La storia di Giagi è un po’ quella di Dic 96
Dic 96 era bambino, caro Giagi, quando si svegliò con 30 centimetri di neve a Terni. Il suo nome deriva ovviamente dall’episodio storico del dicembre del 1996.
La dimostrazione che nulla è impossibile con l’incastro perfetto e raro, un capolavoro meteo mozzafiato a 100 mslm, in questa valle fluviale circondata da un “anfiteatro” di colli e monti la cui vegetazione a tratti ricorda quella della costa. Una valle protetta lassù, a nordest, dai Sibillini e aperta verso il Lazio “sub-costiero”, una terra di mezzo accogliente e mite dove la neve non è di casa ed anzi, dove fa freddo solo un mese l’anno e dove a marzo scoppia la primavera.
Inutile dilungarsi, dico solo che gli alberi così carichi di neve non li ho mai più rivisti, neanche nel famigerato 2012. Un evento da manuale concretizzatosi in una notte. Tutta Terni era sepolta da una coltre di neve così spessa che chi vive una vita qui rischia di vederla solo una volta. Di domenica, per giunta. Una fiaba, una festa collettiva. E se oggi scrivo qui, se guardo spesso il cielo, lo devo a lui. Dicembre 1996. Giorno 29.