima, un genio.

Ora si scopre che il «miracolo» era fatto a caro prezzo, inventando con banche straniere prodotti derivati complicatissimi che (dice il Financial Times) hanno «consentito al Tesoro di scaglionare i pagamenti dovuti alle banche straniere su un periodo più lungo ma, in alcuni casi, a termini più svantaggiosi per l’Italia».


Il segreto necessitò di una pezza nel 2012: vi si prestò il governo Monti, cercando di nascondere agli italiani la verità. Senza riuscirci: l’Italia, si ricorderà, costretta a rivelare che aveva pagato a Morgan Stanley 2,57 miliardi di euro, dopo che la banca aveva esercitato una clausola sui contratti derivati che avevano per oggetto swap su tassi di interesse e swap option concordati con l’Italia nel 1994.

Per Repubblica, «La ristrutturazione dei derivati nel 2012 è collegata all’esigenza delle banche (una ventina delle solite: le tre grandi italiane, le principali europee e le maggiori d’affari anglosassoni) di ridurre ilrischio Italia. In sostanza la crisi ha portato gli istituti specialisti in titoli di Stato a presentare il conto dei vecchi derivati. Ed è qui che emerge una perdita potenziale di 8,1 miliardi».

Ma non bastano 8 miliardi. Sempre per Repubblica, «c’è poi l’anomalia degli swap rinegoziati a un prezzo “off market”, cioè con una forte perdita iniziale per l’erario. Anomalia probabilmente dovuta al fatto che i contratti originari erano in realtà prestiti mascherati che il Tesoro è oggi costretto a rimborsare a caro prezzo».

Chi era stato a fare quegli affari pessimi, da cretini disonesti, da venditori di tappeti? Silenzio. Vietato chiedere. Omertà totale dei «tecnici» al governo e dei «tecnici» intoccabili a Bankitalia. Unico indizio, l’inspiegabile trasferimento-promozione, da parte di Mario Monti, di Anna Maria Tarantola, la strapagatissima altissima dirigente di Bankitalia, da Bankitalia alla strapagatissima presidenza Rai. Adesso, ilFinancial Times ci dice che nell’occasione in cui Morgan Stanley pretese il suo bottino esercitando la clausola di rottura sul contratto derivato, si seppe che il Tesoro «deteneva contratti derivati per coprire 160 miliardi di debito, ossia il 10% dei titoli di Stato in circolazione».

Abbiamo fatto finta di avere i conti a posto, mentre sforavamo del 10%, ossia per 160 miliardi: una bomba ad orologeria nei nostri conti, tenuta segreta dall’omertà. Solo adesso ci viene detto che direttore del Tesoro, all’epoca, era Mario Draghi: il responsabile del trucco, il grande genio e venerato maestro da tutti i giornalisti italioti. Il nome intoccabile non è mai stato fatto: lo fa il Financial Times, indicando come corresponsabili Vincenzo La Via (capo del dipartimento debito), e Maria Cannata, head of the Treasury’s debt management agency. Tre pagatissimi, espertissimi «tecnici»: idioti e disonesti insieme, che dovrebbero – semplicemente – essere in galera per alto tradimento.

Ma silenzio, non si può dire. Sono i competentissimi tecnici. I Venerati Maestri. Che ci hanno portato a questa disastrosa situazione nel segreto. «Solo una manciata di dirigenti italiani, presenti e passati», dice il Financial Times, «hanno chiara la situazione complessiva, secondo fonti governative». I politici non sapevano.

Tutto avvenne a loro insaputa. Forse non capivano.

Se non capite bene quel che è successo, non siete i soli. Ma vi basti la conclusione: lorsignori hanno fatto lo stesso trucco della Grecia, per entrare nell’euro senza averne le condizioni di bilancio giuste. Dovevamo starne fuori, ma avevano una gran fretta di farci entrare, lorsignori. Ci vietarono persino di discuterne: «complottisti, fascisti, antisemiti, tacete!». Ecco il risultato.

Siamo noi la Grecia, dieci volte più grossa.

Già prima della ultima rivelazione, ce l’aveva detto Mediobanca: «L’Italia è a alto rischio di insolvenza. Nei prossimi sei mesi dovrà chiedere aiuti all’Unione europea… Rischia il default come in Argentina».

Oggi i nodi vengono al pettine e rivelano l’ovvio: lo Stato italiano è insolvente e fa finta di non esserlo. Si chiama bancarotta fraudolenta.

Facciamo un po’ di conti sul tovagliolo di carta: ai 90 miliardi di euro annui che dobbiamo pagare di interessi sul debito di 2000 miliardi, si deve aggiungere il debito – 50 miliardi, forse più – che le amministrazioni pubbliche hanno verso i fornitori privati, ossia le ditte italiane: debiti che già si sa non verranno onorati se non in minima parte. Del resto, quando mai i parassiti pubblici onorano un debito, un contratto stipulato coi cittadini? Mai, non sia mai.

Ma continuiamo i conti. Lorsignori hanno preso l’impegno, preso con la UE, di ridurre il debito italiano dal 120% (oggi verso il 140%) del Pil, al 60%: a botte di 50 miliardi l’anno che ci devono togliere dalle tasche di noi contribuenti, in aggiunta ai 90 di interessi passivi che già ci tolgono. Ma ce la farà, lo Stato, a torchiarci fino a questo punto? Abbiamo appena appreso, da Attilio Befera (altro competentissimo tecnico) che la sua agenzia non riesce a riscuotere 545 miliardi, già messi in conto come tributi dovuti: cifra assolutamente impossibile, irreale, da fantasy. Al massimo, con tutta la forza coattiva pubblica a sua disposizione, Befera riesce a far pagare l’11-12% delle somme messe a ruolo.

Dunque lo Stato, il settore pubblico intero, è insolvente. Insolvente in modo colossale rispetto agli impegni prese, e alle sue stesse pretese fiscali ormai inesigibili. Ciò si assomma all’insolvenza delle banche, rovinate per essersi riempite di titoli pubblici che – ora che il rendimento richiesto dai mercati riprende a salire, e i decennali rendono ormai il 4,7% – si stanno svalutando nelle casseforti (sono titoli vecchi, che danno meno interesse: se li vuol realizzare, la banca deve venderli con adeguato sconto).




Insomma, insolvenza su insolvenza. Bancarotta su bancarotta. Centinaia di miliardi che si aggiungono ai 2 trilioni del debito pubblico. Con l’attuale situazione, nemmeno gli interessi riusciamo a pagare; figurarsi tutti i buchi che saltano fuori a sorpresa.

Se ci fosse qualcuno ancora con la testa sul collo in qualche poltrona di potere in Italia, ne trarrebbe le logiche conclusioni. Che sono quelle proposte dall’economista comunistoide Guido Viale su Manifesto(guardate a cosa siamo ridotti): «Unica soluzione, ristrutturare il debito».

Ristrutturare il debito, ossia ripudiarne una parte consistente (30-50%) per alleggerirne l’onere per la Stato e i contribuenti, e rinegoziarne le scadenze e gli interessi, scegliendo per esempio di non pagarlo alle banche estere. È una pura e semplice necessità, se si vuole scongiurare la distruzione totale della nostra economia che ancora funziona, e alla fine il default totale comunque inevitabile, alla greca, nel prossimo – e inevitabile – futuro.

Contestualmente, dice Viale, uscire dall’euro. Uscita «che probabilmente si verificherà in ogni modo, come conseguenza dello sfascio di tutto l’edificio dell’Ue a cui ci sta portando la sua governance» di idioti e criminali.

Capito? Questa è la sola soluzione. «Si tratta di operazioni complesse» dice Viale, ed è il meno che si possa dire: si tratta di mesi di difficoltà di tipo «bellico» per la popolazione, ma al termine delle quali c’è la luce e la speranza.

