Io confermo l'ipotesi delle sacche d'aria che, per forza di cosa, nella fase di avvezione calda sono rimaste "annidate" nella zona appenninica.
Questo non vuol dire che le prime zone ad essere state interessate dal calo termico siano state quelle delle valli appenniniche meridionali (vedi Valnerina). Infatti l'espansione ad ovest dell'aria fredda è iniziata dal momento in cui la spinta mite è cessata. Ma come sappiamo la spinta mite non è calata in modo uniforme, probabilmente, anzi direi sicuramente, le ultime zone ad essere state abbandonate dal richiamo caldo sono state proprio quelle dell'umbria meridionale.
Intanto le zone dove il vento era già cessato (umbria settentronale, nordorientale e anche occidentale) hanno cominciato a risentire della discesa delle sacche fredde.
Come è noto la parte sottovento della catena appenninica può trattenere molta aria fredda, questa dal momento in cui la spinta mite cessa, tende a rifluire verso le aree occidentali, in presenza di una spinta settentrionale o orientale (debole).
I valichi del nord-est sono l'ingresso ideale per le sacche fredde (e non solo), ma anche la Valle Umbra può essere una buona zona di reflusso per le caratteristiche orografiche che ne fanno un vero bacino contenitivo.
Molto più difficile invece è l'ingresso in Valnerina, dove la presenza dei Sibillini costituisce un ostacolo molto consistente e l'aria tende ad aggrarli dovendo incontrare molte resistenze.
Nemmeno la teoria della tramontana spiega bene gli episodi del poranese, visto che la stessa tramontana avrebbe dovuto interessare prima l'Umbria settentrionale...
Dando uno sguardo alle carte è facile notare, invece, che la disposizione delle correnti è stata favorevole all'accumulo di aria fredda dapprima sui versanti orientali appenninici e nelle zone interne appenniniche, poi alla lenta risalita delle sacche fredde verso nord, poi ad una rotazione, complice il calo del flusso mite e l'attivasi di una debole tramontana, che hanno fatto rientrare ad ovest le sacche fredde (molto più profique di una tramontana spinta).
In parole povere si è creata una vera e propria occlusione con ariamite relegata alle quote elevate, aria fredda umida nei bassi strati (sacche di aria fredda) e tramontana debole.
Le sacche di aria fredda sono indispensabili per spiegare l'accaduto, e non è sufficiente pensare al freddo accumulato al suolo, infatti zone come lo spoletino prima sono state spazzate da un sud-ovest teso (credo che a Terni non sia stato così teso), con rialzo termico deciso, poi improvvisamente c'è stato il calo termico.
Tali sacche si sono necessariamente trattenute in zona appenninica (più probabile sulle valli sottovento e nel serbatoio abruzzese-laziale, oltre che marchigiano) per risalire lentamente verso nord e poi rientrare ad ovest nei punti più favorevoli.
E' già successo e risuccederà ancora.