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Messaggio Re: Tendenza Inverno 25/26

#16  Frasnow Ieri alle 17:01

Siamo al giro di boa del mese di novembre con un vortice polare stratosferico che non è mai diventato davvero forte e compatto come in altre annate, e che adesso sta andando incontro a un disturbo molto precoce e potenzialmente pesante tra fine mese e inizio dicembre. Non è il classico VP “piantato” sul Polo che ci distrugge l’inverno.

In quota, a 10 hPa, il vortice c’è, ruota ancora da ovest (movimento zonale), ma i venti medi a 60°N sono su valori solo moderati, non da “bestia in forma”. Le previsioni dei principali modelli (ECMWF in testa) per le prossime settimane mostrano un calo deciso di questa corrente: man mano che entriamo nell’ultima decade di novembre il VP si indebolisce sempre di più e, in alcuni scenari, il vento a 10 hPa arriva addirittura a sfiorare lo zero o andare in negativo, cioè a girare da est. Questo è il parametro che, se si realizza e permane per giorni, definisce un vero SSW (evento di riscaldamento stratosferico “major”). Non è ancora certo al 100%, ci sono ensemble più estremi e altri più prudenti, ma il segnale di un forte warming precoce ormai è chiaro.

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Questo indebolimento non arriva dal nulla, tra Pacifico / Alaska i modelli vedono risalire un grosso anticiclone stratosferico con aria molto più calda rispetto alla media. In pratica, è come se una bolla calda e alta di geopotenziale entrasse nel “territorio” del vortice e lo schiacciasse dall’alto, stirandolo e spingendolo dall’altra parte del globo. È il classico schema da “Canadian warming”: il VP si allunga, perde simmetria, viene spostato fuori dal Polo e rischia, se il colpo è abbastanza forte, di rompersi o di collassare del tutto.

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Nel frattempo, sotto non è che l’atmosfera faccia finta di niente. Guardando gli indici troposferici, abbiamo già da giorni una AO tendenzialmente negativa insieme alla NAO, con mappe a 500 hPa che mostrano spesso alta pressione e geopotenziali sopra media in area Groenlandia/Artico. Quindi la colonna, dall’alto verso il basso, si sta già muovendo nella stessa direzione: vortice che fatica a chiudersi in strato, blocchi alle alte latitudini e indici che non sono certo da “zonalità sparata”.

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Aggiungiamo poi che l'ENSO è in Niña debole: l’oceano tropicale è più freddo della media e le proiezioni dicono che questa Niña, pur non forte, dovrebbe restare il segnale dominante per il trimestre invernale. In più, in stratosfera bassa abbiamo una QBO in fase orientale (venti medi da est in quota sopra l’equatore). Questa coppia, Niña debole + QBO easterly, è una combinazione che storicamente rende il vortice polare più vulnerabile, perché facilita la salita delle onde planetarie dalla troposfera verso la stratosfera. Tradotto: è più facile che il VP venga disturbato e più difficile che rimanga mesi chiuso e compatto.

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A questo aggiungiamo due ingredienti che spesso passano sotto traccia ma contano: neve siberiana e ghiaccio artico. Quest’anno il manto nevoso sull’Eurasia è partito abbastanza bene in molte zone, e il ghiaccio artico, soprattutto sul lato Atlantico, è ancora sotto la media di lungo periodo. Questo tipo di configurazione, per come si è visto in diversi studi, tende a favorire ancora di più blocchi alle alte latitudini (Urali, Scandinavia, Groenlandia) e un VP meno saldo. Non è una formula magica, ma sono tutti tasselli che vanno nella stessa direzione.

Quello che probabilmente potrà succedere, quindi, è questo: la troposfera continuerà a mandare energia d’onda verso l’alto (onde planetarie forti in risalita dal Pacifico e dall’Atlantico), questa energia verrà assorbita in alta stratosfera tra 10 e 30 hPa, rallentando ulteriormente il vortice e generando il riscaldamento di fine novembre. Se questo disturbo sarà abbastanza forte e soprattutto abbastanza duraturo, l’anomalia non rimarrà confinata solo in alto, ma tenderà a scendere di quota: prima 30 hPa, poi 50–70 hPa e infine intorno alla tropopausa. È il famoso “coupling” strato–tropo: quello che succede in alto si trasmette verso il basso nell’arco di una decina–ventina di giorni.

