ecco cosa ho trovato su
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23/10/2004 EOLICO A MONTE TEZIO ? ? ?
Uno scempio ambientale aberrante e di portata incalcolabile sta per colpire monte Tezio: la costituzione di un parco eolico in cima al monte, comprendente 22 aerogeneratori dell’altezza di 100 metri (praticamente un decimo dell’altezza del monte!) che devasteranno per sempre il territorio. Lo scempio avviene nell’ assoluta mancanza d’informazione ai cittadini, senza che questi possano esprimere un’opinione su un progetto di così alto impatto ambientale e di rilevante interesse per le persone che in quell’ambiente vivono, il quale merita invece una discussione seria ed approfondita sui pro e contro. L’Associazione Monti del Tezio si schiera decisamente contro il progetto e con questo speciale cercherà di spiegarne i motivi, premettendo che non siamo per niente contro la produzione di energia elettrica mediante fonti rinnovabili, quindi neppure contro l’eolico. Semplicemente siamo consapevoli che ci vuole una ragionata e programmata utilizzazione del territorio comunale ai fini dello sfruttamento e della distribuzione razionale delle sue risorse, bilanciando tutti gli interessi in gioco, che in questo territorio sono agricoli, residenziali e turistici come i numerosi progetti, sviluppati negli anni anche dal Comune di Perugia, prevederebbero. E qui ecco la prima, insanabile contraddizione con i programmi, le vocazioni e le aspettative sulle quali da tempo lavorano enti locali, associazioni, imprenditori per sviluppare attività agrituristiche, percorsi e sentieri escursionistici da percorrere a piedi, in bici o a cavallo, produzioni agroalimentari di qualità per uno sviluppo economico sostenibile, la cui base comunque consiste nella valorizzazione dei beni ambientali, siano essi paesaggistici, storico – monumentali che culturali. L’irrompere del parco eolico, con le sue torri alte 100 metri, gli sbancamenti necessari per la costruzione dei basamenti di cemento che coprono per ogni torre una superficie di 120/140 metri quadri e scendono in profondità nel terreno per 20/50 metri se non più (dipende dal tipo di terreno), la costruzione di ampie strade per permettere il trasporto delle torri con mezzi eccezionali (ricordiamo che il loro peso varia dalle 110 alle 220 tonnellate) e la loro successiva manutenzione, i manufatti, gli scavi per la posa dei cavi e quant’altro, influiranno pesantemente sul paesaggio, ma romperanno pure la delicata continuità dell’ ambiente prativo ed altererà fortemente il drenaggio dei terreni, provocando inevitabili mutamenti all’intero ecosistema. Non trascuriamo poi che i materiali inerti da impiegare nella costruzione delle imponenti strutture, magari verranno prelevati in cave limitrofe agli impianti, quindi potrebbe l’intero territorio essere influenzato dalle opere di costruzione. Dal momento che l’energia eolica non costituisce un’alternativa in quanto solo supporto discontinuo all’energia prodotta dalle fonti tradizionali, occorre stabilire preliminarmente se la “fattoria del vento” faccia parte di una pianificazione regionale e di un programma poliennale di approvvigionamento energetico nel rispetto della sostenibilità ambientale. Non ci risulta attualmente che la Regione Umbria abbia compreso in un piano energetico monte Tezio, quindi appare sempre più un insediamento selvaggio che andrebbe ad aggiungersi ad altri già creati nell’Appennino, specialmente nel Molise, Molise, Puglia e Campania. Del resto la produzione di energia elettrica dall’eolico attualmente in Italia, con più di mille torri già installate, arriva allo 0,4 per cento del totale prodotto. Quindi occorrerebbero oltre 5000 torri eoliche per avere un risparmio di petrolio pari all’1,1 per cento l’anno ed il prezzo da pagare contro questo modestissimo risparmio sarebbe la devastazione dell’Appennino in quanto 5000 generatori occuperebbero circa 500 chilometri di crinale. Allora ci chiediamo: “ma il gioco vale la candela?” perché è evidente che non può essere questa la strategia d’impiego delle fonti rinnovabili su scala nazionale. Si aggiunga a ciò che l’energia eolica, per sua natura, è intermittente e a causa di ciò la rete elettrica nazionale non può accettare in connessione più del 15 – 20% (la stessa ENEL ha stabilito non più del 10%) per non correre il rischio di provocare instabilità nella fornitura di potenza agli utenti o