La Cina pronta alla guerra commerciale con Europa e Stati Uniti
Non ci sta l'Impero Celeste a subire i tentativi protezionistici di Europa e Stati Uniti d'America sul tessile: "Non tolleriamo pressioni e ci appelleremo contro qualsiasi tentativo protezionistico perchè è contro le regole del Wto e perchè è fondato su dati statistici provvisori e non scientifici". Inizia così una guerra commerciale nella quale al prima mossa cinese è la rimozione dei dazi sull'export, per altro già molto bassi, di 81 linee di produzione del settore abbigliamento e la revoca della decisione di quintuplicare da oggi le tasse su 74 categorie di prodotti in uscita. Il ministro Bo Xilai ha reso bene l'idea di quale sia il pensiero della Cina sulla questione con una battuta molto eloquente: ""Occupatevi di tecnologie, di Airbus, di Boeing, occupatevi di cose ben più grandi e lasciate stare magliette, calzini e pantaloni".
La Cina e la guerra commerciale.......
Titolo: La Cina e la guerra commerciale.......
Ultima modifica di tifernate il Gio 09 Giu, 2005 12:22, modificato 1 volta in totale
Ultima modifica di tifernate il Gio 09 Giu, 2005 12:22, modificato 1 volta in totale
Titolo:
Questa è meglio! Moh pure gli organi a basso costo!
Da Israele in Cina per i trapianti di organi Costa il 30% in meno perché sono ricavati dai condannati a morte, i cui organi per legge appartengono allo Stato
- La Cina è divenuta la meta preferita di israeliani che necessitano di trapianti d'organi. Lo riporta il quotidiano Maariv. Le autorità cinesi vendono infatti gli organi di persone che sono state condannate a morte e il costo dei trapianti è di circa il 30% in meno rispetto a Bulgaria, Colombia, Russia o Sudafrica. Sono coinvolti decine di trafficanti che impongono ai loro clienti l'obbligo del segreto. Secondo il giornale i trapianti vengono effettuati in un moderno centro ospedaliero governativo a Canton. Per il presidente dell'Associazione israeliana dei trapiantati di rene, Amos Canaf, «la Cina e le Filippine sono divenute le mete preferite perché i reni vengono prelevate da condannati a morte, i cui organi appartengono allo Stato, e perché i trapianti vengono effettuati sotto supervisione governativa».
DAI CONDANNATI A MORTE - Un israeliano che ha subito alcuni mesi fa un trapianto di reni in Cina, Abraham Sasson, ha detto: «Il trapianto è relativamente poco costoso, l'assistenza medica è buona. Le autorità cinesi prelevano gli organi delle persone che hanno condannato a morte e li vendono ufficialmente», ha spiegato. «Ci sono decine di israeliani che come me hanno subito un trapianto in Cina e sono tutti contenti. Non mi crea un problema il fatto che il rene ricevuto sia quello di un condannato a morte».
09 giugno 2005
Da Israele in Cina per i trapianti di organi Costa il 30% in meno perché sono ricavati dai condannati a morte, i cui organi per legge appartengono allo Stato
- La Cina è divenuta la meta preferita di israeliani che necessitano di trapianti d'organi. Lo riporta il quotidiano Maariv. Le autorità cinesi vendono infatti gli organi di persone che sono state condannate a morte e il costo dei trapianti è di circa il 30% in meno rispetto a Bulgaria, Colombia, Russia o Sudafrica. Sono coinvolti decine di trafficanti che impongono ai loro clienti l'obbligo del segreto. Secondo il giornale i trapianti vengono effettuati in un moderno centro ospedaliero governativo a Canton. Per il presidente dell'Associazione israeliana dei trapiantati di rene, Amos Canaf, «la Cina e le Filippine sono divenute le mete preferite perché i reni vengono prelevate da condannati a morte, i cui organi appartengono allo Stato, e perché i trapianti vengono effettuati sotto supervisione governativa».
