#1 burjan Lun 08 Gen, 2007 21:11
apparsi sul sito de l'Unità, a firma dell'editorialista scientifico Piero Greco.
Importante sapere che la Commissione Europea non si è azzardata a fare previsioni in proprio, ma ha semplicemente delineato gli scenari socio-economici conseguenti al Global Change così come delineato da vari organismi scientifici.
***
Da 37mila a 87mila morti in più ogni anno in Europa. E, inoltre, sulle sponde del Mediterraneo: erosione delle coste, maggiore siccità, ridotta fertilità del suolo, aumento degli incendi e della frequenza delle «onde di calore». Con danni devastanti per l'agricoltura, la pesca e il turismo. Con costi economici di decine di miliardi di euro l'anno. E con decine di milioni di vacanzieri che, intorno al 2100, sciameranno verso le tiepide coste scandinave per sfuggire alle torride estati di quel deserto cui ormai sono ridotti Capri e Maiorca, la penisola iberica e il Mezzogiorno d'Italia, insieme alla Grecia e alla costellazione delle sue isole una volta magnifiche. Hanno scosso l'opinione pubblica i pochi tratti del rapporto «Peseta» sugli effetti dei cambiamenti del clima globale anticipati dal «Financial Times» di Londra. Poiché «Peseta» è un programma di ricerca che risale alla Commissione Europea, è lecita la domanda che ci siamo fatti tutti: ma, allora, è questo il futuro che ci attende? Diciamo subito che il rapporto «Peseta» è un’analisi di tipo socio-economico. Non un rapporto scientifico sui cambiamenti del clima, dunque. Ma una proiezione da parte di economisti e scienziati sociali (italiani della Fondazione Enrico Mattei, tedeschi dell’università di Amburgo e inglesi dell'università di Southampton) su cosa potrebbe succedere se la temperatura media del pianeta dovesse continuare a salire da oggi al 2100. Gli scenari presi in esame dal rapporto sono due: uno relativo a un aumento di 2 gradi della temperatura media planetaria e l'altro relativo a un aumento di 3 gradi. I calcoli degli effetti sociali ed economici di questi due possibili scenari climatici sono diversi: molto seri nel primo caso, devastanti nel secondo.
Il rapporto, anticipato dal giornale inglese, non è ancora disponibile. Cosicché, in mancanza di dati più precisi e in attesa della pubblicazione integrale, è difficile dire se sia fondato. Certo è che l'esercizio di previsione socio-economica sulla scala dei decenni è impresa difficile, perchè le variabili in gioco sono moltissime, non tutte conosciute, sviluppano i loro effetti in maniera non lineare e alcune dipendono dalle nostre stesse azioni: quanto faremo per prevenire i cambiamenti climatici, quanto faremo per adattarci. Azioni che a loro volta dipendono dal credito che diamo a rapporti tipo «Peseta». Ma, al netto di questi (enormi) fattori di retro-azioni e di imprecisioni, va detto anche che i presupposti scientifici su cui si basa il rapporto «Peseta» non sono affatto campati in aria. Davvero corriamo il rischio che la temperatura media da qui al 2100 aumenti di alcuni gradi. Davvero corriamo il rischio che il livello dei mari aumenti di diverse decine di centimetri.
