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Autore burjan Data Gio 25 Mag, 2006 21:15 Visite 4567
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4 - ORIGINI DELL'UMBRIA

Gli Antichi Umbri 

ORIGINI DELL'UMBRIA
di Andrea Giglietti

Gli umbri esistevano molto prima dell'Umbria. Questa affermazione può sembrare strana, ma la maggior parte degli storici è d’accordo sul fatto che, tantissimo tempo prima della nascita di Roma, il popolo degli umbri venne dal Nord e si stabilì nella regione che da esso prese il nome.
Un popolo che possedeva già praticamente tutta l’Italia settentrionale salvo la zona abitata dai liguri, ad occidente, e quella abitata dagli Illiri ad oriente, compresa l’Istria e l’Epiro.
Gli umbri riuscirono ad estendere il loro dominio sino alla Toscana ed al Lazio settentrionale e verso l’Adriatico, fondarono le città di Rimini e Ravenna.
Le terre della regione che avrebbe preso di Umbria, erano aspre e selvagge, prive di vie di comunicazione. Vi dominavano impervie montagne, per lo più coperte da una fitta vegetazione, numerosi corsi d’acqua e zone lacustri.
Ad esempio, nella pianura in cui oggi troviamo Città di Castello, si estendeva un lago, il Lacus Tiberinus, ai margini del quale era stato costruito un villaggio di palafitte. Sui resti di questo villaggio, gli umbri edificarono Tifernum Tiberino.
Gli umbri sfruttarono al meglio la presenza dei fiumi per renderli navigabili, costruendo anche porti per le imbarcazioni. Intorno ad un porto sul fiume Clitunno crebbe e prosperò la città di Mevania (l’attuale Bevagna).
Un altro grande lago, che in forma di palude sarebbe stato presente sino al ‘500, si estendeva nella pianura fra Assisi e Spello. Era formato da numerosi corsi d’acqua che scendevano dal Subasio, ed era chiamato Lago Umber.
Fra Trevi e Bevagna v’era, invece, il lago Clitorius. In una zona collinare che sovrastava i 2 laghi Clitorius e Umber, gli Umbri costruirono il primo insediamento di una città che vollero dedicare ad una dea della loro religione, la dea Fulginia. In seguito il centro abitato sarebbe stato trasferito nella zona pianeggiante dando origine così alla città di Foligno.
Tra il IV e il III secolo A.C. gli umbri fondarono anche Gubbio, con il nome di IKUVIUM o IGUVIUM. La città divenne presto un potente centro religioso della nazione umbra, dove si radunava la Dieta Nazionale.
L’importanza della città in epoca umbra è testimoniata dalle Tavole Eugubine (vedi messaggio precedente): sette tavole di bronzo rinvenute nel 1444 nei pressi del teatro romano, un una camera sotterranea adornata di mosaici.
Le tavole eugubine rappresentano un documento di fondamentale importanza per capire la lingua degli antichi umbri. In maggioranza, le iscrizioni delle tavole riguardano procedure di carattere religioso, vi si descrivono diversi tipi di operazioni sacrificali. Il sacerdote che eseguiva il sacrificio era chiamato Flamine. Sul suo operato indagava un altro sacerdote, detto Fratico, che giudicava il modo in cui il sacrificio era stato compiuto. Il Flamine riceveva dal Fratico una ricompensa in denaro se il suo lavoro era stato ben svolto, o una multa in caso contrario. La città aveva una propria moneta, “l’Asse Ikuvino”.
Il principale culto praticato era quello di Marte Grabovio, il cui tempio si trovava verso Scheggia. Le cerimonie religiose si svolgevano in determinati periodi dell’anno e richiamavano numerosi abitanti dei paesi vicini, venivano così favoriti i mercati e gli scambi di merci.
Gli umbri ben presto dovettero lasciare gran parte delle loro terre ad un popolo che sarebbe divenuto protagonista della storia dell’occidente: gli Etruschi (vedi messaggio precedente).
Secondo Erodono, gli etruschi provenivano dalla Lidia, in Asia Minore, a causa di una terribile carestia erano partiti, guidati da Tirreno, alla ricerca di un paese in cui vivere intorno al 1000 A.C. giunsero nelle regioni dominate dagli umbri, probabilmente per mare.
Gli etruschi tolsero agli umbri 300 città e li sospinsero ad oriente del Tevere. Il fiume divenne in seguito la naturale linea di confine tra i due popoli.
Ben presto gli etruschi raggiunsero una notevole prosperità economica e potenza politica. In particolare svilupparono i commerci per mare stabilendo intensi rapporti con i greci e i fenici.
Nacquero città portuali sui due mari che bagnavano la penisola che da essi presero il nome di Tirreno ed Adriatico.
Le città etrusche fiorirono ad occidente del Tevere, erano sempre poste in collina, garantendo in tal modo una migliore difesa ed un controllo più efficace delle vie di comunicazione.
Furono gli etruschi ad importare le colture della vite e dell’olivo, segnando fino ad oggi il paesaggio delle zone collinari umbre e toscane.
Ogni città etrusca era una città-stato, o “lucumonia”, dotata di una spiccata autonomia. Prima di edificare una città, gli etruschi ne tracciavano il perimetro con l’aratro. Secondo alcuni storici, la fondazione di Roma sarebbe avvenuta proprio ad opera degli etruschi.
Il popolo etrusco, pur avendo sviluppato un alto grado di civiltà, non ebbe mai una sufficiente forma di coesione politica. Le città-stato formavano una confederazione così composta: dodici nell’etruria, dodici sul Po’ e dodici a Mezzogiorno. Evidentemente il dodici era un numero che per gli etruschi aveva un significato rituale. Ogni gruppo di città veniva chiamato “dodecapoli”.

