Climagate, scagionati gli scienziati
"Nessuna manipolazione dei dati"
Addirittura il professor Phil Jones riprenderà il suo posto nell'unità di ricerca?
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A stabilirlo un'indagine indipendente dell'ex funzionario pubblico Sir Muir Russel. Lo scandalo del Climategate è esploso nel 2009, quando i climatologi dell'università dell'East Anglia sono stati accusati di aver manipolato i dati per accentuare l'allarme sui cambiamenti climatici
Climagate, scagionati gli scienziati "Nessuna manipolazione dei dati" Sir Muir Russell
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Argomento già, prontamente, affrontato da Guido Guidi su Climatemonitor.it
Tutto a posto, abbiamo scherzato.
Scritto da Guido Guidi il 8 - luglio - 2010
Ci vuole tenacia, con assoluta fiducia nella ricerca e massimo livello di attenzione per chi dietro la scienza nasconde obiettivi di altro genere, magari anche legittimi, perseguiti però derogando al metodo scientifico. Appena pochi giorni fa è giunto l’ennesimo pronunciamento dell’ennesimo panel chiamato ad investigare sui fatti del climategate. Uno dei protagonisti principali, Michael Mann, è stato completamente “scagionato” dall’aver avuto una condotta che compromettesse seriamente la normale pratica scientifica.
Ci fa piacere. Vogliamo sperare però che l’indagine condotta dal panel della Penn State University, per fare chiarezza, sia entrata un po’ più nello specifico di quanto non abbia fatto la sua gemella Commissione Oxburgh, allestita nel Regno Unito per “indagare” sui fatti che hanno coinvolto gli scienziati della Climatic Research Unit.
In quel caso
la commissione non è entrata nel merito scientifico, malgrado il mandato ricevuto, quanto piuttosto si è occupata degli aspetti procedurali e comportamentali. Così il caso ha voluto che sia “sfuggito” dal loro report finale il fatto che durante una delle audizioni Phil Jones (capo della CRU) avrebbe ammesso che fosse impossibile ottenere delle ricostruzioni della temperatura per gli ultimi mille anni con sufficiente accuratezza.
Per avere la certezza che, dopo aver fatto sapere a mezzo stampa che
le temperature medie superficiali globali non hanno subito alcuna variazione statisticamente significativa, Phil Jones abbia effettivamente fatto anche questa ammissione, Steve McIntyre di Climate Audit ha scritto direttamente al capo del panel, Lord Oxburgh. La risposta è stata:
Caro Dr McIntyre, grazie per il suo messaggio. Quanto da lei riportato potrebbe o non potrebbe essere. Ma come ho già precisato in precedenza, la scienza non era oggetto del nostro studio.
In effetti p
er quale ragione si dovrebbe pensare che un panel di valutazione scientifica appositamente costituito debba poi occuparsi degli aspetti scientifici della questione? Comunque la risposta è chiara e in politichese significa “sì, è vero ma non è affar nostro”.
Perché penso sia interessante questo scambio epistolare?
Perché l’autore della ricostruzione delle temperature degli ultimi mille anni su cui sono stati fondati sia il 3° che il 4° Rapporto IPCC, le cui basi scientifiche sono state curate proprio dalla CRU, è Michael Mann. Ora, se il capo dell’unità di ricerca dice che non era possibile fare quel genere di ricostruzioni, come ha fatto Mann a farla ed a passare il processo di revisione senza cadere in “any scientifical misconduct”?
Mistero, più fitto di quello del clima.
Addendum
Altra commissione altro rapporto, ormai vanno a un tot a settimana. Questo è sbarcato addirittura sulla BBC. Dunque, il titolo della news è: CRU climate scientist ‘did not withhold the data’.
Siamo ancora contenti, ora finalmente potranno rimettersi al lavoro, del resto il prossimo rapporto IPCC è alle porte, i contributors sono stati selezionati e fino ad ora hanno avuto un gran da fare a rispondere alle valanghe di domande che sono state loro rivolte. Già, perché dovendo capire se c’erano state delle “resistenze” a rendere disponibili i dati su cui poggiavano le loro ricerche, non hanno chiesto nulla a quelli che li hanno chiesti e che, nel caso di McIntyre sono stati nominati più di cento volte nella mail trafugate, lo hanno chiesto direttamente a loro (Pag. 23 del report, par. 3.2.6) Indovinate cosa hanno risposto? Del resto perché uno che ad una richiesta di cessione dei dati risponde così, “Anche se la WMO dovesse acconsentire,
noi abbiamo investito 25 anni di lavoro in quei dati, perché dovremmo darveli se l’unica ragione per cui li volete è trovarci qualcosa di sbagliato?” dovrebbe aver fatto qualcosa per nasconderli?
E poi, si sa che il linguaggio delle mail è spesso oltraggioso, è quel dannato malcostume che si è diffuso sulla rete, non è mica detto che chi lo usa voglia necessariamente essere offensivo.
Però, nel decidere che in pratica non c’è stata alcuna condotta a-scientifica da parte della CRU, che non sono stati alterati dati e che nessuno ha rifiutato di cedere informazioni, perché non avrebbe potuto farlo, si è rilevato che semmai c’è stata scarsa disponibilità ad avere a che fare con richieste di informazioni la cui cessione permettesse di replicare quanto scaturito dai dati del dataset della CRU (Pag. 53 del report par. 6.7.39). Questa tesi sembra un po’ contraddittoria ma in mezzo a tanta gloria, si tratta di quisquilie.
In conclusione una bella e salutare raccomandazione:
deve assolutamente aver luogo un processo di standardizzazione che stabilisca quali dati devono essere definiti grezzi e quali no e in quale formato essi devono essere archiviati. Questo per facilitarne lo scambio. Il processo potrà essere lungo, ma deve avere inizio ora (Pag. 53 del report, par 6.7.40).
Sì sì, c’è proprio da essere contenti.
Qui trovate il
PDF del Report, per chi ne avesse voglia.