Ci sarebbe anche questo video che mostra una strana luce apparsa durante una replica del terremoto il 7 Aprile 2011.
Il video gira in rete ormai da qualche giorno e come era prevedibile, su questa luce sono state fatte tante di quelle strane ipotesi....
Lo posto solo per farvi capire di cosa stiamo parlando......
Ci sarebbe anche questo video che mostra una strana luce apparsa durante una replica del terremoto il 7 Aprile 2011.
Il video gira in rete ormai da qualche giorno e come era prevedibile, su questa luce sono state fatte tante di quelle strane ipotesi....
Lo posto solo per farvi capire di cosa stiamo parlando......
.....non potrebbe semplicemente essere stata causata da qualche guasto alla linea elettrica?
Ci sarebbe anche questo video che mostra una strana luce apparsa durante una replica del terremoto il 7 Aprile 2011.
Il video gira in rete ormai da qualche giorno e come era prevedibile, su questa luce sono state fatte tante di quelle strane ipotesi....
Lo posto solo per farvi capire di cosa stiamo parlando......
.....non potrebbe semplicemente essere stata causata da qualche guasto alla linea elettrica?
Credo proprio che sia questa la ragione
beh a quella distanza deve esser stato un guasto gigante per vedere una tale palla di luce...
Comunque anche io la credo come voi: in questo caso, come sempre quando succedono delle disgrazie, speculazioni di ogni genere si susseguono senza fine!
GIAPPONE: GOVERNO, FUKUSHIMA SARA' INABITABILE PER 20 ANNI
L'area di Fukushima, devastata dal terremoto e dallo Tsunami e altamente radioattiva, rimarra' inabitabile per vent'anni. L'oscura previsione e' di uno dei collaborati del premier Naoto Kan, Kenichi Matsumoto che, parlando alla stampa, ha spiegato che probabilmente non sara' possibile vivere nella regione 'per il momento'. 'Si potrebbe trattare - ha poi precisato - di un periodo tra i 10 e i 20 anni'. Una mia percezione, spiegato Matsumoto, 'ma che il primo ministro condivide con me' .
Dopo le migliaia di vittime causate dallo tsunami, e dopo il disastro di fukushima di cui ancora ne stiamo valutando le reali conseguenze......ecco che spuntano fuori altri problemi come quello della grande massa di rifiuti che è stata risucchiata nell'oceano e che avrà un pesante impatto non solo sull'ambiente ma anche sulla biologia marina........
“I detriti dello tsunami nell’oceano. Quelle storie del Giappone alla deriva”, di GIOVANNI SOLDINI
GIOVANNI SOLDINI* dal Corriere della Sera del 9 aprile 2011
Case, auto e ricordi: in 3 anni la massa arriverà sulle coste della California
Automobili, barche distrutte, intere case con tutti i mobili, migliaia di oggetti di plastica. E’ una gigantesca isola galleggiante quella che sta fluttuando nelle acque dell’Oceano Pacifico, al largo del Giappone. Dopo il terremoto, lo tsunami dell’ 11 marzo scorso ha travolto oltre duecentomila case finite in mare. La massa di relitti si sta lentamente muovendo seguendo le correnti, rendendo molto pericolosa la navigazione. Per gli esperti i primi resti dello tsunami come barche da pesca e tutto ciò che non assorbe acqua raggiungeranno la California entro un anno mentre gli oggetti domestici navigheranno per tre anni prima di spiaggiarsi. È un disastro ambientale di dimensioni epocali, senza precedenti, senza misure di intervento possibili. Il problema non è solo di chi rischia la vita navigando in quelle acque (pescherecci, navi mercantili, barche da diporto) dato che è pressoché impossibile evitare ostacoli semi sommersi (gli americani stanno addirittura pensando di riscrivere le rotte delle loro navi nel nord del Pacifico). In gioco è l’ecosistema di tutto un oceano. Trasformato in spazzatura da milioni di piccoli frammenti di plastica. Alcuni finiranno sulla coste della California, altri verranno risucchiati dalla Great Pacific Garbage Patch, l’ «isola di plastica» o anche Il primo pensiero che ti viene è che dietro quel tetto, quel pezzo di casa, quell’automobile, c’era una famiglia, un uomo, una storia. Ma subito dopo penso a un’altra cosa, che è ancora più grave, perché riguarda il futuro, riguarda la vita che sarà ancora messa in pericolo. Le migliaia di detriti dello tsunami che ha colpito le coste giapponesi l’ 11 marzo scorso fluttueranno verso la California, l’Oregon, l’Alaska, le Hawaii prima di tornare indietro impiegando sei