La nevicata di Natale 1986 sinceramente non la ricordo. Quello era un periodo troppo orrendo della mia vita, credo di aver correttamente rimosso ogni cosa.
Vivendo all'epoca ad Empoli, ho ciccato anche quella del 1996.
In compenso, ricordo benissimo l'inverno del 1985 e scusate se è poco.
Ma la nevicata più bella della mia vita non l'ho vissuta in Umbria.
Il 29 gennaio del 1998, dopo quattro mesi di scosse ininterrotte, io e mia moglie decidemmo di svagarci un pochettino: andammo a fare un week-end al Parco Nazionale d'Abruzzo.
Le carte (allora c'erano le mitiche MRF, per chi se le ricorda, e le NOGAPS plottate da NAVLANMETOCCEN) non erano delle migliori, una bella perturbazione atlantica era in arrivo, ma la voglia di andare era tanta e il peggioramento non interessava le ore del viaggio.
Per chi lo visita per la prima volta, il PNA ha un grande impatto. Figuratevi vederlo con già un pò di neve al suolo. Il cielo era limpido e sereno, il tempo di una breve escursione, una visita ai lupi del centro di recupero, ed a Civitella Alfedena la temperatura scese a picco: alle 7 il termometro dell'albergo segnava una micidiale -8°C!! Figuratevi la sorpresa nel trovare la camera... col riscaldamento spento. L'albergatore confuso si scusò, una pronta partenza della caldaia e la passione dei fidanzati...

... fecero il resto.
Per cena ci aspettava un magnifico piatto di spaghetti alla chitarra innaffiati da un Montepulciano che non ve dico. Ma nel bel mezzo della magnata, mi affaccio dalla finestra e vedo... vedo... una flottiglia di FAZZOLETTI alla finestra. Fiocchi enormi, 7-8 cm. di diametro, che scendono lenti, senza vento, sempre più fitti, nel silenzio totale. Mi commuovo e m'armetto a magnà.
Usciamo alle 21,30 che tutto è bianchissimo, a terra ci sono già almeno 10 cm. di neve. Passeggiamo per almeno mezz'ora nel silenzio di quel borgo magico, uno dei paesi più alti dell'Appennino, tutto di bianca pietra calcarea, senza dire neanche una parola. E quasi senza dire neanche una parola ce ne andiamo a dormire.
Ci svegliamo al mattino e fuori è tornato il sereno. In compenso, ci sono almeno 40 cm. di neve, che hanno sepolto anche l'auto. Ma lo zio Burjan ha le termiche e non teme nulla... non riesco a descrivere l'incanto, la meraviglia, la profondissima commozione che mi ispira quello spettacolo. Ce ne torniamo a casa con l'animo più grande, più forte, più sereno.
Non so se rivivremo sensazioni di questo genere, di quello che ci stiamo raccontando. Quelle vissute sono però un patrimonio che ci appartiene e che nessun effetto serra ci toglierà.