Ma naturalmente, nessun governo italiota lo farà. Nessun tecnico Bankitaliota la proporrà, né è semplicemente capace di farlo. Nessun politico ne avrà il coraggio. Sono tutti coalizzati per tenerci nell’euro, e farci pagare gli interessi sul debito, più tutti i buchi che hanno fatto con la loro incompetenza in segreto. Il che significa: ci imporranno un prelievo patrimoniale da lacrime e sangue. Una Imu moltiplicata sulle case, capannoni e fabbriche e campi, e una ruberia sui depositi bancari: di quelle da far sembrare Giuliano Amato un frugale passerotto. E il bello è che tutto questo non basterà.

Comunque vada, ci portano a fare la Grecia. Perché, altrimenti, la classe tecnico-politica dovrebbe ammettere di aver sbagliato tutto, di aver commesso enormi disonestà, di averci legato a destini altrui, di averci svenduto per una ideologia ed interessi anti-nazionali, saccheggiandoci inoltre per mantenere la classe di tre milioni di parassiti pubblici, a loro contigua. E questo, non l’ammetteranno mai.

A voi le conclusioni sul da fare, cittadini. Se siete ancora cittadini.


prometeo [ Gio 27 Giu, 2013 15:04 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Paradossalmente i nostri genitori nel 68 hanno fatto la loro rivoluzione e non c era internet.... Ora pallone, du veline, gf, ci rincoglioniscono e silenti aspettamo la fine


tifernate [ Mer 25 Set, 2013 00:15 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
.....due anni fa scrivevo su questo thread che uno degli obbiettivi di questa evoluzione politico economica sarebbe stata la svendita dell'Italia e lo shopping straniero sugli asset principali italiani.
La FIAT la portano in USA, la Telecom l'hanno venduta oggi, l'Alitalia lo faranno domani, altre ne hanno vendute negli ultimi mesi (dalla moda all'alimentari), la prossima sarà Finmeccanica, probabilmente smembrata ad iniziare dall'Ansaldo Breda, poi se non lo faranno prima fallire del tutto sarà l'acciaio. THE END. (p.s. e questi continuano a farsi le seghe mentali in Parlamento mentre il Governo vede la luce in fondo al tunne sbagliando tutti i calcoli sui principali indici economici nazionali).


and1966 [ Mer 25 Set, 2013 13:15 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
tifernate ha scritto: [Visualizza Messaggio]
.....due anni fa scrivevo su questo thread che uno degli obbiettivi di questa evoluzione politico economica sarebbe stata la svendita dell'Italia e lo shopping straniero sugli asset principali italiani.
La FIAT la portano in USA, la Telecom l'hanno venduta oggi, l'Alitalia lo faranno domani, altre ne hanno vendute negli ultimi mesi (dalla moda all'alimentari), la prossima sarà Finmeccanica, probabilmente smembrata ad iniziare dall'Ansaldo Breda, poi se non lo faranno prima fallire del tutto sarà l'acciaio. THE END. (p.s. e questi continuano a farsi le seghe mentali in Parlamento mentre il Governo vede la luce in fondo al tunnel sbagliando tutti i calcoli sui principali indici economici nazionali).


italo_treno_ad_alta_velocita



p.s.: buona anche quella sentita ieri mattina su Radio 24:

LETTA: " il peggio é alle spalle!!"

Giornalista economico opinionista (non ricordo il nome): "Sì, perché se lo stanno inc.....o!"


tifernate [ Mer 25 Set, 2013 21:58 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
and1966 ha scritto: [Visualizza Messaggio]
tifernate ha scritto: [Visualizza Messaggio]
.....due anni fa scrivevo su questo thread che uno degli obbiettivi di questa evoluzione politico economica sarebbe stata la svendita dell'Italia e lo shopping straniero sugli asset principali italiani.
La FIAT la portano in USA, la Telecom l'hanno venduta oggi, l'Alitalia lo faranno domani, altre ne hanno vendute negli ultimi mesi (dalla moda all'alimentari), la prossima sarà Finmeccanica, probabilmente smembrata ad iniziare dall'Ansaldo Breda, poi se non lo faranno prima fallire del tutto sarà l'acciaio. THE END. (p.s. e questi continuano a farsi le seghe mentali in Parlamento mentre il Governo vede la luce in fondo al tunnel sbagliando tutti i calcoli sui principali indici economici nazionali).


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p.s.: buona anche quella sentita ieri mattina su Radio 24:

LETTA: " il peggio é alle spalle!!"

Giornalista economico opinionista (non ricordo il nome): "Sì, perché se lo stanno inc.....o!"



...hai sentito male, ha detto "il peggio è alle palle". Metteva a confronto un calcio nei gioielli di famiglia con il prenderlo nel di dietro, entrambe pratiche frequenti in Italia.


and1966 [ Gio 26 Set, 2013 06:05 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Micidiale ieri sera il grido tipo "Il re è nudo" di un giornalista tedesco alla trasmissione tv La gabbia su La7. "Con 800 €mld spesi annualmente dallo stato Italia, ci si scanna per 6 mld di imu e iva come se fosse impossibile reperirli altrove ....".
Sono 6 anni che lo dico.
In Italia NESSUN organo di info che ne abbia il coraggio!


tifernate [ Dom 29 Set, 2013 20:52 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
.....comunque il "ragazzo" di Hardcore ha di nuovo rotto le uova nel paniere.

Sdrammatizziamo con questo capolavoro per il quale son 6 mesi che rido (o piango).


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marvel [ Ven 11 Ott, 2013 18:29 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
"Bisogna unire le forze a sinistra e destra che hanno capito il pericolo Euro"

di Alessandro Bianchi
11/10/2013


L'Intervista esclusiva all'economista francese Jacques Sapir

Jacques Sapir. Economista, direttore del Centre d’Etude des Modes d’Industrialisation (CEMI-EHESS). Autore di "Bisogna uscire dall'euro?" e "La demondialisation".

- Professore, Lei è stato tra i primi economisti europei ed evidenziare i danni provocati dall'euro ed a chiedere la sua fine. In una delle ultime analisi ha scritto che si tratta di una sorte inevitabile. Secondo Lei, quanto tempo ancora ci vorrà e da quale paese potrà partire l'iniziativa?

A questo punto bisogna distinguere due problematiche. La prima riguarda l'analisi della situazione economica che l'euro ha creato e delle sue conseguenze. Da ormai quasi tredici anni osserviamo che l'euro non solo non ha prodotto le convergenze macroeconomiche sperate, ma ha invece accentuato le divergenze.
L'ho detto a più riprese, e ormai questa mia posizione riscuote consenso tra gli economisti.
Constatiamo anche che l'euro rappresenta un enorme freno per la crescita nella maggior parte dei paesi che l'hanno adottato, ad eccezione, ovviamente, della Germania.
Per finire, si osserva che l'euro fa aumentare i deficit, tanto interni quanto esteri, e che porta verso un debito sempre più grande dei paesi che sono entrati nell'Unione economica e monetaria.
Tutto questo è abbondantemente documentato da numerosi autori.
Siccome l'euro può funzionare solo in una spirale di impoverimento per la maggior parte dei paesi, ne deduco che è destinato a fallire.

Ma, qui, abbiamo una seconda problematica:
le condizioni che determineranno la fine dell'euro.
Tali condizioni possono creare una crisi catastrofica generata sul mercato obbligazionario.
Al momento, la situazione resta stabile grazie alla Banca Centrale Europea. Ma la credibilità di quest'ultima sta nel fatto che non è stata messa alla prova.
Prima o poi i mercati testeranno la risoluzione della Bce, e allora Mario Draghi si ritroverà fortemente in difficoltà. Queste condizioni potranno anche provenire dalle tensioni politiche crescenti che l'Euro genera sia tra i paesi membri dell'UME, sia all'interno degli stessi, dove le forze anti-europeiste prendono sempre più peso.
Queste tensioni potranno ad un certo punto mettere gli attori politici di fronte alla necessità di dissolvere la zona euro o di uscire dalla moneta unica.
Per quanto mi riguarda, ho sovrastimato la rapidità delle evoluzioni finanziarie, sulla base di quello che avevamo conosciuto nel 2008-2009. Ma questo non cambia niente all'analisi di fondo.

