Era tempo che volevo pubblicare questo interessante articolo... ora l'ho fatto!
Naturalmente un ringraziamento a Guido!
La saturazione dell'’AGW di Guido Guidi
Uno degli argomenti più dibattutti, nell’ambito della discussione dell’effetto antropico sul clima è certamente quello che riguarda il peso effettivo dell’anidride carbonica nelle dinamiche dell’effetto serra.
In sostanza c’è ancora parecchia incertezza sul ruolo che questo gas svolge effettivamente.
Certamente non è in discussione la capacità di interagire a livello molecolare con il calore riemesso dal pianeta e regolarne la presenza in atmosfera, tuttavia, non essendo l’unico gas ad avere queste proprietà, il peso della sua azione schermante non è facilmente quantificabile. Allo stesso tempo però, la CO2 è di gran lunga in testa alla classifica degli elementi che, pur essendo largamente presenti allo stato naturale, sono anche massicciamente derivati dalle nostre attività produttive.
Al riguardo, la letteratura scientifica non fornisce ancora informazioni univoche.
Per l’anidride carbonica si passa attraverso stime che gli attribuiscono un peso che va dal 2% al 22% del totale dell’effetto serra, pur essendoci una certa convergenza di opinioni attorno alla percentuale del 15%. Questi numeri sono però riferiti a tutta l’anidride carbonica in atmosfera, la cui componente di origine naturale è largamente superiore a quella di origine antropica. Però, trascurando le dinamiche interne al sistema che hanno da sempre regolato i livelli di questa concentrazione, si suppone che il trend di aumento di questo gas in atmosfera sia interamente attribuibile alle attività umane, anche se i numeri non sembrano essere dello stesso parere.
Ogni anno vengono immesse in atmosfera circa 7Gt (Miliardi di tonnellate) di CO2, delle quali 6Gt sono immediatamente riconducibili ad attività produttive di vario genere, mobilità e produzione energetica su tutte, e 1Gt sarebbe invece il prodotto della deforestazione e del comparto agricolo. Il rateo medio di crescita della concentrazione di CO2 in atmosfera è di circa 1.5PPmv all’anno cioè, in termini di massa circa 3.5Gt.
A conti fatti ne manca all’appello un buon 50% che, a quanto pare, il sistema pianeta è in grado di gestire/assorbire all’interno delle sue dinamiche.
Il punto è che ancora non sappiamo gran che di come questo avvenga, mentre questa informazione è invece indispensabile per comprendere quale impatto possa avere sull’intero sistema questa inarrestabile tendenza all’aumento.
E’ noto che alcune componenti del sistema possono essere sia sequestratori (capaci di immagazzinare la CO2) sia emettitori. Tra questi gli oceani, le cui temperature di superficie, condizionate dalla radiazione solare e dalle correnti superficiali o di profondità, regolano il bilancio di assorbimento/emissione dei 3/4 del pianeta.
Il rimanente 25% spetta alla biosfera, e qui entrano in gioco altri meccanismi di rilascio/cattura a loro volta soggetti a dinamiche di retroazione o feed-back estremamente complessi.
Diverse e più abbondanti concentrazioni di anidride carbonica nel terreno operano infatti una concimazione carbonica che stimola l’attività vegetale e quindi i processi di fotosintesi, aumentando (feed-back negativo) la capacità di assorbimento. Proviamo a prendere ad esempio le enormi distese della tundra artica; secondo uno studio dell’Università della Tuscia di Viterbo, attualmente, quella parte della vegetazione artica è un grande emettitore, mentre in effetti ci si aspetterebbe il contrario.
Ma la complessità di questi meccanismi passa per certi aspetti in secondo piano rispetto ai seguenti interrogativi: quanto calore può essere effettivamente trattenuto dalla CO2 presente in atmosfera?
E quanto questo calore può aumentare se aumenta la concentrazione dell’anidride carbonica?
Andiamo con ordine, la Terra emette calore sotto forma di radiazioni infrarosse conuna lunghezza d’onda di circa 15µ. I cosiddetti gas serra, hanno la capacità di intercettare e riemettere la radiazione con questa lunghezza d’onda attraverso una reazione chimica che comporta delle modifiche temporanee o permanenti ai loro legami molecolari. Sono modifiche definite vibrazionali che, nel caso della CO2, “tendono” o “flettono” i legami tra le molecole di ossigeno e quelle di carbonio.
