Come tutti quanti ormai sappiamo, nel corso del primo pomeriggio un fortissimo terremoto di magnitudo 7.2 ha colpito la parte sud-occidentale di Haiti, una delle nazioni caraibiche più povere in assoluto.
Sin dalle prime stime preliminari la memoria collettiva è tornata al 12 gennaio del 2010, una delle giornate più tristi della storia sismologica moderna. In quella tragica occasione infatti, un fortissimo terremoto di magnitudo 7.0 colpì una zona poco distante dalla capitale Port-au-Prince, causando, nel corso dei giorni e dei mesi, oltre 230.000 vittime, una vera e propria ecatombe a cielo aperto.

Il terremoto di oggi per fortuna - se di fortuna si può parlare - è avvenuto circa cento chilometri più ad ovest, in una zona dove la densità abitativa è molto minore rispetto a quella della capitale del paese. Ciò è stato controbilanciato da una magnitudo ben più elevata di quella del gennaio del 2010, oltre che da un periodo di intensa instabilità politica e sociale che è peggiorata ulteriormente con lo scoppio della pandemia.
Sin dai primi minuti la NOAA ha diramato un'allerta tsunami che ha interessato tutta l'area costiera meridionale di Haiti, tanto da far temere un'ulteriore emergenza dettata da un possibile tsunami con onde alte tra 1 e 3 metri. Tale allerta è stata ulteriormente confermata dopo che molti giornalisti locali hanno iniziato a segnalare e fotografare un modesto ritiro delle acque in atto proprio lungo le numerose cittadine costiere del versante meridionale dell'isola. Fortunatamente lo tsunami non si è mai generato e l'allarme lanciato dalla NOAA è rientrato intorno alle 16:30 di questo pomeriggio.

Tsunami o no comunque, ad Haiti è in atto una vera e propria tragedia umanitaria. Nonostante l'area sia meno densamente popolata rispetto a quella colpita nel 2010 infatti, i danni che stiamo osservando sono incredibilmente importanti ed estesi.
Stando alle notizie disponibili nel momento in cui sto scrivendo questo post (e che quindi potrebbero ulteriormente peggiorare) la cittadina più colpita sembrerebbe essere quella di Les Cayes, un piccolo comune di 86.000 abitanti che si trova a circa 40 km di distanza dall'area epicentrale.
Soltanto in questa piccola città sono crollati un ospedale pieno di pazienti e ben due hotel pieni di turisti e di lavoratori. In particolare, in uno dei due hotel, è stato trovato morto anche l'ex sindaco della città.

In giro per la nazione sono davvero tantissime le abitazioni completamente crollate e distrutte. Trattandosi di una lotta contro il tempo è molto difficile fare una stima sui danni, sui feriti o addirittura sulle vittime, quel che è certo è che purtroppo il bilancio totale sarà sicuramente molto elevato. Pensate che l'USGS ha stimato che potrebbero esserci dalle 1.000 alle 10.000 vittime, un numero impressionante che speriamo sia sovrastimato almeno in minima parte.

Moltissimi dei feriti che vengono estratti vivi dalle macerie vengono letteralmente ricoverati e tenuti sotto osservazione lungo i bordi delle strade, uno scenario da brividi che purtroppo non può che peggiorare. Per via del crollo e dell'inagibilità della maggior parte degli ospedali della zona perfino le donne in stato di gravidanza avanzato vengono sistemate nelle auto e nelle barelle a cielo aperto. La lotta contro il tempo in queste ore sta interessando proprio la rimozione delle macerie che viene effettuata a mano libera dalla popolazione locale. In particolare i media riportano in continuazione il salvataggio di nuove persone rimaste ferite all'interno della propria abitazione completamente crollata.
La rimozione delle macerie deve purtroppo fare i conti anche con un'altra emergenza che rischia di creare ancora più danni e vittime. Proprio nel corso dei prossimi giorni infatti, in particolare tra lunedì mattina e martedì pomeriggio, l'isola di Haiti dovrebbe essere interessata dal passaggio di una tempesta tropicale che si sta formando proprio in queste ore al largo delle Barbados, nelle piccole Antille.

Ciò potrebbe ulteriormente aggravare le condizioni sia sociali che sanitarie di tutta la popolazione locale anche e soprattutto perché gli edifici di raccoglimento (chiese, palestre ecc) sono quasi tutti distrutti o fortemente inagibili e di conseguenza la gente non sa bene dove andarsi a riparare.

Andando più sul tecnico comunque, il fortissimo terremoto di ieri è avvenuto in una zona tettonica molto complessa. L'isola di Haiti si trova infatti al centro di uno scontro che interessa ben tre placche tettoniche: la placca Caraibica, la placca Nord-Americana e la placca Sud-Americana. La placca Caraibica in particolare, si scontra a nord con quella Nord-Americana e sud con quella Sud-Americana. Lungo le estremità settentrionali e meridionale di Haiti sono presenti due lunghe faglie trascorrenti che possono generare una sismicità anche molto importante. Il terremoto di ieri, proprio come il terremoto del 2010, è avvenuto proprio lungo la faglia trascorrente meridionale, ovvero un tipo di faglia che produce un tipo di terremoti in cui i due blocchi di roccia si muovono lateralmente l'uno rispetto all'altro.
