Siamo ormai alle porte del dramma. Gli ingredienti per la miscela esplosiva ci sono tutti. Nel gennaio 1990 la Lega dei Comunisti Jugoslavi, il collante ideologico del paese, si è dissolto. Sloveni e Croati hanno abbandonato il Congresso; nelle due repubbliche del nord viene dichiarata la fine del monopartitismo comunista.
Finita l'ideologia, le riforme economiche di Marković hanno definitivamente convinto tutti che neanche l'interesse tiene insieme la grande famiglia degli slavi del Sud, dove gli uni inseguono il miraggio dell'Europa ricca e gli altri guardano al passato più tenebroso.
Dipanare il filo degli avvenimenti, sempre più convulsi, drammatici e complessi, diventa difficile. In casi come questo, ci aiuta il metodo cronologico. Cercheremo di far riandare la memoria a quei giorni, accompagnando i crudi fatti con schede e documenti, con filmati d'epoca, con interviste a sorpresa. Questa è una storia in gran parte ancora da scrivere.
3 febbraio 1990: I comunisti sloveni decidono di cambiare nome al loro partito, che diventa il Partito del Rinnovamento Democratico.
3 marzo 1990: la Slovenia vota una serie di emendamenti costituzionali, che sanciscono l'autonomia economica della Repubblica ed il suo diritto a regolare da sola i rapporti col resto della Jugoslavia.
8-12 aprile: prime elezioni democratiche in Slovenia. L'opposizione di centro-destra, il Demos, ottiene a sorpresa la maggioranza dei seggi in Parlamento ( Ždravni Zbor), mentre Milan Kučan diventa Presidente della Repubblica.
Maggio 1990: Clamoroso esito delle prime elezioni democratiche in Croazia. L'Hdz (Comunità democratica Croata)

, fondato dall'ultranazionalista ex generale Franjo Tudjman, batte gli ex comunisti guidati da Ivica Račan. Lo stesso Tudjman viene eletto presidente. Nella campagna elettorale avranno un peso determinante i fondi (si parla di quattro milioni di dollari) elargiti dall'emigrazione croata negli USA, soprattutto proveniente dall'Erzegovina. La Chiesa Cattolica spiegherà tutta la sua influenza per far vincere l'Hdz, che si riallaccia esplicitamente al movimento ustascia e lancia la parola d'ordine dell'unità di tutti i croati, anche a danno della Bosnia, con un atteggiamento ostile nei confronti della minoranza serba delle Krajine. Al suo insediamento, Tudjman inaugurerà il nuovo stemma croato: la šahovnica, la scacchiera dei tempi di Pavelić. Ce n'è abbastanza per allarmare i serbi e alimentare il corrispondente nazionalismo di Milosevic.
Ecco un video su quei giorni della vittoria di Tudjman e sui primi scontri in Krajina
http://it.youtube.com/watch?v=kw-sJAbtKQw
e questa è la nuova bandiera croata.

Agosto 1990: I serbi della Krajina annunciano un referendum unilaterale sull'autonomia delle aree da loro abitate. Il governo di Zagabria lo impedisce con la forza. I serbi innalzano le prime barricate, per ora non ci sono episodi di violenza.
4 ottobre 1990: Slovenia e Croazia presentano una proposta comune di confederazione, basata sul rispetto dei diritti umani, sull'economia di mercato e sul pluralismo. Il presidente di turno della federazione, il serbo Jovic,
risponde con quella di una federazione governata da un forte potere centrale.
23 dicembre 1990: l'88,2% degli elettori sloveni dicono SI al referendum, in cui si propone di creare una Slovenia sovrana e indipendente, dentro la Jugoslavia o al di fuori di essa.