Peggio di quanto si pensasse
Di Guido Guidi il 11 giugno, 2009 - www.climatemonitor.it
Ho tratto il titolo di questo post da un articolo pubblicato sul blog di Steve McIntyre, Climate Audit, lo statistico che nella vita ha deciso di rovinare le giornate all’IPCC ed ai professionisti del clima a tavolino.
L’oggetto è qualcosa che solo qualche settimana fa abbiamo sfiorato anche noi di CM, ovvero i dataset delle temperature di superficie degli oceani (SST) ed il loro impiego. Nel nostro precedente approfondimento ci siamo soffermati sull’esclusione delle osservazioni satellitari dall’ultima versione della serie storica delle SST messa a punto dalla NOAA1. Il dataset si chiama ERSST.v3 e ne trovate la spiegazione a questo link.
Già più volte abbiamo parlato delle operazioni di tuning cui sono soggetti i modelli di previsione per migliorarne la fedeltà alle serie osservate, in questo caso però è accaduto esattamente l’inverso. Nel cercare di migliorare la serie storica delle SST, si è fatto ricorso ai modelli per sopperire alla mancanza di dati2 . Con questa operazione si è giunti ad una serie storica che abbassa di 0.3°C le SST medie del periodo pre-industriale rispetto al dataset impiegato precedentemente.
Alla fine il giro è questo: 1) non dispongo di osservazioni sufficienti, perciò le genero con un modello che è stato testato con quello che ho, 2) con quello che ho generato decido di abbassare la temperatura di qualche decimo di grado, 3) questa serie storica la uso per miglirare i modelli di previsione e 4) con questi dati stabilisco che le SST sono salite rispetto al periodo pre-industriale di 0.7°C, con uno scarto di +/- 0.2°C.
Tutto ciò è considerato un miglioramento della qualità delle serie storiche, ovvero un aumento della rappresentatività rispetto a quanto realmente accaduto. Ma se quanto è realmente accaduto non lo so perchè non ho abbastanza dati ed ho dovuto stabilirlo io, più che una miglioria mi sembra una partita di giro. Ora questo dataset nuovo fiammante, da cui ricordiamo che sono state eliminate le informazioni più recenti ed attendibili provenienti dai satelliti, sarà impiegato -se non è già accaduto- sia per “migliorare” le serie storiche delle temperature medie globali, dato che 3/4 della superficie del pianeta sono liquidi, sia per insegnare ad altri modelli ancora che il periodo pre-industriale è stato più freddo, per cui cotanto realistico riscaldamento non può che avere una forte correlazione con quanto prodotto dagli uomini da allora ad oggi.
Non stupisce che sull’International Journal of Climate tale Ben Santer3 abbia avuto modo di affermare che non c’è più discrepanza tra le osservazioni e le simulazioni numeriche4. Sono diventate la stessa cosa, dalle seconde nascono le prime, con le prime si testano le seconde. Sorpresa: coincidono!
Anche quanto segue viene dal blog di McIntyre, ma da un commento al suo post: “chi controlla i dati controlla il passato, chi controlla il passato controlla il clima”. Se Orwell fosse stato un climatologo è probabile che avrebbe detto così.