addirittura il “black- out “ totale. Mettiamo nella bilancia anche un altro dato: l’Italia è un paese poco ventoso; su 8760 ore annue la media nazionale del vento, di velocità compresa tra 4 e 20 metri al secondo (è questa l’unica adatta alla produzione di energia) non supera le 2000 ore di piena potenza degli impianti mentre nei paesi del Nord Europa, specialmente quelli affacciati sull’Oceano Atlantico, dispongono di venti tesi e costanti per circa 4-5000 ore, quindi più del doppio della media italiana. Punto di domanda: a monte Tezio come hanno rilevato l’intensità del vento se l’antenna su cui erano piazzati gli anemometri è crollata, o fatta crollare, non sappiamo bene, dopo circa 3 – 4 mesi e quindi lo studio non è durato 12 mesi come prevedeva il piano? Pensiamo anche che l’eolico è considerato dalla Direzione Generale del Ministero dell’Ambiente soltanto “una soluzione ponte” verso il solare e l’idrogeno (Qui Touring, aprile – maggio 2002) con scadenza al 2015. E’ giusto, allora, alla luce di questi dati, definire un vero disastro paesaggistico e ambientale la costruzione di un parco eolico a m. Tezio in cui non tornano i conti, tra costi e benefici. E perché non vengono mai considerati i costi di smantellamento e ripristino? Cosa, allora, spiega il successo dell’eolico? Presto detto. Con una serie di incentivi economici l’eolico si è trasformato, per i suoi imprenditori, in un grande affare. Gli oneri per l’installazione delle torri sono quasi sempre coperti da fondi regionali. Da non trascurare neppure i fondi strutturali europei utilizzati dalle regioni Puglia, Campania, Sicilia e Umbria. Oppure la legge 394/91 che prevede incentivi per quelle amministrazioni che promuovono l’uso dell’energia eolica anche nelle aree protette. A questi incentivi aggiungiamo il costo del terreno, perché i parchi eolici vengono comprati o, come più frequentemente accade, affittati dal gestore tramite una convenzione, di norma della durata di 25 anni, in cui si assicura al proprietario un introito economico. Nel caso di m. Tezio il progetto prevede, per lo sfruttamento del sito eolico, di proprietà della Comunità Montana, di far partecipe la Comunità stessa nella società o consorzio gestore, oppure di darle una somma pari a circa lire 1/1,5 a kw prodotto dal sito. Altri motivi che rendono particolarmente appetitoso l’eolico è che al kilowattora prodotto dalle centrali eoliche viene riconosciuto un prezzo speciale e che con il decreto Bersani (n. 79/1999) l’ENEL e le nuove società che entreranno nel circuito del mercato energetico liberalizzato per la produzione di energia elettrica, devono dimostrare di produrne almeno il 2% da fonte rinnovabile tramite i “Certificati verdi”, che sono oggetto di contrattazione in Borsa e costituiscono il secondo sovrapprezzo incentivante. Calcolato tutto questo si ottiene un ricavo di 0,14 euro kWh eolico (280 lire: 140 per l’energia prodotta e 140 per il certificato verde). Più del doppio, dunque, del kWh convenzionale di riferimento che è di 0,06 euro. A quanto pare il desiderio di eolico non ha nulla a che vedere con l’ambiente, o con una politica seria di riduzione dei gas ad effetto serra, o al rispetto del protocollo di Kyoto che prevede entro il 2012 la produzione pari al 15% dell’energia tramite fonti rinnovabili. Infatti per raggiungere un simile traguardo occorrerebbero in Italia centinaia di migliaia di torri, come ha ricordato anche il premio Nobel Carlo Rubbia. Intanto l’eolico rischia di saturare il 2% dell’energia rinnovabile, impedendo di fatto lo sviluppo di altre fonti pulite quali le biomasse, l’idrogeno e soprattutto il solare (fotovoltaico e termico), che in italia potrebbe costituire una delle risorse alternative più promettenti ed a basso impatto. Oltretutto avrebbe il pregio di essere “democratico” in quanto gestibile da ogni singolo utente, con evidente risparmio nella “bolletta”, diversamente dal sistema eolico i cui benefici sono tutti destinati al soggetto gestore e distributore. E’ questo che si vuole? Abbiamo scelto il vento contro il sole? Ci siamo orientati verso un comparto industriale anziché diversificare le fonti, le produzioni? Di sicuro si è scelta la strada più economica, più rapida ma anche la più impattante, ignorando la netta opposizione delle associazioni degli agricoltori e degli agriturismi che temono quello che potrebbe accadere in una regione come l’Umbria “cuore verde