Il mese di gennaio 2005 per l'Italia e per l'Umbria non è certo iniziato come le credenze popolari e le statistiche lascerebbero immaginare: un forte campo di alte pressioni, ora azzorriane ora subtropicali, dominano incontrastate nel bacino del Mediterraneo: è il regno delle nebbie, delle inversioni termiche, della galaverna e del tepore diurno quando il sole riesce a filtrare. Le minime sono quasi costantemente sotto lo zero (Foligno tocca i -6° il 18 gennaio), ma le massime riescono, nebbia permettendo, a portarsi anche oltre i 10 gradi. In collina ed in montagna, invece, sembra di essere in marzo inoltrato. La pressione è elevata e le temperature a 1500m superano i +5/+7. Siamo quindi circa 5/7° oltre le medie del periodo.
Nulla lascerebbe presagire quindi lo sconquasso termico-precipitativo che avrebbe interessato l'Europa intera da li a pochi giorni. Lo stesso anticiclone che ha garantito nebbie e gelate in quantità in pianura, sole e tepore in montagna, inizia infatti a farsi lentamente da parte, spostando i suoi massimi prima sulla Spagna, e poi in aperto Atlantico, lasciando quindi aperta la strada delle correnti da Nord verso l'Italia.
L'aria fredda inizia ad affluire dalla Valle del Rodano, dapprima come aria polare marittima, acquistando poi un contributo continentale, notevolmente più freddo del precedente. Siamo solo agli inizi. Il nostro Anticiclone infatti, non contento di aver conquistato l'Atlantico, punta dritto dritto verso Nord, andando a regalare all'Islanda un fine gennaio dal sapore primaverile. Di tutta risposta, si intensifica l'afflusso di aria via via più fredda sull'Italia, e da lunedì 24 gennaio il Generale Inverno decide di scagliare le sue armi più importanti verso l'Italia centro-meridionale. L'anticlone atlantico si salda infatti con il suo collega scandinavo: il grande freddo ha così via libera sul bordo meridionale di questa imponente struttura. L'aria gelida irrompe anche da NordEst, dalla porta della Bora.
Tutta l'Europa centro-orientale è al gelo: l'isoterma di -10° ad 850hpa abbraccia la Spagna fino a Barcellona e il freddo conquista il Mediterraneo centrale. Sull'Italia, si presenta l'isoterma -5° ad 850hpa.
La neve inizia a cadere a Colfiorito sin dalla serata di domenica 23 gennaio, e non smetterà più per circa una settimana. Inizialmente interessate le colline oltre i 500m, poi via via la neve guadagna spazio verso il basso, arrivando a lambire la pianura.
i piani di Ricciano, vicino Colfiorito, sferzati dalla bufera la mattina del 24 gennaio 2005
Il 25 gennaio, anche Foligno vede la sua bella e coreografica nevicata notturna, e i cittadini al risveglio di mercoledì 26 trovano la città imbiancata da un velo bianco e gelato spesso pochi millimetri, ma comunque capace di allietare l'umore di grandi e piccini.
anche gli animali guardano incuriositi la neve a Foligno, alba del 26 gennaio 2005
In collina ed in montagna, è grande neve. Imbiancate a più riprese Perugia, Spoleto, Assisi, Città di Castello. A Colfiorito e in tutto l'Appennino cadono quasi 2m di neve nei punti più esposti ai gelidi venti di NordEst.
l'Appennino Umbro-Marchigiano sepolto dalla neve
Ma è nell'eugubino-gualdese che si segnalano i maggiori disagi: cinque giorni di neve pressochè continua causano la paralisi totale della via Flaminia, ed il conseguente blocco stradale: centinaia le auto bloccate nella tormenta, decine i villaggi isolati dalla neve. Gli accumuli oltrepassano ovunque il metro di altezza, toccando i 3 metri verso il confine con le Marche. E' la più grande nevicata degli ultimi venti anni, pari, se non superiore, a quella dell'ormai lontano e mitico gennaio 1985.
muri di neve ai lati della Flaminia nell'eugubino-gualdese
L'isoterma di -12° ad 850hpa entra sul NordEst, la -7° abbraccia tutta l'Umbria: a Foligno le massime rimangono sotto i +4° per cinque giorni consecutivi, mentre sopra i 400metri lo zero non verrà superato per sei giorni di seguito, causando gravi disagi alle popolazioni montane. Tutta l'Umbria è sferzata da gelidi venti di tramontana, che fanno percepire temperature assai più basse di quelle reali. Una nuova nevicata, anche questa volta con accumulo scioltosi molto velocemente a causa delle temperature superiori allo zero, visita Foligno città: è il primo pomeriggio di venerdì 28 gennaio, la temperatura massima non supererà i +2°C. Ci apprestiamo a vivere i cosiddetti “Giorni della Merla”, statisticamente i più freddi dell'anno.
neve a Foligno, pomeriggio del 28 gennaio
Se da un lato la pianura si libera della morsa del maltempo, rimanendo comunque sferzata da gelidi venti di tramontana, dall'altro l'Appennino Umbro-Marchigiano vive una delle pagine meteorologiche più importanti e per certi versi tragiche della sua storia recente: interi paesi e strade sono sommerse dalla neve, gli accumuli toccano i 4 metri nei punti più esposti, il vento gelido sferza i campi ghiacciati oramai da giorni. E' il 31 gennaio, Foligno tocca i -2.5° di minima e per la montagna non se ne vede la fine.
La depressione centrata sul basso Tirreno continua infatti a convogliare verso le nostre regioni centro-meridionali aria fredda di origine siberiana. Queste correnti, inizialmente asciutte che provengono dalla Russia, si umidificano passando sopra il mar Adriatico; impattando contro la catena Appenninica condensano, scaricando sottoforma di neve tutta l'umidità in esse contenuta: è il famoso “effetto stau”. A Macerata cadono 80cm di neve, 1,5m a Cagli e Fabriano, mentre Abruzzo e Molise vengono letteralmente sommersi dalla neve, che cade fin sulle coste pugliesi. Capracotta raggiunge i 3 metri di accumulo. Tutto il lato adriatico della Penisola è ammantato da una spessa coltre bianca. Il Nord Italia è invece al sole, ma sperimenta valori termici decisamente gelidi.
Con questa situazione, entriamo nel mese di febbraio, che sarà ricordato come uno dei più freddi e nevosi degli ultimi venti anni.
Continua...