di Delfina Rattazzi - 12 novembre 2009
Steve Jobs campeggia sulla copertina di Fortune, incoronato miglior amministratore delegato dello scorso decennio. La Apple è al primo posto fra le aziende più rispettate negli Stati Uniti.
In Borsa Apple vale ormai più della Coca Cola, con 18 miliardi di dollari di liquidità e zero debiti. Magro e allampanato, con la barba sale e pepe e un fegato nuovo, Jobs non si ferma nella sua corsa verso l’innovazione tecnologica. Il creatore dell’iPod e del MacBook Air sta per lanciare due prodotti rivoluzionari sul mercato. Un nuovo iPhone che funzionerà in tutto il mondo verrà lanciato nell’autunno del 2010. E una Apple Tablet che farà concorrenza ai lettori di e-book più tradizionali come Kindle, su cui ricevere giornali, libri e film, e forse anche prodotti studiati apposta per questo nuovo mezzo di comunicazione.

Tremano gli editori.
L’editoria senza carta è dietro l’angolo. E anche se i cinquantenni rimarranno affezionati al giornale cartaceo e alla fisicità delle pagine di un libro tenuto sul comodino, un certo modo di intendere l’editoria è sicuramente al tramonto. Un mondo troppo paludato, costoso, poco reattivo, terribilmente lento. Domenica mattina chi ha acceso un computer già sapeva che il Congresso degli Stati Uniti aveva dato il via libera, la sera prima, alla riforma del sistema sanitario americano. Su Facebook c’è sempre qualcuno di sveglio con cui commentare la notizia. E chi ha comprato i giornali poi, con impagabile scambio di chiacchiere con l’edicolante e magari caffè lì vicino, si è trovato in mano storie irrimediabilmente vecchie e un po’ stantie, le storie di ieri.
Dalle ceneri della crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel settembre dell’anno scorso, restano in piedi alcuni colossi: Microsoft batte Procter & Gamble, Apple batte Google, Johnson & Johnson e General Electric. Rinuncio a tutto ma non al mio High Tech. Mentre noi discutiamo se investire o no nella Banda Larga, la Finlandia, con la sua Nokia, è uscita indenne dalla crisi economica.
Facebook è ormai la quinta nazione al mondo per abitanti. Due relazioni sentimentali su cinque nate negli Stati Uniti l’anno scorso è sbocciata sui social network. C’è chi usa Facebook come provider di notizie. Se hai un gruppo abbastanza nutrito e avanzato di amici, le notizie da tutto il mondo convergono lì: commentabili, al centro di una rete di scambi umani.
La crisi della pubblicità fa strage nelle redazioni di giornali, settimanali e mensili patinati, negli Stati Uniti e in Europa. Il numero di copie vendute cala in modo drastico. Perfino la televisione è sotto smacco. In un’intervista al Daily Beast, sito fondato da Tina Brown, l’amministratore delegato della Time Warner, Jeffrey Bewkes, sostiene che la televisione commerciale è in caduta libera: meno spettatori, meno ricavi pubblicitari. Bewkes dice che i notiziari sono destinati a scomparire se non trovano una forma di finanziamento. Steve Jobs, però, sostiene che vuole salvare il giornalismo. Dice che lui ama il giornalismo.
Cambiano a rotta di collo le abitudini degli americani. Nel giugno del 2008 hanno mandato 75 miliardi di sms. Nel giugno di quest’anno i messaggini inviati dai telefoni cellulari sono diventati 135 miliardi. Gli ultimi studi fatti in America dicono che la tecnologia non aumenta affatto l’isolamento degli esseri umani. Chi usa un telefonino ha il 12 per cento in più di amici stretti secondo il Pew report. E chi condivide foto e scambia idee sui social network ha un cerchio di amicizie più allargato e vivo di chi non lo fa. La Casa Bianca aggiorna regolarmente i suoi fan con le attività del Presidente Obama e della First Lady Michelle. Anche il sindaco di Londra, Boris Johnson, informa regolarmente i suoi sostenitori sulle sue attività.
La tecnologia abbatte le barriere interclassiste. Con la musica puoi comunicare in tutto il mondo. E’ il più bel gioco del mondo ed è anche quello che ha più successo. Per ora è anche gratis. "Vorrei regalarti un Kindle per Natale". E’ mio figlio che chiama dall’America. Certo che mi fa sentire vecchia, in mezzo a scaffali pieni zeppi di amatissimi libri e pile di giornali. Ma è solo un nuovo, leggero e potente mezzo di spaccio di una delle cose più belle del mondo: le parole.
http://notizie.tiscali.it/articoli/...orsa-12345.html
Delfina Rattazzi, scrittrice e giornalista, è nata a Buenos Aires, vive e lavora a Milano.
Ha scritto, con Giuseppe Turani La grande sfida (Rizzoli) e Raul Gardini – Il contadino, la Montedison e il diavolo (Rizzoli) e di recente Say Goodbye. Avere vent’anni a New York negli anni Settanta (Cairo Editore). Il suo ultimo libro è Storie di insospettabili giardinieri (Cairo Editore, 2008).