
Dopo la notte di sabato trascorsa a Campo Imperatore, ove pareva che il vento avesse intenzione di sfondare le pareti dell'Ostello/Rifugio, la mattina si presenta ancora con nubi minacciose che rotolano dalle creste della catena.
Il vento non è calato, mentre io speravo in un più veloce rialzo pressorio.
Bardati come se fossimo in pieno inverno (maglietta, felpa pesante, giacca a vento, berretto, fascia, guanti, scarponi) decidiamo comunque di partire. A 2100 m. circa la temperatura è tra 5-7 gradi.
La meta è il Corno Grande (2912 m.) per la via "Direttissima", un divertente percorso alpinisticamente facile (prevalentemente 1° grado, con qualche passaggio di 2°) che deposita in vetta dritto per dritto.
Ma ahimè il Cornone è incappucciato e secondo qualcuno che scende dopo aver rinunciato forse c'è persino il vetrato sulle rocce alte.
Mèmore di un giorno di inizio settembre di una decina di anni fa in cui effettivamente ce lo trovai, propongo di optare per la via normale.
Si tornerà sulla Direttissima approfittando di una futura spallata del gobbo di Algeri.

Gli altri componenti del gruppo approvano, meglio non rischiare. Così via, per la Sella del Brecciaio, e la faticosissima rimonta della spalla nord-est, spesso e volentieri invasa dai nevai, ma quest'anno totalmente sgombra.
Tra la nebbia, ogni tanto compaiono le splendide pareti del Corno Piccolo e dell'Intermesoli.
Più sopra verso la cresta, superato un forte dislivello, si utilizzano frequentemente le mani; a tratti ci si affaccia su forcelle vertiginose, con splendida vista (quando si aprono gli squarci tra la nebbia) sulla conca del Ghiacciaio del Calderone che eroicamente resiste ancora. Come una visione, appare a tratti anche l'ultimo salto verticale del Corno Grande (Vetta Occidentale) che sovrasta il ghiacciaio stesso.
Infine aggirando spigoli, pinnacoli rocciosi ed insidiosi canalini si perviene al castello sommitale. Ancora pochi passi e si arriva sulla sommità più elevata dell'Appennino Peninsulare.
Anche per la via normale, è sempre una grande soddisfazione.
Peccato per quella croce (opinione strettamente personale). Pochissime persone in cima. Mezz'oretta di sosta, frugale pranzo, il freddo è notevole (forse 0° gradi? Boh!), si riparte. Discesa per lo stesso itinerario. Scendendo, certi passaggi risultano più delicati.
Passato il tratto più scabroso, ed oltrepassato Campo Pericoli, in prossimità del rifugio Duca degli Abruzzi la meteo ci regala uno splendido nuvolone simil-cumulonembo nerissimo che ruzzola in forme astruse su Campo Imperatore.
E' il saluto finale del Gran Sasso. Ciao, splendida montagna, alla prossima occasione!!!