#16 burjan Mer 04 Dic, 2019 19:37
da "The Guardian"
Climate models have accurately predicted global heating for the past 50 years, a study has found.
The findings confirm that since as early as 1970, climate scientists have had a solid fundamental understanding of the Earth’s climate system and the ability to project how it will respond to continued increases in the greenhouse effect. Since climate models have accurately anticipated global temperature changes so far, we can expect projections of future warming to be reliable as well.
The research examines the accuracy of 17 models published over the past five decades, beginning with a 1970 study and including 1981 and 1988 models led by James Hansen, the former Nasa climatologist who testified to the US Senate in 1988 about the impacts of anthropogenic global heating. The study also includes the first four reports by the UN’s intergovernmental panel on climate change (IPCC).
“We found that climate models – even those published back in the 1970s – did remarkably well, with 14 out of the 17 model projections indistinguishable from what actually occurred,” said Zeke Hausfather, of the University of California, Berkeley, and lead author of the paper.
____________ Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)
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#17 burjan Mer 04 Dic, 2019 21:58
da ANSA.it
Italia sesta nel mondo per vittime da eventi meteorologici, dal 1999
Negli ultimi due decenni, dal 1999 al 2018, l'Italia ha registrato 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi, che nello steso arco di tempo hanno causato perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari. Lo riferisce all'ANSA Germanwatch, che oggi ha diffuso il Climate Risk Index. Nel solo 2018 gli eventi estremi hanno causato in Italia 51 decessi e 4,18 miliardi di dollari di perdite.
L'Italia è al sesto posto nel mondo per numero di vittime causate dagli eventi meteorologici estremi, e diciottesima per numero di perdite economiche pro capite. I dati emergono dal Climate Risk Index di Germanwatch. Nel complesso, nel ventennio l'Italia risulta il ventiseiesimo Paese più colpito dagli eventi estremi. Guardando al 2018, invece, si piazza al 21/o posto.
Il rapporto di Germanwatch, diffuso a Madrid in occasione della Cop25, pone l'accento sul fatto che le condizioni meteorologiche estreme, legate ai cambiamenti climatici, stanno colpendo non solo i Paesi più poveri come Myanmar e Haiti, ma anche alcuni dei Paesi più ricchi del mondo. Nel 2018 il Paese più colpito dagli eventi estremi è infatti il Giappone, che l'anno scorso ha dovuto fare i conti con piogge eccezionali, ondate di calore e tifoni. Seguono Filippine, Germania, Madagascar, India, Sri Lanka, Kenya, Ruanda, Canada e Fiji. In termini assoluti, è l'India a essere prima sia per numero di vittime (2.081, davanti alle 1.282 giapponesi e alle 1.246 tedesche), sia per perdite economiche: (37,8 miliardi, cui seguono i 35,8 miliardi del Giappone). L'Italia, nella classifica annuale, è invece ottava per perdite economiche pro-capite, e ventottesima per morti. Tornando agli ultimi due decenni (1999-2018), la classifica generale degli Stati più colpiti dagli eventi estremi non vede alcun Paese ricco tra i primi dieci, che sono Portorico, Myanmar, Haiti, Filippine, Pakistan, Vietnam, Bangladesh, Thailandia, Nepal e Dominica.
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#18 zerogradi Ven 06 Dic, 2019 00:12
da ANSA.it
Italia sesta nel mondo per vittime da eventi meteorologici, dal 1999
Negli ultimi due decenni, dal 1999 al 2018, l'Italia ha registrato 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi, che nello steso arco di tempo hanno causato perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari. Lo riferisce all'ANSA Germanwatch, che oggi ha diffuso il Climate Risk Index. Nel solo 2018 gli eventi estremi hanno causato in Italia 51 decessi e 4,18 miliardi di dollari di perdite.
In 20 anni 20.000 morti per eventi meteo estremi? 1000 l'anno? Ma scherziamo, in Italia? A meno che non ci considerano febbre e raffreddore sono numeri assurdi... Poi si parla di 2018 con 51 morti come anno peggiore...i conti non tornano, no?!