Se si tratta di tensione, l’assorbimento avviene soltanto se questa è asincrona, ovvero se uno dei legami diventa più corto e l’altro più lungo, ma questo accade per frequenze di radiazione più basse di quelle alle quali avviene la massima emissione di calore da parte della Terra (circa 4.3µ).
Quando il legame flette invece, le due molecole di ossigeno oscillano rispetto alla posizione baricentrica della molecola di Carbonio ed avviene l’assorbimento.
Nel grafico sotto è rappresentata l’emissione termica del pianeta.
Si nota come la CO2, che possiede un moto vibro-rotazionale asimmetrico, sia altamente efficace nel trattenere la radiazione prossima a 15.7µ ma, sempre dal grafico, si evince anche che tale efficienza, che aumenta quanto più la frequenza di flessione e la lunghezza d’onda della radiazione sono simili per effetto risonanza, è sufficiente a catturare la quasi totalità di questa emissione.
In pratica la CO2 fa già quasi tutto quello che potrebbe fare e difficilmente un ulteriore aumento della sua concentrazione potrebbe aumentare questa efficienza al punto di provocare un eccesso di calore che presenti i numeri delle attuali stime delle prognosi climatiche. E’ anche vero che si deve tener conto dei feed-back cui abbiamo accennato in precedenza, che possono accentuare o diminuire non solo l’aumento della temperatura, ma la stessa concentrazione della CO2.
E’ infatti probabile che quest’anno (2008) una delle conseguenze del persistere di una fase fredda delle temperature di superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, sia stato proprio il rallentamento del rateo di crescita della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Non solo, il ruolo forse più importante è quello del Vapore Acqueo, ovvero della sua concentrazione in atmosfera, che varia al variare della temperatura e che regola la quantità di copertura nuvolosa, la quale a sua volta ha un effetto raffreddante se si forma a bassa quota, mentre accresce l’effetto serra se si forma più in alto.
Sarà bene fermarsi, ma in effetti ci sarebbero da citare anche molti altri meccanismi di causa-effetto-variazione della causa-nuovo effetto che accrescono la complessità del sistema.
Dunque l’atmosfera è realmente satura dal punto di vista della capacità di assorbimento della CO2?
Anche in questo caso esistono più tesi, sulle quali proveremo a fare un pò di luce.
Visitando questo link, troverete un’interessante lettura che fornisce una sorta di risposta preconfezionata, un kit della lotta allo scettico, da sfoderare con quanti dovessero sostenere quanto abbiamo appena finito di discutere. In sostanza, dato che l’assorbimento non avviene ad un solo livello (come, invece, accade per i vetri di una serra) ma lungo tutto l’asse verticale, ci sarebbe ancora spazio per trattenere parecchio calore.
In questo post, abbiamo già in parte discusso delle dinamiche del bilancio radiativo, e non sembra che la spiegazione che trovate nel kit risolva la questione nei suoi aspetti salienti.
La reazione di assorbimento da parte dell CO2 dovrebbe provocare un riscaldamento dello strato dove essa avviene, allora perchè la troposfera si scalda così poco? E perché questo riscaldamento viene meno proprio al livello dove comincia a diminuire sensibilmente la concentrazione di vapore acqueo?
Come mai, invece, proprio in quegli strati si apre una “via di fuga” del calore che invece dovrebbe essere sempre più difficoltosa?
L’aumento della CO2 dovrebbe bloccare questa via di fuga, ci dovrebbero essere più reazioni chimiche da assorbimento e riemissione del calore e quindi un aumento della temperatura nello strato. (come previsto dai modelli utilizzati dall'IPCC)
Ma questo in realtà non avviene e le osservazioni parlano chiaro.
Ancora, sempre nel kit si asserisce che la CO2 è ben presente lungo tutto l’asse verticale, mentre il vapore acqueo è concentrato nei bassi strati.
Innanzi tutto di queste affermazioni è vera soltanto la seconda, ma anche ammettendo la veridicità della prima, se la profondità ottica dell’atmosfera si sposta sempre più in alto, vuol dire che la temperatura deve aumentare anche negli strati più alti, ossia nella stratosfera, mentre sappiamo che quest’ultima ha invece subito, nel lungo periodo, una fase di raffreddamento.
Senza contare che la teoria dell’AGW di origine antropica prevede anche che, essendo tutto il calore intrappolato in basso nella troposfera, è giusto che la stratosfera subisca un raffreddamento.
Sembra che al riguardo la situazione non sia molto “trasparente”.
Chiudiamo con qualche numero.
