
LA COMPLESSA PREVISIONE DELLE TEMPERATURE: IL CASO DELLE MASSIME E I FATTORI CHE INCIDONO NEL DETERMINARLE
"Nell’analisi pubblicata ieri inerente alla presentazione della quinta ondata di caldo in avvio a partire da questo fine abbiamo posto l’accento sulla necessità di aspettare l’inizio della prossima settimana prima di iniziare a fornire una stima delle temperature massime che potrebbero essere raggiunte tra mercoledì e venerdì prossimi, cioè nel periodo in cui sono stati dati già per certi i 40 °C e oltre su buona parte d’Italia. La prudenza che abbiamo adottato derivava dal fatto che le temperature previste dagli scenari di ensemble a circa 1600 metri di quota mostravano un’incertezza quantificabile in circa 5 °C sull’intensità dell’avvezione di aria molto calda di matrice nordafricana in arrivo nei primi giorni di agosto: avevamo detto che da questa incertezza sarebbe dipeso proprio il valore di temperatura al suolo e per questo motivo abbiamo preferito evitare di tirare numeri a caso come se fossero semplici estrazioni del lotto. Il campo di temperatura in quota, però, è solo uno dei fattori che concorre a “costruire” la temperatura nei bassi strati: questo parametro ci informa solo il tipo di massa d’aria che abbiamo sulla nostra verticale, ma non è sufficiente per definire per esempio le temperature massime che poi andremo a registrare nelle proprie città. Quali sono gli altri fattori di cui dobbiamo tenere conto? Sono principalmente cinque.
1) LA RADIAZIONE SOLARE – La serenità del cielo è sicuramente la più importante perché è quella che permette ai raggi solari di riscaldare il terreno che a sua volta riscalda l’aria. In caso di soleggiamento pieno dall’alba al tramonto è massima l’efficienza dei raggi solari e quindi l’aria è messa nelle condizioni di ricevere dal terreno il massimo contribuito riscaldante. Ma se per caso si dovesse verificare il passaggio di velature in transito, anche per sole 2-3 ore, parte della radiazione solare verrebbe ostacolata, non raggiungerebbe il suolo e il contributo al riscaldamento del terreno da parte di quei raggi ostacolati dalla nuvolosità verrebbe a mancare: ecco che allora la temperatura massima invece di arrivare per esempio a 35 °C si ferma a 33 °C a parità di isoterma presente a 850 hPa.
2) L’UMIDITÀ DELL’ARIA – Il contenuto di vapore acqueo in atmosfera è un altro importante fattore. Più l’aria è umida, minore è il riscaldamento del suolo e dell’aria perché parte della radiazione solare viene schermata proprio dalle molecole di acqua che sono sospese in atmosfera: per semplificare, queste molecole somigliano a delle superfici molto piccole, come se fossero specchi, su cui incide la radiazione che in parte viene riflessa e deviata di nuovo verso l’alto. La parte di radiazione che torna indietro non può ovviamente contribuire al riscaldamento, a parità di isoterma presente a 850 hPa.
3) I MOTI DI SUBSIDENZA – I promontori di matrice nord africana sono spesso caratterizzati da intensi moti di subsidenza, cioè da movimenti dell’aria che vanno dall’alto verso il basso e che, proprio per questo motivo, avvitano l’aria comprimendola e riscaldandola proprio allo stesso modo in cui agisce la pompa di una bicicletta che si riscalda nella parte bassa quando immettiamo l’aria nel cerchione della ruota. La parte in cui questi moti sono più intensi è quella che si trova subito a destra dell’asse del promontorio: solo un’area limitata può quindi ricevere i maggiori effetti di questa azione riscaldante, a parità di isoterma presente a 850 hPa.
4) I VENTI DI CADUTA – In un terreno caratterizzato da morfologia complessa come l’Italia la distribuzione del campo di pressione nei bassi strati può innescare venti di caduta dai rilievi: come avviene per i moti di subsidenza, anche in questo caso l’aria si surriscalda man mano che ruzzola giù dal pendio, secca l’aria e di conseguenza ottimizza il riscaldamento della radiazione solare sul versante interessato dal föhn, a parità di isoterma presente a 850 hPa.
5) I VENTI DI BREZZA – È noto che durante l’estate le nostre coste risentono dell’azione refrigerante delle brezze di mare che, oltre a mantenere più bassa la temperatura rispetto alle zone interne, trasportano sulla costa anche una massa d’aria più umida. Spesso capita che, proprio tra la costa e l’immediato entroterra, si verifica una sorta di gioco al tiro alla fune tra la brezza di mare e una ventilazione più calda presente all’interno: se vince la brezza di mare sulla costa le temperature raggiungono valori più contenuti, mentre se vince la corrente calda dell’interno allora anche sulla costa si registrano picchi termici elevati. Rappresentativi sono per esempio i casi di città come Cagliari o di Catania, ma gli esempi qui veramente si sprecano: la prima può risentire della brezza di mare quanto del maestrale che preleva l’aria surriscaldata del Campidano, come la seconda che può risentire della brezza di mare tanto quanto del respiro caldo da sud-ovest che proviene dall’entroterra costituito da terreno lavico e quindi particolarmente incline a surriscaldarsi. Ecco che allora basta nulla per passare da 30 a 38 °C, a parità di isoterma presente a 850 hPa.
Come avete potuto notare, a parità di isoterma presente a 850 hPa sono ben cinque i fattori che possono giocare tra di loro per dare il proprio contributo più o meno importante al valore di temperatura che poi viene registrato al suolo. Ripeto: a parità di isoterma presente. Ciò vuol dire che, ammesso e ovviamente non concesso (per ovvi motivi legati alla predicibilità) che la previsione a 5-6 giorni delle temperature a 850 hPa sia ormai “precisa e affidabile”, c’è sempre da effettuare una valutazione di massima dei valori che potrebbero essere registrati: dare quindi un valore di temperatura massima come se fosse un numero dell’estrazione del lotto non ha molto senso dal punto di vista scientifico ed è quindi meglio proporre un intervallo di valori. Non abbiamo finito. Immaginiamoci infatti ora di combinare il peso di questi fattori con quell’incertezza pari a circa 5 °C relativa agli scenari di ensemble di cui ieri abbiamo fatto cenno: quante possibili combinazioni di temperature massime al suolo potremmo ottenere dal modello? E se consideriamo poi che stiamo parlando di un modello, cioè di un marchingegno che simula il comportamento dell’atmosfera su un territorio che è altrettanto simulato, quali ulteriori correzioni dobbiamo apportare visto che una simulazione non corrisponde alla realtà?
Tutto questo per cercar di fare capire al lettore i motivi per cui, a 5-6 giorni, le previsioni “precise e puntuali” della temperatura (tipo… “mercoledì prossimo 42 °C qua, 41 °C là, ecc…) personalmente le considero poco serie."