- Sul suo blog RussEurope, ha ipotizzato ad un possibile ritorno allo Sme dopo l'eventuale dissoluzione della zona euro. Qual è secondo Lei la migliore strategia per uscire dall'euro per i paesi dell'Europa meridionale?

Un ritorno allo Sme implica che ogni paese ritrovi la propria valuta nazionale.
La questione della strategia è qui centrale.
I paesi dell'Europa del Sud possono scegliere tra prendere la decisione di uscita in modo indipendente o chiedere la dissoluzione della zona euro.
Se alcuni paesi, come l'Italia, la Francia, la Spagna dicessero durante un Consiglio Ecofin che sono pronti a lasciare l'euro ma che è preferibile lo scioglimento dell'Unione monetaria, questo, visto l'attaccamento dei tedeschi al Marco, verrebbe rapidamente accettato. Sarebbe di gran lunga la soluzione migliore perché presa in comune e apparirebbe come una decisione « europea ».
La fine dell''UEM non implicherebbe la fine dell'Unione Europea, tanto meno quella di una cooperazione sulle questioni monetarie tra i paesi in questione. Questa soluzione rimane comunque ad oggi la meno probabile rispetto a quella di un'uscita indipendente di un paese membro, che provocherà, entro sei mesi da quel momento, il collasso della zona euro, ma in un contesto politico assai più conflittuale.

- Secondo Lei la Francia è da considerare un paese dell'Europa del sud o del nord? E quali sono i rischi che il suo paese avrà di fronte nel 2014?

Per essere chiari, per me la Francia è un paese d'Europa meridionale. Lo è se si guardano tanto le caratteristiche strutturali quanto congiunturali dell'economia e si paragonano ad esempio a quelle dell'economia italiana. La Francia è anche culturalmente assai più vicina all'Europa del sud che del nord. Per questa ragione è anche più esposta alle conseguenze congiunte delle politiche d'austerità portate avanti in Italia ed in Spagna. Finché questi tre paesi rimarranno nella zona euro saranno condannati a una concorrenza feroce tra di loro. Al contrario, dal momento in cui ritroveranno la propria valuta nazionale potranno ritrovare margini di manovra importante.

- Per concludere, come giudica le vicende della politica italiana dal novembre 2011, quando Mario Monti ha iniziato ad imporre le misure d'austerità dell'Europa?

La politica di Mario Monti consisteva nel cercare di ottenere dei risultati a breve senza preoccuparsi del dopo. Ha bloccato i pagamenti che lo Stato doveva alle imprese, ha lasciato che il credito crollasse e che gli investimenti si contraessero. Il tutto condanna nel medio periodo l'economia italiana ed è il contrario di una politica da «esperto». La fama da «tecnico» che si costruito è del tutto usurpata. Si è comportato come uno di quei politicanti di basso livello il cui nome è scomparso nelle pattumiere della storia.

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5595
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5593


marvel [ Mer 16 Ott, 2013 19:21 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...


Gli italiani so' boni e cojoni... ma se lo fanno scoppia la rivoluzione... al 100%.

Debito pubblico, ipotesi choc del Fondo
Patrimoniale del 10% sulle famiglie

Per ripristinare la sostenibilità del debito dopo il brusco deterioramento delle finanze pubbliche di molti Paesi


Una patrimoniale del 10% una tantum sulle famiglie per abbattere il debito pubblico dei Paesi dell’eurozona ai livelli di fine 2007, prima della grande crisi finanziaria. È l’ipotesi choc «studiata» dal Fondo monetario internazionale (leggi la precisazione dell’Fmi). Sarebbe «una misura eccezionale», scrive il Fmi nel suo rapporto di ottobre «Fiscal Monitor», per ripristinare la sostenibilità del debito dopo il brusco deterioramento delle finanze pubbliche di molti Paesi.

MOSSA TEMPESTIVA - Tra i sostenitori di una decisione di questo tipo il Fondo cita Pigou, Ricardo, Schumpeter e, prima che cambiasse idea, anche Keynes. D’altronde un prelievo una tantum è stato ampiamente usato in passato in Europa dopo la Prima guerra mondiale e in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale. Il rischio? Farlo in modo tempestivo per impedire la fuga preventiva dei capitali.

16 ottobre 2013

http://www.corriere.it/economia/13_...fbe302858.shtml


marvel [ Mer 23 Ott, 2013 17:42 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Ci sono alcuni casi in cui dire "te l'avevo detto" non da soddisfazione:

La stiamo finanziando noi!

http://www.byoblu.com/post/2013/10/...ziando-noi.aspx


Abolire Keynes nella Costituzione?
Bell'affare... praticamente la dimostrazione di non aver capito nulla in economia!

Saremo poveri! La formula che ci inchioda

http://www.byoblu.com/post/2013/10/...aspx#more-30886


marvel [ Ven 25 Ott, 2013 17:23 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Ammette le loro (sue) colpe... e l'hanno (lo ha nominato un altro che non può dirsi certo estraneo alla faccenda) fatto anche giudice della Corte Costituzionale...


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marvel [ Ven 25 Ott, 2013 19:25 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Molto interessante!


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marvel [ Lun 04 Nov, 2013 17:12 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Qualcuno, più di un anno fa, mi chiese perché ce l'avessi tanto con Monti... perché è "grazie a lui" se siamo gli unici europei ancora in piena recessione e se le PMI stanno chiudendo.

Alla fine l’ha detto. Intervistato dalla CNN, così Mario Monti: “Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale. Quindi, ci deve essere una operazione di domanda attraverso l’Europa, un’espansione della domanda“. Cosa era venuto a fare l’abbiamo sempre saputo, ma forse lui non l’aveva mai detto così chiaramente.

Come si distrugge la domanda interna? Alzi le tasse e svaluti i salari. Così la gente non ha più soldi e compra di meno. Ma non basta: lo Stato potrebbe sempre alzare la spesa a deficit, cioè investire sui cittadini, mediante politiche sociali (esempio: reddito di cittadinanza) o creando lavoro. E allora cosa facciamo? Semplice: inventiamo il pareggio di bilancio e lo mettiamo addirittura nella Costituzione, così da rendere impossibile qualunque ripensamento. Era l’equazione che ci avrebbe matematicamente reso più poveri (vedi “La formula che ci inchioda“). Ricordate? Se costringi la somma delle entrate e delle uscite di uno Stato ad annullarsi a vicenda, allora se punti sulle esportazioni devi per forza massacrare i portafogli. E’ quello che ha fatto Monti. Perché?



YouTube Link


continua su http://www.byoblu.com/post/2013/11/...da-interna.aspx


marvel [ Lun 04 Nov, 2013 18:41 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Come previsto... Giovani, fallisce il bonus assunzioni
«Incentivi? È in crisi anche il sommerso»
Doveva servire per centomila posti, sono arrivate 13 mila richieste

Anche perché il Governo ancora non vuole capire che per far ripartire l'economia, anzi per rallentare la caduta e agevolare il reimpiego, prima di tutto bisogna abbassare la pressione fiscale per evitare che le imprese chiudano. Che poi, se non riparte la domanda, e quindi la produzione, voglio vedere quale imprenditore va ad assumere qualcuno, seppur con agevolazioni, quando sta pensando a come riuscire a non mandare a casa i suoi stessi dipendenti!
Letta è la fotocopia di Monti.


marvel [ Dom 10 Nov, 2013 13:00 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Intervista molto interessante, questa secondo me è l'unica vera via di uscita da questa crisi!


L'intervista esclusiva al Columnist economico del Telegraph
di Alessandro Bianchi

Ambrose Evans Pritchard. International Business Editor of The Daily Telegraph

- Dalle colonne del Telegraph, Lei ha scritto spesso come i paesi dell'Europa del sud dovrebbero formare un cartello e parlare con un'unica voce nel board della Bce e nei vari summit per forzare quel cambiamento di politica necessario a rilanciare le loro economie. Ritiene che il sistema euro possa ancora salvarsi o giudica migliore per un paese come l'Italia scegliere il ritorno alla propria valuta nazionale?

