L'immagine della porta è da angoscia...la -25º lasciamola sta da quelle parti per favore, se capita da noi fa strage, rimaniamo senz'acqua, senza rifornimenti tipo il film "The day after tomorrow" considerando che bastano due cm di neve per bloccare mezza Italia...
Una -12º con depressione tirrenica... Quella sì
che lo vogliate o no, noi viviamo nel paradiso terrestre climatico, fatto di 4 stagioni mai troppo estreme. Gli estremi da noi sono l'eccezione.
____________ "La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre" - Albert Einstein
Bill De Blasio, nuovo sindaco di New York, alle prese con la pala da neve... molti sindaci italiani farebbero bene a guardare ed imparare... chissà che in un futuro, magari non troppo lontano, conoscere qualche tecnica di spalamento non possa tornargli utile.
Le cascate del Niagara, nelle scorse ore si sono congelate con temperature vicine ai -30°C, riportando così alla memoria le straordinarie gelate del 1884, 1911 e 1929: erano queste, infatti, le ultime tre volte che il fenomeno si era verificato dopo la piccola era glaciale.
Le cascate del Niagara, nelle scorse ore si sono congelate con temperature vicine ai -30°C, riportando così alla memoria le straordinarie gelate del 1884, 1911 e 1929: erano queste, infatti, le ultime tre volte che il fenomeno si era verificato dopo la piccola era glaciale.
Il gelo che riesce a bloccare almeno parzialmente una tale spinta di acqua è davvero affascinante e straordinario!
A Vorkuta -35°C con cielo nuvoloso.
Guardate quanta gente in giro a piedi, che spettacolo
no ma dico...hai provato ad aprire google maps ed a vedere dove si trova Vorkuta?!
...ma come fa la gente a campare lassù, isolata dal resto del mondo? Per di più con un clima al limite della sopportabilità umana
a tal proposito, ho trovato questo bellissimo articolo su internet
La neve è nera a Vorkuta. La vedo sciogliersi in pozzanghere scure che si allargano sulla strada, mentre cammino per via Stalin. Non so se sia per le vecchie miniere di carbone o per le centinaia di migliaia di anime ingoiate dai gulag di questa terra.
“Stia attento a dove mette i piedi se va laggiù”, mi ha detto stamane il portiere dell’albergo nel suo inglese biascicato. “Potrebbe calpestare qualche ossa”. L’ho guardato inorridito. Forse per lui e gli ottantamila abitanti di questa città della Siberia è la normalità.
Una normalità a cui hanno fatto l’abitudine. L’uomo è quello strano animale che riesce ad adattarsi a tutto: anche all’orrore. Pochi, però, ne parlano volentieri: “Sono cose vecchie, del passato”. Me l’hanno ripetuto più volte da quando ieri sono atterrato con un bimotore Antonov da San Pietroburgo.
Ho passato ore nell’aeroporto cittadino per cercare di recuperare i bagagli. Oltre allo zaino, mi hanno perso anche la macchina fotografica. Così, oggi, stretto nel mio giaccone imbottito, ho sfidato i meno venti delle strade dove vecchie Trabant slavate traballavano tra buche profonde, e ho camminato per chilometri.
Negli occhi il riflesso gelido di vecchi edifici scrostati, dipinti con motti vuoti per esaltare le masse di Vorkuta: i minatori guardiani del lavoro. Ho incontrato poca gente, indifferente, la testa bassa, e sono arrivato alla periferia di vecchi blocchi di cemento. Monoliti tutti uguali, anonimi, cadenti. Ho incrociato la ferrovia e i suoi binari lividi dove per anni arrivavano i convogli carichi di condannati e da dove ripartivano carichi di carbone.
Poi, stanco e infreddolito sono giunto qui. Di fronte non ho che desolazione. Baracche marce collassano su se stesse, schiacciate dal tempo, dalla neve, dall’odio. Sono i resti delle povere case di centinaia di migliaia di uomini mandati a morire dal regime inumano di Stalin. Russi, ucraini, polacchi, lettoni, lituani, estoni, tedeschi. Brutali assassini, detenuti politici e prigionieri di guerra dovevano costruire l’Impero. Anche oltre il Circolo Polare Artico.
Morire era una liberazione. Dalle 12 ore di lavoro massacrante al giorno, passate a trainare carrelli carichi di carbone. In meno di tre settimane eri distrutto. Dalla fame che ti rendeva un automa indifeso per le botte dei sorveglianti aguzzini, ligi al dovere dell’eliminazione. Dal freddo che ti aggrediva dentro. Ti gelava il sangue e gli organi, e ti mummificava per l’eternità.
Questa zona è tutta così: un alternarsi delirante di miniere e gulag. Abbandonati, distrutti, dimenticati da un destino crudele, vivono nei ricordi dei pochi sopravvissuti. Erano i primi anni Venti quando nella regione fu scoperto il carbone. Una manna energetica per il nascente sistema comunista. E allora, compagni, tutti a Vorkuta per la gloria del popolo.
Le prime persone arrivarono qui, spinte dall’ideale traditore ed edificarono una città dal nulla. Una città che negli anni sarebbe diventata simbolo e sinonimo di abominio. Il clima al limite della sopportazione e le ricche vene carbonifere da sfruttare ne fecero un luogo ideale per eliminare gli indesiderati e guadagnare dalle loro inutili vite.
Secondo la versione ufficiale, questi campi di concentramento vennero chiusi alla fine degli anni Cinquanta. E poco alla volta anche le miniere. Oggi solo alcune sopravvivono appestando l’aria: rigagnoli di fumo striano il cielo e lo sfregiano di veleno.
Cammino tra la neve sempre più nera, dove ogni tanto emerge qualche croce: il ricordo anonimo di un numero. Cerco di scostare la vecchia recinzione per entrare nello spiazzo gelato che porta alle baracche, oltre la torre di osservazione diroccata. Ma mi taglio la mano nella rete metallica arrugginita. E’ una ferita lunga e profonda da cui scivolano dense gocce rosse.
Le guardo cadere a terra: la Siberia ingoia anche il mio sangue.
Le cascate del Niagara, nelle scorse ore si sono congelate con temperature vicine ai -30°C, riportando così alla memoria le straordinarie gelate del 1884, 1911 e 1929: erano queste, infatti, le ultime tre volte che il fenomeno si era verificato dopo la piccola era glaciale.
Nel Luglio del 2012 le vidi da vicino e vi posso assicurare che c'è una portata d'acqua impressionante!!quando ho visto la foto non credevo ai miei occhi!questa immagine fà veramente capire la potenza dell'ondata di gelo che ha interessato gli Stati Uniti e Canada!
..all'imbarco sotto le cascate trovai una Davis (scusate ma la carica così)
tra l'altro stavo proprio vedendo ora su google maps addirittura ci sono delle riprese scattate con le motoslitte di google in piena estate.... giusto per rendere l'idea che posti sono...
Un inverno crudo, quasi eccezionale, quello che stanno vivendo gli Stati Uniti, in particolare quelli centrali ed orientali.
In Minnesota si sono registrate temperature di -40°C (reali), più basse che al Polo Nord.
Freddo e tanta neve sugli stati orientali.
E sembra proprio che la situazione non voglia cambiare, ma sia destinata a perdurare anche a febbraio.
Ecco le nevicate in arrivo nelle prossime ore:
(dettaglio delle nevicate sul nordest)
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