Come pioveva prima…
Guido Guidi il 05 maggio, 2009
Piove anche oggi. Tanto che siamo finiti sott’acqua. Non dal mare, malgrado le divinazioni climatiche dicano che ormai è cosa di poche decine di mesi (nove al massimo secondo i più informati), ma dal cielo. Ebbene sì, lo capiamo dal comunicato stampa del CNR che riassume un gran lavoro di raccolta e analisi dei dati. Questo il succo del discorso: La banca dati dell’Isac-CNR assegna al periodo novembre ‘08 - aprile ‘09 il record di piovosità degli ultimi 200 anni.
Un dato molto interessante, un’anomalia del 54% oltre la media storica di riferimento, il classico trentennio ‘61-’90. Ancora più interessante è ciò che viene dopo nello stesso comunicato. I periodi con precipitazioni analoghe sono stati quasi tutti nel XIX secolo. Stringendo ancora di più il campo d’osservazione, scopriamo anche che l’ultimo mese di aprile è al 14° posto della classifica degli ultimi 200 anni (+59% rispetto alla media). Quattro i mesi di aprile con precipitazioni così abbondanti giunti dopo il 1950. Gli altri nove sono arrivati tutti prima.
E ora come si fa? Succedevano queste cose anche quando l’ IPCC non era nato. Forse qualcuno vorrà leggere il comunicato al contrario: prima succedeva più spesso, ora non più a causa del riscaldamento globale. Questa potrebbe essere un’interessante chiave di lettura per i benpensanti che domani gareggeranno nel cercare uno spunto che colleghi una tale manna dal cielo alla deriva impazzita del clima. Proviamo a dare una mano. L’amico Luigi Mariani del politecnico di Milano fa notare che l’Italietta (è il caso di dirlo) non è che la millesettecentesima parte della superficie terrestre, per cui, quali ne siano gli effetti nel belpaese, occorre innanzi tutto togliere l’aggettivo globale da ogni forma di alterazione del clima che possa essere causa di tutta questa pioggia e dell’altrettanto abbondante neve cadute.
Ora le ipotesi. La desertificazione la scarterei per incompatibilità, così come il clima delle palme; peccato già mi vedevo nell’oasi tutto vestito di blu. La tropicalizzazione andrebbe già meglio ma, e qui vado giù di tecnica, ai tropici lo scambio di calore è verticale, mentre alle medie latitudini prevalgono i movimenti orizzontali. Lì le piogge sono brevi ed intense, qui sono state tante e continue. Per la glaciazione mi pare un pò prestino, anche perchè, complice la coltre di nubi che notoriamente accompagna la pioggia, la stagione è stata piuttosto tiepida. Brutta magari, ma non fredda, almeno a casa nostra. Siamo nei guai, non si riesce a trovare un legame…
Vediamo, considerare questo periodo (novembre - aprile) significa mettere insieme un po’ di autunno, tutto l’inverno e metà primavera. Sarà pur vero che non ci sono più le mezze stagioni ma, a maggior ragione, le mezze delle mezze (cioè i quarti) dovrebbero esserci ancora meno. Forse aggiungendo un mesetto all’inizio ed uno alla fine le cose cambierebbero. D’altro canto la scelta del periodo voleva intercettare il periodo generalmente più piovoso dell’anno. Senza nulla togliere all’interesse che suscita questa informazione, ciò dimostra quanto sia importante l’aggregazione dei dati. Non se ne esce…
Ho trovato! Per salvare la giornata mediatica di domani faccio ricorso in extremis ad una considerazione di un altro amico, Fabio Malaspina: visto che l’aggregazione in genere avviene in base ad uno scopo, non ci sarà bisogno di inventarsi iperboli climalteranti sulle pagine scientifiche. Sarà sufficiente spostare una “o” e lo scopo diverrà uno scoop!
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