Effettivamente già ho avuto il piacere di constatare, nelle diverse occasioni in cui ci siamo incontrati, quanto il nostro pensiero su meteorologia e clima, e su altre cose extrameteorologiche, fosse quasi identico, ma ora ancor più leggendo questo suo articolo che ricalca passo passo il mio pensiero sulle relazioni tra troposfera e stratosfera!
Infatti in passato avrò "sprecato" fiumi di parole per far entrare nella zucca di qualche fenomeno "zerogradiano" il senso delle mie analisi, capaci spesso e volentieri di individuare, modestia a parte ;) , evoluzioni e tendenze future della circolazione atmosferica predeterminabili solo con un'attenta lettura delle carte stratosferiche e di tutti gli indici di riferimento stratosferico.
Ben 7-8 anni or sono iniziai ad interessarmi di stratosfera leggendo i primi studi americani, su testi universitari pubblicati su internet sul tema, e sulle carte dei "ragazzi di Berlino" che dalla Libera Università di Berlino, Dipartimento di Scienze della Terra, aggiornavano a cadenza giornaliera nel periodo invernale!
Di li a poco mi resi conto di quanto fossero importanti quelle carte per poter guardare "oltre"... pochi anni dopo, non solo molti altri iniziarono a cimentarsi con queste carte (spesso e volentieri in modo azzardato o in modo fin troppo scolastico), ma anche i principali centri di calcolo svilupparono layers di previsione stratosferic da inserire direttamente nei modelli matematici di previsione deterministica, cercando di osservarne le influenze sulle previsioni troposferiche (sistema ancora fallace... in questo caso specifico il fattore umano di interpretazione ha ancora la meglio). 8))
Insomma, una bella soddisfazione! :smile:
Oggi le carte stratosferiche iniziano a dare segnali interessanti (vedi l'ultima carta riportata nell'articolo di Guido).
:inchino:
Presto altri commenti ed analisi... tempo permettendo! ;)
Freddo sì, ma per l’Albione – Aggiornamento
SCRITTO DA GUIDO GUIDI IL 18 - NOVEMBRE - 2010
Isole britanniche e non solo, bisogna metterci dentro anche tutto il nord Europa, ma da quelle parti non si scandalizzano certo se si gelano le pozzanghere a novembre.
Pare che da qualche giorno sul web meteorologico ci sia un po’ di maretta, tutti lì ad aspettare che il Vortice Polare dica la sua, magari anche ad alta voce, per poter emettere presagi di incursioni invernali con congruo anticipo giornalistico. E invece per ora il nostro amico parla piano, anzi, per lo più tace.

Solo una frase, pronunciata all’inizio di questo mese, con uno spike di temperatura nell’area 65-90° nord a livello stratosferico, perfettamente visibile nell’immagine che segue (e che se volete vedere aggiornata basta andare qui).
Certo che se avessimo capito perfettamente come funziona la relazione tra dinamiche stratosferiche e circolazione troposferica ci potremmo rimettere l’orologio, perché gli effetti di quel colpo di tosse tra qualche giorno, meno di una settimana, saranno evidenti sull’area europea. Dapprima un accenno di aria polare, con un bel flusso meridiano che arriverà fino alle Alpi ed ai Pirenei, poi le correnti piegheranno a nord-est, e sull’area mediterranea tornerà a prevalere la circolazione zonale, seppur fresca e piuttosto umida, del flusso derivato, mentre dalla Siberia l’aria fredda arriverà fino alle coste occidentali europee, come accennato poche righe più su, rinfrescando le idee anche agli amici anglosassoni.
Perciò, per ora, nisba, almeno così pare, dato che il modello a media scadenza della stratosfera mostra un VP dapprima piuttosto compatto e quindi veloce, chiaro indice di recupero della zonalità, e poi allungato verso il nord America, dove se tanto mi da tanto, avrebbero fatto bene a spostare le olimpiadi invernali svoltesi sull’erba l’anno scorso a quest’anno, perché di neve ne arriverà un bel po’.