Quello che serve in Europa oggi è uno shock economico sul modello dell'Abenomics. Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, insieme alla Francia devono smettere di fare finta di non avere un interesse in comune da tutelare. Questi paesi hanno i voti necessari per forzare un cambiamento. La Bce oggi non sta rispettando gli obblighi previsti dai trattati e non solo per il target del 2%, dato che nei trattati non si parla solo d'inflazione, ma anche di crescita e di occupazione. Il dato dello 0,8% di ottobre è un autentico disastro per l'andamento della traiettoria di lungo periodo del debito. Senza un cambio di strategia forte, l'Italia sarà al collasso nel 2014. Il paese ha un avanzo primario del 2.5% del PIL e ciononostante il suo debito continua ad aumentare. Il dramma dell'Italia non è morale, ma dipende dalla crisi deflattiva cui è costretta per la sua partecipazione alla zona euro.
La politica è fatta di scelte e di coraggio. Fino ad oggi non si è agito per impedire che si dissolvesse il consenso politico dell'euro in Germania. Ma oggi c'è una minaccia più grande e se Berlino non dovesse accettare le nuove politiche, può anche uscire dal sistema. Il ritorno di Spagna, Italia e Francia ad una valuta debole è proprio quello di cui i paesi latini hanno bisogno. Del resto, la minaccia tedesca è un bluff ed i paesi dell'Europa meridionale devono smascherarlo. L'ora del confronto è arrivato.

- Il problema è che i governi attuali dell'Europa meridionale sembrano ipnotizzati dall'incantesimo del "più Europa" e non prendono in considerazione altre soluzioni. Da cosa dipende?

Recentemente ho avuto modo di incontrare a Londra il primo ministro italiano Enrico Letta ed abbiamo parlato proprio di questo. Alla mia domanda sul perché non si facesse promotore di un cartello con gli altri paesi dell'Europa in difficoltà per forzare questo cambiamento, il premier italiano mi ha risposto che secondo lui sarà Angela Merkel a mutare atteggiamento nel prossimo mandato e venire incontro alle esigenze del sud. Si tratta di un approccio assolutamente deludente. Enrico Letta, come anche Hollande in Francia, è un fervente credente del progetto di integrazione europea e non riesce ad accettare che l'attuale situazione sia un completo disastro. Questo atteggiamento non gli permette di comprendere le ragioni per cui l'euro sia divenuto così disfunzionale per i paesi membri.

- Coloro che sostengono che i paesi dell'Europa meridionale non possono tornare alle loro monete nazionali utilizzano due motivazioni in particolare: l'enorme inflazione conseguente all'inevitabile svalutazione ed il fatto di non poter poi reggere la concorrenza di colossi commerciali come la Cina. Le giudica corrette?

Si tratta, in entrambi casi, del contrario esatto della realtà. L'euro è un'autentica maledizione per le esportazioni, che dipendono dai prezzi e dal tasso di cambio. I paesi europei sopravvalutati a causa della moneta unica hanno perso una quota importante del loro mercato globale a discapito della Cina. Con Pechino che tiene lo yaun sottovalutato e con una moneta enormemente sopravvalutata, molte aree dove l'industria italiana eccelle sono inevitabilmente in crisi. Una crisi che dipende dal tasso di cambio.
Per quel che riguarda l'inflazione, qualora l'Italia dovesse procedere ad un collasso disordinato e caotico dell'euro, il paese potrebbe perdere nella prima fase il controllo dei prezzi. Ma oggi quest'ultimi sono già fuori controllo. Nei paesi dell'Europa meridionale è in corso una grave crisi di deflazione che rischia di riproporre il "decennio perso" del Giappone con contorni inquietanti per quel riguarda l'andamento debito/Pil. In Italia è passato dal 120% al 133% in due anni: si tratta di una trappola che sta portando il paese al collasso. Il problema da combattere oggi è la deflazione e non l'inflazione.
L'esperienza attuale dell'Italia e degli altri paesi della zona euro è molto nota in Gran Bretagna. Nel nostro paese ci sono stati due esempi similari di crisi di deflazione e svalutazione interna: agli inizi degli anni '30 con il sistema del Gold Standard e nella crisi dello SME del 1991-1992. In entrambi i casi, il Regno Unito ha determinato la rottura del sistema e restaurato il controllo totale della propria valuta nel momento in cui gli interessi del paese erano messi a rischio. I critici al tempo utilizzavano la stessa argomentazione dell'inflazione, ma nel 1931 all'uscita del Gold Standard, in una situazione di deflazione interna, non vi è stato alcun aumento incontrollato dei prezzi, con lo stimolo monetario e la svalutazione che sono stati la premessa per la ripresa dalla Grande Depressione. La stessa identica esperienza l'abbiamo vissuta nel 1992 con la crisi dello Sme.
Spesso si tende ad avere un approccio superficiale alle questioni economiche e questo non aiuta il dibattito politico. Se dovesse lasciare l'euro, l'Italia dovrebbe optare per un grande stimolo monetario da parte della Banca d'Italia, una svalutazione ed una politica fiscale sotto controllo. Questa combinazione garantirebbe al paese una transizione tranquilla e nessuna crisi fuori controllo.

- Molto spesso coloro che reputano insostenibile il ritorno alle monete nazionali paventano anche l'insostenibilità di poter sopportare le inevitabili ritorsioni economiche della Germania. Si tratta di una minaccia credibile?

Non c'è nulla di più falso. E' negli interessi della Germania gestire l'eventuale uscita di un paese membro nel modo più lineare, regolare e tranquillo possibile. Nel caso di un deprezzamento fuori controllo della Lira, ad esempio, il più grande sconfitto sarebbe Berlino: le banche ed assicurazioni tedesche che hanno enormi investimenti in Italia sarebbero a rischio fallimento; ed inoltre, le industrie tedesche non potrebbero più competere con quelle italiane sui mercati globali. Sarebbe interesse primordiale della Bundesbank acquisire sui mercati valutari internazionali le lire, i franchi, pesos o dracme per impedirne un crollo. Si tratta di un punto molto importante da comprendere: nel caso in cui uno dei paesi meridionali dovesse decidere di lasciare il sistema in modo isolato, è nell'interesse dei paesi economici del nord Europa, in primis la Germania, impedire che la sua valuta sia fuori controllo e garantire una transizione lineare. Tutte le storie di terrore su eventuali disastri che leggiamo non hanno alcuna base economica.

- In diversi suoi articoli recenti, Lei dichiara come la spinta al cambiamento arriverà dalla Francia. Quale sarà l'elemento che lo determinerà in concreto?

Con la disoccupazione che cresce a livelli non più controllabili, Hollande, che ha posto come suo obiettivo primario della sua presidenza quello dell'occupazione, ha perso ogni credibilità e sta arrivando al limite di sopportazione con l'Europa.

Quello che sta accadendo oggi alla Francia è l'esatta riproposizione delle dinamiche economiche che il paese ha vissuto dal 1934 al 1936, quando con il Gold Standard il paese si trovava in una situazione di deflazione, disoccupazione di massa e non aveva gli strumenti per ripartire. I dati sono arrivati ad un livello insostenibile nella presidenza Laval nel 1935 ed ha determinato un cambiamento politico rivoluzionari nel 1936: la vittoria del Fronte Popolare. La Francia di oggi è in una situazione simile al 1935, con i dati economici che continuano a peggiorare di mese in mese, ed una svolta come quella del 1936 si avvicina. Basta vedere la tensione dei protestanti in Bretagna o i risultati crescenti del Fronte Nazionale per comprenderlo.

- Sarà Le Pen ad imprimere questo cambiamento?

