Salvare La Provincia Di Terni


Titolo: Salvare La Provincia Di Terni
Tutto lascia pensare che i politici umbri non perderanno l'occasione per avere due depotenziate Province imponendo alle popolazioni cambi di appartenenza con modi che li faranno infuriare



Sembra ormai chiaro che i prossimi mesi il problema più assillante per i titolari delle varie poltrone della politica umbra sarà il riordino dei territori provinciali.
Un problema che attiene sicuramente a qualche decina di consiglieri, assessori e presidenti provinciali o aspiranti tali, con il corredo di qualche alto dirigente.

Per il resto nessuno che seriamente illustri quali sarebbero le conseguenze per la gente comune di avere o non avere sotto casa la sede della Provincia Umbra; non è assolutamente detto che si debba adottare il nome della città capoluogo: si potrebbe anche optare, per esempio, per Giano dell’Umbria visto che bisognerà guardare a due territori geograficamente opposti e Giano era notoriamente bifronte.

Non è neppure detto che i capoluogo debba essere il Comune più grande, anzi per decongestionare quelli che hanno perduto le caratteristiche di città ed assunto quella di un’immensa periferia attorno a un nucleo storico, sarebbe da cogliere l’occasione e portare quanta più roba possibile in un centro più piccolo che soffra di problemi d’abbandono. Ma questi sono solo sogni.

E sicuramente si cercherà la strada del “riordino” per avere, come scrive il consigliere regionale Alfredo De Sio (Pdl), due “scatole vuote” (“la Provincia è oggi, diversamente da prima, il riconoscimento di uno status e poco più. Non è un ente locale eletto direttamente dai cittadini e non sono chiare le competenze che dovrebbe svolgere”), che però sarebbero ben infiocchettate di prebende.

Già si ipotizza l’espulsione dal territorio perugino e/o l’annessione in quello ternano di territori, la posizione geografica di alcuni dei quali è tale che probabilmente farà infuriare la gente anche se non ne avesse voglia.
Il percorso stabilito prevede che in ciascuna Regione il Cal (il Consiglio delle autonomie locali) dovrà formulare entro 70 giorni un’ipotesi di riordino alla Regione stessa che poi dovrà trasmetterla a Roma.
I tempi assegnati già prefigurano che tutto sarà deciso nelle secrete stanze dei partiti e la gente dovrà subire, mentre se ha ragione del Sio basterà il niet di un Comune per far saltare tutto il castello di carte.

Le Province dovranno avere un’estensione di almeno 2.500 chilometri quadrati e 350 mila abitanti.
Quindi per incrementare quella di Terni ci vogliono almeno 116 mila abitanti e 378 chilometri quadrati e le città che sono state candidate a loro insaputa sono al momento: Spoleto (39.574 abitanti), Todi (17.339), Città della Pieve (7.836), Piegaro (3.847), Marsciano (18.770), Massa Martana (3.947), Cascia (3.257), Norcia (4.995), Fratta Todina (1.896), Monte Castello di Vibio (1.633), Giano dell’Umbria (3.286), Castel Ritaldi (3.354) e Gualdo Cattaneo (6.472) con un confine provinciale che correrebbe nella periferia perugina.


conoscendo i marscianesi nn saranno di certo contenti di passare sotto la provincia di Terni..anche se questa è solo un'idea..che secondo me sarebbe impossibile da applicare

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Titolo: Re: Salvare La Provincia Di Terni
A cosa servono le province?
Meglio devolvere gli equivalenti emolumenti in proporzione ai comuni, che sono in sofferenza.

Titolo: Re: Salvare La Provincia Di Terni
bix ha scritto: [Visualizza Messaggio]
A cosa servono le province?
Meglio devolvere gli equivalenti emolumenti in proporzione ai comuni che sono in sofferenza.

Hai detto tutto, non aggiungo altro se non che l'Umbria come regione deve scomparire con una sola provincia.
Mettiamo PG con la toscana e TR con il lazio = 10000 persone in meno a magna ai bar di mattina :roll:

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Titolo: Re: Salvare La Provincia Di Terni
Licenziare i dipendenti provinciali mi sembra comunque problematico. E' necessario invece definire bene gli enti intermedi fra comuni e regioni, comunque necessari.
La soppressione della provincia di Terni potrebbe preludere a quella dell'Umbria, che sempre più difficilmente riuscirà, così piccola, a creare le economie di scala necessarie per fronteggiare la globalizzazione.

Da tanto tempo penso che dovremmo rispolverare l'idea di una "Grande Umbria", riportata ai confini del VI secolo a.C., che si estenda da Ravenna fino a Rieti compresa, comprendendo la provincia di Pesaro-Urbino. La Romagna troverebbe un suo spazio autonomo dall'Emilia e si unirebbe con Pesaro in uno spazio da sempre comune sotto ogni punto di vista. Se si associasse anche Ancona sarebbe perfetto.
La nuova macroregione sarebbe unita anche dal punto di vista delle vie di comunicazione.

In un ambito del genere, tre o quattro province basterebbero ed avrebbero la loro ragion d'essere.


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