Chi ha valutato questi rischi? La comunità scientifica internazionale, con una crescente uniformità di giudizio. Da cosa derivano? Non solo è non tanto da cause naturali, ma anche e soprattutto da cause antropiche. Quasi tutti gli scienziati esperti ne sono convinti: la temperatura media del pianeta aumenta anche perché noi sversiamo nell'atmosfera troppi gas serra. E se continueremo a farlo con i ritmi attuali, è possibile che la temperatura aumenti effettivamente da 2 a 6 gradi entro il 2100. Non ci sono solo le proiezioni al computer. L'aumento della temperatura media del pianeta è già in atto. Nell'ultimo secolo è aumentata di oltre mezzo grado. E con essa è aumentato, un po', il livello dei mari ed è aumentata la frequenza dei fenomeni meteorologici estremi (come tempeste e onde di calore). Certo, non sempre ce ne accorgiamo. Sia perché l'aumento di questi fenomeni non è né continuo, né lineare, né diffuso in maniera omogenea nel mondo. Sia perché ci sono altri effetti che lo mascherano. Il fenomeno di El Nino, che in questo momento interessa il Pacifico, provoca di per sé un momentaneo aumento della temperatura, soprattutto in Asia e in America, che si sovrappone a quello del cambiamento climatico globale. Ma la stessa frequenza e intensità di El Nino è correlata al cambiamento globale del clima. A riprova della complessità del sistema di cui parliamo. E del fatto che anche gli effetti dei cambiamenti per così dire strutturali del clima non sono né lineari né progressivi. Tuttavia è lecito attendersi, sulla base delle conoscenze acquisite, che nei prossimi decenni l'aumento della temperatura continuerà, sarà accompagnato da un aumento del livello dei mari e anche - come sostiene un recente rapporto scientifico, «Going to the extremes», elaborato dagli esperti americani del National Center for Atmospheric Research e finanziato dal governo degli Stati Uniti, attraverso la National Science Foundation, il Department of Energy e l'Environmental Protection Agency - da un aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi, come tempeste (soprattutto negli Usa) e onde di calore. Il cambiamento globale comporterà, ovviamente, anche il mutamento dei climi locali. Il Mediterraneo andrà incontro a una sorta di tropicalizzazione. Il Nord Europa a una sorta di mediterranizzazione. La Siberia diventerà coltivabile. Quali le conseguenze sociali ed economiche? Qui l'incertezza aumenta ancora. Non c'è dubbio che saranno i paesi poveri a pagare il conto più salato. Il Bangladesh rischierà di essere sommerso per larga parte dal mare. L'Africa vedrà avanzare ancora i deserti. Molti demografi prevedono già nei prossimi anni un aumento delle migrazioni: nel 2050 i «rifugiati per cause ambientali» saliranno dagli attuali 25 milioni a 50 milioni. È per tutto questo che molti studiosi e persino i servizi segreti americani considerano i cambiamenti del clima la minaccia più grave che in questo secolo incombe sull'umanità. Ora gli esperti europei, con il loro rapporto «Peseta», sostengono che anche il nostro continente - e in particolare l'Italia, insieme alla Spagna e alla Grecia - subiranno danni sociali ed economici insostenibili. È possibile, anche se non è certo.
E, in ogni caso, non è scontato. Quegli scenari previsti da «Peseta» infatti possono essere modificati. Devono essere falsificati. Avviando per tempo azioni di adattamento. Ma soprattutto investendo sulla prevenzione: andare subito «oltre Kyoto» e abbattere al più presto le emissioni antropiche di gas serra. Un euro investito oggi, può far risparmiare molti euro e molti disagi ai nostri figli. E molte vite all'intera umanità.
____________ Il dono della previsione è far comprendere quanto sia perfettamente inutile dare una risposta alle domande sbagliate (Ursula Le Guin)
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#2 marvel Mar 09 Gen, 2007 01:35
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Importante sapere che la Commissione Europea non si è azzardata a fare previsioni in proprio, ma ha semplicemente delineato gli scenari socio-economici conseguenti al Global Change così come delineato da vari organismi scientifici.
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Da 37mila a 87mila morti in più ogni anno in Europa. E, inoltre, sulle sponde del Mediterraneo: erosione delle coste, maggiore siccità, ridotta fertilità del suolo, aumento degli incendi e della frequenza delle «onde di calore». Con danni devastanti per l'agricoltura, la pesca e il turismo. Con costi economici di decine di miliardi di euro l'anno. E con decine di milioni di vacanzieri che, intorno al 2100, sciameranno verso le tiepide coste scandinave per sfuggire alle torride estati di quel deserto cui ormai sono ridotti Capri e Maiorca, la penisola iberica e il Mezzogiorno d'Italia, insieme alla Grecia e alla costellazione delle sue isole una volta magnifiche. Hanno scosso l'opinione pubblica i pochi tratti del rapporto «Peseta» sugli effetti dei cambiamenti del clima globale anticipati dal «Financial Times» di Londra. Poiché «Peseta» è un programma di ricerca che risale alla Commissione Europea, è lecita la domanda che ci siamo fatti tutti: ma, allora, è questo il futuro che ci attende? Diciamo subito che il rapporto «Peseta» è un'analisi di tipo socio-economico. Non un rapporto scientifico sui cambiamenti del clima, dunque. Ma una proiezione da parte di economisti e scienziati sociali (italiani della Fondazione Enrico Mattei, tedeschi dell'università di Amburgo e inglesi dell'università di Southampton) su cosa potrebbe succedere se la temperatura media del pianeta dovesse continuare a salire da oggi al 2100. Gli scenari presi in esame dal rapporto sono due: uno relativo a un aumento di 2 gradi della temperatura media planetaria e l'altro relativo a un aumento di 3 gradi. I calcoli degli effetti sociali ed economici di questi due possibili scenari climatici sono diversi: molto seri nel primo caso, devastanti nel secondo.