L'ascesa del Fronte Nazionale è incredibile, ma non penso che prenderà mai il potere. Quello che accadrà sarà però altrettanto rivoluzionario, in quanto costringerà gli alri partiti, soprattutto i gaullisti, a modificare la loro politica. Il programma di Le Pen è chiaro: uscita immediata dall'euro - con il Tesoro francese che proporrà un accordo con i creditori tedeschi, se questi non l'acceteranno la Francia tornerà lo stesso al franco e le perdite principali saranno per la Germania – e poi referendum sull'Ue sul modello inglese. Sono argomenti che incontrano la simpatia di un numero crescente di persone in modo trasversale e gli altri partiti non possono più ignorarli. Il Fronte Nazionale sta forzando gli altri partiti a cambiare la loro agenda e realizzare che non possono semplicemente avere la stessa opinione di Berlino e Bruxelles.

- In molti paesi stiamo assistendo alla fusione dei partiti conservatori e socialisti a difesa dell'austerità di Bruxelles e contro le intenzioni di voto degli elettori. Il voto dei Parlamenti nazionali sulle leggi di stabilità ormai non conta più ed i governi aspettano solo l'approvazione della Commissione. Infine, i paesi si stanno indebitando per finanziare organizzazioni inter-governative come il Mes, che prenderà decisioni fondamentali per la vita delle popolazioni nei prossimi anni e non ha all'interno meccamismi di trasparenza e di controllo democratico. Ma cosa sta diventando l'Unione Europea?

La difficoltà oggi è quella di comprendere il perché la creazione dei vari strumenti di coesione federale decisi dall'Ue abbiano creato un sistema così disfunzionale. Il problema fondamentale è la mancanza del controllo delle imposte e della spesa da parte di un Parlamento eletto democraticamente. Non è un caso che la guerra civile inglese sia iniziata nel 1640 quando il re ha cercato di togliere questi poteri al Parlamento o che la rivoluzione americana sia scoppiata quando questo potere è stato tolto da Londra a stati come Virginia o il Massachusetts, che lo esercitavano da tempo. Sono esempi anglosassoni, ma ce ne sono tanti altri di come le fondamenta della democrazia risiedono nel controllo del budget e delle imposte da parte di organi eletti dal popolo. Quello che sta accadendo all'Ue è, al contrario, il tentativo di darne la gestione a strumenti e strutture sovranazionali, che non hanno alcun fondamento con nessun Parlamento. E' estremamente pericoloso e chiaramente anti-democratico.
L'argomento che viene usato spesso in sua difesa è che si tratta di un primo passo antidemocratico si, ma che serve per completare la federazione sul modello statunitense. Il sistema americano sarebbe il modello logico da imitare, ma non è realizzabile: non c'è il consenso politico nei cittadini europei e per gli Usa vi erano sistemi, istituzioni e tradizioni completamente differenti. François Heisbourg nel suo ultimo libro centra alla perfezione questo punto: non si può creare un'Unione politica con l'obiettivo di salvare l'euro. E' ridicolo. La federazione deve essere subordinata ad i grandi ideali che plasmano una società e non per salvare una moneta. I paesi devono tornare alla realtà sociale al più presto e non devono pensare a strumenti di ingegneria finanziaria per far funzionare qualcosa che non può funzionare.

- Il referendum voluto da Cameron per la rinegoziazione della partecipazione del Regno Unito all'Ue trova il favore di un numero crescente di paesi, soprattutto nel nord Europa. Cosa si attende dal voto inglese?

La prima reazione in Europa quando Cameron ha lanciato il referendum è stata quella di definire gli inglesi "stupidi suicidi". L'argomento era quello che Londra avrebbe perso mercato e si sarebbe rassegnata al declino economico. Si tratta di argomentazioni ridicole. Le persone che hanno ancora ben compreso come funziona l'Unione Europea, come quelle con cui mi sono confrontato alla Conferenza Ambrosetti a Como in settembre, sanno che l'uscita del Regno Unito sarebbe si un disastro, ma non per Londra, per l'Ue. Il progetto europeo si basa su tre gambe, una delle quali è la Gran Bretagna, l'Olanda ed i paesi scandinavi. E senza una di queste, l'Ue è finita, perché la chimica interna cambierebbe e sarebbe particolarmente difficile soprattutto per la Francia mantenere i sottili equilibri con la Germania. La decisione inglese è un enorme avviso a Bruxelles: l'integrazione è andata troppo oltre il volere popolare e le popolazioni vogliono indietro alcuni poteri. La Costituzione europea è stata rigettata da un referendum in Francia ed Olanda. I trattati recenti non sono stati posti al giudizio del popolo, tranne che in Irlanda, ma costringendola a votare fino all'accettazione. Questa fase in cui si procede senza consultare i cittadini è finita. Questo tipo di arroganza è finito.

- Nel maggio del prossimo anno ci saranno le elezioni per il Parlamento europeo, un test fondamentale per i partiti e movimenti scettici verso Bruxelles. L'Ue non sarà più la stessa?

Da studioso dell'economia mi trovo in difficoltà a rispondere. Posso dire che oggi il pericolo maggiore per i paesi dell'Europa meridionale si chiama crisi deflattiva, che potrebbe presto trasformarsi in una depressione economica in grado di rendere fuori controllo la traiettoria debito/Pil. E' un potenziale disastro. In questo contesto, la politica si deve porre l'obiettivo del ritorno di una serie di poteri sovrani delegati a Bruxelles e le elezioni europee del prossimo maggio saranno un evento potenzialmente epocale: i partiti scettici dell'attuale architettura istituzionale potrebbero essere i primi in diversi paesi – l'Ukip in Gran Bretagna, il Fronte Nazionale in Francia, il Movimento cinque Stelle in Italia, Syriza in Grecia ed in altri paesi – e sarà la possibilità per le persone di esprimere la loro irritazione e frustrazione contro le scelte da Bruxelles. Un blocco politico importante potrà distruggere questo "mito artificiale" che si è costruito: l'Ue non sarà più la stessa e sarà costretta ad essere meno ambiziosa e comprendere che molte delle sue prerogative devono tornare agli stati nazionali. I governi di Italia, Spagna, Francia devono riprendere il pieno controllo delle vite dei loro cittadini e non pensare all'allargamento all'Ucraina o alla Turchia. Si tratta dell'ultima battaglia.

da: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5960


marvel [ Lun 02 Dic, 2013 18:47 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
In parole semplici la crisi finanziaria e l'Euro, che ci ha ridotto in mutande, mentre la Germania ne può trarre beneficio.
A voglia a dire che i tedeschi si meritano il loro successo mentre l'Italia è giusto che soccomba.
NO!
Le auto tedesche saranno pur buone, ma hanno mercato solo grazie all'Euro!

Claudio Borghi

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Interessante anche Alberto Bagnai

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tifernate [ Mer 04 Dic, 2013 11:37 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
........la prossima settimana sarà calda, molto calda, e non c'entra l'anticiclone subtropicale.

Di detonatori ce ne sono molti, dal crollo del Monte Dei Pacchi alla Primarie (probabile flop) del PD, al semplice fatto che il Governo non riesce a trovare poche centinaia di milioni di euro per coprire i buchi IMU ma l'UE chiede 6 miliardi aggiuntivi()da ricavare attraverso tagli e svendita degli asset statali, che vi dicevo?) per una Legge di Stabilità che fa acqua da tutte le parti, i conti sulle entrate non tornano per niente, un fabbisogno dello stato che per il 2013 salirà a 100 miliardi (a novembre è 94,2 miliardi) contro i 62 miliardi del 2012, quindi +38 miliardi.

Oramai le menzogne di questo Governo (che tutto è sotto controllo, i conti sono ok e ci sarà la ripresa) sono vicine ad essere palesemente smascherate.

http://scenarieconomici.it/la-tarta...dercole-in-usa/


marvel [ Gio 05 Dic, 2013 17:03 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Una terza via per tentare di risollevare l'economia ed uscire dalla crisi è possibile. Basta seguire il metodo inglese (che pare abbia funzionato) per "costringere" le banche ad erogare prestiti a famiglie ed imprese.

