#1 marvel Mar 14 Nov, 2006 18:52
14.11.2006
Buone notizie per le foreste del mondo
Valutate non solo le aree a vegetazione, ma anche la biomassa e il carbonio sequestrato
Dalla deforestazione all’afforestazione: questo il trend in molte parti del mondo secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Proceedings of the National Academy of Sciences" e firmato dai ricercatori dell’Università di Helsinki.
La conclusione dei ricercatori finlandesi può sorprendere, perché contrasta con le notizie di segno opposto che vengono continuamente divulgate su questo argomento. L’approccio in questo caso è stato però molto raffinato e preciso, dal momento che prevede una misurazione che tiene conto non solo delle aree coperte da vegetazione, ma anche del volume delle foreste, della biomassa e del carbonio assorbito in una determinata area.
I ricercatori hanno potuto utilizzare dati recenti raccolti dalle Nazioni Unite l’anno scorso da cui si evince che il cosiddetto growing stock cioè gli insiemi degli alberi abbastanza grandi da poter essere considerati foreste è cresciuto, negli ultimi 15 anni, in 22 dei 50 paesi che ospitano le maggiori aree forestali del pianeta. In metà di questi paesi sta incrementando anche la biomassa e la quantità di carbonio fissato. Questi dati paiono incoraggianti anche se si registrano consistenti perdite in paesi importanti dal punto di vista del patrimonio forestale come il Brasile e l’indonesia.
Le Scienze
Qualcuno ne sa qualcosa di più rispetto alle stime e ai calcoli effettuati?
Ma poi è stato fatto un bilancio su quanto sta andando perso e/o bruciato e questo incremento dovuto alla riforestazione (loro la chiamano afforestazione... termine bruttissimo... ma forse è quello giusto?)?
Comunque sapevo che in Europa stiamo assistendo ad una marcata riforestazione e praticamente dovremmo avere più foreste ora di quante ne avevano i nostri genitori e nonni alla nostra età.
Ciao
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#2 Federico Mar 14 Nov, 2006 19:07
Scusa Marvel ma la fonte è Le scienze o Le scienze on - line?
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#3 burjan Mar 14 Nov, 2006 22:04
Questa è una storia molto vecchia e risaputa.
Paesi come la Francia e la Gran bretagna stanno recuperando foresta addirittura dalla metà dell'Ottocento. L'Italia lo sta facendo dalla metà degli anni Sessanta.
Il problema è che le foreste di caducifoglie (è fra queste che si concentra quasi esclusivamente l'afforestazione) hanno una efficacia anti-CO2 enormemente minore di quelle di conifere (sempreverdi) per non parlare delle foreste tropicali, la cui biomassa a parità di superficie è incommensurabilmente maggiore (mi sembra di aver letto oltre 30 volte, ma questo dato ve lo dò con beneficio d'inventario).
Inoltre, ho un certo pudore a gioire per un fenomeno determinato dal crollo della civiltà contadina e pastorale europea...
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#4 marvel Gio 16 Nov, 2006 00:47
Scusa Marvel ma la fonte è Le scienze o Le scienze on - line?
é importante?
sono la stessa redazione.
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#5 Federico Gio 16 Nov, 2006 15:56
Scusa Marvel ma la fonte è Le scienze o Le scienze on - line?
é importante?
sono la stessa redazione.
si perchè su scienze on line lo scarico gratis.
grazie dell'info. quando ritrovo la pass ci provo
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#6 snow96 Gio 23 Nov, 2006 16:16
Non entro nel merito dei numeri, ma ho un libretto fotografico sulla costruzione della ferrovia Spoleto - Norcia, con immagini della Valnerina anni '30. Beh, è irriconoscibile, le montagne sono spelacchiate fino in cima, tutte coltivate a olivi, fin dove possibile, e poi a bosco ceduo o a pascolo. Sembra un altro mondo, veramente!
Mille volte meglio ora....
Ciao!
