La sua terra d'origine, l'Alta Sabina, lo ricorda con alcune interessanti mostre ed iniziative.
E così, alla vigilia di Ferragosto, partiamo all'esplorazione di uno dei distretti più remoti dell'Italia Centrale: quella frazione di Appennino che costituisce il retroterra di Cascia e Norcia, confinante con i monti del Reatino.
Il nostro itinerario inizia da Cascia, città davvero tirata a lucido negli ultimi anni: un completo e articolato sistema di viabilità alternativa, scale mobili da far invidia al capoluogo regionale, all'information office persone educate ed efficienti. A Palazzo Santi, sede del Museo Civico comunale, la mostra è dedicata ad esporre i risultati delle ricerche che l’Università di Perugia svolge dal 2006 nell’area archeologica di Villa San Silvestro, frazione del casciano, risultati senza dubbio notevolissimi dal punto di vista storico-scientifico. Il lavoro di scavo ha portato alla luce un’area di oltre 3800 mq di strutture databili tra III e I secolo a.C.
Semplici e chiari i pannelli illustrativi, ci introducono ad una conquista romana, quella del 290 a.C., fatta di preda e massacri, espropriazioni e deportazioni, della violenza del mondo urbano ellenistico ai danni delle civiltà rurali dell'Appennino.
Lungo il percorso appenninico che ci dovrà condurre a Villa San Silvestro, il nostro sguardo particolarmente sensibile alle ricostruzioni post-sismiche ha modo di soffermarsi su quella del paese di Chiavano, distrutto dal terremoto del settembre 1979. Un orripilante complesso di villette a schiera è stato edificato proprio davanti all'antico e bellissimo castello, a tutt'oggi diruto. Restiamo senza parole.

Dopo una decina di Km., arriviamo a Villa San Silvestro, dove effettuiamo una visita guidata a questo eccezionale, ancorchè incredibilmente anonimo, complesso edilizio monumentale del III secolo a.C. ; un centro di comando e di commerci sorto sulla testata di una valle meravigliosa, a 1200 metri sul livello del mare. Dopo la conquista della Sabina (290 a.C.) questa struttura, consistente in un maestoso tempio ed in due complessi ad uso di forum, basilica e mercato, soppianta la precedente struttura di controllo del territorio, consistente in due castellieri italici ancora ben visibili (è l'area sommitale del colle, coi pini da rimboschimento, sopra la chiesa).

Il tempio non è la sola attrattiva di Villa San Silvestro. Consiglio di andarci perchè è un vero, autentico villaggio di montagna come non se ne vedono più molto facilmente. Ogni famiglia un allevamento, ovunque pecore, mucche, suoni ed odori animali, polvere, migliaia di nidi di rondine sotto i tetti delle stalle.
Torniamo però al passato, che davvero si confonde qui col presente. La grandiosa struttura, con un podio di almeno due metri, è affiorata sotto la chiesa del paese, ed è chiaramente visibile e fotografabile in ogni periodo dell'anno. Ci fa da guida una graziosa studentessa universitaria di Perugia, con una tintarella da fare invidia al più accanito dei vacanzieri di mare. Ci racconta che da quattro anni decine di ragazzi e ragazze, provenienti da varie università europee, scavano quassù, totalmente gratis. Stanno mettendo in luce uno dei più complessi ed enigmatici fenomeni di insediamento e struttura di comando dell'intero Appennino in età classica, ma, anche se coccolati ed aiutati dagli abitanti del posto, lo stanno facendo senza un compenso, senza una prospettiva.
Gli scavi non sono ancora stati pubblicati, rispettosamente ci asteniamo dal diffondere le immagini di queste due strutture, ampie, complesse. Cerchiamo di immaginarne l'effetto sui montanari sabini, costretti ad attendere qui col cappello in mano l'arrivo dei magistrati romani per risolvere le classiche liti del mondo rurale, per arruolarsi nelle legioni, per pagare le tasse della transumanza. Simboli di civiltà o di oppressione, più probabilmente di entrambe.
Un robusto drappello di una decina di turisti tormenta la ragazza con le domande più svariate, qualche galletto si diverte anche un pò, la ragazza sa il fatto suo, paziente e gentile tutto sopporta con fermezza e modestia. Un pastore attraversa il paese col suo gregge, incantato risento, dopo almeno 25 anni, i suoni del "pecorese", il linguaggio iniziatico e gutturale usato per comunicare con pecore e cani. Una poiana prende le correnti ascensionali, qualche nuvolone in giro, i ragazzi sono chini su resti di crolli, di chissà quanti terremoti: hanno trovato le rovine di quello celebre del 99 a.C., che secondo Varrone fece tremare le lance nel tempio di Marte a Roma.
Si deve forse ad un sisma l'improvvisa fine di tutto, già con II sec. a.C. I ragazzi trovano, da quel momento in avanti, solo modestissimi tentativi di riutilizzo di epoca longobarda. Che è successo?
Il mistero che sopra ogni altro fa impazzire gli archeologi volontari è quello del nome: un centro così grande ed importante non è menzionato su alcun libro, su alcun itinerario. Com'è possibile? L'argomento ci trascina anche in auto, mentre attraversiamo posti e paesi totalmente fuori dal tempo: Trognano, Buda, poi è Terzone, Lazio. Un ambiente totalmente, austeramente rurale, una roba che credevamo estinta insieme alle fabbriche, quelle vere.


Dopo qualche chilometro, però, il contesto diventa squisitamente montano, non ci sono più campi. Ci troviamo in un vasto, spettacolare anfiteatro ai piedi del Monte Pozzoni, dove sgorga il fiume Velino, e poco dopo è Cittareale.
http://www.cittareale.it/storia.asp
Antica fortezza Angioina sul limes del Regno delle Due Sicilie, conserva ancora la rocca ed un bel centro storico, ottimamente tenuto. Anche qui, una bella mostra sulla vera casa di Vespasiano: quella villa di Falacrinae ora ritrovata a pochissimi km. da qui e che ha messo in luce un meraviglioso tappeto di lastre di marmo colorato, insieme a centinaia di oggetti della vita quotidiana. Tuona, lungo la strada del ritorno un bel rovescio di pioggia appare a pochi km. e fa scendere la temperatura a soli 22 gradi.