PS(sembra che la Francia stia messa peggio di noi... ed ora che inizia a scricchiolare, i capoccioni della BCE cominciano a temere che l'Europa possa davvero collassare. E poi diciamocelo, possono fare gli schizzinosi con la Grecia, la Spagna e l'Italia, ma se si inserisce pure la Francia la bilancia tra "cattivi" e "buoni" inizia ad essere un po' troppo sbilanciata.
Però, anche se si iniziasse a vedere la luce (cosa tutt'altro che scontata), è comunque un gran fallimento dell'Europa, ma soprattutto dell'Europa meridionale (e quindi dell'Italia) che non ha avuto né la voglia né il coraggio di fare fronte comune, di unirsi per alzare la voce prima, lasciando che politiche di austerity e regressive uccidessero il tessuto imprenditoriale dei suddetti paesi, dimostrando una sudditanza totale alla Germania (sudditanza dei propri politici).


Oggi è il gran giorno della Bce. Porterà sotto zero i tassi sui depositi o lancerà la terza via per la ripresa chiamata "Fls"? Ecco di cosa si tratta

dal sole24ore

Oggi è il gran giorno della Banca centrale europea. Come ogni primo giovedì del mese si riunisce il consiglio direttivo dell'istituto di Francoforte guidato da Mario Draghi. È l'ultima seduta del 2013, un anno in cui la Bce ha tagliato per due volte il costo del denaro. A maggio lo ho ridotto dallo 0,75% allo 0,5% e a novembre, pur contro le indicazioni tedesche, lo ha portato al minimo storico dello 0,25% lasciando invariato il tasso sui depositi (la remunerazione data alle banche che depositano la liquidità presso la Bce) a quota zero.

Nel frattempo la gran parte degli oltre 800 istituti che tra dicembre 2011 e febbraio 2012 hanno ottenuto 1.040 miliardi di liquidità attraverso due prestiti Ltro (Long term refinancing operation) elargiti dalla Bce a condizioni agevolate (tre anni al tasso dell'1%) hanno restituito quanto preso, come dimostrano gli attivi della Bce che negli ultimi mesi sono scesi di oltre 700 miliardi.

A questo punto resta da chiedersi quello che deciderà la Banca centrale europea nell'ultima riunione dell'anno. Muoverà il costo del denaro? Porterà i tassi sui depositi sotto zero (per disincentivare le banche a parcheggiare liquidità a Francoforte ed esortarle invece a prestarla a famiglie imprese?) Lancerà un nuovo piano Ltro?

Nelle ultime ore è cresciuto il numero di analisti che si aspetta un rinnovo del piano Ltro di 9-15 mesi. Insomma altra liquidità in favore delle banche, alle prese con aggiustamenti dei conti disastrati dalla bolla dei derivati subprime scoppiata nel 2007 e non ancora del tutto digerita. Se così sarà, basterà per risollevare l'economia? La domanda assume ancor più significato dopo che ieri sono stati pubblicati gli indici Pmi che dipingono un'Europa quantomai spaccata e allontanano uno scenario di convincente e corale ripresa economica nel 2014. Nel dettaglio, nel mese di novembre l'indice Pmi che misura il livello di attività economica del settore dei servizi è sceso a 51,2 da 51,6 di ottobre. L'indice si è comunque confermato sopra la soglia dei 50 punti, lo spartiacque che divide le fasi di espansione da quelle di contrazione. Guardando alla quattro maggiori economie dell'Eurozona, la Germania «balla da sola», qui l'indice è salito a 55,7 da 52,9. Bene anche in Spagna dove sale a 51,5 da 49,6. In Francia invece scende a 48 a 50,9. Maglia nera l'Italia dove si registra una forte contrazione a 47,2 da 50,5.

A ciò si aggiunge il recente "warning" di Merrill Lynch sulla Francia. La banca di investimento ha indicato che «il vero malato d'Europa non è l'Italia ma la Francia a causa dei suoi grossi problemi strutturali». Anche il rendimento dei bond francesi a dieci anni non riflette a pieno la reale situazione del paese, soprattutto se si pensa che i BTp italiani sulla medesima scadenza pagano sensibilmente di più, attorno al 4%». Secondo Stefano Guglielmetto, responsabile investimenti di Merrill per l'Italia, la penisola non é un più il grande malato d'Europa ma semmai «il grande convalescente» alla luce delle misure varate sinora per fronteggiare la crisi.

Insomma, lo scenario di fondo non è entusiasmante. Anche perché gli ultimi dati (da più fonti) evidenziano che nel 2013 c'è stata ulteriore contrazione del credito a famiglie e imprese e che l'aumento della base monetaria della Bce (attraverso le offerte Ltro) non si è tradotto in un pari aumento dell'offerta di moneta. Questo perché gli istituti di credito hanno per larga parte preferito lasciare la liquidità presa in prestito a tassi agevolati nell'alveo della sfera della finanza, acquistando bond sovrani e sostituendosi in questo alla Bce che, ai sensi dell'articolo 123 del Trattato consolidato dell'Ue, non può farlo (non è prestatore di ultima istanza).

Per questo motivo se oggi (o nelle prossime sedute) la Banca centrale dovesse ripresentare un qualcosa di simile all'Ltro le speranze che ciò abbia effetti sull'economia reale che annaspa (dal 2007 il Pil dell'Italia è calato in termini reali dell'8,5%) sono davvero residue.

Piuttosto, tra gli esperti c'è chi propone una soluzione alternativa, una terza via. Seguendo questa nuova strada la Bce non dovrebbe far altro che emulare il programma seguito dalla Bank of England dal luglio del 2012 conosciuto con l'acronimo Fls che sta per Funding for landing scheme. Di cosa si tratta? È un finanziamento agevolato che la Bank of England ha erogato alle banche britanniche e alle società immobiliari (building societies) . La quantità del prestito è direttamente correlata ai prestiti che queste erogano a famiglie e imprese (economia reale). Sono, per dirla all'inglese e come riportato sul sito della Bank of England «linked to their lending performance».

In questo modo non c'è scampo. I soldi della banca centrale fuoriescono dal mondo della finanza per entrare in quello dell'economia reale, senza alcun rischio di contribuire a un processo di deindustrializzazione. I rischi? Dosi eccessive possono portare a una bolla del settore immobiliare. Ma questo dipende dall'abilità in politica monetaria della banca centrale di turno nel dosare i prestiti. Al momento i risultati in Gran Bretagna si sono visti: il Pil nel 2013 dovrebbe crescere dell'1,5% (in controtendenza rispetto alla media dei Paesi Ue) trainato proprio dal buon andamento del mercato immobiliare. La Bce può prendere appunti.


tifernate [ Mar 01 Lug, 2014 09:05 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
..........chiudiamo il cerchio. Tutto ampiamente previsto fin dall'inizio di questo thread.

http://scenarieconomici.it/leurofre...-debito-follia/


and1966 [ Ven 04 Lug, 2014 00:19 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
http://www.ilfattoquotidiano.it/201...tabile/1049064/


tifernate [ Ven 04 Lug, 2014 11:01 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
........qui le ragioni del rigore tedesco e degli interessi stranieri nel comprare un'Italia in svendita, a prezzi di super saldo, da Black Rock ai tedeschi. Anche questo tutto ampiamente previsto ad inizio thread perchè prevedibile.

http://www.dagospia.it/rubrica-3/po...ltano-80269.htm


marvel [ Mer 06 Ago, 2014 10:41 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Come Volevasi Dimostrare:
ecco i numeri della demolizione dell'Italia.
Non ci risolleveremo più.
Spazzati via da un branco di incapaci... o più probabilmente di corrotti che hanno fatto di tutto per distruggere un paese certamente ricco di contraddizioni e di malaffare, ma anche di grande talento e di intelligenza imprenditoriale.
L'unica pecca del popolo è quella di essere completamente incapace di capire che bisognava svoltare cambiando radicalmente la propria classe politica corrotta ed interessata solo a mantenere il proprio status.

Ci dicevano di essere dei "complottisti", hanno tacciato di "populismo" chi li voleva cacciare, convinti di riuscire così a fregare di nuovo un popolo di pecore asservite... ci sono riusciti!

In breve:

- PIL: dal 2007 al 2013 -8,7% .

- PIL PRO-CAPITE: dal 2007 al 2013 - 9,1%.

