Ma la stazione resterà su ancorata a qualcosa anche quando se ne andrà la sonda?

Che io sappia non è previsto un ritorno della Phoenix
La MET (Stazione Meteorologica) registrerà la situazione meteorologica giornaliera durante la missione attraverso vari sensori per la temperatura e la pressione. È inoltre presente il Laser Imaging Detection and Ranging, per misurare la quantità di particelle di polvere presenti nell'atmosfera.
Ecco un po' di informazioni sulla sonda e il link di un'altra discussione dedicata:
http://www.lineameteo.it/foto-sonda...rte-vt5125.html
Phoenix Mars Lander è una sonda automatica sviluppata dalla NASA per l'esplorazione del pianeta Marte. La missione scientifica della sonda è studiare l'ambiente marziano per verificarne la possibilità di sostenere forme di vita microbiche e per studiare l'eventuale presenza di acqua nell'ambiente. La sonda è stata lanciata il 4 agosto 2007 alle 05:26:34 am EDT[1] da un razzo Delta II 7925 prodotto dalla Boeing ed è atterrata su Marte il 25 maggio 2008 alle 23:38 UTC. La sonda è un programma congiunto del Lunar and Planetary Laboratory e dell'Università dell'Arizona sotto direzione NASA. Al programma partecipano anche università Statunitensi, Canadesi, Svizzere, Tedesche, la Canadian Space Agency ed alcune imprese aerospaziali. La sonda è atterrata nei pressi della calotta polare settentrionale del pianeta, una regione ricca di ghiaccio, e un braccio robot cercherà nel terreno artico eventuali tracce di acqua e microbi. La Phoenix verrà seguita dal Mars Science Laboratory.
Il lander Phoenix è la sesta sonda ad atterrare sul pianeta rosso e la terza, dopo i Viking 1 e 2 ad utilizzare dei propulsori per controllare la discesa.
La NASA selezionò la missione Phoenix dell'Università dell'Arizona per il lancio del 2007 nell'agosto del 2003. La missione è la prima di una serie di piccole missioni note come Scout[2] progettate per competere con il Mars Exploration Program dell'Agenzia Spaziale Europea. La selezione per la missione Phoenix durò due anni e si svolse in competizione con altri istituti. I 325 milioni di dollari pagati dalla NASA per la missione superano di sei volte come costo qualunque precedente ricerca svolta dall'Università dell'Arizona. Il costo totale della missione è di 420 milioni di dollari.[1]
Il Dr. Peter H. Smith del Lunar and Planetary Laboratory dell'Università dell'Arizona direttore del progetto ha scelto per la missione il nome Phoenix prendendo spunto dalla fenice della mitologia, l'uccello in grado di risorgere dalle proprie ceneri. Il Phoenix inizialmente era un lander che doveva essere lanciato nel 2001 ma in seguito la missione venne cancellata. La Lockheed Martin, avendo quasi completato il lander, lo mantenne in sospeso per poterlo riutilizzare. Dopo la selezione Smith disse "Sono molto felice di poter iniziare il vero lavoro che porterà ad una missione di successo su Marte".
La sonda una volta montata nel razzo. (NASA)Phoenix è una collaborazione NASA, università e industrie aerospaziali. Gli strumenti scientifici furono sviluppati dalla University of California, il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena della NASA si è occupato del progetto della missione e della sua gestione. La Lockheed Martin Space Systems, Denver, Colorado produsse la sonda e si occupo delle verifiche della stessa. Il Canadian Space Agency sviluppò la stazione meteorologica compreso un innovativo sensore atmosferico basato su laser. Tra gli istituti di ricerca secondari vi sono il Malin Space Science Systems (California), il Max Planck Institute for Solar System Research (Germania), il NASA Ames Research Center (California), NASA Johnson Space Center (Texas), l'Optech Incorporated, SETI Institute, il Texas A&M University, la Tufts University, l'University of Colorado, l'University of Michigan, l'University of Neuchâtel (Svizzera), l'University of Texas at Dallas, l'University of Washington, la Washington University in St. Louis, e la York University (Canada).