Il rapporto, anticipato dal giornale inglese, non è ancora disponibile. Cosicché, in mancanza di dati più precisi e in attesa della pubblicazione integrale, è difficile dire se sia fondato. Certo è che l'esercizio di previsione socio-economica sulla scala dei decenni è impresa difficile, perchè le variabili in gioco sono moltissime, non tutte conosciute, sviluppano i loro effetti in maniera non lineare e alcune dipendono dalle nostre stesse azioni: quanto faremo per prevenire i cambiamenti climatici, quanto faremo per adattarci. Azioni che a loro volta dipendono dal credito che diamo a rapporti tipo «Peseta». Ma, al netto di questi (enormi) fattori di retro-azioni e di imprecisioni, va detto anche che i presupposti scientifici su cui si basa il rapporto «Peseta» non sono affatto campati in aria. Davvero corriamo il rischio che la temperatura media da qui al 2100 aumenti di alcuni gradi. Davvero corriamo il rischio che il livello dei mari aumenti di diverse decine di centimetri.
Chi ha valutato questi rischi? La comunità scientifica internazionale, con una crescente uniformità di giudizio. Da cosa derivano? Non solo è non tanto da cause naturali, ma anche e soprattutto da cause antropiche. Quasi tutti gli scienziati esperti ne sono convinti: la temperatura media del pianeta aumenta anche perché noi sversiamo nell'atmosfera troppi gas serra. E se continueremo a farlo con i ritmi attuali, è possibile che la temperatura aumenti effettivamente da 2 a 6 gradi entro il 2100. Non ci sono solo le proiezioni al computer. L'aumento della temperatura media del pianeta è già in atto. Nell'ultimo secolo è aumentata di oltre mezzo grado. E con essa è aumentato, un po', il livello dei mari ed è aumentata la frequenza dei fenomeni meteorologici estremi (come tempeste e onde di calore). Certo, non sempre ce ne accorgiamo. Sia perché l'aumento di questi fenomeni non è né continuo, né lineare, né diffuso in maniera omogenea nel mondo. Sia perché ci sono altri effetti che lo mascherano. Il fenomeno di El Nino, che in questo momento interessa il Pacifico, provoca di per sé un momentaneo aumento della temperatura, soprattutto in Asia e in America, che si sovrappone a quello del cambiamento climatico globale. Ma la stessa frequenza e intensità di El Nino è correlata al cambiamento globale del clima. A riprova della complessità del sistema di cui parliamo. E del fatto che anche gli effetti dei cambiamenti per così dire strutturali del clima non sono né lineari né progressivi. Tuttavia è lecito attendersi, sulla base delle conoscenze acquisite, che nei prossimi decenni l'aumento della temperatura continuerà, sarà accompagnato da un aumento del livello dei mari e anche - come sostiene un recente rapporto scientifico, «Going to the extremes», elaborato dagli esperti americani del National Center for Atmospheric Research e finanziato dal governo degli Stati Uniti, attraverso la National Science Foundation, il Department of Energy e l'Environmental Protection Agency - da un aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi, come tempeste (soprattutto negli Usa) e onde di calore. Il cambiamento globale comporterà, ovviamente, anche il mutamento dei climi locali. Il Mediterraneo andrà incontro a una sorta di tropicalizzazione. Il Nord Europa a una sorta di mediterranizzazione. La Siberia diventerà coltivabile. Quali le conseguenze sociali ed economiche? Qui l'incertezza aumenta ancora. Non c'è dubbio che saranno i paesi poveri a pagare il conto più salato. Il Bangladesh rischierà di essere sommerso per larga parte dal mare. L'Africa vedrà avanzare ancora i deserti. Molti demografi prevedono già nei prossimi anni un aumento delle migrazioni: nel 2050 i «rifugiati per cause ambientali» saliranno dagli attuali 25 milioni a 50 milioni. È per tutto questo che molti studiosi e persino i servizi segreti americani considerano i cambiamenti del clima la minaccia più grave che in questo secolo incombe sull'umanità. Ora gli esperti europei, con il loro rapporto «Peseta», sostengono che anche il nostro continente - e in particolare l'Italia, insieme alla Spagna e alla Grecia - subiranno danni sociali ed economici insostenibili. È possibile, anche se non è certo.