- REDDITO REALE DISPONIBILE PER LE FAMIGLIE: dal 2007 al 2013 -10,2%.

- RICCHEZZA NAZIONALE: dal 2007 al 2013 persi 843 miliardi pari al -9%.

- PRODUZIONE INDUSTRIALE: dal 2007-2013 -25,5% .
Nello stesso periodo, a livello mondiale la produzione industriale è cresciuta del 10%.

- POTENZIALE INDUSTRIALE: dal 2007 al 2013 perso il 15%.

- NUMERO AZIENDE CHIUSE: nel periodo 2001-2013 perse 120mila fabbriche.
Nel periodo 2008-2013 hanno chiuso 75mila imprese artigiane. Il 2013 è stato l'anno record dei fallimenti: 111mila.

- DISOCCUPAZIONE: dal 2007 è più che raddoppiata: dal 6,1% al 12,7% attuale.
I disoccupati ufficiali sono 3milioni e 300mila, ai quali vanno aggiunti altri 3 milioni di persone che non si rivolgono ai centri per l'impiego (i cd. "sfiduciati").
Nello stesso periodo la Germania ha conosciuto invece il record storico degli occupati.

- DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: dal 2007 ad oggi è più che raddoppiata, passando dal 20,3% del 2007 al 43% attuale.

- TASSO DI OCCUPAZIONE: è passato dal 58,7% del 2007 al 55,5% del 2013.

- POSTI DI LAVORO PERSI NELL'INDUSTRIA: dal 2001 persi 1 milione e 160mila posti di lavoro.

- CONSUMI DELLE FAMIGLIE: dal 2007-2013 -9,5%. Negli ultimi due anni: -4,3% del 2012, -2,6% nel 2013.

- POVERTÀ: secondo Eurostat gli "individui a rischio povertà o esclusione sociale" nel 2008 erano in Italia il 25,3%, 29,9% nel 2012. L' Istat è più preciso: Un italiano su dieci in povertà assoluta. Tra il 2012 e il 2013, l'incidenza della povertà assoluta è aumentata dal 6,8% al 7,9% (per effetto dell'aumento nel Mezzogiorno, dal 9,8 al 12,6%), coinvolgendo circa 303 mila famiglie e 1 milione 206 mila persone in più rispetto all'anno precedente. Povera o quasi una famiglia su cinque. Per quanto riguarda la povertà relativa in Italia 3 milioni e 230 mila famiglie sono sotto la soglia —si tratta dei nuclei composti di due persone che spendono meno di quanto avvenga nella media pro capite del Paese, cioè 972,52 euro mensili. Per la precisione, la loro spesa media nel 2013 è stata di 764 euro mensili, in calo dai 793,32 del 2012. Un dato che scende nel Mezzogiorno a 744 euro.

- DISUGUAGLIANZA: ne 2007 l'indice di Gini era di 0,31, nel 2013 era di 0,34. Per la cronaca nel 1992 era 0,27. Quel che possiamo dire è che la crisi ha accentuato le disuguaglianze. Con 0,34 l'Italia è risultata nel 2013 il paese più diseguale dell'Unione Europea dopo la Gran Bretagna.

- SALARI: con uno stipendio netto di 21.374 dollari l'anno, l'Italia si colloca al 23 posto nella classifica Ocse. Se la passano peggio degli italiani, in Europa, solo i portoghesi e gli abitanti dei Paesi dell'Europa orientale.

- RISPARMIO: a fronte dell'aumento dei cittadini sotto la soglia della povertà, sono cresciuti i denari lasciati in custodia alle banche: nel 2013 del + 5,7% sull'anno precedente, a 1.2016 miliardi di euro.

- DEBITO PUBBLICO: era al 103,3% del Pil nel 2007 nel 2013, ha raggiunto il 132,9% del 2013. L'ultimo rilevamento di Bankitalia ci dice che il debito pubblico ha toccato a maggio 2014 un uovo record storico: quota 2.166,3 miliardi. Con un aumento di 20 miliardi sul mese precedente.

- DEBITO PRIVATO qui possiamo fare i confronti con il 1998 (anno di ingresso nell'euro). Nel periodo 1998-2012 le variazioni sono state queste (in % sul Pil): imprese da 85 a 120%, banche e istituzioni finanziarie da 40 a 110%, famiglie da 30 a 50%. In questo periodo quello che è cresciuto meno è stato proprio il debito pubblico: dal 120 al 127% del 2012. In totale il debito (pubblico e privato) è passato dal 275% ad oltre il 400%.


- SOFFERENZE BANCARIE: dal 2007 al 2013 sono cresciute di +100 miliardi. Ad Ottobre 2013 le sofferenze lorde erano pari a 147,3 miliardi. In rapporto agli impieghi il 7,7%, il massimo dal 1999.

- FINANAZIAMENTI ALLE IMPRESE: malgrado i tassi della Bce siano prossimi allo zero, il tasso medio per i prestiti alle Pmi (dati ottobre 2013) è al 4,49%, mentre negli altri paesi dell'Eurozona una pmi a ottobre ha pagato in media un tasso del 3,83 per cento.

- TASSE: la tassazione ha raggiunto il 44% rispetto al Pil. Se si considera il periodo tra il 2011 e il 2012, soltanto l'Ungheria in Unione Europea ha conosciuto un aumento delle tasse rispetto al Pil superiore a quello dell'Italia.

E' ufficiale, siamo morti. A breve la comunicazione ufficiale.
31 Luglio 2014

Un paese in ginocchio, mutilato, raso al suolo dalla crisi inasprita dall’euro e dal regime di austerity imposto da Bruxelles per mantenere in vita la moneta unica. L’Italia sta letteralmente andando a pezzi: tutti se ne accorgono ogni giorno, mentre la disoccupazione dilaga, i consumi crollano, i negozi chiudono e le aziende licenziano. Ma il panorama si fa ancora più impressionante se si osservano, tutti insieme, i numeri della catastrofe. E’ quello che ha fatto il blog “Sollevazione”, pescando tutte le cifre ufficiali degli indicatori-chiave. Un bollettino di guerra, voce per voce. Produzione e ricchezza, industria e redditi, debito e risparmi. L’Italia in rosso, che sta precipando lontano dalla sua storia, senza neppure capire perché. Ognuno combatte, da solo, contro continui rovesci: non ci sono spiragli, non c’è alcuna “ripresa” nemmeno all’orizzonte. Ma nessuno racconta davvero l’assedio del panico, la paura sciorinata dai “crudi numeri”, che forse non fotografano «le dimensioni effettive del disastro economico e sociale che vive l’Italia», però «ci aiutano a comprenderlo».
Secondo gli analisti di “Sollevazione”, la resa matematica dell’Italia rivelata dai conti – la lingua spietata del pallottoliere – permette anche di «capire come le politiche austeritarie per tenere in piedi l’euro, il sistema bancocratico e il capitalismo-casinò, abbiano affossato il nostro paese», il cui Pil ha perso 8,7 punti percentuali a partire dal 2007, inclusa la manipolazione dello spread che ha “armato” la gigantesca manomissione operata da Monti e Fornero, con la loro “spending review” e la riforma-suicidio delle pensioni. Un’agenda peraltro proseguita da Letta: tagliare la spesa, ben sapendo che il “risparmio” dello Stato manda in crisi il settore privato, facendo calare il gettito fiscale e quindi esplodere il debito pubblico. Matteo Renzi? Niente di nuovo: neoliberismo puro, a cominciare dal Jobs Act per precarizzare ulteriormente il lavoro. Aggravanti: la neutralizzazione delle ultime difese sociali garantite dalla Costituzione, come vuole l’élite finanziaria, e l’eliminazione fisica dell’opposizione attraverso una legge elettorale come l’Italicum, definita peggiore – per le sue restrizioni – di quella che permise a Mussolini di consolidare il neonato regime fascista.