Abbiamo definito l’atmosfera “quasi satura” ma non comletamente tale.
Torniamo indietro nel tempo e scopriamo che un aumento di 90PPmv di CO2 rispetto all’era pre-industriale avrebbe provocato un aumento di temperatura di 0.7°C.
Al netto di qualsiasi effetto di feed-back, che si ripresenterebbe comunque in varie forme, ma che non possiamo valutare perchè soggetto ad uno scarso livello di comprensione scientifica, ci vorrebbero, con l’attuale rateo di crescita dell’anidride carbonica, altri 60 anni circa per aggiungere altre 100PPmv, traducibili in ulteriori 0.8°C di aumento della temperatura.
Molti di più invece sarebbero gli anni necessari a raddoppiare la concentrazione della CO2, sempre rispetto all’era pre-industriale.
In questo lasso di tempo dovremo aver trovato il petrolio su Marte ed esserci traferiti lì, altrimenti non è chiaro come si potrebbe arrivare a quei livelli di concentrazione ovvero a quei valori di temperatura.
Nota: Un sentito ringraziamento a Carlo Colarieti per gli spunti di riflessione e la ricerca redazionale.
Il nuvologo anticatastrofista SCRITTO DA CLAUDIO COSTA IL 6 - DICEMBRE - 2009
Recentemente un noto professore mi ha ripreso perchè citavo il climatologo Franco Prodi, dicendo che non è un climatologo perchè studia solo le nuvole! Allora sarà un nuvologo, ma ancora non mi è chiaro chi si può fregiare del gallone di “climatologo” perchè in quest’ottica Giorgi e Navarra non dovrebbero essere considerati climatologi, ma mediterranologi.
Su “Sette” del Corriere della Sera del 26/11/2009 è uscita un’intervista al professore Franco Prodi dal titolo: “L’anticatastrofista”.
Il nuvologo afferma nell’ordine:
a Copenhagen non ci vanno gli scienziati del CNR ma quelli che ha nominato il ministero;
il riscaldamento ci sarà ma non siamo certi se sarà di 1°C o 8°C quindi che genere di previsione è mai possibile?
la spiegazione e la previsione sul clima oggi non ci sono, perchè non si conoscono le nubi, la loro variabilità per effetto dell’aerosol e non si conoscono gli effetti diretti degli aerosol sui bilanci di radiazione;
sui media viene detto che siccome c’è il riscaldamento globale si deve fare il mercato delle emissioni, ma l’unica cosa chiara è che chi non lo rispetta è avantaggiato e continua a farsi i fatti suoi.
Alla domanda della giornalista : “però ci sono alcuni dati incontrovertibili”, il nuvologo risponde sorprendentemente così:
L’incontrovertibilità dell’IPCC è che se consideri l’effetto antropico tornano i conti, altrimenti NO. E’ una prova debole. Chi conosce il clima conosce anche le grandi fluttuazioni del passato ..l’uomo è industriale da appena due secoli un battito di ciglia per il sistema climatico.
Quindi prosegue dicendo che il 20% delle particelle che costituiscono le nubi sono antropiche, quindi l’uomo sta modificamndo anche la struttura stessa delle nubi in un modo che non conosciamo ancora. Nel frattempo l’ambiente fa schifo, Cina e India non possono continuare a produrre schifezza ed alimentare le brown cloud (nuvole di smog grigio brune) sopra l’Asia adottando i peggiori modelli di sviluppo e i pesci sono imbottiti di metalli pesanti anche in Antartide.
Conclude dicendo che:
E’ necessario un approccio globale che affronti i tre poli del problema energetico: energia, ambiente e clima: Non si possono prendere decisioni politiche solo alimentando il catastrofismo.
L’intervistatrice Sara Gandolfi pone l’ultima domanda: “Al Gore sbaglia?”
Il fratello del noto politico Romano risponde:
Quello è un mondo che non mi appartiene dal quale la scienza viene esclusa. Il dialogo fra scienziati e politica internazionale, dovrebbe essere accessoria non dominante! Al Gore racconta scenari possibili ma tutt’altro che certi. Lo dissi anche a mio fratello: il clima è imprevedibile, voi politici preoccupatevi piuttosto di ambiente ed energia, e che la Cina non si chiami fuori.
da climatemonitor.it
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
Per gli anglofoni sull'IHT di oggi c'è un bell'articolo che parla del cambiamento climatico alla vigilia di Copenaghen e del presunto scandalo che ha coinvolto l'università inglese che collaborava con l'IPCC:
Per gli anglofoni sull'IHT di oggi c'è un bell'articolo che parla del cambiamento climatico alla vigilia di Copenaghen e del presunto scandalo che ha coinvolto l'università inglese che collaborava con l'IPCC:
L'articolo/intervista di Al Gore è semplicemente vergognoso!