anni, cambieranno consistenza, forma e saranno scambiate per cibo dai pesci e dagli «isola della spazzatura» . È uno sterminato concentrato di rifiuti che ha cominciato a formarsi negli Anni Cinquanta, ha raggiunto lo spessore di un metro e si stima occupi il 3 per cento della superficie del Pacifico. Non l’ho mai vista. Ma mi fa impressione l’idea di questo buco nero che per via delle correnti catalizza gran parte della plastica galleggiante che c’è nel mare. E la plastica non è un problema da poco. Quasi tutti i pesci, i cetacei e gli uccelli trovati morti sulle spiagge di tutto il mondo hanno la pancia piena di pezzi di plastica. Che scambiano per calamari o altri cibi per loro appetitosi. È successo anche in Italia nel dicembre del 2009, quando un gruppo di capodogli si spiaggiò sulle coste della Puglia e l’autopsia dimostrò che la causa della morte era l’ingente quantità di plastica che era stata mangiata. Ma le acque dell’Oceano Pacifico non trasportano solo detriti. Nel mare di fronte a Fukushima si registrano livelli altissimi di radioattività a causa dell’acqua scaricata dalla centrale. Una catastrofe per il Giappone e per tutti i paesi vicini. Le correnti non hanno confini e porteranno le acque radioattive chissà dove. di fronte a una tragedia di simili dimensioni mi viene da pensare che una possibile strada da percorrere c’è. Non è sufficiente metterci una toppa. Bisogna rendersi conto che i costi ambientali non possono più essere lasciati fuori dal conto economico. È solo facendo i conti fino in fondo che apparirà chiaro che l’unica via possibile da perseguire per il futuro del pianeta e dell’umanità è quella delle energie rinnovabili, dei materiali biodegradabili e dello sviluppo sostenibile. *velista
I detriti dello tsunami giapponese arriveranno in America?
L'oceanografo Curt Ebbesmeyer ritiene di sì.
Ebbesmeyer ha seguito negli anni le tracce di scarpe da ginnastica, mazze da hockey e altri oggetti caduti da navi container in viaggio nei mari giapponesi, e ritiene che le correnti oceaniche riusciranno nel giro di un anno a portare fino alle spiagge americane i detriti generati dall'onda di maremoto.
Ovviamente la preoccupazione maggiore è che questi rottami possano risultare radioattivi, a causa dell'incidente di Fukushima. A questo proposito James Hevezi, capo dell' American College of Radiology Commission on Medical Physics, afferma che la possibilità c'è, ma che probabilmente i livelli di radioattività, dopo tanto tempo trascorso in mare, sarebbero molto bassi.
Le correnti che trasporterebbero fino in america i detriti giapponesi sono le stesse che danno origine al cosiddetto "vortice del pacifico", un curioso fenomeno per cui migliaia di tonnellate di minuscoli detriti di plastica provenienti da tutto il mondo restano perennemente intrappolati in un'area del pacifico senza poterne più uscire. L'area in cui si trovano imprigionati questi detriti è larga migliaia di km e spessa 30 metri. Essendo composta da particelle minutissime create dall'effetto delle onde e delle intemperie sugli oggetti di plastica, questa enorme isola di immondizia è entrata nella catena alimentare, in quanto le particelle sono abbastanza piccole da essere ingerite dai pesci, che le scambiano per cibo.
C'e' da chiedersi quali potrebbero essere le conseguenze se materiale radioattivo raggiungesse questa zona.
Qualche aggiornamento tanto per ricordare che la situazione resta drammaticamente critica:
"The concentration levels of radioactive iodine and cesium in groundwater near the troubled Nos. 1 and 2 reactors at the Fukushima Daiichi nuclear power plant have increased up to several dozen times in one week, suggesting that toxic water has seeped from nearby reactor turbine buildings or elsewhere, Tokyo Electric Power Co. said Thursday." - Kyodo News, 15-04-2011
E questa, sempre sotto tono:
"Minute amounts of radioactive strontium have been detected in soil and plants in Fukushima Prefecture beyond the 30-kilometer zone around the crippled Fukushima Daiichi Nuclear Power Station, the science ministry said Tuesday.
It is the first time that radioactive strontium has been detected since the Fukushima plant began leaking radioactive substances after it was severely damaged by the March 11 earthquake and tsunami. Probabilmente perché è la prima volta che lo cercano ...