E, in ogni caso, non è scontato. Quegli scenari previsti da «Peseta» infatti possono essere modificati. Devono essere falsificati. Avviando per tempo azioni di adattamento. Ma soprattutto investendo sulla prevenzione: andare subito «oltre Kyoto» e abbattere al più presto le emissioni antropiche di gas serra. Un euro investito oggi, può far risparmiare molti euro e molti disagi ai nostri figli. E molte vite all'intera umanità.
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Cercavo un articolo da cui cercare di capirci di più.
Ti dico subito che mi ha convinto ancora di più sul fatto che si tratti di una strumentalizzazione di ricerche scientifiche e soprattutto di proiezioni fatte da alcuni studiosi in base alle tendenze "rilevate ora" e sui possibili sviluppi, nè più e nè meno di quanto fece il governo americano l'anno scorso, o due anni fa, il famoso rapporto sul clima in cui si ipotizava il blocco della Corrente del Golfo.
Di rapporti di questo tipo gli USA ne sfornano innumerevoli ogni anno, da quelli sulle possibili collisioni con asteroidi, a quelle di ipotetici attacchi nucleari da parte di paesi ostili o gruppi terroristici... fino ad ipotizzare epidemie misteriose o crolli della borsa...ecc. (si pensa che sia stato elaborato, qualche decina di anni fa, anche un piano in caso di invasione extraterrestre)
Tutti gli studi fatti da queste "autorevoli" commissioni dicono di essere basati su studi e ricerche scientifiche, e vengono pubblicati sui più importanti giornali nazionali e mondiali!
Mi chiedo: ne sentivamo proprio il bisogno? Era davvero necessario che anche l'Europa iniziasse a rendersi ridicola con queste proiezioni da futurologi, come da anni ed anni fanno in America?
Le uniche frasi che reputo sensate sono queste...solo le parole in neretto, però:
"Il rapporto, anticipato dal giornale inglese, non è ancora disponibile. Cosicché, in mancanza di dati più precisi e in attesa della pubblicazione integrale, è difficile dire se sia fondato. Certo è che l'esercizio di previsione socio-economica sulla scala dei decenni è impresa difficile, perchè le variabili in gioco sono moltissime, non tutte conosciute, sviluppano i loro effetti in maniera non lineare e alcune dipendono dalle nostre stesse azioni: quanto faremo per prevenire i cambiamenti climatici, quanto faremo per adattarci. "
"Poiché «Peseta» è un programma di ricerca che risale alla Commissione Europea, è lecita la domanda che ci siamo fatti tutti: ma, allora, è questo il futuro che ci attende? Diciamo subito che il rapporto «Peseta» è un'analisi di tipo socio-economico. Non un rapporto scientifico sui cambiamenti del clima, dunque. Ma una proiezione da parte di economisti e scienziati sociali (italiani della Fondazione Enrico Mattei, tedeschi dell'università di Amburgo e inglesi dell'università di Southampton) su cosa potrebbe succedere se la temperatura media del pianeta dovesse continuare a salire da oggi al 2100. Gli scenari presi in esame dal rapporto sono due: uno relativo a un aumento di 2 gradi della temperatura media planetaria e l'altro relativo a un aumento di 3 gradi. I calcoli degli effetti sociali ed economici di questi due possibili scenari climatici sono diversi: molto seri nel primo caso, devastanti nel secondo. "
Del resto non riesco quasi a salvare nulla!