Tutto questo, mentre il paese soccombe ogni giorno: in sei anni, il Pil pro capite è calato di 9 punti (di 10, invece, il reddito reale disponibile per le famiglie). Stesse percentuali per la frana della ricchezza nazionale: -9% dal 2007 al 2013, pari a 843 miliardi di euro. C’era una volta l’Italia: nello stesso periodo, la produzione industriale è crollata addirittura del 25,5%. Sta andando in frantumi, grazie alla politica imposta da Berlino, il maggior competitore europeo della Germania. Tra il 2001 e in 2013, l’Italia ha perso 120.000 fabbriche. Sono cifre da scenario bellico, e non sono riguardano solo l’industria: ci sono anche le 75.000 imprese artigiane costrette a chiudere. Anno record per il fallimenti, l’infame 2013 delle “larghe intese”: qualcosa come 111.000 fallimenti, in appena dodici mesi. Contraccolpo catastrofico, la disoccupazione: dal 2001, con l’ingresso nell’Eurozona, l’industria italiana ha perso un milione e 160.000 posti di lavoro. Colpa anche dell’assenza di credito: nonostante ricevano denaro dalla Bce a tassi «prossimi allo zero», le banche continuano a finanziare le imprese con prestiti al 4,49%, mentre negli altri paesi dell’Eurozona l’interesse medio è al 3,8%.

Anche così il lavoro si estingue alla velocità della luce. Dal 2007, la piaga della disoccupazione è più che raddoppiata: dal 6,1% al 12,7 attuale. «I disoccupati ufficiali sono 3 milioni e 300.000», rileva “Sollevazione”, ai quali vanno però aggiunti «altri 3 milioni di persone», che ormai non si rivolgono neppure più ai centri per l’impiego: i cosiddetti “sfiduciati” fanno salire a quasi 6 milioni e mezzo il totale dei disoccupati italiani, proprio mentre la Germania del super-export vede salire ai massimi storici la quota degli occupati. C’è anche il trucco, naturalmente: un tedesco su quattro accetta i mini-job da 450 euro al mese. E’ la strada aperta in Italia dal Jobs Act di Renzi, di fronte a una platea oceanica di giovani senza lavoro: il 43%, più del doppio dei ragazzi disoccupati nel 2007. Sta male, comunque, la stragrande maggioranza dei salari italiani: «Con uno stipendio netto di 21.374 dollari l’anno, l’Italia si colloca al 23esimo posto nella classifica Ocse: se la passano peggio solo i portoghesi e gli abitanti dei paesi dell’Europa orientale». A valanga, la mancanza di impiego si traduce in forte calo dei consumi familiari, tagliati di quasi il 10% solo negli ultimi due anni. A farne le spese è anche il risparmio, continuamente eroso per far fronte all’emergenza economica, mentre la super-tassazione disposta dall’Ue ha raggiunto per l’Italia il 44% del Pil.

«Se si considera il periodo tra il 2011 e il 2012 – precisa “Sollevazione” – soltanto l’Ungheria, in Unione Europea, ha conosciuto un aumento delle tasse rispetto al Pil superiore a quello dell’Italia». E’ un circolo vizioso: imporre più tasse a chi già le paga, per tentare (inutilmente) di arginare il calo delle entrate, comunque – già oggi – superiori alla somma delle uscite: situazione che sarà ulteriormente aggravata dal Fiscal Compact e cronicizzata dall’inserimento del pareggio di bilancio nella Costituzione. In pratica, la fine dello Stato sociale e delle garanzie sui servizi vitali – scuola e sanità in primis, peraltro minacciate di privatizzazione forzata dal Ttip e dal Tisa, i trattati segreti euro-atlantici imposti dagli Usa, che Renzi preme per approvare in fretta. Cartina di tornasole di questa autentica catastrofe, il debito pubblico: era pari al 103,3% del Pil nel 2007, ma ha raggiunto il 132,9% nel 2013. «L’ultimo rilevamento di Bankitalia ci dice che il debito pubblico ha toccato a maggio 2014 un nuovo record storico: quota 2.166,3 miliardi, con un aumento di 20 miliardi sul mese precedente».

Va in rosso il conto delle famiglie, nel paese che prima dell’avvento dell’euro era il più risparmiatore d’Europa: rispetto al Pil, dal 1998 al 2012 il debito privato delle imprese è passato dall’85 al 120%, quello delle banche dal 40 al 110%, quello delle famiglie dal 30 al 50%. Paradossalmente, osserva “Sollevazione”, «in questo periodo quello che è cresciuto meno è stato proprio il debito pubblico», mentre il debito aggregato – pubblico e privato – è letteralmente esploso, dal 275% ad oltre il 400%. Spaventose pure le sofferenze bancarie, cresciute di 100 miliardi dal 2007 al 2013, per un totale di 147,3 miliardi di euro. Ed ecco l’ultimo gradino della tragedia: la povertà. Un fantasma che mette paura: l’esercito dei nuovi poveri e il timore che crescano furti e rapine ha aumentato del 5,7% i denari lasciati in custodia alle banche, oltre 1,2 miliardi di euro. Secondo Eurostat, gli «individui a rischio povertà o esclusione sociale» nel 2008 erano in Italia il 25,3%, e sono diventati il 29,9% nel 2012. L’ Istat è ancora più preciso: «Un italiano su dieci è in povertà assoluta».

Tra il 2012 e il 2013, spiega l’istituto di statistica, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata dal 6,8 al 7,9%, coinvolgendo oltre 300.000 famiglie e 1 milione 206.000 persone in più rispetto all’anno precedente. «E’ povera, o quasi povera, una famiglia su cinque». Poi c’è la “povertà relativa”, quelle delle famiglie (sono quasi 3 milioni e mezzo) il cui portafoglio mensile è inferiore alla spesa media nazionale, 972 euro al mese. Sono famiglie che cercano di sopravvivere con meno di 800 euro al mese, che si riducono a meno di 750 nel Mezzogiorno, dove più evidenti sono le diseguaglianze che la “crisi” ha fatto esplodere. Nel 1992, l’Italia era un paese relativamente equilibrato: non c’era un abisso tra ricchi e poveri e la classe media era in ottima salute. Oggi, praticamente, è in via di estinzione e teme di sprofondare giorno per giorno verso la povertà. Nel 2013, l’Italia è risultato «il paese più diseguale dell’Unione Europea, dopo la Gran Bretagna». Solo che il Regno Unito non è ingabbiato dall’euro. Infatti, a Londra, economia e occupazione stanno decisamente meglio rispetto alla media dell’atroce Eurozona, di cui l’Italia – dopo la Grecia – è la vittima principale.

Fonte: Libre

http://informare.over-blog.it/2014/...-ufficiale.html


and1966 [ Mer 06 Ago, 2014 13:42 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
http://www.ilfattoquotidiano.it/201...ssione/1083290/


marvel [ Mer 06 Ago, 2014 18:13 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
cattura2-593x443


and1966 [ Mer 06 Ago, 2014 18:28 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Riprendo un commento fatto sullo stesso grafico in altra sede: "come Petacchi sul Mortirolo" .


and1966 [ Gio 07 Ago, 2014 20:09 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
http://www.ilfattoquotidiano.it/201...europa/1084871/

Ed eccolo il momento tanto temuto ....


Hector Rivera [ Gio 07 Ago, 2014 21:17 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
la situazione è disastrosa e continua a precipitare ogni giorno, ogni mese, ogni anno...
non ci sarà una reale via d'uscita fin quando almeno una fetta consistente della popolazione non avrà almeno sufficientemente chiaro cosa significa stare in questa "europa", cosa significa stare in questo "euro", cosa significa la parola "debito pubblico" etc etc
Mi sento a pezzi... impotente....ostaggio di una stampa consapevole e complice....ostaggio di un manipolo di furfanti che hanno un solo obiettivo: lasciarci marcire IGNARI!


Freddoforever [ Gio 07 Ago, 2014 23:13 ]
Oggetto: Re: La Grande Truffa Ed Il Golpe Economico...
Bisognerebbe averla ancora la sovranità per poterla cedere,è almeno dal 2011 con Monti che questo è avvenuto (a voler essere generosi,dato che il progetto perchè ciò avvenisse risale a molto prima)......




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