d’Italia”: dal monte Tezio, dal Cappelletta al Subasio, dal Torre Maggiore al Pennino, dal Coscerno fino ai Martani, l’intero sistema montuoso potrebbe essere sconvolto cancellando qualsiasi attrattiva turistica di qualità o di produzioni tipiche agroalimentari di qualità. E’ allarmante la sproporzione che c’è tra i danni inferti al paesaggio dall’eolico ed i benefici per la collettività, che sono molto bassi. Non si può dire di no in assoluto all’eolico ma occorre non generalizzare la questione e comprendere che ogni Paese ha delle specificità che non possono essere trascurate. L’Italia è un piccolo paese dove si concentrano il 60% delle risorse storiche, archeologiche, culturali, paesaggistiche ed ambientali d’Europa e non sarebbe giusto pensare di trattarlo come fossimo in Germania, in Olanda, in Danimarca dove i parchi eolici possono inserirsi ragionevolmente nel contesto di quei territori. Nel nostro Paese questi impianti potrebbero essere localizzati solo in poche zone, individuate dalle Regioni, e dovrebbero essere dimensionati secondo parametri per cui non vi siano interferenze a vasta scala su ambiti territoriali di maggior pregio e resta comunque la questione dell’effettiva produttività degli impianti stante la debolezza e la l’irregolarità dei nostri venti. Sulla base di queste considerazioni, l’augurio è che si apra un ampio dibattito adeguato all’importanza del problema e che veda coinvolti tutti gli attori, dalle istituzioni politiche agli amministratori, dalle associazioni di volontariato presenti ed operanti nel territorio a quelle di categoria, fino ai cittadini comuni, tenendo presente che la tutela degli ambienti naturali e dei contesti paesaggistici specifici delle nostre zone, rimanga l’esigenza primaria rispetto a qualsiasi altra esigenza. Del resto l’articolo 9 dei Principi Fondamentali della Costituzione Italiana così recita: ”La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Lino Gambari Uno Sviluppo Compatibile In queste ultime settimane c’è stato principalmente un argomento che ha movimentato il dibattito politico locale occupando in larga parte gli spazi dei quotidiani e delle emittenti televisive locali. L’argomento in questione è descritto dal “Piano Energetico e Ambientale del Comune di Perugia” e tratta dell’analisi dei vari potenziali di produzione di fonti alternative di energia nel Comune di Perugia individuando come sito di riferimento per la valutazione del potenziale eolico la zona di Monte Tezio. La valutazione effettuata dall’Università di Perugina - Dipartimento di Ingegneria Industriale, su incarico del Comune di Perugia e riassunta nel documento di cui sopra, rappresenta il quadro fedele della situazione dal punto di vista della produzione potenziale di energie alternative rinnovabili, quindi tecnicamente il risultato prodotto è ineccepibile. Diverso il discorso se vogliamo affrontare il fatto dal punto di vista dell’opportunità. Nel rispetto assoluto delle prerogative e dell’autonomia decisionale della Giunta Municipale di Perugia, vorrei evidenziare alcuni elementi che, a mio parere, se valutati con attenzione non avrebbero creato questo clima di contrapposizione, talvolta anche aspra, tra il partito dei “favorevoli” all’installazione del parco eolico ed il partito dei “contrari”. Questo progetto è nella cosiddetta fase della partecipazione pubblica ma ritengo, come Consigliere eletto nella IV Circoscrizione e, come me credo tutti i miei colleghi, che sarebbe stato gradito un gesto di mera cortesia Istituzionale, coinvolgendo su questa delicata tematica l’intero Consiglio di Circoscrizione senza dover conoscere dai giornali le decisioni assunte dall’Amministrazione e trovarsi all’improvviso catapultati in una “zona franca”, una specie di cuscinetto tra il Comune e le legittime proteste dei cittadini. L’argomento dell’eolico rende bene l’idea delle difficoltà che hanno caratterizzato l’iter decisionale di questa pratica deliberata dalla Giunta, in quanto con l’assunzione di questo atto non si è tenuto conto dei dieci anni e passa di progetti portati avanti dall’esecutivo municipale stesso e dalla Circoscrizione, dalla Regione e dalla Provincia in materia di Programmazione Negoziata, del Piano Integrato dell’Area Nord di Perugia, del GAL……….. Quasi a voler rinnegare tutte le lotte e tutti gli sforzi tesi alla riqualificazione e allo sviluppo di un’area come quella del Tezio che da un passato di