DAI CONDANNATI A MORTE - Un israeliano che ha subito alcuni mesi fa un trapianto di reni in Cina, Abraham Sasson, ha detto: «Il trapianto è relativamente poco costoso, l'assistenza medica è buona. Le autorità cinesi prelevano gli organi delle persone che hanno condannato a morte e li vendono ufficialmente», ha spiegato. «Ci sono decine di israeliani che come me hanno subito un trapianto in Cina e sono tutti contenti. Non mi crea un problema il fatto che il rene ricevuto sia quello di un condannato a morte».
09 giugno 2005
Titolo:
Ora poi cercano pure di CONTROLLARE L'INFORMAZIONE IN INTERNET
Un «poliziotto elettronico» sarà in grado di individuare i «fuorilegge» Cina, stretta del governo sui siti web Dal 30 giugno illegali tutti i portali non registrati. La denuncia di Reporters sans Frontières: libertà d'informazione a rischio
- Tutti i siti Internet e i blog con sede sul territorio cinese dovranno farsi «schedare» e se non lo faranno saranno dichiarati illegali. Il tutto con una scadenza perentoria: quella del 30 giugno. E' l'effetto di un decreto che il ministero dell'Industria e dell'Informazione di Pechino ha emesso lo scorso 20 marzo e contro il quale prende oggi posizione Reporters sans Frontières (Giornalisti senza frontiere), l'organizzazione che si batte per la libertà di stampa e che ha sede a Parigi, che denuncia come il governo stia attuando una vera e propria stretta sui media.
CENSURA PREVENTIVA - I portali web cinesi sono già obbligati a non pubblicare notizie delicate e a controllare volontariamente le chatroom ed altre aree dei loro siti per verificare se ci siano dichiarazioni «politicamente scorrette» e poi distruggerle. La richiesta di registrazione con la segnalazione dei dati completi dei responsabili, presentata come misura finalizzata al controllo delle notizie «che mettono in pericolo il Paese» è vista ora come un ulteriore bavaglio messo alla circolazione delle informazioni.
CONTROLLO A DISTANZA - «La notizia - fa notare Reporters sans Frontières - è ancora più preoccupante in quanto il governo ha anche rivelato di avere un nuovo sistema per controllare i siti in tempo reale e per individuare quelli che non sono conformi». L'associazione non ha dubbi: «Con questo tipo di annunci le autorità cinesi cercano di intimidire i responsabili dei siti. Vogliono inoltre spingere i siti più liberi a migrare all'estero, dove sarebbero resi inaccessibili attraverso sistemi di filtraggio». Inoltre, secondo Rsf, quelli che decideranno di continuare a pubblicare sotto il loro vero nome su portali residenti in Cina «non avranno alternative all'evitare i temi politici o al rilanciare la propaganda del partito unico».»
IL POLIZIOTTO ELETTRONICO - Circa i tre quarti dei siti web locali avrebbero già obbedito all'ordine di registrarsi, dice Reporters sans Frontieres , citando funzionari cinesi. Un rapporto diffuso da OpenNet Initiative ad aprile ha definito la Cina come il maggiore censore su Internet al mondo e ha detto che il governo impiega migliaia di funzionari e di privati cittadini per controllare i contenuti online. Un'azione repressiva che potrebbe essere intensificata grazie al nuovo sistema di monitoraggio rivelato dall'agenzia di stampa russa Interfax: il «Night Crawler» («Pa Chong» in cinese), così si chiama il poliziotto elettronico nelle mani del governo, che consentirebbe di individuare agevolmente tutti i siti non registrati e di renderli inattivi.