Più lo leggo e lo sento parlare e piùmi convinco della sua malafede!
Continua a dire che gli scettici (che lui chiaramente chiama con disprezzo "negazionisti") negano il Riscaldamento Globale che invece è sotto gli occhi di tutti, quando sa benissimo che gli scettici non negano il cambiamento climatico ma criticano i dati e le toerie da cui l'IPCC ha tratto le sue conclusioni sulla responsabilità antropica sull'attuale riscaldamento globale! Agli scettici interessa capire scientificamente i fatti per poter agire al meglio nei confronti dell'ambiente, a lui interessa mettere al centro la CO2!
Inoltre proprio lui va a parlaredi interessi degli scettici e dei soldi con cui sarebbero foraggiati per diffondere disinformazione!
Quando proprio lui:
1) sul mercato della CO2 è diventato plurimilionario, e come lui molti politici e uomini d'affari stanno investendo massicciamente... è la gallina dalle uova d'oro su cui chiunque può puntare... soprattutto chi se ne sta al timone
2) diffonde disinformazione e catastrofismo, lui stesso commentando nell'intervista un film catastrofista ne decanta le lodi... infondo sarà niente rispetto al suo film catastrofico!
3) parla esplicitamente degli interessi dei petrolieri a mantenere lo status quo, quando è ormai noto a chiunque che le multinazionali del petrolio siano in prima fila nella green economy
Ebbene si, qualcuno si è dato da fare ed ha analizzato i dati provenienti dalle stazioni della rete globale WMO da cui si prendono i dati termici che testimoniano il Riscaldamento Globale e li ha divisi per tipo di locazione, se urbana o rurale.
Ricomponendo in tal modo i 2 gruppi di stazioni si sono ottenuti 2 grafici.... molto diversi... che la dicono lunga sull'influenza del local warming su quello che, invece, viene spacciato interamente per Global Warming.
E' stata fatta attenzione, inoltre, anche sul fatto che prima degli anni '70 il numero di stazioni della rete era molto più grande e che poi è stato ridotto considerevolmente.
Quindi oltre ai grafici qui sotto, con confronto tra temperatura media rilevata dalle stazioni urbane e rurali, viene mostrato, per coerenza, anche il grafico delle T medie rilevate per l'intero periodo dalle sole stazioni "sopravvissute" alla decimazione.
Il risultato è eloquente... il GW viene esaltato notevolmente dalle stazioni urbane o divenute tali.
Ecco i grafici ricostruiti da Jeff Id con la totalità delle stazioni e corrispondono a quelli resi noti, senza alcuna distinzione, dall'IPCC:
GRAFICO TEMPERATURE RETE GLOBALE (nel suo complesso)
GRAFICO TEMPERATURE RETE URBANA GLOBALE
Ed ora i dati registrati dalle sole stazioni urbane:
GRAFICO TEMPERATURE RETE RURALE GLOBALE
qui sotto, invece, vengono riportati i dati delle sole stazioni rurali:
E adesso mettiamo a confronto i 2 grafici e vediamo quale è stato nel tempo l'andamento delle già evidenti differenze.
GRAFICO DIFFERENZA DELLE TEMPERATURE MEDIE TRA LA RETE URBANA E LA RETE RURALE
SBALORDITIVO, VERO?
Praticamente il GW cresce al crescere delle città..
Perchè non avete ancora visto il raffronto tra quelle stazioni, urbane e rurali, che sono arrivate sino a noi coprendo, quindi, l'intero periodo di rilevamento, cioè le sopravvissute alla decimazione -riduzione della rete- avvenuta a partire dagli anni 70.
(grafico dell'andamento del N° stazioni totali della rete globale di rilevamento)
Vediamo allora le T medie che queste stazioni "longeve" hanno misurato durante tutto il periodo di rilevamento...