oblìo sta conoscendo nel presente e per il futuro un progresso ed uno sviluppo tutto incentrato sulla valorizzazione delle bellezze ambientali e storico-archeologiche di cui è ricco il territorio in questione. Con l’approvazione del PRG sono stati inseriti vincoli sull’area del Tezio tesi ad esaltare la vocazione naturalistico-ambientale della zona recependo le richieste dei cittadini, associazioni ambientaliste e venatorie che chiedevano una salvaguardia ed una fruibilità durature per la zona. Cancellare con un semplice colpo “di vento” tutto l’impegno profuso nell’arco di vari anni sulle tematiche del Tezio significa non considerare più come obiettivo strategico lo sviluppo sostenibile della zona. Stante queste le premesse secondo me il problema non è solo quello delle “windfarms” su Monte Tezio o meno, ma è un problema di metodo perché non si attiva un progetto complessivo che coinvolga e che coordini tutti i soggetti interessati? (Regione, Provincia, Comune, Università, Circoscrizioni, Associazioni, realtà imprenditoriali, etc…) procedendo ad un’analisi esaustiva della situazione riguardante la produzione di energia pulita e rinnovabile sull’intero territorio regionale. Le questioni vanno affrontate non solo dal punto di vista dell’analisi costi-benefici o della resa economica ma anche sotto il profilo della qualità paesaggistico-ambientale, caratteristiche queste che hanno fatto conoscere e apprezzare la nostra Regione in tutto il mondo e che oggi come oggi rappresentano un formidabile volano di sviluppo economico per l’Umbria. La produzione di energia pulita attraverso fonti rinnovabili è diventata una priorità al giorno d’oggi ed esistono altri metodi per produrre energia (termico, termodinamico, biomasse e fotovoltaico), magari sono metodi che inizialmente hanno bassi costi d’ammortamento però se opportunamente incentivati anche con il ricorso a bandi regionali o finanziamenti comunitari permetterebbero una rapida adozione da parte dei privati, con una V.I.A. (valutazione d’impatto ambientale) o una V.A.S. (valutazione ambientale strategica) prossima allo zero, si avrebbe una così larga diffusione sul territorio regionale di queste tecnologie, sicuramente meno invasive, ottenendo risultati dal punto di vista della produzione di energia pulita, molto superiori alle ipotetiche collocazioni di impianti eolici nella nostra Regione. Una volta per il territorio del Tezio si parlava di sviluppo sostenibile, io mi sento di accantonare questa definizione e voglio parlare di “sviluppo compatibile”, uno sviluppo basato sulla valorizzazione delle peculiarità intrinseche della zona, anche a fini imprenditoriali, ma nel rispetto di una vocazione ambientale che non a caso è stata censita, vincolata e protetta con atti ben precisi da Regione, Provincia e Comune di Perugia. Per queste ragioni mi sento di dire no all’eolico. Michele Ragni MONTE TEZIO E’ SALVO ! Possiamo affermare una volta di più che l’impegno e la ferma volontà messe in campo dalla nostra Associazione hanno avuto ragione nei confronti di coloro che inopinatamente volevano distruggere, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, il monte Tezio. Fin dalle prime avvisaglie sulla ipotesi di impiantare un cosidetto “parco eolico” in cima alla montagna è immediatamente scattata la nostra mobilitazione con una serie di azioni tese a contrastare l’iniziativa stessa, ponendo in evidenza le conseguenze disastrose che sarebbero irrimediabilmente provocate da una colata di cemento e acciaio di tali dimensioni (22 torri di acciaio alte oltre 100 metri ciascuna, la cui base di cemento armato di circa 300 metri quadri, è ancorata al terreno ad una profondità variabile da 20 a 50 metri), oltre alle indispensabili infrastrutture (si pensi soltanto alle strade necessarie a far transitare autocarri ed autoarticolati per il traspoprto dei materiali e delle gru e pontoni occorrenti per il montaggio delle torri, dei generatori e delle eliche). Abbiamo confutato nel merito, punto per punto, le ragioni dei fautori del progetto, in quanto basate su argomentazioni fuorvianti, spesso pretestuose e a volte interessate, quali ad esempio: - “”l’attrattiva delle “torri” compensa ampiamente...