Perugia fu fondata dai Sarsinati, fiera gente umbra. Crebbe la popolazione e si estese il villaggio ad abbracciare più ampi spazi, dominando dall'alto gli altri villaggi sparsi tra i colli e la verde pianura. Perugia cominciò però ad acquistare una sua fisionomia cittadina solo quando, non senza feroci conflitti, fu costretta a subire il dominio etrusco: essi la riedificarono su due colli: il Monte del Sole e il Colle Landone, fra la nobile Etruria e l'aspra Sabina, da cui si poteva dominare l’intera Valle del Tevere.
Ma Sarsinati ed Etruschi, imparentati dalla convivenza imposta dagli eventi storici, divennero un unico popolo e vissero sicuri nella città fiorente di ben avviati commerci e bella di nobili costruzioni, entro la possente cerchia di mura, di cui ancora sussistono, a ricordo di quelle epoche lontane, alcuni baluardi. Secondo la testimonianza dello storico romano Tito Livio, Perugia sul finire del IV secolo a.C. era una delle dodici lucumonie della confederazione etrusca. Perciò inevitabili furono i suoi contatti con i Romani che , nel primo periodo della loro espansione, le inflissero dolorose sconfitte (310 a.C.). Perugia si alleò con le altre città etrusche, e con gli Umbri, con i Galli, con i Sanniti nel vano tentativo di arginare la conquista romana, finché entrò a far parte della summachia italica che univa a Roma, con vincoli di sudditanza più o meno rigida, tutte le genti della penisola
Nella parte settentrionale delle mura si apriva la porta della dell’Arco Etrusco, o Porta Pulchra, che si è conservata sostanzialmente uguale nel tempo sino ad oggi.
Ogni anno, a primavera i rappresentanti delle Lucumonie etrusche si riunivano al “Fanum Voltumnae”, centro politico e religioso della confederazione: qui venivano officiati i riti religiosi. Nell’occasione venivano organizzati diversi giochi e un grande mercato.
Purtroppo il "Fanum Voltumnae", non è mai stato individuato, anzi si discute ancora sulla sua possibile locazione, anche se appare assai verosimile che si trovasse nei dintorni dell'antica Volsinii, l'odierna Orvieto, che era al tempo un centro commerciale di notevole importanza.
Gli etruschi iniziarono una politica di espansione sia verso il Nord che verso il Sud della penisola, creando colonie in Campania (Capua e Nola), nella pianura padana (Parma, Modena, Felsina, l’odierna Bologna) e sulle rive dell’Adriatico (Spina, Adria, Rimini, Ravenna).
Gli etruschi furono i precursori dei romani, ai quali trasferirono i loro usi e costumi. Amavano i divertimenti ed i banchetti, ai quali partecipavano anche le donne. A differenza dei greci, infatti, gli etruschi non praticavano una rigida separazione dei sessi.
Nell’epoca del loro massimo sviluppo gli etruschi fecero il tentativo di confederare tutte le città-stato, eleggendo annualmente un Re unico scelto tra dodici Lucumoni. Anche il lucumone Perugino fu eletto più di una volta.
Colui che veniva eletto come Re unico era anche sacerdote supremo del culto. Le sue insegne distintive erano la veste porpora, lo scettro sormontato dall’aquila, la corona d’oro ed i fasci littori con la scure bipenne. Questi ultimi erano dodici e venivano offerti da ciascuna città della confederazione. Tutti questi elementi sarebbero stati, in seguito, adottati dai romani.
Il tentativo di unificazione ebbe vita breve: le rivalità interne tornarono ad avere il sopravvento ed ogni città si schiuse nel suo isolamento; la mancanza di coesione divenne, quindi, la causa principale della decadenza del popolo etrusco.
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