Questa pagina di discussione delle previsioni "a lunga gittata", normalmente veniva proposta a novembre inoltrato, a volte addirittura a dicembre ma, quest'anno, stante la nuova tendenza "ottobrina" di alcuni indici di valutazione stagionale, ho deciso di avviarla anticipatamente, onde poter seguire e valutare l'evoluzione comparata di tali proiezioni e delle osservazioni reali.
Già perché, come già accennato in un'altra discussione, questi indici, SAI, OPI ed IZE, sono orientati ad approfondire e finalizzare la correlazione individuata tra l'andamento del mese di ottobre e il prosieguo della stagione invernale. L'obiettivo, ancora non consolidato, è quello di farne dei veri e propri indici stagionali.
Naturalmente il paziente sotto attenta e scrupolosa osservazione è sempre lo stesso, il Vortice Polare (VP) che vede proprio nel mese di ottobre la sua nascita ed espansione.
Il VP, con la sua componente stratosferica (VPS) è il vero motore delle dinamiche invernali.
Si tratta di un'estesissima area depressionaria in quota, che domina le alte latitudini emisferiche nel semestre freddo, che prende vita con il raffreddamento provocato dalla graduale perdita di incidenza dei raggi solari, e quindi di calore.
L'irraggiamento (perdita di calore) verso lo Spazio è superiore al calore ricevuto dal Sole e da altre fonti (gli oceani e il trasporto tramite le stesse dinamiche atmosferiche), questo provoca un "collasso" della colonna d'aria sovrastante che, diventando più densa, va ad "occupare" uno spessore inferiore rispetto al periodo estivo (riscontrabile direttamente dalla diminuzione dei geopotenziali) come anche rispetto all'aria delle latitudini più temperate (mentre nelle aree continentali si possono avere gli anticicloni termici, con alti valori di pressione al suolo, ma bassi valori in quota, dove il VP continua a dominare incontrastato).
Il gradiente barico in quota tra le varie latitudini è proprio il motore del tempo invernale, il vortice polare diventa una vera e propria fucina di depressioni a cuore freddo che prendono vita dalla continua fuga verso sud dell'aria fredda. Sulle zone artiche, invece, continua la caduta di aria dalle quote superiori, che a sua volta richiama altra aria dalle latitudini meridionali (sempre in quota), che poi, raffreddandosi, chiude a sua volta questo enorme circuito.



Il Vortice Polare viene influenzato e "forgiato" nella sua struttura da diversi fattori che ne condizionano sia la forma che, quindi, le conseguenti dinamiche.
Alcuni di questi fattori hanno "origine oceanica", vedi le anomalie termiche superficiali (SSTA), in primis l'anomalia delle anomalie, quella del Pacifico centro-orientale, conosciuta come El Nino (La Nina), che è in grado di influenzare non solo le dinamiche atmosferiche emisferiche/globali, ma anche le medie delle temperature globali (per il semplice fatto che agisce su di una estesissima zona di superficie "terreste" (Oceano).
Quindi abbiamo l'influenza dell'effetto albedo indotto dall'innevamento delle grandi aree continentali, una su tutte quella Siberiana, che per estensione e posizione può influenzare le stesse dinamiche atmosferiche emisferiche, senza dimenticare l'influenza dei ghiacci marini polari, essi stessi in grado di scoprire (in caso di mancata formazione) o isolare (in caso di formazione estesa) grandi superfici marine dall'atmosfera sovrastante, che, come risaputo, emettendo calore ed umidità, possono influenzare le stesse dinamiche atmosferiche.
Perciò è comprensibile il crescente impegno nel tentare di conoscere anticipatamente "il carattere" del nuovo Vortice Polare, ossia quali siano i fattori di maggiore influenza di quest'anno e, quindi, quale conformazione possa assumere e quali configurazioni e dinamiche conseguenti possa produrre.
Intuire direttamente il carattere del futuro Vortice Polare, osservando "semplicemente" il neonato Vortice Polare, bypasserebbe tutti gli arrovellamenti su indici e anomalie.
Poi, però, ci sono le altre mille incognite che un sistema caotico come quello atmosferico e climatico può dare. Di queste sicuramente l'influenza e la reattività della componente stratosferica è di fondamentale importanza.
Infatti, con il progredire della stagione fredda, quella che inizialmente era un semplice e regolare strato di alta atmosfera (stratosfera), quasi un cappello sulla densa troposfera, inizierà ad assumere dinamiche sempre più irregolari, a volte con repentine trasformazioni in risposta a sollecitazioni (forcing) provenienti dal basso (troposfera), a volte con rimbalzi ed effetti anche importanti verso la stessa troposfera.
Ma, comunque vada, la componente stratosferica del Vortice Polare (VPS) ha sempre un ruolo nelle dinamiche atmosferiche emisferiche, sia che si comporti da gregario del suo omologo troposferico, sia che assuma il comando.

Troppo presto per parlare di dinamiche stratosferiche, in un anno che comunque vede potenzialmente una stratosfera più protagonista rispetto allo scorso anno (vedi QBO- ed altri fattori), intanto possiamo osservare gli indici ottobrini.
Ebbene, OPI e SAI concordano nel vedere, al contrario dello scorso anno, una certa meridianità nelle dinamiche atmosferiche Europee del prossimo inverno, con un'AO (Artic Oscillation) tendente al negativo.
Nell'immagine qui sotto si nota come la copertura nevosa sul comparto euroasiatico sia notevolmente in anticipo:


Ciò nonostante, l'altro indice, l'Indice di Zonalità Emisferica (quello che l'anno scorso ha ottenuto le migliori prestazioni) tende a smorzare un po' gli animi, vedendo l'AO assumere valori negativi solo nella prima parte della stagione (dicembre, con picco proprio a metà mese), mentre gennaio e febbraio vedrebbero un graduale aumento del flusso zonale.

Quindi, per il momento, crescono le quotazioni per un mese di DICEMBRE con possibili scambi meridiani, mentre per GENNAIO e FEBBRAIO crescono i dubbi e i timori di una zonalità sul continente Europeo.
Già, perché a sentire i forecaster americani quest'inverno potrebbe seguire la falsariga di quello passato sul continente nord-americano, con un Vortice Polare particolarmente attivo soprattutto sugli stati nord-orientali.
Date queste prime informazioni, la mia opinione è che quest'anno potremmo avere maggiori chances di interrompere un eventuale ricorsività delle dinamiche del VP, ossia una situazione di stallo con VP ad interessare soprattutto il Nord America e penalizzante sulle possibili dinamiche meridiane sul continente europeo, ad opera di una stratosfera più attiva e reattiva.
Ma, come detto inizialmente, per osservare e capire le dinamiche stratosferiche siamo decisamente troppo in anticipo. Accontentiamoci, per ora, di acquisire informazioni dagli indici e verificare la tendenza evoluzionistica autunnale.
A presto.
Marvel

Dinamiche Strato-Troposferiche (bel video)
http://youtu.be/EP_UBE2gaG0?list=PL...VHosF1G060HYm68