Proprio giovedì e venerdì sono stato ad un convegno presso l'Università di Ferrara dal titolo "Dal Globale al Locale - piani d'azione per il clima", organizzato da Regione Emilia-Romagna, Arpa ER, Comune e Provincia di Ferrara, e naturalmente dalla stessa Università di Ferrara.
Come dice lo stesso titolo si è trattato di un convegno incentrato sulle tematiche climatico-ambientali con esperti che mostravano quanto sia importante e allo stesso tempo difficile cercare di rendere le attività antropiche meno impattanti per il nostro pianeta e per le nostre regioni e città.
Mentre tutti erano concordi sul cambiamento climatico in atto, con un aumento termico importante, non tutti (anche se molti si) si sono espressi convintamente verso relazioni CO2 di origine antropica- Global Warming, alcuni hanno sussurrato la possibilità che si tratti di un ciclo naturale... anche se, come sempre capita di vedere, non è possibile dire certe cose a voce alta... già irritano se dette a voce bassa e tra le righe.
Se non si fanno proclami catastrofici verso il caldo e la fine del mondo non si è ben visti.
Comunque è stato interessante vedere che anche l'agricoltura con poco può benissimo cavarsela con un regime termico ed idrico come e peggiore di quello attuale. E' stato interessante anche vedere quanto l'ER , pur essendo una delle zone più inquinate del paese (in particolare proprio la zona di Ferrara) e dove (pianura padana) si consumano oltre il 50% delle risorse energetiche nazionali e si producono, quindi, il 60% delle emissioni da CO2 (ma dove si concentrano fino al 60% delle attività industriali) contando "solo" 1/4 della popolazione!), si stiano comunque dando da fare per cercare i modi per inquinare di meno e far si che inquinare e sprecare diventi la strada meno conveniente.
E' chiaro, quindi, che se l'Italia dovrà rispettare i parametri di Kyoto saranno quelle zone a doversi dare molto da fare.
Ma è emersa anche una verità nascosta... più volte, anche questa, sussurrata... e cioè che è praticamente impossibile, oltre che inutile, che L'Italia possa rispettare questi livelli.
Pensate che mentre i politici sfoderavano tabelle con gli obiettivi di riduzione delle emissioni fino a livelli anche del 60-80% per il 2050, gli economisti e gli industriali esprimevano di seri dubbi sulle possibilità di rispettare la riduzione fino ai valori del 96!
Insomma, un discostamento abbastanza netto e preoccupante.
Ed infine una chicca: un mio collega che lavora nel campo delle estrazioni minerarie, mi ha detto che aggirare i limiti è e sarà sempre un gioco da ragazzi per gli industriali, che ci sono 1000 possibilità e che non sono affatto intenzionati a ridurre i propri guadagni per produrre meno CO2... e il bello è che nessun politico, localmente, si prenderà mai la briga di investigare e sorvegliare le attività onde non mettere a rischio posti di lavoro, ecc...
Insomma, il sospetto è che assisteremo a tutto fuorchè ad una riduzione delle emissioni... e che invece si sia aperto un appetitoso mercato di quote CO2, e di ristrutturazioni-riconversioni che fa gola ai settori energia, edilizia, autotrasporti, tecnologie, ecc.
Sarò pessimista ma in Kyoto continuo a vedere solo fumo negli occhi!
Saluti.
Marvel