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#7 Francesco Gio 23 Nov, 2006 16:33
Vorrei approfittare di questo topic per risalire alle origini del disboscamento a vasta scala.
I grandi "predatori di legno" della storia sono stati gli antichi romani.
Di seguito un breve resoconto della loro influenza in BASILICATA. Preso da qui
Nello scenario convulso che caratterizzò il III sec. a.C. nell'Italia meridionale, emerse la forza organizzativa e militare di Roma.
Sotto il giogo dei Romani, si andò costituendo un sistema di latifondo votato a pascolo o alla coltivazione estensiva di cereali, tanto da causare gravi fenomeni di impoverimento del suolo.
Tra il III ed il II sec. a.C. le città di Venusia e di Grumentum ebbero un travolgente sviluppo, diventando importanti poli di attrazione per le popolazioni delle campagne.
Intanto Heracleia e Metapontum conservavano una relativa prosperità fino al I sec. d.C.
Anche nel resto della regione gli antichi culti erano stati soppiantati, la lingua osco-sabellica sostituita dal latino e l'antica struttura sociale completamente romanizzata.
Nel corso del II e III sec. d.C. il disboscamento senza freni, le imposte insostenibili, la gestione miope del latifondo rendevano sempre più misero il territorio.
Il malcontento della popolazione e la pressione dei barbari ai confini settentrionali preparava lentamente la caduta di Roma.
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#8 burjan Gio 23 Nov, 2006 18:49
Tanti anni fa, un signore anziano di Volperino, nei pressi di Colfiorito, mi disse: "Quando ero bambino, non ci crederai mai, questi boschi non c'erano. Fin dove volge lo sguardo non si vedeva un solo albero: solo viti, pascoli e campi di grano".  Oggi Volperino è letteralmente circondato da boschi e boscaglie, che stanno velocemente risalendo lungo le praterie secondarie.
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#9 burjan Gio 23 Nov, 2006 19:20
Per Francesco: so per certo che qualche anno fa è uscito un libro molto serio sulle catastrofi ecologiche combinate dai Romani, ma per quanto abbia cercato sulla rete non sono riuscito a reperirlo.
Invece ho trovato questo studio, di cui riporto le conclusioni, elaborato dal SISEF (Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia forestale).
L’espansione delle aree boschive rappresenta la dinamica nettamente più significativa riscontrata nel mosaico territoriale esaminato. L’incremento di superficie forestale registrato negli ultimi due decenni in Abruzzo corrisponde a un tasso percentuale medio annuo di espansione pari a circa 0.23%, se rapportato alla superficie totale regionale, e pari a 0.60% se rapportato alla superficie delle formazioni forestali stimata al 1990.
Sulla base delle evidenze ottenute dalla sperimentazione condotta, l’approccio proposto risulta agevolmente applicabile e in grado di fornire risultati assai precisi, tenuto conto della dimensione campionaria adottata (la stessa di INFC). La stima a scala regionale della superficie forestale al 1990 è caratterizzata da un errore standard relativo di poco superiore all’1%: essa rappresenta, dunque, una valutazione molto affidabile della base di partenza (baseline) ai fini del conteggio della fissazione/emissione di carbonio determinata da interventi di “afforestazione”, “riforestazione” o da fenomeni di “riforestazione naturale” avvenuti dopo il 1990 ai fini di reporting nell’ambito delle richieste informative del Protocollo di Kyoto. La stessa stima della variazione media annua di superficie forestale è affetta, a livello regionale, da un errore standard inferiore al 5%.
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#10 Francesco Gio 23 Nov, 2006 20:32
Per Francesco: so per certo che qualche anno fa è uscito un libro molto serio sulle catastrofi ecologiche combinate dai Romani, ma per quanto abbia cercato sulla rete non sono riuscito a reperirlo.
Se trovi notizie fammi sapere, perchè mi interessa molto!
Che dati conosci per tentare di risalire a lui?
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