Il 2 giugno 2005 dopo le prime critiche dei membri il progetto preliminare venne rivisto e la NASA lo approvò per la realizzazione.[3]
La sonda è atterrata nella stessa zona utilizzata dal programma Viking e ha utilizzato i razzi per rallentare la discesa.[4] Nel 2007 il professore Dirk Schulze-Makuch della Washington State University invio un documento all'American Astronomical Society nel quale si ipotizzava che i razzi delle missioni Viking potessero aver ucciso gli eventuali microrganismi presenti nella zona dell'atterraggio.[5] L'ipotesi arrivava quando la missione era oramai in fase avanzata, modifiche sostanziali non potevano essere fatte senza rimandare la missione. Chris McKay uno degli scienziati che si occupavano del progetto per la NASA affermo pubblicamente di ritenere le preoccupazioni infondate. Esperimenti condotti da Nilton Penno dell'University of Michigan con i suoi studenti hanno analizzato quanto i razzi influiscano sulla superficie e gli esperimenti hanno confermato che il danneggiamento è minimo e che quindi non dovrebbe influenzare la missione.[6]
Phoenix lanciato con il razzo Delta II 7925 (NASA)Phoenix è stato lanciato il 4 agosto 2007 alle 5:26:34 a.m. EDT (09:26:34 UTC) da un razzo Delta II 7925 dal Pad 17-A dalla Cape Canaveral Air Force Station. La finestra di lancio utile partiva il 3 agosto e terminava il 24 agosto. La ridotta finestra di lancio ha costretto la NASA a spostare il lancio della sonda Dawn che originariamente doveva partire il 7 luglio, la sonda è stata spostata in settembre. Il Delta 7925 è stato scelto anche per la sua affidabilità, il razzo ha lanciato i rover Spirit e Opportunity e il Mars Pathfinder nel 1996.[7]
Dopo un viaggio di dieci mesi e 680 milioni di chilometri, il 25 maggio 2008 alle ore 11:38 UTC (01:38 del 26 maggio, ora italiana), il "Phoenix Mars Lander" atterrava su Marte. Le manovre sono state seguite contemporaneamente, primo caso nella storia dell'esplorazione del pianeta rosso, da tre sonde in orbita al momento dell'arrivo della Phoenix: Mars Odyssey e Mars Reconnaissance Orbiter della NASA e Mars Express Orbiter dell'ESA. Questo ha permesso di monitorare le varie fasi dell'atterraggio con una precisione superiore rispetto alle precedenti missioni. Il sito di atterraggio prescelto era un'ellisse di 100x20 km di ampiezza, in una regione vicino al polo nord del pianeta chiamata in modo informale "Green Valley". Questa regione è stata scelta perché, in base ai dati pervenuti dalle sonde attualmente in orbita attorno al pianeta, essa contiene la maggior concentrazione di acqua ghiacciata al di fuori dei poli. L'ingresso nell'atmosfera marziana è avvenuto all'1:46:33 UTC del 26 maggio alla velocità di quasi 20.000 km/h; la capsula contenente la sonda è stata dunque frenata prima dall'attrito dell'atmosfera e successivamente dall'apertura di un paracadute alle 1:50:15 è stato dispiegato il paracadute. Quindici secondi dopo è stato distaccato lo scudo termico. L'accelerazione negativa di picco è stata stimata in circa 9,2 g, raggiunta alle 1:47:00 UTC. Arrivata alla quota di un chilometro sopra la superficie con una velocità di otto chilometri orari, la sonda si è infine staccata dalla capsula ed ha percorso l'ultimo tratto a velocità costante, sostenuta, come per le precedenti missioni Viking, da un sistema di razzi frenanti che le hanno permesso anche di orientarsi in modo da distendere i pannelli solari in direzione est-ovest, la migliore per ricevere i raggi del sole. L'atterraggio è stato effettuato all'1:53:52 UTC[8]. Il ritardo di 7 secondi nell'apertura del paracadute ha comportato uno spostamento del luogo di atterraggio effettivo di 25-28 km a est, vicino al bordo dell'ellisse prevista.
La camera HiRISE del Mars Reconnaissance Orbiter ha ripreso la sonda Phoenix mentre stava scendendo attraverso l'atmosfera marziana rallentata dal paracadute. Questa immagine è la prima mai ripresa di una sonda durante l'atterraggio su un altro pianeta[8][9], poiché la Luna non è un pianeta ma un satellite naturale. La stessa camera ha ripreso la sonda sulla superficie con sufficiente risoluzione per poter distinguere il lander e i due pannelli solari. I controllori di volo hanno utilizzato un tracciamento Doppler fornito dagli orbiter Odyssey e Mars Reconnaissance Orbiter per determinare la posizione esatta di Phoenix, alle coordinate 68.218830°N 234.250778°E[10].
L'atterraggio è avvenuto in una regione pianeggiante e sostanzialmente priva di asperità chiamata Vastitas Borealis, nella tarda primavera marziana, quando il Sole illumina i pannelli solari della sonda per tutto il giorno. L'elevazione solare varia da 3,2° a 46,3° il 25 maggio, da 3,9° a 47° il 25 giugno e da 0° a 43° il 2 settembre. La sonda vedrà quindi il primo tramonto all'inizio di settembre 2008. Subito prima dell'atterraggio, la sonda ha utilizzato i sui propulsori per orientare i pannelli solari lungo l'asse est-ovest e massimizzare la generazione di energia. Dopo pochi minuti la sonda ha disteso i due pannelli solari ed ha inviato verso la Terra le prime immagini dal sito di atterraggio. Esse sono giunte attorno alle 2:00 UTC del 26 maggio 2008[11], e mostrano una superficie priva di rocce e incisa con piccoli solchi lunghi 5 m e alti 10 cm che disegnano delle forme vagamente poligonali
La missione ha due obiettivi, il primo è lo studio della passata presenza di acqua sul pianeta, un'informazione chiave per comprendere i passati cambiamenti climatici del pianeta. Il secondo obiettivo è la ricerca di zone vivibili sul pianeta. Gli strumenti della Phoenix sono progettati per studiare i cambiamenti dell'artico marziano. La regione dove è atterrata Phoenix è troppo fredda per permettere all'acqua di esistere in forma liquida ma ogni 50.000 anni per via delle periodiche modificazioni dell'orbita di Marte la regione diventa abbastanza calda per fondere l'acqua e in queste condizioni se la vita esiste dovrebbe svilupparsi. La missione vuole verificare l'esistenza o meno della vita su Marte. Questa missione segue la strategia NASA di far ricerche "seguendo" l'acqua.
