La domanda di Andrea, anche se posta in modo semplice e forse un po' ingenuo, è tutt'altro che stupida.
Tutti noi, fin dalla scuole primarie, abbiamo studiato il ciclo dell'acqua, tutti noi sappiamo che l'acqua presente sulla Terra è praticamente la stessa da milioni di anni (i vulcani ne forniscono molta, abbastanza da compensare eventuali perdite verso lo spazio o per trasformazione chimica in qualche reazione), solo che viene fatta molta, troppa confusione, e alla fine la gente finisce per arrendersi a risposte sibilline rinunciando ad approfondire, come invece Andrea ha giustamente fatto.
La maggior parte delle molecole d'acqua, presenti sulla superficie o in atmosfera, sul nostro pianeta, quelle che beviamo ogni giorno, sono le stesse che hanno bevuto ed "espulso"... i nostri antenati... e per antenati non intendo solo nonni, bisnonni o trisavoli, ma tutte le forme di vita che sono vissute prima di noi, perfino i dinosauri.
Il ciclo dell'acqua ha qualcosa di miracoloso... riesce a depurare, tramite l'evaporazione, l'acqua che poi ritorna a scorrere nei torrenti, nei fiumi e che scende nel sottosuolo, fino alle falde acquifere.
Il problema, infatti, non è tanto il fatto che l'acqua non torni alla sorgente, lo farà, ma bisogna cercare di preservare l'ambiente affinché l'acqua stessa non finisca per contaminarsi a contatto con esso (a partire dall'inquinamento atmosferico, per passare a quello dei terreni, fino a quello del sottosuolo).
Il punto più importante, quindi, non è tanto la questione del ciclo dell'acqua, quello non lo fermerà nessuno... al massimo potranno esserci fluttuazioni periodiche locali, con alternanza di cicli equilibrati, altri siccitosi ed altri particolarmente umidi, ma la questione fondamentale riguarda l'antropizzazione del territorio e del pianeta (ossia la pressione sempre più massiccia dell'uomo e delle sue attività sui cicli naturali, con conseguente trasformazione del territorio).
L'urbanizzazione eccessiva, ossia la concentrazione di popolazione in territori limitati (le grandi metropoli), l'industrializzazione spinta e l'agricoltura intensiva, sono tutti fenomeni che necessitano di grandi quantità di acqua dolce, spesso potabile, che il territorio non è in grado di fornire all'infinito.
Si attinge alle falde acquifere, nel sottosuolo, che sono come dei bacini d'acqua sotterranei (non cavi, ma fatti di terra intrisa d'acqua), che però faticano a rigenerarsi, visto il ritmo di sfruttamento/prelevamento che ne fa l'uomo e la relativa lentezza naturale delle stesse a ripristinarsi/rigenerarsi.
I fiumi non contengono acqua potabile, anzi sempre più spesso inquinata, e così la costruzione di bacini artificiali (essi stessi necessariamente limitati) non risolve definitivamente il problema.
Quindi quando si dice che l'acqua scompare, che ce ne sarà sempre meno, ci si riferisce al fatto che essendoci sempre più aree urbane del pianeta che vedono aumentarne la domanda, ed essendoci sempre meno fonti di approvvigionamento "di qualità", bisogna imparare ad utilizzarne meno... non si possono fare miracoli.
Poi ci sono discorsi campati in aria, tipo quelli riferiti alle cosiddette "riserve d'acqua dolce dei ghiacciai", sia montani che groenlandesi o antartici... queste sono per la maggior parte delle baggianate!
Infatti:
1) l'acqua proveniente dai torrenti di origine glaciale è davvero poca, rispetto a quella proveniente da altre fonti, entra essa stessa nei fiumi (dove scorre acqua piovana proveniente da zone agricole, urbane, ecc) e si inquina presto, quindi quel torrentello, puro, iniziale non fa certo la differenza
2) l'acqua presente in Groenlandia e in Antartide, sotto forma solida (tra l'altro non sta affatto diminuendo, come detto da alcuni, ma sta addirittura complessivamente aumentando), non rappresenta affatto un bacino a cui l'umanità potrebbe attingere, data l'elevata distanza dalle aree abitate e l'impossibilità di estrarla e trasportarla a "costi immaginabili"... converrà sempre, migliaia di volte di più, depurare quella vicina o desalinizzare quella del mare.
Infine esistono acque minerali antiche non rinnovabili, ossia dei bacini sotterranei, come quello nel sottosuolo libico, che contengono moltissima acqua (sotto al deserto), acqua accumulatasi in falde freatiche, o acquifere, in tempi remoti ... addirittura quasi 40.000 anni fa, quando evidentemente il clima della zona era molto diverso.
E' chiaro, quindi, che date le attuali condizioni climatiche desertiche di quelle zone, estrarre quell'acqua significa comunque attingere ad un pozzo che prima o poi si esaurirà... un po' come per il petrolio.
Nonostante ciò, credo che per alcune popolazioni quella rappresenti comunque una risorsa da utilizzare, anche se parsimoniosamente, sarebbe altrettanto inutile lasciarla nel sottosuolo... almeno potrebbero tentare di recuperare territorio al deserto e sperare di cambiare il microclima locale in vista di nuove tecnologie future capaci di risolvere la loro infinita siccità.
Insomma, tornando al quesito iniziale... l'acqua non la si crea e non la si distrugge... è l'uomo che complica le cose con i suoi comportamenti irrazionali ed opportunistici, poco lungimiranti e rispettosi dell'ambiente in cui vive e in cui vivranno i suoi figli. Quindi se lasci il rubinetto aperto inutilmente non fai altro che aumentare tu stesso la richiesta (domanda) di approvvigionamento alla sorgente (qualsiasi essa sia) aumentando il ritmo di questo sistema che, come detto sopra, non è in grado di aumentare a piacimento la fornitura di acqua, ma ha dei suoi tempi e dei suoi limiti... sempre troppo spesso non più proporzionati alla domanda crescente.