
La città sorge in una piccola altura ai margini della Valle Umbra. La storia dell'insediamento trova origini sicure già a partire dall'età del ferro (X secolo a. C.); al VII secolo risalgono i resti di abitato e le tombe più antiche. Si è voluto vedere il nome della città, derivato dal gentilizio etrusco Mefana, un indizio di una preesistenza, in questa zona degli Etruschi rispetto agli Umbri.
In realtà, secondo le più recenti ipotesi degli archeologi, il nome avrebbe un'origine indoeuropea, dalla radice "med", ossia, "la città che sta nel mezzo". E' uno degli elementi che portano a ritenere Bevagna la capitale della Lega dei popoli umbri, suggestiva teoria dell'illustre studioso Sisani, avvalorata dalla Soprintendenza Archeologica dell'Umbria.
Intendiamoci: Bevagna era in sostanza la città cui spettava la tutela del santuario federale sito esattamente sotto l'attuale Villa Fidelia, a Spello. Ad esso era collegata dalla cosiddetta "Via Triunfalis", lungo la quale troviamo ancora resti di tombe monumentali e diversi edifici medievali, e che passava anche per il suggestivo Lago dell'Aiso.
Come sembra attestare un'iscrizione, Bevagna era forse anche la capitale di una confederazione più ristretta, cui anticamente facevano capo i popoli della Valle Umbra. Lo si deduce dalla presenza, ancora nel II sec. a.C., della magistratura dei "questori del farro", che nelle Tavole Iguvine sono i soggetti incaricati della raccolta rituale del farro per conto della Confederazione Atiedia.
In ogni caso, fu proprio presso Bevagna che, nel 308 a.C., fu combattuta la battaglia decisiva con cui il console Fabio Rulliano, battuti i confederati umbri, impose sulla regione il dominio di Roma.
Un notevole fattore di accelerazione delle spinte all'urbanizzazione di quest'area fu poi costituto dall'apertura della via Flaminia. In seguito alla guerra sociale, la città divenne un municipio della tribù Aemilia; si può affermare con certezza che l'assetto urbanistico attuale ricalca piuttosto fedelmente quello su cui si organizzava l'antico centro, mantenendo sia il tessuto viario sia diversi resti di strutture, tanto a destinazione pubblica che privata. Una menzione particolare meritano gli edifici inglobati sotto la chiesa di San Domenico, probabilmente dei magazzini facenti riferimento al porto fluviale nato alla confluenza di Topino e Clitunno. Come ricordano le fonti, Mevania era ricca e prosperosa; tra le notizie degne di essere ricordate è quella dell'allevamento dei famosi buoi bianchi riservati ai rituali sacri.
Le attestazioni epigrafiche ci rendono inoltre nota l'esistenza di ordini sacerdotali, quali i novemviri Valetudinis (Valetudo era una divinità salutare).
Nell'immagine: il celebre mosaico romano delle Terme (I. sec.d.C.).
Il Museo Civico di Bevagna: http://www.sistemamuseo.it/