I dati registrati dalle sole stazioni urbane attive per tutto il periodo:
GRAFICO TEMPERATURE RETE URBANA GLOBALE ATTIVA PER TUTTO IL PERIODO
Ed ora i dati registrati dalle sole stazioni rurali attive per tutto il periodo:
GRAFICO TEMPERATURE RETE RURALE GLOBALE ATTIVA PER TUTTO IL PERIODO
Ed ecco il raffronto... guardate come il surplus di calore urbano allontani decisamente i valori medi registrati dalle 2 reti (urbana e rurale) con il passare degli anni... a testimonianza di quanto le isole di calore urbane (Local Warming) influenzino i dati rilevati a livello globale!
GRAFICO DIFFERENZA DELLE TEMPERATURE MEDIE TRA LA RETE URBANA E LA RETE RURALE ATTIVE PER L'INTERO PERIODO
Qualcuno potrebbe pensare che, nel calcolo del Grafico del Global Warming (il primo in alto) l'IPCC o chi per lei (probabilmente il famigerato il CRU) abbia tenuto conto di queste differenze... ebbene la risposta è NO! Il grafico utilizzato dall'IPCC nei suoi Rapporti all'ONU è tale e quale a quello sopra riportato (anche perchè i dati li passano solo loro), con i dati di tutte le stazioni nella loro totalità!
Non sarebbe forse il caso che, per monitorare il clima globale, si prendessero come riferimento solo le stazioni rurali?
Non serve un esperto di impianti di riscaldamento per sapere che un termostato rappresentativo di un ambiente, di una casa ad esempio, deve essere posto a distanza dal termosifone... altrimenti anche se lui segna 30°C, in casa si finisce per battere i denti!
L'intero articolo lo trovate su climatemonitor.it
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Ricordiamoci pure che tra pochi decenni l'uomo per forza di cose sarà costretto a diminuire drasticamente le emissioni di CO2 smplicemente perchè il petrolio è agli sgoccioli e perchè anche gli altri combustibili fossili sono esauribili.
Novità interessanti che smentiscono il riscaldamento delle acque nei pressi dell'Antartide.
Nessun segnale di riscaldamento delle acque in AntartideUno studio scientifico non mostra aumenti significativi della temperatura oceanica al di sotto della calotta glaciale antartica. Si attenuano i rischi di uno scioglimento veloce dei ghiacci.
http://fimbul.npolar.no: la mappa mostra, in rosso, la zona monitorata dai sondaggi marini attraverso il ghiaccio.
Marco Rossi: 13-01-2010 ore 08:30
Non è facile capire, dalle notizie contrastanti che giungono dai vari mass media, quella che è la situazione reale dei ghiacci antartici.
Tra le varie notizie, quelle allarmistiche, che parlano di grandi Iceberg grandi come Stati, che si distaccano dalla Penisola Occidentale, e le proiezioni dei modelli matematici, che ritengono probabile il parziale (o, addirittura totale) scioglimento della massa ghiacciata presente sopra il Continente, che avrebbe l'effetto di far risalire il livello del mare di ben 57 metri, con disastrose conseguenze sulle pianure continentali poste poco sopra tale livello.
Ma altri dati, derivati da osservazioni reali, mostrano temperature in calo sulla parte centrale del Continente, ed anche i ghiacci marini antartici sembrano avere una tendenza all'espansione.
Adesso, altri dati sono disponibili grazie ad una ricerca da parte di una equipe di scienziati britannici e norvegesi.
Alcune trivellazioni sono state effettuate sotto il ghiaccio marino presente sulla parte orientale dell'Antartide, trapassando lo strato di ghiaccio e giungendo ad una profondità di 653 metri sotto l'oceano.
Ebbene, malgrado i timori di un riscaldamento delle acque che porterebbe ad un maggiore scioglimento dei ghiacci, la temperatura fino ad una profondità di oltre 50 metri è di circa -2,05°C, vicinissima al punto di congelamento dell'acqua marina, e simile alla temperatura misurata nel 2005 dalla British Antartic Survey.
Tale valore è stabile nel tempo, non mostra segni di risalita, così come non sono state ritrovate acque calde di profondità in risalita lungo il pendio continentale, situazione che potrebbe compromettere la stabilità delle masse di ghiaccio.
E' da ricordare, infatti, che le temperature marine più elevate si misurano sul fondale, con circa -1,83°C.
Le acque verranno comunque monitorate costantemente nei prossimi anni.
Il Prof. Mojib Latif, un membro di spicco del gruppo intergovernativo dell’ONU sui cambiamenti climatici (IPCC), portando a termine un suo studio sull'influenza dei cicli naturali, soprattutto oceanici, sul riscaldamento globale dichiara che questi cicli potrebbero essere responsabili dell'attuale GW anche di un 50%!