Noi ci teniamo il tempo d’autunno, e non vedo perché dovrebbe essere altrimenti, visto che ci siamo proprio in mezzo. Un bell’indice NAO che da neutro torna ad essere negativo, che favorirà l’ingresso di parecchie perturbazioni atlantiche piuttosto basse di latitudine, non proprio il massimo, visto che l’acqua non sappiamo più dove metterla, ma, tant’è.
Ragion per cui, cari appassionati o “freddofili” come amate definirvi sulla blogosfera meteorologica, bisogna aver pazienza e lasciare che la stagione faccia il suo corso. Ma, tranquilli, il sentiero celeste dell’orbita invernale è lungo, avrete anche voi le vostre soddisfazioni.
EDIT
Facciamo il punto al post, ma sempre ex-ante. Non e’ semplice, perché da poche ore a questa parte non e’ cambiato proprio niente. Lo so, nel frattempo e’ arrivata una nuova corsa GM, ma non l’ho neanche guardata.
Mi sembra di capire che siano in corso accese discussioni sul contenuto di queste poche righe, cercherò quindi di spiegarmi meglio.
Punto primo, tra stratosfera e troposfera non c’è un vetro, ovviamente i due strati più bassi della nostra atmosfera sono strettamente correlati, come lo sono con i piani ancora più alti. Il problema e’ che non sappiamo bene come. Tutto quello che abbiamo e’ una breve storia (poco più di cinquant’anni) di approcci fenomenologici all’interpretazione di questa correlazione. Da qualche anno a questa parte,disponiamo anche di previsioni deterministiche dei due strati, che possiamo anche divertirci a guardare contemporaneamente, ma quello che in realtà si dovrebbe fare (e si fa), e’ guardare l’evoluzione di ieri della stratosfera per interpretare quella di oggi della troposfera. La seconda, vuoi per la complessità dei fattori gioco, vuoi per il consistente numero di variabili in più, e’ sempre più ballerina della prima.
Certamente, non e’in questa sede che si possa risolvere il dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina, vale a dire se siano gli impulsi meridiani delle onde planetarie a trasferire al VP l’energia necessaria ad innescarne la destabilizzazione, o se piuttosto il riscaldamento abbia luogo prima ad altissima quota e si propaghi poi verso il basso quando ai piani superiori si inverte il senso di rotazione del vortice, giacche’ nei moti anticicloni l’energia si trasferisce dall’alto verso il basso. E’ probabile, come molti pensano, che siano vere entrambe le cose, in un complesso gioco di feedback che vede inoltre coinvolte anche le latitudini stratosferiche più basse, dove corre la QBO.
In questo senso, la stratosfera e la troposfera sono SEMPRE accoppiate, il fatto che il delay che intercorre tra quello che accade sopra e quello che accade sotto (o viceversa l’anticipo da sotto in su) non sia quantificabile e’ proprio dell’approccio fenomenologico, e quindi fa spesso a pugni con i modelli deterministici. La realtà, pero’, supera sempre l’immaginazione.
Aggiungerei anche, che non e’ sempre necessario un colpo di tosse del VP per avere brevi incursioni meridiane, ma e’ certamente necessario che gli prenda una polmonite perché queste poi durino abbastanza da conquistare le medie latitudini mediterranee.
Per concludere, ma solo per ora perché tanto di previsioni sbagliabilissime si tratta, direi che l’attuale lunga scadenza dell’evoluzione stratosferica e la breve scadenza di quella troposfera siano più che consistenti, e indichino, come detto più su, un primo breve flusso meridiano che non riuscirà ad arrivare sul Mediterraneo, ma avrà degli effetti tangibili sull’Europa continentale. Se questo potrà portare un po’ di fresco nord-est sull’alto Adriatico non lo so ancora ma e’ probabile, e se la pianura padana riterrà questo fresco più a lungo parimenti non lo so ma e’ altrettanto probabile.
Tutto questo, tuttavia, non credo abbia carattere di eccezionalità, pur essendo, come sempre, decisamente interessante.
Aggiornamento
Ecco, questa è fantascienza deterministica, ma ci piace decisamente di più.

Ma, se succede, ne parleremo a metà dicembre!
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