Trovate le prove di un massiccio esodo in un'area molto vasta
L'eruzione avvenuta nell'Età del Bronzo fu molto più catastrofica di quella che distrusse Pompei
(Un'altra Pompei sotto Pompei)

Foto delleruzione del 1944 (eruzione debole)
Riscontri geologici e archeologici suffragano l’ipotesi che nel corso dell’Età del Bronzo vi sia stata un’eruzione del Vesuvio dagli effetti più vasti e catastrofici di quella che colpì Pompei nel 79 d.C. È questo quanto risulta da una ricerca condotta da Michael F. Sheridan, del Dipartimento di geologia dell’Università di Buffalo in collaborazione con Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Osservatorio Vesuviano e Pierpaolo Petrone, del Museo di Antropologia, Centro Musei delle Scienze Naturali. I risultati della ricerca sono pubblicati sull’ultimo numero dei Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). Le scoperte fatte dai ricercatori costituiscono la prima prova vulcanologica e archeologica del coinvolgimento da parte di un’eruzione dell’area oggi occupata dalla città di Napoli. La scoperta di maggior rilievo è stata “la prova decisiva di un massiccio esodo” dall’area, dimostrato dal ritrovamento di migliaia di impronte umane e animali, rimaste impresse nelle ceneri vulcaniche anche molto lontano dal luogo dell’eruzione. Secondo gli autori dell’articolo, buona parte della popolazione che viveva nella zona riuscì probabilmente a sopravvivere, poiché sembra che la prima parte dell’eruzione esplosiva sia consistita nell’emissione e nella ricaduta di polveri fini, non immediatamente letali. Alla fine, tuttavia, la devastazione ambientale interessò alcune migliaia di chilometri quadrati, resi pressoché inabitabili per diversi decenni. Secondo Sheridan, per quanto non sia molto probabile che si verifichi in tempi brevi un’eruzione catastrofica come quella avvenuta nell’Età del Bronzo o quella che ha distrutto Pompei, le autorità dovrebbero tener conto di questa possibilità. “L’eruzione nell’Età del Bronzo è avvenuta circa 4000 anni fa, e 2000 anni fa ci fu l’evento del 79 d.C. Sembrerebbe che ogni 2000 anni il Vesuvio dia luogo a un’eruzione particolarmente imponente.” E ha aggiunto: “Utilizzando i test statistici standard, c’è più del 50 per cento di probabilità che il prossimo anno si verifichi un’eruzione violenta, e ogni anno che passa la probabilità aumenta.”

Le Scienze
Vesuvio, indagine Usa: Napoli a forte rischio Sulla rivista scientifica Pnas lo studio sugli effetti di un'eruzione di 4 mila anni fa più devastante di quella che ha concellato Pompei

Impronte di adulti e bambini che cercarono di allontanarsi al momento dell'eruzione (Ansa)
ROMA - Quattromila anni fa l'area napoletana fu investita da una eruzione del Vesuvio ancora più devastante di quella del 79 d.C. che distrusse Pompei: gli effetti di quell'evento - conosciuto da tempo dagli archeologi - sono per la prima volta al centro di una ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica americana Proceedings of National Academy of Sciences of Usa (Pnas).
COLONNA ARDENTE - Quella eruzione, risalente alla Antica Età del Bronzo, produsse nella prima fase un'enorme colonna stratosferica di gas e cenere, alta circa 36 chilometri, dalla quale si produsse una violenta pioggia di lapilli che ricoprirono il territorio ad est del vulcano per un'estensione di migliaia di chilometri quadrati. Nella fase finale, il collasso della colonna produsse gigantesche nubi ardenti cariche di cenere a temperatura di alcune centinaia di gradi e velocità iniziali di almeno 300 chilometri orari che devastarono le pianure intorno al vulcano in un raggio di almeno 20 chilometri, spazzando via una miriade di villaggi preistorici. Gli autori della ricerca sono Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo, vulcanologi dell'Osservatorio Vesuviano, Pier Paolo Petrone, antropologo dell'Università Federico II di Napoli, e Michael Sheridan, vulcanologo dell'Università di Buffalo.
ESODO DI MASSA - Un esodo in massa di migliaia di persone si verificò all'inizio dell'eruzione, prima del devastante collasso finale della colonna pliniana. La maggior parte dei fuggitivi probabilmente sopravvisse, ma la desertificazione totale dell'habitat dovuta alla forza dell'eruzione causò un collasso socio-demografico e l'abbandono per almeno due secoli di gran parte della piana campana e dei rilievi circostanti, per un'estensione di decine di migliaia di chilometri quadrati.
I RISCHI PER NAPOLI - Il risultato più rilevante di questa ricerca, fanno notare gli studiosi, è che un evento di tale portata è in grado di devastare totalmente l'intera area metropolitana di Napoli e pertanto deve essere considerato tra i possibili scenari per una futura eruzione al Vesuvio. «Il caso estremo è sempre da considerare - ha detto Giuseppe Mastrolorenzo - perchè, come ha dimostrato quanto è accaduto a New Orleans e a Sarno, la vera catastrofe si verifica soltanto quando il caso estremo non viene adeguatamente considerato».
POPOLAZIONE IN FUGA - I siti archeologici che hanno permesso di ricostruire l'eruzione si trovano principalmente nella zona attorno a Nola e ad Avellino, ma anche a Nord di Napoli, a Gricignano e Afragola. L'eruzione ha avuto effetti devastanti in un'area che si estende fino a 15 chilometri dal vulcano e in tutti i siti considerati nello studio sono rimaste le testimonianze di una drammatica fuga: stoviglie abbandonate a terra nelle capanne e soprattutto le impronte di uomini e animali che cercavano di lasciare i villaggi non appena dal Vesuvio avevano cominciato a innalzarsi colonne di gas e cenere. Gli unici corpi dei quali sono rimasti i resti sono quelli di un uomo e di una donna, sepolti dalla cenere in una zona che si trova a circa 17 chilometri dal vulcano. Molti altri sono morti quando la concentrazione di ceneri nell'aria è aumentata al punto di penetrare nei bronchi e dare soffocamento.