Riporto un post della nota pagina FB "Chi ha paura del Buio?" riguardante il sisma di ieri sera
Ieri sera un terremoto ha danneggiato l’isola di Ischia e, immediatamente, è partito il tam tam mediatico, soprattutto sul web. Andiamo a vedere come stanno le cose, partendo da un dato indiscutibile: la storia, sia geologica, sia degli eventi recenti.
L’isola di Ischia altro non è che la parte sommitale di un vulcano che si innalza dal fondale marino e trova il suo culmine nel Monte Epomeo. L’attività vulcanica di Ischia ha vissuto periodi importanti, l’eruzione più significativa è certamente quella del “tufo verde” di 55.000 anni fa, ma l’ultima eruzione risale a epoca storica, più precisamente all’anno 1302 (colata dell’Arso). L’attività tettonica, terremoti quindi, non è da meno: il Tirreno è un bacino giovane in espansione e l’isola ha risentito nella sua storia di queste dinamiche. Basti pensare ai terremoti del 1881 e del 1883, quest’ultimo disastroso con una magnitudo di 5.8.
Ieri sera cosa è successo? Come mai ci sono stati danni ingenti? E come mai i dati sismici sono stati variati?
Il primo dato fornito da INGV, in automatico dalla sala sismica, stimava una magnitudo locale (richter) ML di 3.6 e una profondità di 10 km. In queste stime appunto, non calcoli fatti da un sismologo, la profondità ad esempio è fissata automaticamente a 10 km.
Su altri siti poi ha iniziato ad apparire un altro dato: 4.5. Il dato però è espresso in Mb, ovvero la magnitudo delle onde di volume (body waves). Tale stima della magnitudo è forse il peggior strumento per stimare l’energia di terremoti superficiali, ed ecco perché c’era una discrepanza tale. INGV poco dopo, sempre in automatico, ha fornito la magnitudo del momento sismico (Mw), con un valore di 4.1 e una profondità di 9 km, anche questa calcolata in automatico sul centroide di riferimento. Anche questo dato però non era corretto, in quanto la sismicità ischitana ci insegna che solitamente avvengono terremoti molto superficiali, e i danni che iniziavano ad essere raccontati dalle cronache potevano essere un ulteriore dato a supporto di questa ipotesi.
Infatti più tardi, INGV attraverso la rete sismica locale di OV (osservatorio vesuviano) ricalcola l’evento. Lo ricalcola sulla base di nuovi dati: magnitudo 4.0 a 5 km di profondità ed epicentro spostato a N dell’isola. Attenzione, quel dato 4.0 è espresso in una magnitudo ancora diversa Md, cioè magnitudo di durata. E’ una scala di riferimento molto utile per calcolare la magnitudo di terremoti piccoli o moderati a distanza locale.
Moderati, appunto, perché se parliamo di 3.6, 4, 4.1, anche con magnitudo diverse, parliamo di un terremoto piccolo. Ma i danni ci sono stati, addirittura le vittime.
Qui entrano in gioco due fattori: 1 – le amplificazioni sismiche; 2 – la qualità edilizia presente.
Sul punto 2 non voglio spendere parole, non è questo il luogo e certi fatti sono sotto gli occhi di tutti.
Trattiamo invece il punto 1 con un’ottica scientifica. Ischia è un isola, con un territorio geomorfologicamente accidentato e una geologia essenzialmente composta da rocce vulcaniche, depositi di frane e, subordinatamente, rocce sedimentarie terrigene.
Questi due fattori portano allo sviluppo di amplificazioni sismiche locali di tipo topografico e stratigrafico: questo spiega ad esempio come la zona alta di Ischia sia la zona maggiormente danneggiata. Le aree rilevate, isolate, creste e vette, originano la classica amplificazione topografica delle onde sismiche e questo può aver aumentato notevolmente l’accelerazione del suolo. Se a questo aggiungiamo che in alcuni settori i depositi più recenti scadenti, quali detriti di frana o di versante, si appoggiano direttamente su rocce laviche otteniamo un amplificazione stratigrafica: un materiale soffice sismicamente “lento” che appoggia su un substrato competente e sismicamente “veloce”. Aggiungiamo infine una qualità edilizia non al top e otteniamo il risultato che è sotto gli occhi di tutti. Ovviamente anche la scarsa profondità ipocentrale contribuisce al maggior risentimento.
Dal punto di vista della definizione, quello di ieri sera è un terremoto “vulcanico – tettonico” perché è avvenuto in area vulcanica, la terminologia corretta è questa. E’ dunque connesso ad un’eruzione? Difficile, perché i terremoti connessi ad eruzioni in aree vulcaniche sono quelli che cadono sotto le definizioni di “tremore vulcanico” o “di lungo periodo” perché, correlati ad altri dati possono essere il prodromo di un’eruzione. Tali dati sono le anomalie geodetiche (variazioni morfologiche dei corpi vulcanici) rilevate con estrema precisione dalla rete satellitare, oppure variazioni geochimiche nell’area (gas, sorgenti).
Non importa dunque scomodare i vulcani quando con terremoti piccoli subiamo danni, sia materiali, sia purtroppo, di perdite umane.
Giulio
Sisma Ischia 21/08/2017 - Magnitudo 4.0
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Ultima modifica di Fili il Mer 23 Ago, 2017 09:57, modificato 1 volta in totale |
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