AVVISI AI NAVIGANTI - A maggio molti weblogger hanno ricevuto un email dal governo in cui si intimava loro di registrarsi per non diventare fuori legge. Un blogger cinese ha invece dichiarato a Reporters sans Frontieres che il suo sito era stato reso inaccessibile dalla polizia di Shanghai per mancanza di registrazione. E quando ha telefonato al ministero dell'Informazione per sapere cosa fare per mettersi in regola si sarebbe sentito rispondere che nel suo caso non sarebbe valsa la pena registrarsi perché «un blog indipendente non ha alcuna possibilità di ottenere l'autorizzazione».
07 giugno 2005
Un «poliziotto elettronico» sarà in grado di individuare i «fuorilegge» Cina, stretta del governo sui siti web Dal 30 giugno illegali tutti i portali non registrati. La denuncia di Reporters sans Frontières: libertà d'informazione a rischio
- Tutti i siti Internet e i blog con sede sul territorio cinese dovranno farsi «schedare» e se non lo faranno saranno dichiarati illegali. Il tutto con una scadenza perentoria: quella del 30 giugno. E' l'effetto di un decreto che il ministero dell'Industria e dell'Informazione di Pechino ha emesso lo scorso 20 marzo e contro il quale prende oggi posizione Reporters sans Frontières (Giornalisti senza frontiere), l'organizzazione che si batte per la libertà di stampa e che ha sede a Parigi, che denuncia come il governo stia attuando una vera e propria stretta sui media.
CENSURA PREVENTIVA - I portali web cinesi sono già obbligati a non pubblicare notizie delicate e a controllare volontariamente le chatroom ed altre aree dei loro siti per verificare se ci siano dichiarazioni «politicamente scorrette» e poi distruggerle. La richiesta di registrazione con la segnalazione dei dati completi dei responsabili, presentata come misura finalizzata al controllo delle notizie «che mettono in pericolo il Paese» è vista ora come un ulteriore bavaglio messo alla circolazione delle informazioni.
CONTROLLO A DISTANZA - «La notizia - fa notare Reporters sans Frontières - è ancora più preoccupante in quanto il governo ha anche rivelato di avere un nuovo sistema per controllare i siti in tempo reale e per individuare quelli che non sono conformi». L'associazione non ha dubbi: «Con questo tipo di annunci le autorità cinesi cercano di intimidire i responsabili dei siti. Vogliono inoltre spingere i siti più liberi a migrare all'estero, dove sarebbero resi inaccessibili attraverso sistemi di filtraggio». Inoltre, secondo Rsf, quelli che decideranno di continuare a pubblicare sotto il loro vero nome su portali residenti in Cina «non avranno alternative all'evitare i temi politici o al rilanciare la propaganda del partito unico».»
IL POLIZIOTTO ELETTRONICO - Circa i tre quarti dei siti web locali avrebbero già obbedito all'ordine di registrarsi, dice Reporters sans Frontieres , citando funzionari cinesi. Un rapporto diffuso da OpenNet Initiative ad aprile ha definito la Cina come il maggiore censore su Internet al mondo e ha detto che il governo impiega migliaia di funzionari e di privati cittadini per controllare i contenuti online. Un'azione repressiva che potrebbe essere intensificata grazie al nuovo sistema di monitoraggio rivelato dall'agenzia di stampa russa Interfax: il «Night Crawler» («Pa Chong» in cinese), così si chiama il poliziotto elettronico nelle mani del governo, che consentirebbe di individuare agevolmente tutti i siti non registrati e di renderli inattivi.
AVVISI AI NAVIGANTI - A maggio molti weblogger hanno ricevuto un email dal governo in cui si intimava loro di registrarsi per non diventare fuori legge. Un blogger cinese ha invece dichiarato a Reporters sans Frontieres che il suo sito era stato reso inaccessibile dalla polizia di Shanghai per mancanza di registrazione. E quando ha telefonato al ministero dell'Informazione per sapere cosa fare per mettersi in regola si sarebbe sentito rispondere che nel suo caso non sarebbe valsa la pena registrarsi perché «un blog indipendente non ha alcuna possibilità di ottenere l'autorizzazione».
07 giugno 2005
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