Quando il segnale arriva in basso, la troposfera di solito reagisce con schemi tipo:

AO negativa,

NAO negativa o comunque non stabilmente positiva,

blocchi alle alte latitudini (Artico, Groenlandia, a volte Scandinavia),

getto più ondulato, con maggiori probabilità che aria fredda scenda dalle alte latitudini verso le medie (Nord America, Europa, Asia).

Non vuol dire che “dopo un SSW nevica sicuro su casa mia”, perché entra in gioco tutta la parte di dettaglio (posizione dei blocchi, risposta dell’Atlantico, MJO, ecc.), però la probabilità di fasi fredde nelle settimane successive aumenta in modo evidente, soprattutto su Nord America e Nord/centro Europa.

Per dicembre, vista la tempistica, il ragionamento è questo: se il warming di fine novembre va davvero in porto e il vortice, anche solo senza Major formale, esce da quella fase molto indebolito, il periodo più “sensibile” per una risposta troposferica sarà dalla seconda/terza settimana di dicembre in poi. Non mi aspetto un unico pattern fisso, ma una maggiore tendenza a vedere:

blocchi su Artico/Groenlandia che ogni tanto si ripropongono,

ondate fredde più frequenti su Nord e parte del Centro Europa,

un Medio–Basso Atlantico che può entrare in gioco, di volta in volta, con saccature che riescono o meno a sfondare verso il Mediterraneo.

Per l’Italia in particolare, il discorso è sempre lo stesso: non c’è mai la garanzia, ma un vortice così debole, in un contesto di Niña debole e QBO-E, sposta le probabilità. Invece del “copione” degli ultimi anni con VP super forte, AO/NAO spesso positive e alta pressione sparata su Europa occidentale, abbiamo un inverno che parte con un vortice fragile, già disturbato, e con un disturbo importante proprio all’inizio della stagione. Questo aumenta le chance che, nel corso di dicembre, si aprano più spesso finestre favorevoli per irruzioni fredde anche verso il Mediterraneo, intervallate ovviamente da fasi più miti quando il blocco si posiziona male per noi.

In sintesi, possiamo riussumerla così:
– vortice stratosferico debole e sotto pressione, con un warming precoce in arrivo tra fine novembre e inizio dicembre;
– contesto di fondo (Niña debole, QBO orientale, neve siberiana, ghiaccio artico) che rema contro un VP forte e compatto;
– AO/NAO già impostate verso il negativo con blocchi artici ben presenti.

Non è scritto da nessuna parte che da questo debba uscire “l’inverno del secolo”, ma di sicuro non è nemmeno lo schema degli inverni piatti e zonali con vortice chiuso a chiave sul Polo. È un assetto che, almeno sulla carta, rende l’inizio dell’inverno molto più interessante e potenzialmente freddo rispetto alla media degli ultimi anni, con la stratosfera che stavolta potrebbe giocare un ruolo vero già da subito, e non solo a stagione quasi finita.
 




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Messaggio Re: Tendenza Inverno 25/26

#17  gianpa Ieri alle 17:16

chiaro anche per me che sono totalmente inesperto.
Speriamo che la tua tesi tenga e ci regali un bel Natale coi fiocchi  
 



 
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Messaggio Re: Tendenza Inverno 25/26

#18  Frosty Ieri alle 17:21

Spettacolo.... grazie di tutto! É un piacere leggerti e spero che altri contribuiscano a questa stupenda discussione! Paolo ci sei.....
 



 
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Messaggio Re: Tendenza Inverno 25/26

#19  enniometeo Ieri alle 17:34

Complimenti!

Speriamo di divertirci a Dicembre
 




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Messaggio Re: Tendenza Inverno 25/26

#20  Caldonevone Ieri alle 18:29

Ti faccio i complimenti Frasnow, per la crescita che hai fatto a livello di nozioni e cultura in materia. Tra l'altro hai spiegato benissimo il tutto. Certo, parli di probabilità maggiori e sicuramente sarà così...unica cosa è che troppe volte negli anni ho visto tali indici e letto tali informazioni ma poi gli inverni hanno fatto pena su larga scala e non solo in Italia. Speriamo sto giro sia la volta buona, almeno per configurazioni invernali, contemplando sempre che il riscaldamento è un ingrediente ad oggi fisso.
 