La missione primaria dovrebbe durare almeno 90 giorni.
La struttura poligonale delle crepe nel terreno è stata osservata in precedenza dall'orbita, ed è simile a quella presente sulla Terra nelle regioni dove è presente il permafrost. Probabilmente il ghiaccio del permafrost si contrae quando la temperatura diminuisce, creando una serie di crepe che vengono riempite dal terreno. Quando la temperatura aumenta e il ghiaccio si espande, non può assumere nuovamente la forma precedente ed è costretto a muoversi verso l'alto[12].
Il braccio robotico della sonda, dopo alcuni giorni di test[13], ha iniziato a scavare il terreno il 31 maggio 2008, raccogliendo dei campioni per iniziare la ricerca del ghiaccio. La camera collegata al braccio ha ripreso una immagine del terreno posto sotto il lander durante il sol 5, dove si possono notare delle piccole regioni chiare e lisce di terreno, che sono state portate alla luce quando i propulsori della sonda hanno spazzato via lo strato di terreno morbido che le ricopriva. È stato ipotizzato che queste parti chiare di terreno potrebbero contenere ghiaccio[14].
Conferma della presenza di ghiaccio [modifica]
Il 19 giugno 2008 la NASA ha annunciato che nello scavo compiuto dal braccio robotico sono state osservate delle zone di materiale chiaro, delle dimensioni di pochi centimetri, che sono scomparse nell'arco di 4 giorni. Questa scoperta implica che, molto probabilmente, erano composte di ghiaccio d'acqua, che è sublimato a seguito della sua esposizione. Mentre anche il ghiaccio secco sublima, avrebbe tuttavia dovuto farlo molto più velocemente [15][16].
Il 24 giugno sono iniziati una serie di test chimici importanti. Il braccio robotico ha scavato raccogliendo altri campioni di terreno e depositandoli sui tre analizzatori presenti sulla sonda: un forno che ha bruciato il terreno e ha analizzato i gas emessi, un microscopio e un mini laboratorio di chimica delle soluzioni acquose[17]. Il 26 giugno 2008 la sonda, ha iniziato ad inviare i primi risultati dei test con informazioni sul terreno tra cui i sali presenti e l'acidità. Il laboratorio per la chimica delle soluzioni acquose fa parte di un gruppo di strumenti chiamato Microscopy, Electrochemistry and Conductivity Analyzer (MECA).
I primi risultati hanno mostrato che il terreno superficiale è moderatamente alcalino, con un pH compreso tra 8 e 9. Sono stati trovati ioni di magnesio, sodio, potassio e cloruro. Il livello totale di salinità è modesto. Questi valori sono stati giudicati sufficientemente positivi dal punto di vista biologico. Le analisi del primo campione hanno indicato la presenza di acqua e anidride carbonica che sono state rilasciate dal campione di terreno durante l'ultimo ciclo di riscaldamento (con temperature attorno ai 1000° C)[18].
Carico scientifico [modifica]
Il lander era stato progettato e testato per essere un componente della missione Mars Surveyor 2001 Lander, ma il progetto venne cancellato dopo la perdita del Mars Polar Lander che dopo l'atterraggio nella regione polare sud di Marte nel dicembre 1999 non diede più segni di vita. Sin d'allora il lander è stato ospitato in una camera bianca della Lockheed Martin a Denver, gestita dalla NASA per il programma Mars Exploration Program.
Rinominata Phoenix, le venne integrata una versione migliorata della fotocamera panoramica dell'University of Arizona e uno strumento di analisi degli elementi volatili derivato da quello presente nel Mars Polar Lander: inoltre la sonda include esperimenti sviluppati per il programma Mars Surveyor 2001 come il braccio robot e il microscopio per le analisi chimiche e batteriologiche. Gli strumenti scientifici includono una fotocamera per le immagini durante la discesa e degli strumenti meteorologici.[19]
Alcuni link:
http://www.nasa.gov/mission_pages/phoenix/main/index.html
http://phoenix.lpl.arizona.edu/mission.php