Articolo e topic stimolante, non c'è dubbio.
Non conoscendo le Svalbard, non ho strumenti per mettere in dubbio quanto sostenuto dal prof. Mariani, il cui intervento ebbi modo di apprezzare enormemente al convegno di Spoleto.
Se le premesse scientifiche possono trovarmi d'accordo (da serrista oltranzista, SPERO proprio che quelli dell'IPCC NON introducano dati di stazioni urbane nei loro modelli

) non mi convincono le conclusioni.
Sarà un mio chiodo fisso, ma il vero nemico non è l'aumento delle temperature, che può anzi innestare un meccanismo di feedback positivo inducendo minori emissioni di gas serra. Come chiunque studi l'ambiente mediterraneo ben sa, o dovrebbe sapere, il "fattore limitante" della prosperità delle zone subtropicali e mediterranee è costituito dalle precipitazioni. Il calo delle precipitazioni è indotto proprio dal cambiamento della NAO, e questo, in area mediterranea, è un fatto che:
1) E' in atto da ben prima del 1989, tanto che già nel corso degli anni '80 nel nostro paese si è osservato un calo delle piogge;
2) Non si può sganciare con tanta sicurezza da un meccanismo di causalità con il riscaldamento globale, stante il complessissimo sistema di fattori che condiziona la circolazione termoalina e i suoi scambi di temperatura con le masse d'aria circostanti. Basti pensare agli effetti che il riversamento in Atlantico di grandi masse di acqua gelida groenlandese sta determinando.
Se il prof. Mariani mi consente una battuta, dovremmo preoccuparci della cementificazione del territorio non perché innesca il riscaldamento urbano, ma perché impermeabilizza i suoli e fa diminuire il rifornimento delle falde freatiche, a parte ogni altra considerazione di tipo paesaggistico e sociale, oltre che di protezione civile.