(!) le modificazioni arrecate all’ambiente e, terminati i lavori, si avrebbe il vantaggio di poter raggiungere in auto la cima del monte utilizzando le nuove strade ivi costruite””. La follia di simili affermazioni si commenta da sola. Solo se si è in malafede si può negare che , solo per fare alcuni esempi, otto chilometri di elettrodotto non rappresenterebbero nessun problema, così come l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico (l’energia prodotta dovrebbe essere trasformata in alta tensione per l’immissione in rete), la distruzione dell’avifauna (si consideri che solo da pochi anni si è faticosamente reimmessa la Poiana), senza parlare della totale distruzione dei siti archeologici che tuttora giacciono sotto la superfice prativa di quello che, non dimentichiamolo, è stato un monte sacro ai nostri antenati Umbri ed Etruschi e che solo per questo meriterebbe maggiore considerazione. -“”l’eolico è vantaggioso rispetto agli altri sistemi di produzione di energia pulita e rinnovabile perchè Il costo degli impianti di cui necessita può essere ammortizzato in tempi molto brevi (circa tre anni)””. E’ intanto lecito chiedere perchè in tale costo non vengono mai calcolati gli oneri necessari al ripristino dei luoghi una volta terminato il ciclo produttivo; la verità è che lo smantellamento comporta spese ingentissime e ciò spiega il perchè vi sono disseminati in varie parti d’Italia, Umbria compresa (monte Catria), ingombranti avanzi di questi ormai inservibili “parchi”, monumenti immobili all’umana idiozia. Nessuno dice, oltretutto, che essendo i benefici economici derivanti dall’eolico destinati ad esclusivo vantaggio dei soggetti gestori e distributori dell’energia prodotta ed ai proprietari dei terreni destinati ad ospitare i “parchi”, l’utente continuerebbe a dover pagare la bolletta elettrica, a differenza dell’utilizzo delle tecnologie che sfruttano l’energia solare (termodinamico e fotovoltaico), che, in quanto utilizzabili da ogni singolo cittadino, producono energia a costo zero. Abbiamo ribadito con forza che la Giunta Comunale, nell’affidare alla Facoltà di Ingegneria Industriale dell’Università di Perugia, l’incarico di monitorare il territorio per rilevare i parametri di ventosità, aveva l’obbligo di escludere la zona del Monte Tezio che il Piano Regolatore Generale vigente, approvato dalla stessa Giunta, definisce in modo inequivocabile “ambito di riserva naturale” e come tale precluso a qualsiasi nuova costruzione, a trasformazione del territorio, a realizzazione di nuova viabilità o a modificazione di quella esistente da mantenersi con le stesse caratteristiche tipologiche e costruttive. Ci siamo impegnati a fondo nell’intento di salvaguardare non solo le risorse paesaggistiche ed ambientali, ma anche quelle storico colturali presenti nell’area del Tezio, sulle quali la nostra Associazione sta concentrando da tempo le proprie energie con interventi mirati, consapevole che rappresentino, oltre che un inestimabile patrimonio da salvaguardare, anche una delle poche, reali prospettive di sviluppo economico per il nostro territorio, dal punto di vista turistico ed agrituristico in particolare. La battaglia che abbiamo condotto al fianco di tante altre associazioni, gruppi e singoli cittadini, sembra aver ottenuto il risultato sperato e cioè il ritiro da parte della Giunta Comunale della deliberazione n.671 del 18.12.2003, con la quale era stato affidato all’Università di Perugia – Dipartimento di Ingegneria Industriale, il compito di elaborare il progetto pilota sullo sfruttamento dell’energia eolica, in base ai rilevamenti precedentemente effettuati sul Monte Tezio, stanziando all’uopo ben 25823,00 euro. Questa notizia è stata fornita dal vice Sindaco di Perugia, Rometti, nel corso di una affollata ed animatissima assemblea svoltasi lo scorso 6 marzo a villa Van Marle di S. Marco e che vedeva di fronte i faverevoli (pochi per la verità) ed i contrari (la stragrande maggioranza), all’eolico sul Monte Tezio. Anche in questa occasione abbiamo ribadito la nostra posizione che è totalmente favorevole alla produzione di energia pulita e rinnovabile privilegiando però le tecnologie che rispettano l’ambiente e che sono altrettanto, se non più convenienti dell’eolico: Solare, biomasse, Geotermico, Idroelettrico ecc. Possiamo perciò affermare che il Monte Tezio è salvo e ciò grazie anche all’impegno della nostra Associazione che trae forza ed incoraggiamento per la propria azione da tutti i soci, gli amici ed i simpatizzanti; con questa forza continueremo a vigilare affinchè non si faccia scempio del territorio in cui viviamo e che amiamo.