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#19 burjan Gio 26 Dic, 2019 19:31
Incoraggiante intervista al n. 1 di SNAM - da La Stampa
Pensa al futuro Marco Alverà, 44 anni, amministratore delegato di Snam, una tra le principali società europee attive nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del metano. Il gas è considerato a livello internazionale la fonte della transizione energetica, ma Alverà guarda avanti e scommette anche su idrogeno e gas green, consapevole della rivoluzione verde in atto in Europa e anche dei target sfidanti da raggiungere in termini di emissioni di CO2 entro il 2030 (prima tappa) e il 2050. Il focus per Alverà è la sostenibilità. E se ricorda che Snam non si occupa di acciaio, invece ribadisce l’impegno a Taranto con un programma da 40 milioni nei nuovi business di Snam per la decarbonizzazione.
«Sul clima la narrativa e la letteratura sono costellate da cattive notizie. Con la CO2 che continua ad aumentare è difficile raccontare cose positive - spiega in un incontro al Corriere della Sera -. Quindi prevale la voce della paura, ma la paura genera paralisi mentre la speranza genera azione. Noi vogliamo essere una voce di speranza». Alverà ha scritto il libro Generation H in occasione di un evento sull’idrogeno organizzato a Roma da Snam nell’ottobre scorso. «Con i progressi tecnologici, nei prossimi dieci anni l’idrogeno potrà costare meno del petrolio, come raccontiamo nel libro. Oggi, tra l’altro, il metano è più competitivo del petrolio, arrivando a costare meno della metà anche laddove viene importato come in Europa, Cina e India, e quindi prenderà quote di mercato. Il metano è da sempre considerato raro e prezioso. Nel 2006 c’erano solo 25 anni residui di riserve e il prezzo era salito alle stelle. Questo ha portato gli Stati Uniti a inventarsi lo shale gas (gas dalle argille, ndr ) e grandi oil companies a fare scoperte di successo in aree prima inesplorate: in dieci anni siamo passati a oltre 200 anni di riserve residue e il prezzo negli Stati Uniti si è ridotto di circa dieci volte. Nei trasporti, benzina e diesel possono essere sostituiti dal gas senza troppi interventi. Gradualmente molti bus, camion, treni, navi e forse aeroplani potranno trasformarsi a metano, che oltre a essere più economico emette meno CO2 e sostanzialmente non genera inquinanti».
L’Italia com’è posizionata sull’idrogeno?
«L’Italia sull’idrogeno può esprimere molte delle sue forze perché ha grandi prospettive di sviluppo nelle rinnovabili, accesso diretto al Nord Africa e capillari infrastrutture di trasporto e stoccaggio di energia. Con il sole si può creare idrogeno fatto da rinnovabili e i prezzi stanno scendendo velocemente. Nel 2010 costava 710 dollari per megawattora, oggi siamo a 125 dollari e si potrà arrivare a 25 dollari per megawattora. Quindi per le regioni che importano idrocarburi come Europa e Asia l’idrogeno da rinnovabili può dare un enorme contributo alla decarbonizzazione ed essere al tempo stesso competitivo».
Quanto può crescere la domanda di idrogeno nel nostro Paese?
«Secondo uno studio che abbiamo realizzato con il supporto di McKinsey, l’idrogeno potrebbe arrivare a coprire quasi un quarto della domanda nazionale di energia entro il 2050 in uno scenario di decarbonizzazione al 95%, necessario per rientrare nel target di contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi».
Cosa frena lo sviluppo dell’idrogeno?
«In passato l’idrogeno era troppo caro e limitato sostanzialmente alle auto. La crescita dell’idrogeno potrà verificarsi facendo leva sul progressivo calo del costo delle rinnovabili e industrializzando la produzione degli elettrolizzatori, che ricavano idrogeno dall’energia elettrica scomponendo l’acqua. Il maggior potenziale di utilizzo di idrogeno riguarda il settore dei trasporti pesanti, quello residenziale soprattutto per il riscaldamento, e alcune applicazioni industriali, come la raffinazione e la produzione di ammoniaca o la produzione di acciaio. Infine l’idrogeno potrà raggiungere le automobili, che a nostro avviso sono un punto di arrivo e non di partenza. Snam è stata la prima in Europa a immettere nel tubo una miscela di idrogeno al 5% e metano a Contursi Terme, nel Salernitano. Il 16 dicembre abbiamo raddoppiato al 10% il mix di idrogeno».
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