Voi direte che si tratta di una (mia) deformazione professionale; direte che non si tratta di un peccato mortale, ma solo veniale; direte che, in fondo, il messaggio si capisce bene lo stesso.
Ma qui siamo nel Televideo RAI, pochi minuti fa (ho solo evidenziato la castroneria con un cerchietto rosso)...
Per quello che paghiamo, potrebbero scegliere con più cura i titolisti...
Purtroppo non e' solo questo, basta seguire, anche senza molta attenzione, la lettura dei telegiornali. Tra le altre cose e' invalso ormai il costume di mettere l'articolo sempre al femminile anche davanti a sostantivi maschili ( per es. alla al posto di allo). Io mi aspetto che un giornalista che prepara una notizia del telegiornale rilegga almeno una volta cio' che ha scritto e che lo scriva sintatticamente ed ortograficamente corretto; dovrebbe avere una preparazione da comunicatore. Il canone RAI lo dobbiamo comunque pagare anche se dal televisore escono bestialita' come recita la pobblicita'.
Purtroppo non e' solo questo, basta seguire, anche senza molta attenzione, la lettura dei telegiornali. Tra le altre cose e' invalso ormai il costume di mettere l'articolo sempre al femminile anche davanti a sostantivi maschili ( per es. alla al posto di allo). Io mi aspetto che un giornalista che prepara una notizia del telegiornale rilegga almeno una volta cio' che ha scritto e che lo scriva sintatticamente ed ortograficamente corretto; dovrebbe avere una preparazione da comunicatore. Il canone RAI lo dobbiamo comunque pagare anche se dal televisore escono bestialita' come recita la pobblicita'.
Se il canone è inteso come "tassa di possesso", è ovvio. Questo non toglie che un servizio pubblico dovrebbe allontanarsi da certe logiche commerciali della concorrenza e, almeno linguisticamente, privilegiare una lingua corretta, di registro medio (ma non basso!), che sia al servizio della popolazione ma la "guidi" e non si appiattisca verso il basso. Ma - mi chiedo - i giornalisti sono preparati anche ad aver queste competenze?
Credo, e dico, credo, che il giornalista che ha scritto il pezzo l'abbia giustamente scritto in modo corretto, mentre il titolista che poi l'ha inserito abbia commesso il clamoroso errore.
Errori di questo tipo capitano talvolta anche nei quotidiani, o nei titoli dei TG, dove spesso a commettere le castronerie sono appunto gli addetti che effettuano l'impaginazione o i montaggi delle notizie. Non che questo giustifichi un errore di quel tipo che è a prova di bambino di 2^ elementare, ma spesso la colpa non è tanto dei giornalisti stessi, ma di chi poi riporta i pezzi o ne scrive i titoli.
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