Non volevano certo spaventare con le loro ipotetiche proiezioni, nooooooooooooooo...., vero?
E soprattutto i giornalisti, che su queste cose ci sguazzano, come fanno anche in modo scandaloso su molte altre cose!
Cominciamo col drammatico
" Da 37mila a 87mila morti in più ogni anno in Europa. E, inoltre, sulle sponde del Mediterraneo: erosione delle coste, maggiore siccità, ridotta fertilità del suolo, aumento degli incendi e della frequenza delle «onde di calore». Con danni devastanti per l'agricoltura, la pesca e il turismo. Con costi economici di decine di miliardi di euro l'anno. "
Qui si rscade decisamente nel ridicolo
E con decine di milioni di vacanzieri che, intorno al 2100, sciameranno verso le tiepide coste scandinave per sfuggire alle torride estati di quel deserto cui ormai sono ridotti Capri e Maiorca, la penisola iberica e il Mezzogiorno d'Italia, insieme alla Grecia e alla costellazione delle sue isole una volta magnifiche.
"Hanno scosso l'opinione pubblica i pochi tratti del rapporto «Peseta» sugli effetti dei cambiamenti del clima globale anticipati dal «Financial Times» di Londra. "
Perchè non era forse questo lo scopo?
E qui c'è la parte più falsa e menzogniera
"Chi ha valutato questi rischi? La comunità scientifica internazionale, con una crescente uniformità di giudizio."
Questa storia della comunità scientifica è esasperante e strumentalizzata... non esiste l'approvazione della comunità scientifica... le teorie e le ricerche non sono buone o cattive se lamaggior parte di chi le legge le considera giuste... sono le prove a contare .. ricordiamoci che la comunità scientifica internazionale ha dimostrato per anni una grande approvazione per la teoria dell'Hockey Stick, che dopo aver condizionato le politiche ambientali ed anche economiche mondiali...si è rilevata una AUTOREVOLE BUFALA Colpevolissimo un AUTOREVOLE ENTE l'IPCC!
E questa ?
"Da cosa derivano? Non solo è non tanto da cause naturali, ma anche e soprattutto da cause antropiche. Quasi tutti gli scienziati esperti ne sono convinti: la temperatura media del pianeta aumenta anche perché noi sversiamo nell'atmosfera troppi gas serra. E se continueremo a farlo con i ritmi attuali, è possibile che la temperatura aumenti effettivamente da 2 a 6 gradi entro il 2100."
Non ci sono solo le proiezioni al computer. L'aumento della temperatura media del pianeta è già in atto. Nell'ultimo secolo è aumentata di oltre mezzo grado. E con essa è aumentato, un po', il livello dei mari ed è aumentata la frequenza dei fenomeni meteorologici estremi (come tempeste e onde di calore). Certo, non sempre ce ne accorgiamo. Sia perché l'aumento di questi fenomeni non è né continuo, né lineare, né diffuso in maniera omogenea nel mondo. Sia perché ci sono altri effetti che lo mascherano.
IL tutto, poi, è velato da un alone di mistero... chissà?... però gli effetti li danno "per certi"... drammatici come non mai...
Aumenti dai 2 ai 6 gradi... come avevano previsto aumenti di diversi gradi per il 2000? o l'aumento del livello del mare di oltre 30 cm, sempre per il 2000...?
E poi un aumento di oltre mezzo grado (sarà quello del Collegio Romano? No quello era 1°C... Da periferia a centro di un isola di calore in 140 anni con solo 1 °C di aumento... io lo definirei un miracolo un aumento di solo 1 grado!) Ma poi, ci siamo dimenticati che nel 1800 stavamo ancora uscendo dalla PEG?
E se io andassi a dire in giro che le temperature prima della PEG molto probablmente erano simili, se non superiori, a quelle attuali?
E se "rivelassi" che qualche migliaio di anni fa, sempre dopo l'ultima era glaciale, in Italia c'erano zebr e leoni, e persino ippopotami... qualcuno andrebbe ancora in giro a dire certe baggianate sul clima impazzito? Del tipo:
"Il Mediterraneo andrà incontro a una sorta di tropicalizzazione. Il Nord Europa a una sorta di mediterranizzazione. La Siberia diventerà coltivabile."
