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Messaggio Corrente del Golfo tra scetticismo e catastrofimo

#1  marvel Gio 01 Set, 2005 17:55

gulf_050824_vel

e secondo te questa immagine é sufficiente a dire che la CdG sta da favola?
Casomai é solo la prova (che nessuno sta cercando...almeno per ora) che la CdG "sta", cioé che c'é... ma su questo nessuno aveva dubbi, nemmeno quegli scienziati, inglesi, tedeschi, russi, islandesi, danesi,norvegesi ed americani (sono troppo pochi?), che stanno conducendo delle attente ricerche sui vortici di affondamento islandese e groenlandese che si trovano nell'Atlantico Settentrionale.
É di circa un mese e mezzo fa la notizia della constatazione strumentale dell'effettivo rallentamento dei flussi di affondamento nei suddetti vortici, inoltre le osservazioni sottomarine hanno verificato la scomparsa di "molti vortici" minori in cui le acque affondavano.
La questione, quindi, non é tanto di capire se la corrente sta rallentando e se si é indebolita... il problema é capire se questo cambiamento, ormai in atto (correlato al cambiamento di salinitá, giudicato il cambiamento piú importante mai accaduto, delle caratteristiche chimicofisiche di un oceano, nell'era moderna), continuerá, se diminuirá o se accelererá fino a bloccare il circuito termoalino.
Inoltre, data la mancanza di dati, non é ancora possibile quantificare un possibile scenario, visto che ci sono diverse ipotesi e teorie sulla eventuale dinamica di arresto (fenomeno giá accaduto in tempi relativamente recenti... e non si parla di tempi geologici, ma di secoli, o al piú, di pochi millenni fa).
Secondo la teoria piú pessimistica il riscaldamento globale starebbe causando lo scioglimento dei ghiacci artici e continentali, e un aumento della portata dei fiumi sia per il continuo aumento dello sfruttamento delle falde acquifere e che per l'aumento delle precipitazioni sull'Europa settentrionale... Questo, unitamente all'attivitá solare (prevista in diminuzione, ma mai stata cosí attiva negli ultimi 1000 anni, come negli ultimi 70 anni) provocherebbe un'ulteriore diluizione delle acque superficiali che, arrivate dal Golfo del Messico, non peserebbero piú abbastanza da sprofondare una volta raffreddatesi, avendo ceduto il calore all'atmosfera. Quindi "ristagnerebbero" in superficie, perché molto meno pesanti di quelle accumulatesi negli strati inferiori. In tal modo interromperebbero il circuito che non permetterebbe un ulteriore afflusso di acque calde da S-SW.
Secondo la teoria piú ottimistica invece le acque in arrivo dal Golfo del Messico continuerebbero a sprofondare e a riempire il bacino sottomarino sottostante, e la diluizione sarebbe estremamente lenta, tanto da impiegare secoli.
Insomma, ci sono ancora pareri contrastanti, ma la mia speranza é che il fenomeno sia solo parte di un ciclo naturale e che la salinitá riprenda presto a stabilizzarsi e/o a crescere, anche perché un eventuale blocco rappresenterebbe una vera minaccia, non solo per i paesi atlantici europei e per quelli americani orientali, ma per tutto l'Emisfero Boreale, dato che provocherebbe un aumento di effetto albedo e potrebbe (secondo alcune teorie) funzionare da vero e proprio innesco per la prossima glaciazione.

Negli allegati qui sotto si possono vedere le conseguenze termiche immediate di un eventuale blocco della CdG, e un grafico che confronta l'andamento del Flusso della CdG previsto nell'Atlantico Settentrionale in caso di blocco (linee colorate corrispondenti a modelli che tengono conto di diversi fattori e ritmi di diluizione) e in caso di ininfluenza della diminuzione di salinitá sul flusso (linea nera).
É da tenere presente, sulla mappa, che l'area europea mediterranea subirebbe un calo di 1 grado o 2 ... che é un'enormitá se consideriamo che la PEG é stata causata da un calo termico inferiore.

effetti_su_europa_blocco_cdg

modelli_flusso_cdg_previsto

Saluti
Marvel
 



 
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#2  Fenrir Lun 05 Set, 2005 03:13

Ma... se la CdG è praticamente l'unica 'magia' climatica che consente a un continente così relativamente settentrionale come l'Europa un clima tanto mite... mi stupisce come il cambio di temperature sia tutto sommato così contenuto. Non parlo tanto dell'area mediterranea, che tutto sommato gode di altri tipi di influenze - mi stupisce la Scandinavia. A parità di latitudine immaginavo diventasse come il Canada settentrionale, anche perché ci sarebbe un mutamento della calotta artica non indifferente - credo che i ghiacci marini attorno alla Groenlandia permarrebbero anche d'estate, e che tutto sommato lo scarto sia avvertibile più d'inverno che d'estate. M'aspetterei una media di temperature attorno ai -20 nel quadrimestre invernale (cosa impensabile ora in tutta l'area scandinava), complice il soleggiamento praticamente inesistente, le coste ghiacciate e gli anticicloni termici provocati dall'albedo anche in mare, stante la copertura ghiacciata assicurata di tutta l'area baltica e nord-atlantica costiera. Insomma credo che l'inverno da solo riesca in qualche modo a portare verso il basso l'intera statistica fino anche a 10 °C, non tanto nelle zone costiere ma nelle aree interne.
Credo che un semplice -2 / -3 di scarto oltre il 54° parallelo siano decisamente sottostimate, mentre mi sembra naturale quell'estremizzazione dell'area meridionale groenlandese, che ha solo la corrente del golfo a scaldarli.
Poi capirai, sai che cambio di circolazione atmosferica ci sarebbe? La temperatura passerebbe davvero in secondo piano
Per il resto non discuto gli studi sul blocco eventuale della CdG, anche se... ...
 