 
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Messaggio Re: Tendenza Inverno 25/26

#21  Frasnow Ieri alle 21:17

Caldonevone ha scritto: [Visualizza Messaggio]
Ti faccio i complimenti Frasnow, per la crescita che hai fatto a livello di nozioni e cultura in materia. Tra l'altro hai spiegato benissimo il tutto. Certo, parli di probabilità maggiori e sicuramente sarà così...unica cosa è che troppe volte negli anni ho visto tali indici e letto tali informazioni ma poi gli inverni hanno fatto pena su larga scala e non solo in Italia. Speriamo sto giro sia la volta buona, almeno per configurazioni invernali, contemplando sempre che il riscaldamento è un ingrediente ad oggi fisso.

Grazie a tutti, troppo buoni.

Ti rispondo dicendoti che, troppo spesso, perdiamo di vista che quello che accade in stratosfera è quasi sempre diretta conseguenza di ciò che accade più in basso.
La porzione di stratosfera che sovrasta la zona artica, d'inverno, è quasi priva di irradiazione solare diretta, ma continua a perdere calore per irraggiamento infrarosso verso lo spazio, ed è questo sbilanciamento (poco che entra, tanto che esce) che porta al raffreddamento radiativo e al rafforzamento del VP in assenza di una eventuale forte attività d’onda proveniente dalla troposfera. Viene da sè, quindi, che la stratosfera è fisicamente “portata” a raffreddarsi e questo comportamento è ulteriormente accentuato dall’aumento dei gas serra e in particolare della CO2, che rende più efficiente la perdita di calore verso lo spazio e sposta il clima medio della strato su valori un po’ più freddi rispetto al passato.

Questo significa che, di base, la troposfera deve generare sollecitazioni maggiori (onde di Rossby) per cercare di invertire questo trend, cosa che negli ultimi anni le riesce sempre meno per una combinazione di fattori. Fasi di ENSO/QBO e pattern di SST/ghiaccio spesso favorevoli a un getto più teso e zonale, meno ondulato, e quindi con wave–driving verso il polo più debole. In più, un VP che parte già freddo e forte di suo fa da vero e proprio filtro visto che i venti molto intensi in strato rendono più difficile alle onde salire fino al cuore del vortice e mandarlo KO, per cui serve una botta d’onda molto più grossa rispetto a un vortice più debole.

Purtroppo gli inverni di oggi sono mediamente più caldi, asciutti e meno nevosi perché è cambiato il fondo scala del sistema. La troposfera e gli oceani si sono scaldati, la neve e il ghiaccio sono in media meno estesi/persistenti e i pattern di circolazione tendono più spesso a favorire HP e storm–track alte di latitudine. Il freddo vero può ancora arrivare, ma parte da masse d’aria meno gelide, ha meno serbatoi nevosi su cui appoggiarsi e deve riuscire a incastrarsi con una dinamica troposferica che, rispetto al passato, è meno generosa nel costruire saccature fredde e ciclogenesi sul Mediterraneo. Il risultato pratico è, meno giorni sottozero, meno neve a bassa quota e più fasi invernali vissute sotto anticicloni miti o pioggia con quota neve alta.

Detto questo, non è che se la stratosfera si fa i fatti suoi allora l’inverno è automaticamente morto. La troposfera resta il motore principale e può comunque organizzare blocchi, retrogressioni e irruzioni fredde anche senza il regalino di un SSW ben fatto. La strato, quando va in NAM fortemente positivo o negativo, non decide da sola se farà freddo o caldo, ma sposta le probabilità di fondo. Con VP forte è più facile avere AO/NAO positive e circolazioni più zonali, con VP disturbato aumentano le probabilità di scambi meridiani e blocchi alle alte latitudini. Poi, come sempre, dove andrà a posizionarsi il freddo concreto (USA, Asia, Europa, Mediterraneo) lo decide la troposfera, giorno per giorno.  
 




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