There is no safety limit set by the government for exposure to strontium, but the amount found so far is extremely low and does not pose a threat to human health, the Education, Culture, Sports, Science and Technology said. Il limite di sicurezza dello stronzio è zero, poiché non sono noti i suoi effetti sulla salute. E di conseguenza si SUPPONE che non ci siano rischi per la stessa. Io ne prenderei uno e gli farei ingoiare una sostanza inventata da me, dicendogli "guarda, gli effetti sulla salute non sono stati controllati, ma io SUPPONGO che non ti faccia male!"
Experts, however, expressed concern that the accumulation of strontium could have adverse health effects. When strontium enters the human body, it tends to accumulate in bones and is believed to cause bone cancer and leukemia."
Io aspetto ancora con ansia i risultati dei rilievi del terreno nella famosa zona dei 20 + 10 km di raggio, ma non dello iodio 131 del quale sempre si parla, con un tempo di dimezzamento di 8 gg, ma del cesio 137, che si sta continuamente accumulando, con un tempo di dimezzamento di 30 anni.
Prima o poi dovranno smetterla di nascondere la polvere sotto il tappeto ...
GIAPPONE: GOVERNO, FUKUSHIMA SARA' INABITABILE PER 20 ANNI
L'area di Fukushima, devastata dal terremoto e dallo Tsunami e altamente radioattiva, rimarra' inabitabile per vent'anni. L'oscura previsione e' di uno dei collaborati del premier Naoto Kan, Kenichi Matsumoto che, parlando alla stampa, ha spiegato che probabilmente non sara' possibile vivere nella regione 'per il momento'. 'Si potrebbe trattare - ha poi precisato - di un periodo tra i 10 e i 20 anni'. Una mia percezione, spiegato Matsumoto, 'ma che il primo ministro condivide con me' .
20 anni? ma sarà una zona che rimarrà riadioattiva molto piu tempo secondo me.. e chi ci verrebbe ad abitare poi dopo un disastro del genere?
"I nonni avevano avvisato. Ma noi, nella nostra infinita presunzione, siamo convinti che la superiore tecnologia renda inutili i loro sciocchi insegnamenti.
Quella che vedete qui sotto è una stele di pietra incisa. Ce ne sono altre centinaia sulle colline di tutto il Giappone, e risalgono a secoli fa. Riesco ad immaginare la fatica di quegli uomini, che hanno scavato, scolpito, eretto tutti questi cippi, impegnati a rendere un servizio a remoti pronipoti che avrebbero seguito con diligenza i loro saggi consigli. La scritta recita:
Le abitazioni in alto sono pace ed armonia per i nostri discendenti. Ricordate la calamità dei grandi tsunami. Non costruite nessuna casa al di sotto di questo punto.
Chissà cosa direbbe il nonno se sapesse che siamo andati a costruirci le centrali nucleari. Due ceffoni, e in ginocchio sui ceci."
Giappone: la liquefazione del suolo dopo il terremoto
Oltre allo tsunami, il terremoto dell ’11 marzo in Giappone ha causato, in alcune città, un pericoloso fenomeno geologico, scrive Cécile Dumas sul francese Sciences et Avenir: la liquefazione del suolo. Come mostrano questi video, in alcuni casi durante il terremoto i marciapiedi sembrava scivolassero come se fossero stati poggiati su un fluido, mentre tra i ciottoli e dalle crepe dell’asfalto iniziava improvvisamente a sgorgare acqua fangosa. Seppur sorprendente il fenomeno non è sconosciuto ai geologi e ai sismologi. Quando un terremoto così violento, come quello che ha colpito il Giappone poco più di un mese fa, investe un terreno sabbioso e saturo d’acqua si allentano i legami tra le particelle del terreno, mentre sale la pressione dell’acqua. Prima che il terreno si ricompatti l’acqua invade gli interstizi e si forma così il fango.