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#3  Francesco Sab 24 Set, 2005 16:54

Citazione:
La questione, quindi, non é tanto di capire se la corrente sta rallentando e se si é indebolita... il problema é capire se questo cambiamento, ormai in atto (correlato al cambiamento di salinitá, giudicato il cambiamento piú importante mai accaduto, delle caratteristiche chimicofisiche di un oceano, nell'era moderna), continuerá, se diminuirá o se accelererá fino a bloccare il circuito termoalino.


Aiutatemi a capire. Si parla di un possibile e futuro blocco della CdG, ma mettiamo che si stabilizza al 50% della sua attuale portata... cosa può avvenire nell'emisfero settentrionale?
Avrei 1000 domande su questo fenomeno che risulta così affascinante e mi rendo conto che risposte certe non ci possono essere vista la scarsità di dati confrontabili.
Insomma quello che vorrei capire è se una diminuzione di tale corrente (non necessariamente un blocco totale) porta ad un'estremizzazione di quello che stiamo in parte vivendo: indebolimento del flusso atlantico, improvvisi e ripetuti scambi meridiani, assenza di onde di Rosby marcate...

Grazie in anticipo!

 
 




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#4  burjan Mer 30 Nov, 2005 19:02

Da "Repubblica.it":

Un gruppo di scienziati inglesi ha misurato il caldo fiume sottomarino
che contribuisce a mantenere mite il clima del Vecchio Continente
Corrente del Golfo sempre più lenta
c'è il freddo nel futuro del Nord Europa
Dal 1989 lo scioglimento del Polo le ha tolto il 30% di flusso
Nel giro di un decennio ci saranno in media 10 gradi in meno

 
La corrente del Golfo al largo della Florida
ROMA - Più fa caldo, più ghiaccio polare si scioglie. Più ghiaccio polare si scioglie, più la corrente del Golfo si diluisce, rallentando la sua corsa. Più la corrente del Golfo rallenta la sua corsa, più farà freddo nelle zone baciate oggi dal suo tepore, a cominciare dalle coste atlantiche del nord Europa. Proprio mentre le delegazioni di tutto il mondo sono riunite a Montreal per cercare una difficile intesa su come ridurre le emissioni di gas serra, una conferma a questo inquietante scenario da tempo annotato sui quaderni degli scienziati che studiano i cambiamenti climatici, arriva oggi da una ricerca della National Oceanography Centre dell'Università di Southampton, in Gran Bretagna.

A bordo di una nave, i ricercatori inglesi hanno viaggiato lungo il 24esimo parallelo, la linea immaginaria che congiunge le Bahamas all'Africa occidentale. Fermandosi ogni 50 chilometri, hanno inabissato gli strumenti per misurare la salinità e la temperatura dell'acqua e tracciare così l'andamento del caldo fiume sottomarino che si forma nel Golfo del Messico e dopo un lungo precorso nelle profondità dell'Atlantico arriva a lambire le coste di Inghilterra, Irlanda, Norvegia e Islanda, garantendo a questi paesi e a quelli dell'intera area un clima relativamente mite.

Analoghe rilevazioni erano state compiute nel 1957, nel 1981, nel 1992 e nel 1998. La sorpresa per gli scienziati è stata scoprire che il volume del flusso d'acqua è diminuito del 30 per cento rispetto al 1998. La colpa, a loro avviso, sarebbe del massiccio afflusso d'acqua dolce nell'Atlantico causato dallo scioglimento dei ghiacciai artici e dal flusso dei fiumi siberiani, gonfiati dalle maggiori piogge. L'acqua dolce è meno densa di quella marina perché priva di sale; il suo afflusso nell'Atlantico settentrionale è stato così massiccio che la densità media dell'acqua è diminuita e l'acqua, divenuta più fredda, ha rallentato il suo flusso verso nord.

"Il crollo delle temperature nell'Europa nord-atlantica non sarà improvviso, come raccontato nel kolossal hollywoodiano L'alba del giorno dopo", ha spiegato Meric Srokosz, coordinatore scientifico al Natural Environment Research Council britannico, che sovrintende la ricerca. "Stiamo parlando di un arco di tempo di una decade o giù di lì. E arriverà non un'era glaciale, bensì una serie di inverni più rigidi e regolari". In media circa 10 gradi in meno. Sempre nel caso, ovviamente, che la situazione non peggiori ulteriormente accelerando il ritmo di scoglimento dei ghiacci polari. I Paesi direttamente interessati dal fenomeno saranno sicuramente la Gran Bretagna, l'Irlanda, la Francia settentrionale, i Paesi Bassi e la Scandinavia, ma forse anche la Germania.

Si tratta, come detto, di uno scenario che gode di molti sostenitori, ma se il mondo scientifico ha ormai raggiunto un'opinione pressoché unanime sul fatto che il clima del pianeta sta cambiando, capire il come e il quando è ancora oggetto di studi e ricerche ben lontane dal dare una risposta definitiva. Basti ricordare che appena pochi giorni fa l'Agenzia Europea per l'Ambiente (Aema) ha presentato un rapporto a Bruxelles in cui si rileva come il Vecchio Continente abbia subito, negli ultimi decenni, un surriscaldamento superiore a tutta la media del pianeta e rischi la desertificazione in vaste aree meridionali. Ma si tratta di contraddizioni solo apparenti. Il clima è un sistema complesso fatto di moltissime variabili e una tendenza al cambiamento in un certa direzione (in questo caso il caldo) potrebbe improvvisamente innescare una reazione di segno opposto.
 




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