mausnow ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ecco, appunto, non ci sarebbe da aggiungere altro... la memoria è un fattore altamente volubile.
Mausnow, pensa anche io ricordo bene quegli anni, avevo casa sui Sibillini da poco e la frequentavo molti fine settimana all'anno, per anni... e già negli anni '70 ci si chiedeva se non fosse stato un azzardo costruire gli impianti da scii su questa parte dell'Appennino... 8))
Il mito del "bel clima di un tempo" è simile a quello del "buon selvaggio", andata molto di moda tra gli anni '70 ed '80. Credere che un tempo fosse tutto ok e che oggi è tutto cambiato, che andiamo rapidamente verso il disastro, è tipico anche dei nostri giorni.
Credere che i nostri nonni abbiano vissuto "il vero clima dell'Europa", quello "giusto", è come pensare che gli indiani d'America fossero pacifici e rispettosi dell'ambiente, un modello da seguire (sono essi stessi stati capaci di deforestare un continente intero, appiccando incendi a non finire) per fare spazio alle praterie che attiravano e facevano proliferare le mandrie di bisonti, ed essi stessi hanno sterminato le tribù indigene che popolavano il continente prima di loro... per non parlare delle continue e sanguinose guerre "freatricide" tra di loro).
Manca l'obiettività e soprattutto la conoscenza.
Lo ha spiegato molto bene il blogger linkato da tramontana, che le stesse medie di riferimento sono state prese a partire dagli anni '60, perché solo da allora si avevano dati sufficienti per tentare questo approccio statistico al clima, mentre c'era troppa incertezza, per scarsa attendibilità e rappresentatività, sui dati precedenti.
E, guarda caso, oggi si pensa che non potesse esserci periodo meno rappresentativo da cui partire, dato che gli anni successivi ai'60, hanno mostrato subito sintomi di forte discontinuità dal periodo iniziale. 8))
Il "tempo" non si ripete mai allo stesso modo, la variabilità è propria dell'elemento atmosferico che risponde caoticamente alle oscillazioni di migliaia di variabili.
In tutto ciò è però possibile riscontrare delle ciclicità, una delle quali ho evidenziato nelle pagine indietro, ossia quella della circolazione atmosferica sull'Europa (testimoniata dall'andamento degli indici NAO-AO) e che ha dimostrato avere periodo 30-40ennale, ciclicità sulla quale si stanno concentrando molti degli ultimi studi avviati sul tema e che ritrova molti parallelismi nella periodicità delle dinamiche di circolazione e stagionalità osservate.
Certo, questa è solo una delle numerose armoniche, molte delle quali interdipendenti, che plasmano il nostro clima, e che agiscono con periodicità diverse che si incrociano di continuo, tali da amplificare o attenuare gli effetti dell'una o dell'altra.
I modi di dire "le stagioni non sono più quelle di una volta" o "cose del genere non si ricordano a memoria d'uomo", sono una costante nella storia dell'uomo, e in particolare dell'Europa, se ne trovano abbondantemente fin dall'antica Grecia, poi in epoca romana, medievale e rinascimentale, fino ai nostri giorni! :D
Persino sui papiri egiziani si parla di variazioni senza precedenti, siccità epocali mai verificatesi prima, o di fenomeni alluvionali disastrosi, e si parla di tanti altri fenomeni considerati, già all'epoca, un segno premonitore di un cambiamento catastrofico.
Insomma, come spiegano sociologi e psicologi, è nella natura umana ed ora, più che mai, grazie al circo mediatico che tutto storpia e tutto esalta, siamo in un momento in cui è praticamente impossibile contrastare la percezione della catastrofe imminente. :roll:
Basti pensare alla facilità con cui si stanno diffondendo le profezie apocalittiche (più abbondanti che nel Medioevo).
Grazie a Stefc per il tentativo, ma credo sia inutile quando non c'è la volontà di ragionare sui dati oggettivi e soprattutto si da tutto per opinabile.
Concordo pure su quanto detto da Plutodik64 e Luisito, quello che fa la differenza è l'antropizzazione del territorio e non tanto la variazione climatica o l'impatto antropico sul clima.
50 anni fa un periodo siccitoso aveva un impatto limitato, oggi è preoccupante.
50 anni fa la mancanza di neve sull'Appennino era benedetta da chi viveva su quelle lande, per tutta una serie di difficoltà in meno da affrontare, oggi incide pesantemente sulla, relativamente debole, industria degli sport invernali dell'Appennino.
:bye:
PS(lavori autorevolissimi che avallino la causalità antropica al GW? Onestamente non ne vedo se, per autorevolissimi, intendiamo studi e ricerche basate su dati reali, prove tangibili che accertino la responsabilità antropica. Esistono solo e soltanto ipotesi modellistiche che tentano di ricostruire (non riuscendoci) una simulazione del sistema climatico. Purtroppo queste simulazioni vengono sbandierate come prove, ma sono più simili a dei videogames che alla realtà ed hanno sbagliato di continuo... ma purtroppo vengono utilizzate impropriamente come oracoli.
In realtà non esiste nessuna "smoking gun" dell'AGW (lo dicono professori, ricercatori, professionisti del settore), anzi, più avanti si va con gli studi sul passato e più si riescono a scorgere, nei meandri dei dati disponibili, periodi del tutto assimilabili a quello odierno, con oscillazioni termiche uguali se non superiori in periodi brevi.
Il problema è che quando si ha a che fare con i bias, la normalizzazione adoperata, che tende a livellare tutto, è quasi sempre imposta dalla stessa natura dei sistemi di rilevamento dati utilizzati. Andare a scorgere variazioni termiche paragonabili a quella odierna (0,6°C) in periodi così ristretti, di poche decine di anni, è come cercare un ago in un pagliaio. E' perfino più facile trovare eventi ancor più estremi, perché lasciano tracce più profonde.
E' un po' come in archeologia, quando si cerca di localizzare le città antiche, ormai sepolte sotto i sedimenti che nel tempo le hanno sotterrate, livellando ogni cosa... quello che si riesce a scorgere a primo acchito è solo qualche pietra, ma poi, scavando bene, viene alla luce ben altro.
Così nella climatologia, più si affinano le tecniche e maggiori sono questo tipo di scoperte. )