Ed infine il meglio:
"Quali le conseguenze sociali ed economiche? Qui l'incertezza aumenta ancora. Non c'è dubbio che saranno i paesi poveri a pagare il conto più salato. Il Bangladesh rischierà di essere sommerso per larga parte dal mare. L'Africa vedrà avanzare ancora i deserti. Ma scusate, se il mediterraneo si tropicalizza... non è che il Sahara tenderà a diventare più umido? Come avvenne tra 8000 e 5000 anni fa quando, appunto, anche l'Italia aveva un clima più umido e temperato? Molti demografi prevedono già nei prossimi anni un aumento delle migrazioni: nel 2050 i «rifugiati per cause ambientali» saliranno dagli attuali 25 milioni a 50 milioni. Dramma sul dramma... i giornalisti si scatenano...È per tutto questo che molti studiosi e persino i servizi segreti americani considerano i cambiamenti del clima la minaccia più grave che in questo secolo incombe sull'umanità. Eccoli! Mi sembrava stano... probabilmente gli europei non sono voluti essere da meno! Ora gli esperti europei, con il loro rapporto «Peseta», sostengono che anche il nostro continente - e in particolare l'Italia, insieme alla Spagna e alla Grecia - subiranno danni sociali ed economici insostenibili.
Ed ora, opo tutto il catastrofismo, il dramma e, diciamolo, il terrorismo che potevano... la frase per liberarsi la coscienza di tante menzogne e fantasie da puro romanziere futurista:
È possibile, anche se non è certo.
NON E' CERTO, strano.. sembrava così AUTOREVOLE la dichiarazione...Bello sforzo... ma dove stanno le % che possa avvenire... è possibile significa tutto o niente.
Ma poi che gli è successo adesso? Che cos'è questa frase, questa manifestazione di insicurezza? Si sono dimenticati che c'era il consenso diffuso della maggior parte della comunità scientifica???
E, in ogni caso, non è scontato. Quegli scenari previsti da «Peseta» infatti possono essere modificati. Devono essere falsificati. Avviando per tempo azioni di adattamento. Ma soprattutto investendo sulla prevenzione: andare subito «oltre Kyoto» e abbattere al più presto le emissioni antropiche di gas serra. Un euro investito oggi, può far risparmiare molti euro e molti disagi ai nostri figli. E molte vite all'intera umanità.
OK, OK, gli intenti sono buoni... ma ripeto che mentire, drammatizzare, se non addiritura terrorizzare, dare cose per certe (per poi, se si ha spazio e tempo, ammettere che le cose non sono poi proprio come sono state riferite...) insomma, io non approvo questo metodo.
Sarò un idealista, ma credo nella verità e nella sua potenza, se si comincia col mentire, se si falsifica e si corrompe il metodo scientifico, si fa un grande danno e alla fine la gente nemmeno ci crede più, anzi si abitua a pensare peroprio che si tratta semplicemente delle solite esagerazioni.
Non credo che il fine possa giustificare i mezzi!
Insomma... è ora di piantarla con queste baggianate!!!
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#3 burjan Mar 09 Gen, 2007 09:26
Massimilià, tutto è politica. Molto semplice. Questa è la dimostrazione che la neutralità della scienza non esiste.
Mi compiaccio però nel rilevare che l'articolo più serio ed obiettivo letto sul tema sia proprio quello apparso su un giornale che avrebbe tutto il diritto ad essere il più politico di tutti.
Vediamo allora la faccenda da un punto di vista politico, nel senso nobile del termine.
1)La nostra società è climaticamente vulnerabile.
2) Sono in atto processi climatici che la rendono sempre più vulnerabile. Oppure, rigiriamo la frittata: magari il clima alla fin fine è sempre quello, c'eravamo viziati nel breve periodo col 1945-70 e nel lungo con la fase calda e stabile post-PEG, ma noi siamo sempre più vulnerabili: va bene così?
