Francesco ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Appunto, le risorse e l'impegno vanno focalizzati nella giusta direzione, inquinare di meno e tutelare il pianeta e la nostra salute.
Ma se andiamo a spendere un'enormità di quattrini contro dei mulini a vento (CO2), facendo l'impossibile contro qualcosa di impossibile da ridurre e che probabilmente nemmeno è responsabile delle colpe che gli si attribuiscono... finiamo per orientare male le risorse, peggiorando lo stato del pianeta, ignorando necessità più urgenti (inquinamento dell'aria, delle acque, degrado dei terreni agricoli e non solo, difesa di flora e fauna (biodiversità), salute, fame e povertà, messa in sicurezza di città e popolazioni a rischio da fenomeni naturali).
Ricordiamoci pure che tra pochi decenni l'uomo per forza di cose sarà costretto a diminuire drasticamente le emissioni di CO2 smplicemente perchè il petrolio è agli sgoccioli e perchè anche gli altri combustibili fossili sono esauribili.
Questo tipo di cose, questi accordi, comportano un impatto economico, industriale e sociale senza precedenti, una specie rivoluzione post-industriale le cui conseguenze sono tutte da calcolare.
Si tratta di impegni e condizionamenti che vanno valutati con raziocinio, a mente fredda, programmati solo avendo delle prove, delle basi scientifiche e più che solide con le quali decidere.
Ora, invece, c'è "un clima" di frenesia allarmistica, un catastrofismo diffuso, di cui sono complici i media, che ha scatenato la popolazione. E' chiaro che i politici, che ne sanno ben poco in materia, devono rispondere alle pressioni del popolo allarmato... altrimenti fanno una brutta fine!
Come dice Christie, ma come dicono anche molti altri scienziati del settore, la scienza non ha fornito alcuna base concreta a supporto delle teorie che l'IPCC porta a Copehagen come certezze.
Non c'è un dato che confermi i loro modelli e gli scenari da loro proposti, se non l'aumento delle concentrazioni di CO2 nell'aria e i miliardi di dollari che stanno circolando come "quote gas-serra" e come investimenti intorno a questo nuovo businness. 8))
Ti propongo un parallelismo tra Guerra e Guerra al Clima.
Per me in una democrazia (e io credo che la democrazia sia un formula imperfetta ma di gran lunga la migliore) il FINE non può MAI GIUSTIFICARE i MEZZI. Che invece è pressappoco il principio che tu enunci "un mezzo per arrivare allo scopo".
La guerra all'Iraq (il MEZZO) è stata giustificata dall'ipotesi, non provata, che l'Iraq avesse armi non convenzionali, e quindi bisognava intervenire per togliergliele (il FINE).
Poi dopo, proprio per colpa della MANCANZA di PROVE, ci si è accorti che la tesi era semplicemente sbagliata!
Per il CLIMA stiamo ragionando in modo simile, stiamo agendo (se va in porto l'accordo) senza avere alcuna prova.
L'illusione è che comunque agendo, per il "principio di precauzione", non si sbagli poi troppo (che poi è lo stesso principio applicato in Iraq), ma così facendo comunque non sappiamo a che cosa andremo incontro e allo stesso tempo potremmo fare un danno penalizzando qualcuno o qualcosa perchè stiamo orientando tutte le nostre attenzioni e risorse verso quella direzione.
Se spendessimo quelle esorbitanti cifre (parliamo davvero di quantità inimmaginabili) per preparare piani di protezione/prevenzione per limitare i danni e le vittime dovute agli uragani, ai terremoti, alle epidemie, alle carestie, per lo sviluppo dei paesi poveri e persino per proteggerci dagli asteroidi, probabilmente spenderemmo più oculatamente e meglio quei soldi!
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