Beh, per essere uno dell'IPCC equivale ad un KO per la teoria serrista! (molti scettici attribuiscono all'attività umana un 30% di influenza e il restante 70% alla natura).
L'ultima volta che ho letto qualcosa del genere da parte dell'IPCC si erano assestati su un 30% di influenza naturale... piano piano che studiano di più diventano più realisti.
Ma veniamo allo studio Latif ha individuato dei cicli ocenici principali di periodo di 2 o 3 decadi, che causerebbero un'oscillazione delle temperature di durata simile.
Secondo questa teoria noi saremmo appena usciti dal ciclo caldo e staremmo entrando in quello freddo.
A questo punto, se venisse confermato, potremmo aspettarci 20-30 più freschi.
Effettivamente questo viene rispecchiato bene dalla ciclicità della NAO e di altri indici climatici legati direttamente agli oceani. (vuoi vedere che ora tutti si convertono alla ciclicità, ovvero la mia religione?! )
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Ciao ragazzi, oggi, come ogni settimana, la mia ex università olandese mi ha mandato una newsletter di update. C'era un link ad una lettera aperta che i climatologi olandesi hanno inviato al parlamento dei Paesi Bassi. Penso che vi possa interessare:
A proposito... proprio oggi a Waschington, in uno degli inverni più rigidi e nevosi per la regione, dei bambini hanno costruito un IGLOO dedicato ad Al GORE!
E proprio oggi si è trasformata in realtà una famosa vignetta dei "realisti del GW", infatti è stato rinviato un convegno sul Riscaldamento Climatico perché la città di Washington era ko per la neve!
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
Ma sono proprio degli.. sempliciotti... vanno a fare i convegni sul GW in pieno inverno, prima Cophenagen e adesso Washington, vogliono proprio darsi la zappa sui piedi
Ma sono proprio degli.. sempliciotti... vanno a fare i convegni sul GW in pieno inverno, prima Cophenagen e adesso Washington, vogliono proprio darsi la zappa sui piedi
Saluti
In entrambi i casi hanno avuto difficoltà causate da neve e freddo...
Venissero in Umbria ad organizzare questi eventi!!!
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Ma sono proprio degli.. sempliciotti... vanno a fare i convegni sul GW in pieno inverno, prima Cophenagen e adesso Washington, vogliono proprio darsi la zappa sui piedi
Saluti
In entrambi i casi hanno avuto difficoltà causate da neve e freddo...
Venissero in Umbria ad organizzare questi eventi!!!
Ci pensavo stanotte. Vogliamo organizzare davvero un GW forum a dicembre prossimo, a Perugia? dài! Umbriameteo e Lineameteo. Vi do una mano! E' la volta buona che vengono giù sette metri di neve!
E, mentre a seguito allo scandalo del CRU delle email pubblicate e al fallimento del Vertice di Copenhagen, l'IPCC sta letteralmente crollando su se stessa, con le dimissioni dei vertici e i ritrattamenti di molti scienziati prima serrofili "convinti", ora leggete queste righe di riflessione:
Gennaio 2009 - Dopo una serie di bufere di neve nella Columbia Britannica (l’area di Vancouver) vengono pubblicate alcune dichiarazioni di Andrew Weaver, “esperto di modellistica climatica presso l’Università di Victoria e uno degli autori principali nell’IPCC“:
per decenni, i climatologi hanno sempre detto che a causa dei cambiamenti climatici, molte parti del mondo dovrebbero aspettarsi un aumento delle precipitazioni totali.“Quindi il fatto che stiamo assistendo a nevicate record è del tutto consistente con quello che avevamo detto“
Febbraio 2010 - Dopo che poca o niente neve e’ caduta nella Columbia Britannica, il lottatore climatico Joe Romm pubblica alcune dichiarazioni:
questo tipo di tempo meteorologico estremamente caldo è del tutto consistente con le previsioni della climatologia. Anzi la climatologia dice che è probabile che si veda molto, molto peggio, molto, molto più spesso.
Un altro esempio del genere in un commento al blog di Andy Revkin sul New York Times, intitolato “Uno storico guarda ‘indietro’ agli scontri sul clima”
12 Febbraio 2010
Nel 1899, a Washington DC caddero 137cm di neve. Ci viene detto che fu dovuto al fatto che c’era meno CO2 e faceva freddo.
Nel 2010, a Washington DC sono caduti 140cm di neve. Ci viene detto che è dovuto al riscaldamento globale.
da Climatemonitor.it
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