ROMA - La Corte costituzionale boccia la manovra 2004 impostata da Giulio Tremonti che si dimise qualche giorno prima della sua approvazione lasciando il posto a Domenico Siniscalco. La Consulta ha dichiarato l'illegittimità del decreto legge sul contenimento della spesa pubblica approvato con voto di fiducia nel luglio dell'anno scorso nella parte in cui vengono fissati per Regioni ed enti locali tagli alle spese per consulenze esterne, spese di missione all'estero, rappresentanza, relazioni pubbliche e convegni e spese per l'acquisto di beni e servizi.
Si tratta di vincoli che - si legge nella sentenza n. 417
depositata oggi in cancelleria - "non costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica, ma competono una inammissibile ingerenza nell'autonomia degli enti quanto alla gestione della spesa".
A sollevare questione di legittimità di numerosi punti della manovra sono state le Regioni Toscana, Campania, Valle D'Aosta e Marche. La Corte ha accolto parzialmente i ricorsi. La Consulta - si legge nella sentenza scritta dal giudice Franco Gallo e firmata dal neoeletto presidente Annibale Marini - ribadisce innanzitutto il principio per cui "le norme che fissano vincoli puntuali relativi a singole voci di spesa dei bilanci delle Regioni e degli enti locali non costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica" e "ledono pertanto l'autonomia finanziaria di spesa garantita" dalla Costituzione.
E' vero, dicono i giudici, che lo Stato centrale può legittimamente imporre agli enti autonomi vincoli alle politiche di bilancio, ma solo, continuano, con "'disciplina di principio', per ragioni di coordinamento finanziario connesse a obiettivi nazionali, condizionati anche dagli obblighi comunitari". In altri termini, "la legge statale può stabilire solo un limite complessivo". Ma, ed ecco il cuore della sentenza, è diritto degli enti stessi scegliere dove trovare le risorse fra i diversi ambiti e obiettivi di spesa.
Dopo aver ricordato un precedente analogo dell'anno scorso, la Consulta entra nel merito degli interventi urgenti per il contenimento della pesa pubblica promossi dal governo nel 2004 che "non fissano limiti generali al disavanzo o alla spesa corrente, ma stabiliscono limiti alle spese per studi e incarichi di consulenza conferiti a soggetti estranei all'amministrazione, alle spese per missioni all'estero, rappresentanza, relazioni pubbliche e convegni, nonché alle spese per l'acquisto di beni e servizi". E su questi vincoli lo Stato non ha voce in capitolo poiché la Costituzione non lo prevede.
(14 novembre 2005)