L’eccezionalità di quanto sta accadendo in Giappone è data dalla vastità del fenomeno. Non si era mai verificato prima in queste proporzioni. Secondo il quotidiano giapponese Yomiuri Shimbun la città di Urayasu, nella prefettura di Chiba, al confine con la metropoli di Tokyo, è stata la più colpita dalla liquefazione del suolo. L’85% dei terreni si sono liquefatti. Il pericolo maggiore è evidentemente per gli edifici che rischiano di sprofondare ma aumenta anche il rischio di frane. Secondo gli esperti interpellati dal quotidiano Yomiuri Shimbun, la liquefazione del suolo non aveva mai interessato un’area così vasta. Il fenomeno si sta verificando in diverse città della baia di Tokyo. Anche un team di ricercatori americani dell’Università dell’Oregon (OSU), che ha condotto una prima valutazione sul campo, è stato sorpreso dalla grandezza e la gravità del fenomeno nel terremoto Honshu
I video riportati da Riccardo riguardano il fenomeno della liquefazione dei terreni sabbiosi.
Normalmente un terreno argilloso/sabbioso trattiene molta acqua, ma sottoposto a variazioni di pressione/oscillazioni di un certo tipo l'acqua non viene più trattenuta e fuoriesce improvvisamente.
La stessa cosa la si può sperimentare in diverse esperienze:
Tokyo, 18-05-2011
I tecnici della centrale nucleare disastrata di Fukushima sono entrati oggi nell'edificio del reattore n.2 per la prima volta dal 15 marzo, quando si verificò all'interno dell'unita' una violenta esplosione dovuta all'idrogeno.
Nel reattore 2
Gli uomini della Tepco, in tutto quattro, hanno avuto la possibilità di ispezionare i locali interni per analizzarne le condizioni ambientali, in vista delle operazioni
manuali di ripristino del sistema di raffreddamento stabile. I tecnici, secondo quanto riferito dal gestore dell'impianto, sono rimasti nella struttura per circa 15 minuti riportando una esposizione alle radiazioni tra 3,33 e 4,72 millisievert.
La situazione nell'edificio che ospita il reattore n.2 si ritiene essere ancora piu' proibitiva per il personale rispetto all'unita' n.1. Le rilevazioni effettuate il mese scorso da un robot mandato in perlustrazione, infatti, hanno confermato non solo alti livelli di radiazioni ma anche un elevato tasso di umidita', intorno al 90%, a causa del vapore che proviene dalla vasca con il combustibile nucleare spento.
Fusione
La Tepco nei prossimi giorni procederà con le analisi delle apparecchiature per capire quale sia il reale stato attuale del reattore n.2, che come l'unita' n.1 si teme possa aver subito la fusione del nocciolo e il danneggiamento del contenitore di
pressione.
I diari di Fukushima
L'analisi delle oltre 2000 pagine di documenti sul disastro della centrale, rilasciati l'altro ieri dalla Tepco, consente intanto al Wall Street Journal di affermare che a Fukushima le prime 24 ore sopo il terremoto portarono ad una catastrofe molto più grave di quanto ipotizzato precedentemente.
Con le batterie auto
Gli ingegneri Tepco la sera dell'11 marzo, passato lo tsunami, furono costretti a rastrellare torce dalle più vicine all'impianto. Hanno preso perfino batterie d'auto, lasciate lì da maremoto, nel disperato tentativo di far ripartire i sistemi di sicurezza dei reattori che non funzionavano correttamente. Ma a peggiorare la situazione furono anche errori umani.
Ingannati da un paio di spie accese
Le bocchette in rilievo su un reattore pericolosamente surriscaldato finirono fuori uso, costringendo i tecnici ad aprire le valvole a mano. L'operazione peraltro avvenne troppo tardi, perché in un primo momento i tecnici non avevano capito che le batterie di emergenza della centrale praticamente non funzionavano più: la loro scarsa risposta diede agli ingegneri la falsa impressione di aver più tempo per fare le riparazioni. Come risultato, il combustibile nucleare iniziò a fondersi ore prima di quanto precedentemente ipotizzato.
Chiusura inopportuna
Prima dell'arrivo dell'onda dello tsunami, i tecnici di un reattore chiusero le valvole del sistema di raffreddamento, probabilmente contribuendo alla rapida fusione del combustibile nucleare, dicono gli esperti sulla base dell'esame dei documenti Tepco
Al buio
Il governo giapponese faticò a organizzare una risopsta all'emergenza. Non solo sono ci furono funzionari che si lasciarono andare a valutazioni eccessivamente ottimistiche, ma lo stesso ufficio dell'unità di crisi era senza elettricità e telefoni efficienti.
Insicuri
Il New York Times, intanto, riaccende i dubbi sulla siurezza degli impianti americani più vetusti: avrebbero gli stessi sfiati di emergenza per prevenire esplosioni di idrogeno della centrale di Fukushima Daiichi.
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