3) Dobbiamo quindi attuare azioni che ci mettano al sicuro dagli eccessi del clima, e dall'altro non metterci del nostro per peggiorarli con le emissioni di gas serra: non mi dirai che queste ultime fanno bene, so che non lo pensi;
4) Imboccare la strada di una drastica ed immediata riduzione delle emissioni, come sarebbe forse l'unica cosa seria da fare, ammazzerebbe il malato. Anche ammesso che politicamente ci si riuscisse, come reggerebbe il consenso democratico su una questione che costerebbe sacrifici immensi ed i cui benefici si vedrebbero, forse, fra 20 anni? Te lo immagini cosa accadrebbe se, dopo 10 anni di sacrifici, avessimo un'altra estate tipo il 2003? Quindi, togliamoci questa opzione dalla testa. Impraticabile.
5) L'unica strada, da qualsiasi punto si guardi alla questione, è quella del miglioramento tecnologico, dell'intervento forte sul ciclo dell'acqua e dell'energia. Questa troverebbe tutti d'accordo, aumenterebbe anche il PIL, ma per reggerla purtroppo ci vuole la spinta di galleggiamento, ci vuole un'opinione pubblica favorevole, un senso comune condiviso.
Il senso comune si crea anche con brutali, a volte rivoltanti, riduzioni di complessità. E' brutto dirlo ma è così.
Magari finiamo per dire sempre le stesse cose, da diversi punti di vista, ma io sono laureato in Scienze Politiche e te in Ingegneria... temo che la diversità dei punti di vista sia inevitabile. Spero almeno che questa si traduca in una ricchezza per la nostra comunità.
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#4 marvel Mar 09 Gen, 2007 15:52
Spero almeno che questa si traduca in una ricchezza per la nostra comunità. 
Certamente si!
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#5 burjan Mer 10 Gen, 2007 14:45
Quod erat demonstrandum...
ROMA - Gli italiani, di destra e di sinistra, restano affezionati al maggioritario. E in molti vogliono una riforma delle pensioni, ma la maggioranza non condivide l'innalzamento dell'età. E' questa la fotografia scattata da Ipr marketing nei tre sondaggi per Repubblica.it sulle questioni politiche più dibattute nelle ultime settimane. Una istantanea che rivela anche come questioni istituzionali complesse, come i meccanismi elettorali, siano usciti dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori.
Il vertice di Caserta. L'appuntamento è per domani e venerdì. Con i leader dell'Unione e i ministri a conclave per stabilire le priorità dell'azione di governo. Nel primo sondaggio Ipr, il 41% degli intervistati si dice convinto che debba essere la riforma della previdenza la "stella polare" dell'esecutivo Prodi nel prossimo anno. Subito dopo, per il 36%, la priorità dovrebbe essere l'introduzione di criteri di efficienza per la pubblica amministrazione, mentre la riforma elettorale è scelta da 30% del campione. Interessante la percentuale (27%) di consensi registrati per la tutela dell'ambiente, un segnale che dimostra quanto i ripetuti allarmi degli ultimi mesi sul clima del pianeta stiano andando a segno.
Riduzioni di complessità, riduzioni di complessità, schiaffoni mediatici, semplificazioni brutali, comunicazione spot. In questo caso, a fin di bene.
O così oppure non ti si caga nessuno, questa la triste verità nel mondo di oggi (od in quello di sempre? mahhh...)
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#6 marvel Mer 10 Gen, 2007 19:23
Interessante la percentuale (27%) di consensi registrati per la tutela dell'ambiente, un segnale che dimostra quanto i ripetuti allarmi degli ultimi mesi sul clima del pianeta stiano andando a segno.
Riduzioni di complessità, riduzioni di complessità, schiaffoni mediatici, semplificazioni brutali, comunicazione spot. In questo caso, a fin di bene.
O così oppure non ti si caga nessuno, questa la triste verità nel mondo di oggi (od in quello di sempre? mahhh...)
Sarà, ma io resto dell'avviso che senza onestà, in qualsiasi settore, non si va da nessuna parte... la verità prima di tutto.
ciao
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#7 burjan Mer 10 Gen, 2007 22:10
[Sarà, ma io resto dell'avviso che senza onestà, in qualsiasi settore, non si va da nessuna parte... la verità prima di tutto.
ciao 
Non si tratta di disonestà, ma di semplificazione, di riduzione di complessità.
Di sensibilizzare la gente.
E' e deve essere ben diverso.
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